DE MICHELI, PD: “LA MIA UNA CANDIDATURA DI ROTTURA NEI CONTENUTI, NEL METODO E DEL GRUPPO DIRIGENTE”

A poche settimana dall’uscita in libreria del suo libro, Paola De Micheli racconta come sta vivendo questa delicata fase che la porta verso il congresso e le primarie del PD che la vedono tra le candidate alla segretarie. La prima a scendere in campo. Sicura e decisa, come è sempre stata.

“Con la segreteria di Letta si è chiusa un’epoca, quella del tatticismo e del verticismo, per cui cinque o sei persone decidono e prendono le decisioni. Ci vuole una nuova  stagione: la partecipazione sia decisione”.  E ancora “un partito che vuole essere punto di riferimento della sinistra deve dare risposte concrete alle persone. La mia è una candidatura di rottura nei contenuti, nel metodo e dei gruppi dirigenti”.

DE MICHELI AL CORRIERE DELLA SERA: “SARO’ LA PRIMA SEGRETARIA DEL PD E TORNEREMO A VINCERE”

Dalla stampa locale alla nazionale, passando per la tv e talk show. Paola De Micheli, parlamentare del PD e unica, per ora, candidata alla segreteria del partito, è un fiume in piena, risponde senza remora alcuna alle domande dei giornalisti pronta per la scalata e convinta del successo del risultato.

Oggi sul Corriere della Sera intervistata da Monica Guerzoni ribadisce la volontà di arrivare a guidare un nuovo PD insieme a federazioni e circoli, “un cambiamento radicale – dice – che illustrerò nella mozione e in un libro” che sarà in libreria, si presuppone prima del congresso.

E’ lanciata come se mancasse pochissimo; si definisce grintosa, felice, concreta, una donna che va dritta al punto. Proprio sul fattore genere sta costruendo gran parte della sua candidatura. “Mai una donna si era candidata a guidare il Pd”. Rosy Bindi? Le fa notare Guerzoni. “Ci ha provato, unica nella storia. Ora provo io e dicono “Paola farà il ticket con un uomo”. No, facciano il ticket con me, perché io sono già stata vicecapogruppo e vicesegretaria”.

Al centro della candidatura il lavoro e l’essere donna, “in un partito – dice – dove c’è troppo patriarcato, che ha fatto più leggi a favore delle donne, ma poi le candidature a sindaco o presidente di Regione sono rarissime. E la colpa è anche della misoginia di alcune donne che, con un po’ di accidia, si sentono soddisfatte da un ruolo ancillare”. Il suo spirito non è decisamente quello dell’ancella, anzi.

Stefano Bonaccini non fa i salti di gioia per la sua candidatura? Ce n’è anche per lui “Devo chiedere il permesso? Io almeno l’ho detto e non mi candido solo se vinco. Mi candido, poi vinco”.

E sui padri nobili del PD, Veltroni, Bersani, Prodi e D’Alema “a loro voglio molto bene – risponde – ma adesso tocca alle donne e agli uomini nati tra il ’70 e il ’90 che si sono impegnati a tenere in piedi il PD”. Come dire che oggi è necessario anche un passaggio generazionale.

Ad ispirarla nessuna Kamala Harris, ma la madre “rimasta vedova a 44 anni con tre figli da crescere che si è spaccata la schiena per farci laureare, lavorando con noi nei campi di famiglia”.

Non teme né Bonaccini, Nardella, Schlein perché ” la paura è riservata alle cose della vita, non della politica”. E rispetto a Meloni si definisce “anti”: “lei sarà la prima donna premier e io la prima segretaria del Pd, guiderò l’opposizione e torneremo a vincere. Sarò l’anti Meloni perché mi preoccupa molto il modello dei governi ungherese e polacco, che comprime le diversità in favore di una semplificazione deteriore”. Una determinazione che le è sempre stata propria ma che, in questo frangente, ha tirato fuori senza veli, come a far pensare che sia l’ultima spiaggia per salvare il PD. Certo la misoginia tra le donne del partito di cui le stessa parla, non sarà un ostacolo facile da superare.

