CARBONEXT: COMITATI PRONTI AL RICORSO AL TAR

Mentre dentro si decide sul futuro della Val d’Arda, fuori si protesta. Una scena già vista che accade anche sul finire dell’anno. Un anno che ha visto riunirsi sei conferenze dei servizi e quattro sit in di protesta all’esterno del palazzo da parte dei comitati che si sono opposti al progetto del Carbonext presentato dalla Buzzi Unicem di Vernasca. Un progetto peggiorativo, secondo Legambiente e i comitati dei cittadini, che non comporterebbe benefici se non alle tasche del cementificio, richiesta legittima questa, ma la politica, secondo loro è un’altra cosa, in primo piano dovrebbe esserci la salute della collettività. Il procedimento di valutazione di impatto ambientale potrebbe chiudersi, senza, è la posizione dei comitati, aver risposto alle domande emerse nell’istruttoria pubblica del 9 novembre scorso. Se così fosse sarebbe immediato il ricorso al Tar. 

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ALLUVIONE, LEGAMBIENTE: “TROPPO FACILE TROVARE UN CAPRO ESPIATORIO”

“Il fiume ha bisogno dei suoi spazi ma a volte questi spazi sono occupati da edifici“. A dirlo è Marco Monaco Direzione Tecnica del Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale, ospite della serata organizzata da Legambiente sul dissesto idrogeologico dopo l’alluvione del 14 settembre. Una serata che ha avuto anche l’obiettivo di analizzare le cause che hanno portato all’alluvione. Un evento eccezionale quanto a portata d’acqua certo, ma che facilmente potrà ripetersi, ed eventi in tal senso si sono verificati già nelle scorse settimane. Una serata in cui Legambiente ha voluto chiarire alcune posizioni.

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SIT IN CONTRO IL CARBONEXT: “QUALE FUTURO ALLA VAL D’ARDA?”

Quale futuro i nostri amministratori vogliono dare alla val d’Arda? Se lo sono chiesti ancora una volta Legambiente e i comitati di cittadini che si sono opposti ai progetto del Carbonext presentato dalla Buzzi Unicem. Davanti alla Provincia oltre a striscioni e fischietti sono comparsi anche i prodotti della valle. Miele, frutta, verdura, quei prodotti del mondo agricolo che, si domandano i cittadini, chi avrà mai più il coraggio di acquistare sapendo che a poche centinaia di metri verrà bruciato combustibile Css?

All’interno del palazzo della provincia era in corso la Conferenza dei Servizi a cui nè le associazioni ambientaliste nè i rappresentanti dei comitati sono ammessi. Oltre ai comune di Vernasca, Lugagnano, sono stati ammessi, dopo continue sollecitazioni, anche Morfasso e Castell’Arquato.

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LEGAMBIENTE SU ALLUVIONE: LA PREVENZIONE DIVENTI UNA PRIORITÀ ASSOLUTA

Prevenzione, manutenzione del territorio e sicurezza idraulica: sono le priorità che Legambiente sottolinea dopo l’alluvione che ha messo in ginocchio mezza provincia.

