DON PIETRO: “SFRUTTIAMO QUESTA SITUAZIONE PER RENDERCI MIGLIORI”

Come ci cambierà questa situazione? Ci renderà in qualche migliori? Lo abbiamo chiesto a don Pietro Cesena, parroco di Borgotrebbia. “La gente è sola, angosciata e smarrita” ci ha detto “ma facciamo che sì questa emergenza ci renda in qualche modo migliori”.

 

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DON PIETRO: “A ME STA A CUORE IL BENE DEI RAGAZZI”

Il clamore è stato tanto e continua a distanza di una settimana, proprio mentre lo stiamo intervistando don Pietro Cesena riceve le telefonate di giornalisti di testate nazionali. Quando i toni si alzano fanno fragore, ancora di più se arrivano dall’altare nel bel mezzo di un’omelia.

Quel “stronzi” ripetuto due volte rivolto ad alcuni rapper che infilano nei testi messaggi provocatori e diseducativi, secondo don Pietro rendono ancora più fragili e insicuri i ragazzini che non sanno distinguere i messaggi giusti da quelli sbagliati. Lo abbiamo incontrato a Verdeto, in val Luretta, dove un gruppo di ragazzi sta partecipando alla quarta vacanza scientifica.

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CHIUSO IL NIDO OASI DI BORGOTREBBIA PER PROBLEMI STRUTTURALI

“Una qualità bassissima del calcestruzzo”. È il risultato delle analisi di laboratorio sulle condizioni statiche dell’asilo nido Oasi di Borgotrebbia,  commissionate con determina dirigenziale a una società specializzata il 23 giugno scorso. Le analisi di laboratorio sul calcestruzzo utilizzato per le murature della parte seminterrata e delle fondazioni hanno evidenziato appunto “una qualità bassissima del calcestruzzo”, per cui il sindaco Barbieri ha disposto immediatamente la chiusura della struttura con provvedimento in corso di notifica.
Immediatamente si è costruito un gruppo di lavoro cui hanno preso parte gli assessori Erika Opizzi, Paolo Garetti, Federica Sgorbati, il segretario generale Vincenzo Filippini e i dirigenti comunali Manuela Moreni, Anna Bolzoni e Taziano Giannessi, che hanno analizzato nel dettaglio i risultati delle analisi pervenute. A fronte di questi risultati riguardanti la modellazione della risposta statica dell’edificio, ha confermato l’inadeguatezza dello stesso anche per i soli carichi verticali. Il sindaco ha disposto che venissero avvisati immediatamente gli operatori perché gli stessi comunicassero la situazione alle famiglie e proponendo da subito una soluzione alternativa sino al termine delle attività. Già da domani mattina vi è infatti la possibilità per i bambini di proseguire con le loro educatrici le attività presso l’asilo nido della Besurica. E’ stata immediatamente contattata anche la cooperativa che garantirà il servizio mensa: “Spiace – sottolinea il sindaco – che nel momento in cui avevo dato disposizione agli uffici di provvedere all’installazione di nuovi giochi per i bambini, si sia invece appreso che vi erano concreti rischi sulla struttura che li ospitava”. Poiché il problema si ripercuote inevitabilmente sul prossimo anno scolastico, il sindaco unitamente agli assessori competenti, incontrerà i genitori per valutare soluzioni alternative.

ASCOLTO E CONDIVISIONE, LA VITA ALLE QUERCE DI MAMRE. A TUTTO TONDO

Alle Querce di Mamre si arriva perché si spera di trovare amore e serenità nell’affrontare una gravidanza non da subito desiderata. La comunità per giovani mamme in difficoltà attiva dal 2009 nella parrocchia di Borgotrebbia ha visto nascere negli anni sette bambini e crescerne altri quattro. Si trova condivisione, ascolto, comprensione senza giudizio. Nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne abbiamo deciso di dare voce a chi presta loro una spalla, un orecchio per ascoltare ed esperienze di vita da condividere. Così accade che alla comunità di Borgotrebbia, donne come Alice si rialzino con orgoglio e si ricostruiscano una famiglia, grazie alla forza di volontà e all’aiuto delle volontarie. In questo 25 novembre i dati sulla violenza nei confronti delle donne sono ancora tropo alti; violenza non solo fisica ma anche psicologica. Ancora troppe donne tendono a giustificare i gesti che nascondono violenza e sopraffazione per mano del proprio compagno o marito. I centri antiviolenza e il Telefono Rosa devono essere per queste donne un punto di riferimento.