DE MICHELI CANDIDATA ALLA SEGRETERIA DEL PD: “PORTO AL CENTRO IL LAVORO E I DIRITTI DELLE DONNE”

La prima azione concreta nel caso diventasse segretario del Pd sarebbe nominare una segreterie di sole donne, poi fa una concessione “solo uno o due maschietti”. Paola De Micheli ha giocato d’anticipo, annunciando l’altro ieri su Repubblica.it la candidatura alla guida del Partito Democratico dopo il congresso di marzo. Insieme a lui, si sarebbero aggiunti anche Dario Nardella si sindaco di Firenze, Matteo Ricci sindaco di Pesaro. Tra i nomi che circolano anche quello del presidente della regione Emilia Romagna Bonaccini e della vice Schlein, ma da loro nessuna conferma.

Ha giocato d’anticipo, dicevamo, pur avendo informato prima Enrico Letta, al quale lo lega amicizia e lealtà. Ma qualcosa nella sua segretaria non è andato se il risultato è stato poco più di quel deludentissimo 18% ottenuto nel 2018, fu il minimo storico. Da lì insomma poco ci si è scostati. Incalzata della domande di Marco Damilano nella trasmissione di RaiTre “Il cavallo e la torre”, ha dimostrato sicurezza e decisione nelle risposte e una determinazione che certamente le è propria. “Ho detto a Letta tutte le cose che, secondo me, andavano fatte in un modo diverso – ha detto De Micheli – aver ecceduto nell’agenda Draghi, che di fatto non c’è e non c’era, credo abbia generato molta confusione. In più quell’esperienza di governo era legata ad una parte della destra, la Lega, con la quale noi non vogliamo più avere a che fare”.

Cosa è manca al Pd per diventare un partito di sinistra, connotazione che di fatto sta perdendo considerato che proprio i lavoratori, gli operai non ci si ritrovano più? “Il PD deve tornare ad essere partito del lavoro – ha risposto – in questa campagna elettorale ho volantinato davanti alle fabbriche. È stato molto impressionante il volantinaggio davanti ad Amazon: i lavoratori chiedevano una serie di risposte a delle norme anche approvate dal Pd che riguardano il mondo della logistica. Sono persone con le quali dobbiamo tornare a parlare alla stessa altezza. Il Pd è il partito delle competenze, ma deve ritornare a essere anche quello delle appartenenze. Dobbiamo stare lì, andare noi da loro, il metodo deve cambiare. Abbiamo passato tanto tempo al Governo a mediare, così le risoluzioni – “non risolutive” – del mondo del lavoro non sono state capite”.

Insomma occorre che il Pd scenda del piedistallo dorato che si è creato negli anni e che parli di concretezza e temi veri che interessano la quotidianità delle persone. De Micheli ne individua due: lavoro e diritti delle donne. “Credo che il tema della segreteria donna sia un valore, non semplicemente immaginifico, ma della rappresentanza concreta di una vita, quelle delle donne, che ha un’organizzazione completamente diversa da quella degli uomini. Cio’ che scriveremo nella mozione sarà provare a cambiare modello organizzativo della società, perché oggi non è organizzata per donne che hanno doveri di maternità, lavoro e cura. Vivere sulla propria pelle quello che come Pd vogliamo cambiare per le donne italiane, credo non sia di poco conto”.

Non è mancato, nel corso dell’intervista, il riferimento a Piacenza “Ho fatto tutta la trafila da consigliere comunale a ministro, poi sono tornata a Piacenza a fare il consigliere comunale con Tarasconi. Abbiamo vinto alle amministrative perché due donne si sono legate con una “sorellanza” politica vera e abbiamo riconquistato la città. È normale ora voler dare un contributo di idee e di gambe al partito”.

 

 

BARBIERI SI RICANDIDA. L’ANNUNCIO IN UN VIDEO. UN ACCENNO ALL’INCHIESTA GIUDIZIARIA, POI IL MANDATO IN PIENO COVID”UN SACRIFICIO CHE RIFAREI OGNI GIORNO”

Il sindaco Barbieri scioglie le riserve e si candida ufficialmente per il secondo mandato. Lo ha fatto con un video postato sul profilo facebook https://www.facebook.com/patriziabarbierisindaco

Solo 3 minuti e 20 secondi, poche parole, nella luminosa cornice del suo studio a palazzo Mercanti, alle spalle, si intravedono le tre bandiere, di Piacenza, dell’Italia e dell’Europa.