Ecco il testo della nota

Di fronte alla gravità di quanto accaduto in val Trebbia e Val Nure, alle vite drammaticamente spezzate e ai danni materiali subiti dalle attività imprenditoriali di due intere vallate non si può che condividere il pensiero del presidente dell’ordine dei Geologi della nostra regione che, in un comunicato martedi, ha usato, senza mezzi termini, il linguaggio della verità, senza cercare, aggiungiamo noi, incredibili quanto inutili capri espiatori, come ad esempio verdi ed ambientalisti accusati paradossalmente di impedire la pulizia dei fiumi dall’eccesso di alberi e ghiaia. Una scomoda verità quella che riguarda decenni di scorretta gestione del territorio da parte di generazioni di amministratori nazionali e locali, refrattari a qualunque azione che avesse a che fare con il concetto di prevenzione ed ordinaria manutenzione del territorio, ma ben più prodighi a rilasciare autorizzazioni in fascia fluviale. Quegli stessi amministratori sempre pronti a chiedere risarcimenti a pioggia sulle emergenze determinate dal dissesto da essi stessi provocato.
Non è più tempo di parole e interventi emergenziali ma di fatti perche d’ora in poi l’agenda non la daranno più i piani dei Comuni o della Regione ma i fenomeni metereologici prodotti dai cambiamenti climatici, come quello accaduto domenica notte, le valanghe d’acqua che dobbiamo prepararci a gestire sul nostro territorio reso fragile da decenni di errori e di irresponsabilità. E’ un tema complesso quello del dissesto, non liquidabile in poche battute, ma vogliamo provare a dare il nostro contributo, perche la conta assurda delle vittime e dei danni materiali si fermi qui
Tre sono le concause, strettamente congiunte che hanno determinato questo disastro, le stesse in tutta Italia: i cambiamenti climatici in corso che hanno variato fortemente il regime delle piogge con precipitazioni di intensità devastante che producono vere e proprie valanghe di acqua; una gestione dissennata degli ambiti fluviali, sempre più canalizzati e con velocità della corrente sempre maggiore e più impattante, contro sponde sempre meno mantenute e correttamente gestite; abbandono del territorio di montagna che significa anche abbandono della gestione del deflusso ordinato delle acque.
La legna che a seguito di questi eventi il fiume si trascina nella sua inarrestabile corsa è solo un effetto e non una causa!
Non è più tempo di emergenze nè di polemiche sterili ma di promuovere da subito e tutti insieme, abbandonando contrapposizioni inutili, un diverso approccio alla gestione del territorio dove ognuno si assuma le proprie responsabilità, agisca conoscendo le dinamiche fluviali e del territorio di montagna in una ottica di pianificazione di bacino. Un’ottima occasione è il Progetto di Piano di gestione del rischio di alluvioni del Distretto idrografico del fiume Po, attualmente in fase di osservazioni. Sarebbe ora che le azioni previste da tale Piano fossero ben fatte conoscere ai Sindaci e che fossero finalmente attuate e non lasciate solo scritte sulla carte o chiuse in un cassetto.
Sarebbe anche ora verificare anche le responsabilità di chi avrebbe potuto o dovuto intervenire e si è invece astenuto, o scegliendo di dirottare le risorse pubbliche verso interventi di maggiore visibilità e di ritorno di immagine o scegliendo di chiudere entrambi gli occhi autorizzando opere inconciliabili con le norme e con il buonsenso.
A fronte di eventi atmosferici incontrollabili, e mai visti prima, occorrerà abituarsi all’idea di ridestinare al fiume gli spazi cementificati e occupati da anni di scorretta pianificazione nelle aree di fondovalle e di ripensare al contempo ad un sostegno vero e sostenibile del territorio della montagna e della sua popolazione residua che nonostante tutto resiste.
In un’ottica di questo genere vanno assolutamente ripensati gli spazi destinati a campeggi, campi sportivi, strade e costruzioni civili o produttive realizzate in alveo o in fascia di esondazione. Dovranno essere delocalizzati in ambiti più sicuri o, laddove è possibile e sostenibile, protetti da interventi di regimazione pensati per durare e non per essere ripetuti ogni due o tre anni, a tutto vantaggio delle imprese amiche ma danno delle tasche dei contribuenti.
Contro chi ci accusa di impedire di scavare gli alvei, di impedire la rimozione della legna, di contrastare le regimazioni con massicciate di cemento non abbiamo più fiato ed energia per rispondere. Rimandiamo a chi è davvero interessato alla sterminata documentazione prodotta dalle autorità scientifiche e dagli esperti del settore, che ci onoriamo di sostenere da decenni.
Da ora in avanti, la parola d’ordine dovrà diventare prevenzione, manutenzione del territorio e sicurezza idraulica; in pianura lo stop al consumo di suolo e alla cementificazione indiscriminata ed in montagna sostegno economico ai presidi sul territorio
Occorre altresì ripensare ai sistemi di allerta, alle procedure di rilascio dalle dighe, al sistema di protezione civile, al coordinamento tra amministrazioni e non meno importante, all’educazione alla gestione del rischio perchè le persone devono essere messe in condizione di sapere come comportarsi di fronte alle emergenze. La prevenzione deve diventare un abito culturale, prima ancora che un obbligo o un comodo alibi per la gestione delle emergenze.