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DALLA PIAZZA ALLA RETE: COME CAMBIA LO SPACCIO. A TUTTO TONDO

Dalla piazza alla rete. Cambiano i luoghi dello spaccio, così come cambiano le modalità di assunzione. Nella piazza del web si trova di tutto dai cd, alla droga fino alle armi. Vi si accede non attraverso i motori di ricerca tradizionali, ma una volta all’interno si può acquistare di tutto. Questo è lo specchio di una modalità diversa del consumo che va conosciuto e studiato, corrispondente ad una evoluzione del fenomeno. Per questo motivo c’è un gran bisogno di sensibilizzare e informare i giovani sul tema del consumo di sostanze; legati alla tossicodipendenza esistono ancora troppi stigmi, il progetto Ops del Sert di Piacenza è nato proprio per questo.

Non esiste una classifica delle emergenze, sarebbe come aizzare una guerra tra poveri, ma non si può nemmeno far finta che la povertà che bussa ogni giorno alle porta delle parrocchie della città non esista. E’ il pensiero di don Pietro Cesena, parroco di Borgotrebbia, dove ogni giorno arrivano uomini e donne alla ricerca di un lavoro e ancora peggio di cibo per la famiglia. In mezzo a questa emergenza ne esiste un’altra, più recente ma altrettanto grave, quella legata all’accoglienza dei profughi. Ma se mancano le regole per organizzarla quest’accoglienza, inevitabilmente il malessere sarà sempre più diffuso e difficile da gestire.
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LE CONTRADDIZIONI DELL’ACCOGLIENZA. INTERVISTA A DON PIETRO CESENA

E’ una povertà crescente quella che ogni giorno bussa alla porta delle parrocchie delle periferie cittadine, succede anche dalle nostre parti, nonostante Piacenza sia una città ricca e benestante. Ma non per tutti. Padri e madri di famiglia che non ce la fanno con la spesa e le bollette a cui si aggiungono la mancanza di un lavoro stabile e la difficoltà a gestire i rapporti umani e gli affetti familiari, spesso i primi a risentire negativamente della situazione di difficoltà.  A questo si aggiunge un’altra emergenza quella dei profughi, che vanno a rinfoltire quel già troppo nutrito esercito di persone che non ce la fanno. Eppure non si può far finta di nulla, voltarsi dall’altra parte o fingere che il problema non esista. Mettere la testa sotto la sabbia e non pensare che uomini e donne sono disposti a fare migliaia di chilometri a piedi per poi imbarcarsi su mezzi di fortuna per arrivare in italia, non è corretto. Ma non si può nemmeno ignorare il disagio e le fragilità che ogni giorno si incontrano per le nostre strade, a due passi dalle nostre case. Di seguito la lunga intervista a Don Pietro Cesena, parroco di Borgotrebbia

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BIOGAS BORGOTREBBIA, IL TAR RESPINGE IL RICORSO DEI CITTADINI

Il Tar ha scritto la parola fine alla diatriba sull’impianto biogas di Borgotrebbia. La sentenza ha respinto il ricorso presentato dai cittadini che nei mesi scorsi avevano organizzato incontri pubblici e assemblee per illustrare i pericoli che, a loro avviso, sarebbero derivati dalla realizzazione dell’impianto. A questo proposito era sorto proprio un comitato di residenti che aveva presentato il ricorso. In una sentenza di una trentina di pagine però il Tribunale amministrative scrive di non aver riscontrato irregolarità.