Un breve accenno inziale all’inchiesta giudiziaria in corso, ribadendo che “la giunta comunale è estranea ai fatti se non per un caso isolato che spero venga chiarito quanto prima”, riferendosi all’ex assessore Opizzi.

Nel clima generale di sgomento e sfiducia dei cittadini verso la politica, Barbieri invita “a far ripensare a tutti quello che è stato l’impegno dei sindaci e degli amministratori hanno portato avanti nel periodo più difficile rispetto al dopoguerra, il Covid. Un periodo in cui – continua il sindaco – alla sera si arrivava senza più neanche una lacrima per piangere”.

Abnegazione, spirito di servizio, sacrificio sono le parole utilizzate dal primo cittadino per descrivere l’impegno e il lavoro del primo periodo della pandemia. Una dedizione per la città che “porta ad anteporre gli interessi di tutta la comunità rispetto all’idea del singolo”.

E ancora un riferimento a quello che la sua amministrazione ha portato avanti, interventi ordinari e straordinari, “uno straordinario impensabile perché nonostante le difficoltà abbiamo realizzato progetti per il futuro della città”.

“Non ho avuto un mandato facile – sottolinea – ma non è mai venuta la voglia di fare e la passione. Quel sacrificio lo rifarei ogni giorno. Mi metto a disposizione della mia comunità, perché il mio partito è Piacenza”.

In realtà i partiti che sostengono il sindaco uscente ci sono eccome: a partire dalla Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Liberi, molto probabilmente ci sarà anche una lista civica di cui potrebbero far parte gli attuali assessori Sgorbati e Papamarenghi. Ancora da capire cosa faranno i Liberali, la tendenza è che costituiranno un terzo polo alternativo sia al centro destra che al centro sinistra.

Con questo annuncio, sono due, al momento, i candidati alle amministrative: Barbieri e Stefano Cugini per Alternativa per Piacenza.

CISINI: “LA MIA CANDIDATURA? UN ESERCIZIO DI DEMOCRAZIA”

“La mia candidatura è un tentativo di restituire democrazia all’interno del Partito Democratico piacentino”. Così Giorgio Cisini, ex assessore della giunta Dosi, motiva la decisione di candidarsi alla segretaria provinciale. E snocciola una serie di scelte non condivise dell’ultimo periodo di gestione del PD.

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BISOTTI: MOTIVAZIONE E CAMBIAMENTO PER UN NUOVO PD”

“Il Partito Democratico necessita di una fase di decantazione. Ci vogliono motivazione e cambiamento”. Elementi che Silvio Bisotti, da sempre uomo del dialogo all’interno del Pd, crede di poter rappresentare. Anche per questo ha deciso di accettare la richiesta di candidarsi alla segreteria del partito.
Sui primi cento giorni dell’amministrazione Barbieri dice: “Mi pare abbiano le idee un pò confuse, dove vuole andare a parare la nuova giunta? Ciò che vedo, per ora, è un chiaro scuro molto ambiguo”.

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DOSI: “DIFFICILMENTE MI RICANDIDERO’, SONO CAMBIATI TEMPI E CONDIZIONI”

E’ un Paolo Dosi appena rientrato dalle ferie trascorse in val Nure quello che incontriamo nel suo ufficio di Palazzo Mercanti, pronto per la due giorni di ritiro di giunta a metà settembre a Groppallo di Farini. Un appuntamento tradizionale, l’ultimo per la giunta di Paolo Dosi in vista delle elezioni della prossima primavera. Dei 90 punti presentati 4 anni fa agli elettori molti sono stati stravolti, altri realizzati, alcuni cambiati nuovamente, perchè la realtà stessa in cui l’amministrazione si è trovata ad operare è cambiata completamente. Poi c’è il capitolo ricandidatura per cui il sindaco scioglierà la sua riserva tra settembre e ottobre, anche se anticipa: “vedo difficile ad oggi un secondo mandato perchè sono cambiate le condizioni di cinque anni fa”.

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