bettola strada crollata

TORNA IL RICHIAMO DEL TREBBIA E L’IMPEGNO DI SALVARE IL FIUME

Il Richiamo del Trebbia compie cinque anni. Fu il canoista Martino Frova a radunare alcuni amici e a proporre loro un viaggio nei meandri nascosti e incantati del fiume dalla confluenza con il Brugneto fino a Piacenza. In questi anni l’iniziativa è cresciuta e si è rimpita di nuovi significati. Quest’anno l’appuntamento è per il 4 e 5 luglio  nella splendida cornice dei Meandri di San Salvatore come negli ultimi due anni. L’evento, organizzato dall’Osservatorio permanente sulla Val Trebbia, affianca da sempre ad una serie di attività ricreative e di fruizione del fiume , un’attività di denuncia delle situazioni più delicate per il Trebbia con l’obiettivo di sensibilizzare cittadini e istituzioni nella difesa di questo patrimonio ambientale. Quest’anno in particolare l’attenzione del Richiamo del Trebbia è puntata sulla minaccia che ancora grava sui meandri di San Salvatore, proprio in uno dei suoi punti più preziosi: il progetto di centrale idroelettrica che intende trasformare i meandri in un lago artificiale. In seguito al parere negativo dato al progetto da parte di tutti gli organi competenti, oltre che dei cittadini, e contro il quale sono state raccolte oltre 8000 firme ed ottenuto il No da parte di tutti i Consigli Comunali della Val Trebbia , del Consiglio Provinciale e Regionale, il progettista si è rivolto al Tribunale Superiore delle acque a Roma, un organo amministrativo che si occupa solo di questioni legate al regolamento delle acque, per impugnare la decisione. Ci sono state durante il 2014 diverse udienze ed a Maggio 2015 si è tenuta l’ultima udienza di precisazione delle conclusione ed ora si attende la sentenza del Tribunale, che potrebbe arrivare anche nel 2016.  “Se il Tribunale dovesse dare ragione al proponente – spiegano i referenti di Legambiente – si prospetterebbe l’incubo di una nuova istruttoria a Piacenza per un progetto che sarebbe devastante proprio per il punto più spettacolare della Valle e una nuova sicura battaglia a difesa del nostro fiume. La speranza è che il progetto sia definitivamente cassato e che mai più qualche speculatore delle cattive rinnovabili possa cercare di distruggere quello che , speriamo – concludono – nei prossimi anni diventi un sito riconosciuto dall’Unesco, come Patrimonio dell’Umanità”.

Per le due giornate saranno a disposizione dei partecipanti canoe, Mountain bike, lezioni di pesca, fotografia. Nella serata di sabato 4 luglio il borgo di San Salvatore si trasformerà in una festa rustica dal sapore antico.

Programma:

Sabato 4 luglio

• 9,00 a Coli -Val Trebbia Avventurosa-Trekking da Coli al Parco Avventura per adulti e ragazzi- info e tariffe Enrico.392 941801

• 14,30 a Marsaglia Canoa presso Sports in Open Space-discesa da Marsaglia a San Salvatore. Info Gabriella 3388236516-possibilità di affitto canoe
• 15,00 a San Salvatore- Mini stage fotografico presso il Surus Point
• 18,00 a San Salvatore-I Meandri di San Salvatore Patrimonio dell’Umanita’-Conferenza a cura del Prof.Giuseppe Marchetti Geologo
• 18,00\20,00 Laboratorio di tessitura collettiva di Serpica Naro
• dalle 19,00 buffet freddo e caldo, Polenta, salumi , piatti vegani ,dolci- aperitivo e cena nel borgo e musica popolare e folk francese dei Gataspus e Mano Libera-balli in piazzetta
• giocolieri “Danzando nel fuoco”, per il borgo

Domenica 5 luglio

• 08,45. trekking in mountain Bike -da piazza San Francesco a Bobbio,30 km per l’alta valle con l’ass.La Ciminiera.Info Bruno 3371096209
• 9,30 San Salvatore-Pesca a Spinning ed a Mosca nei Meandri-scuola di pesca sportiva con la Fipsas e Spinning Club-info Claudio 3358341061
• 8,45 Trekking da Brugnello, escursione guidata a cura di Trekking Colli Piacentini -durata 4 ore-prenotazione obbligatoria- Info margherita 3394187055.
• 10,00\13-San Salvatore-trekking acquatico nel Trebbia da San Salvatore a Brugnello

• 13,00 Break a San Salvatore, pranzo nel borgo-
• 14,30 San Salvatore,canoa per i piccoli-Canoa Club Bobbio-Bano 3274327524
• durante tutto il giorno musica per il Borgo con la FONC 15,00 San Salvatore