Questa la nota del comune

Gran parte dei motivi formulati dai ricorrenti può condensarsi in un’unica sostanziale censura: gli enti che hanno preso parte alla Conferenza dei servizi non avrebbero svolto un’adeguata istruttoria, non avendo approfondito le tematiche della tutela del parco, dell’aumento del traffico, delle immissioni inquinanti, delle garanzie inerenti il ripristino dell’area dopo la dismissione dell’impianto. Si contrappone il dato documentale per cui, gli Enti e le Autorità che hanno partecipato al procedimento, dopo aver chiesto integrazioni e chiarimenti, si sono espressi tutti favorevolmente sul progetto per la realizzazione dell’impianto a biogas con potenza. L’Ente Parco – si legge nella sentenza – si è espresso in termini di coerenza con le finalità istitutive del parco in quanto tendente a promuovere la multifunzionalità di un’azienda agricola locale, mediante un’attività economica connessa, che differenzia il proprio reddito e che si basa sull’uso sostenibile delle risorse naturali, risultando le conclusioni il frutto di una attenta analisi e ponderata valutazione di tutti gli aspetti coinvolti nel progetto assentito: dalla viabilità all’assenza di rischio per l’ambiente, dalla compatibilità del progetto con l’area parco alla non interferenza con i vicini Siti di Interesse Comunitario. I ricorrenti, nella sostanza, non condividono le valutazioni espresse dalle varie amministrazioni coinvolte, sostituendo proprie valutazioni di opportunità a quelle dell’amministrazione. Anche le censure rivolte al Piano del Traffico sono infondate. Le amministrazioni coinvolte – è scritto – nel procedimento non hanno rilevato problemi di viabilità o di emissioni atmosferiche generate dai mezzi di trasporto. La tesi dei ricorrenti è che detto progetto andrebbe sottoposto a procedura di Valutazione di Ambientale, Invece, l’impianto che produce biogas da biomasse non smaltisce, nè tratta rifiuti e non è in alcun modo qualificabile come industria insalubre. Si tratta di un impianto che produce energia, mediante un particolare procedimento – viene sottolineato – che si concreta nel cosiddetto biogas, per cui vengono introdotti elementi organici che procedono ad un’attività riproduttiva rispetto alle sostanze immesse, pertanto tali elementi non sono rifiuti, utilizzati per essere smaltiti o in qualche modo trattati, ma servono per iniziare l’attività di decomposizione delle sostanze immesse, ai fini della produzione energetica. Non può essere condivisa neanche la tesi per cui detta legge regionale andrebbe dichiarata incostituzionale. Non risulta la presenza in zona di altri progetti analoghi, non è prevista la produzione di rifiuti, non si tratta di un impianto inquinante, è contemplata l’utilizzazione esclusiva di risorse naturali e non è ragionevole ipotizzare significativi disturbi ambientali atteso che l’impianto sorgerà in zona agricola e non a ridosso di un agglomerato urbano ad alta densità”. Come osservato dalla difesa del Comune, che la Regione Emilia Romagna ha posto particolare attenzione alle tematiche ambientali, con riferimento a progetti quali quello in discorso, minimizzando i potenziali impatti degli impianti a biogas sull’ambiente e sulla cittadinanza. Infine il Tar ha respinto la domanda di risarcimento dei danni dell’Azienda Nuca e condanna i ricorrenti alle spese del giudizio a favore di ogni parte costituita. I ricorrenti erano difesi dagli avvocati Paolo Michiara di Parma e Augusto Ridella di Piacenza, il Comune da Elena Vezzulli dirigente della Avvocatura Comunale, la Provincia da Silvia Natalini e Federico Silvestrini, l’Arpa Regionale–Ente Gestione Parco e il Ministero per i Beni Culturali dall’Avvocatura di Stato, l’Asl di Piacenza da Aida Fogliazza e l’Azienda Agricola Nuca da Laura Recchioni e Simone Mazzoni.

NO BIOGAS