DA SEMIANALFABETA A SCRITTORE IN CARCERE, LA STORIA DI GIUSEPPE

Da semianalfabeta alla pubblicazione di un libro di poesie. E’ la storia di Giuseppe Carnovale, per gli amici Pino, che oggi ha scoperto il piacere della scrittura di sé mentra scatava scontando la sia pena all’interno del carcere ed ha avuto il privilegio di pubblicare i suoi testi. 200 pagine a cui ha dato il titolo “Nessuna pagina rimanga bianca”. È proprio questo il senso della scrittura all’interno del carcere: dare un senso all’esistenza, prendere lentamente consapevolezza della pena da scontare, sentirsi uomo o donna non solo detenuto. Di scrittura autobiografica si è parlato in un incontro organizzato dall’associazione Verso Itaca, alla presenza di Duccio Demetrio, scrittore, già Professore di Filosofia dell’educazione e di Teorie e pratiche della narrazione, Direttore Scientifico della Libera Università dell’Autobiografia, oltre che volontario al carcere di Opera, e Ornella Favero, giornalista direttrice della rivista Ristretti Orizzonti, testata redatta all’interno del carcere Due Palazzi di Padova. “E’ importante scrivere, far sentire che ci sei – ha spiegato il professor Demetrio – non ti abbandoni alla depressione carceraria e l’esperienza si sdoppia, da narratore a protagonista”. Il carcere di Padova apre quasi quotidianamente le porte agli studenti. Si apre alla società per abbattere distanze e pregiudizi. “SI accorciano le distanze – ha spiegato Ornella Favero – il racconto di sè dei detenuti porta gli studenti che ascoltano a porsi della domande e a capire che l’uomo che hanno davanti non è solo il suo reato, la rabbia che prende spesso chi entra all’interno del carcere si trasforma presto in attenzione per le storie e le esperienze vissute e raccontate”.

Il servizio con le interviste nella prossima puntata di A Tutto Tondo 

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