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CARBONEXT: UN NO ANCHE DALLA POLITICA. PD ATTENDISTA

È un secco no anche dalla politica. Il progetto presentato dalla Buzzi Unicem di bruciare combustibile speciale Css e’ stato bocciato anche dalla politica, in modo praticamente bipartisan. La piazza di Lugagnano ha ospitato una serata organizzata dai comitati Basta Nocività in Val d’Arda, Aria pulita in Val d’Arda e Legambiente. Dietro al tavolo, questa volta, c’erano i politicizzata, i rappresentanti di tutti i partiti. Praticamente da parte di tutti, chi con toni più accesi, chi più sfumati a attendisti come il Partito Democratico, e’ arrivato un coro di no. Hanno partecipato Manuela Bruschini di Rifondazione Comunista, Tommaso Foti consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Gianluigi Molinari consigliere regionale PD, Jonathan Papamarenghi sindaco di Lugagnano e segretario provinciale di Forza Italia, Matteo Rancan consigliere regionale Lega Nord, Gianluca Sassi consigliere regionale M5S e Igor Taruffi consigliere regionale di Sel. Ampia la partecipazione dei cittadini che hannoanifeststo ancora una volta il forte interessa verso questa tematica che li tocca da vicino. Incassato anche il no della politica, cittadini e comitati attendono che la Provincia, alla quale spetta la decisione finale, si pronunci sia in merito alla concessione della Vis che sull’intero progetto del Carbonext.

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LA STORIA DI GIULIA, UCCISA DUE VOLTE. A TUTTO TONDO

Un libro nel quale è racchiuso il bisogno di raccontare al mondo chi era Giulia, uccisa per mano del marito, e uccisa un’alta volta, dal processo, dalle istituzioni, dall’opinione pubblica. Giovanna Ferrari, la mamma di Giulia assassinata a 30 dal marito l’11 febbraio del 2009 in un paesino in provincia di Modena, ha bisogno di raccontare alle persone come sono andare le cose e di tornare un’altra volta a parlare di femminicidio, una piaga che non trova soluzione. Per questo ha scritto il libro Per non dargliela vinta. Non c’è nulla di passionale, dietro ad una storia di violenza psicologica o fisica che sia, non c’è amore dietro le minacce velate di un uomo che tiene in pugno la sua compagna.

L’inquinamento è un cancerogeno certo. A confermarlo è la IARC, l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro nella monografia numero 103. Il dottor Miserotti, referente dell’Isde, medici per l’ambiente, conferma che uno stile di vita sano certo aiuta a prevenire patologie gravi, ma spesso si insiste troppo sulla condotta personale del singolo cittadino, addossandogli un carico di responsabilità eccessivo. A proposito di inquinamento, continua la battaglia di comitati, cittadini e Legambiente contro il progetto del Carbonext. L’ultimo atto in ordine di tempo, è stato il sit-in sotto la Provincia e la consegna al presidente Rolleri di 5600 firme raccolte contro il progetto. Il pressing dei cittadini e dei comitati sulle istituzioni va avanti, nonostante le risposte tardino ad arrivare.

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NO AL CARBONEXT, LA PROTESTA ARRIVA IN PROVINCIA. CONSEGNATE 6MILA FIRME

Non sono affatto tranquilli cittadini, comitati, associazioni ambientalisti sulla qualità dell’aria in val d’arda. A preoccuparli è il progetto del cementificio Buzzi Unicem che ha chiesto di bruciare il combustibile speciale Css. Dopo la marcia del mille a Lugagnano, è stata la volta di un sit-in di protesta sotto la sede della Provincia mentre all’interno era in corso la Conferenza dei Servizi sta proprio qui il nodo: tra i punti all’ordine del giorno è stato richiesto da parte dei comuni di Castell’Arquato e Morfasso di essere ammessi alla Conferenza dei Servizi, così come è avvenuto per Lugagnano. Una partecipazione a pieno titolo, insomma, al pari del comune di Vernasca, ad oggi l’unica amministrazione a poter esprimere un parere in Conferenza.

Il progetto del Carbonext, secondo comitati e associazioni, sarebbe peggiorativo dal punto di vista ambientale e sanitario, andrebbe ad aumentare il traffico pesante dei camion e rischierebbe di trasformare il cementificio in un inceneritore. Considerazioni supportate da studi e approfondimenti redatti e consegnati nei tempi stabiliti all’amministrazione provinciale che ha valutato nel corso dell’assemblea. Una situazione che preoccupa fortemente anche i genitori dei bambini che frequentano la scuola di Vernasca, che non escludono la possibilità di trasferire i figli anche fuori provincia.

Legambiente, comitati e cittadini stanno col fiato sul collo delle istituzioni, dalle quali si aspettano risposte che, a loro dire, non arrivano, come ad esempio la Valutazione di Impatto sulla Salute. Il sit-in è stata l’occasione ufficiale per consegnare nella mani della vice presidente della provincia Patrizia Calza le oltre 5600 firme raccolte con la richiesta di non autorizzare la richiesta della Buzzi Unicem ad utilizzare il Carbonext.

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ERCOLINI:”UNA CITTÀ CON L’INCENERITORE E’ UNA CITTÀ GRIGIA”

Rossano Ercolini ha raccontato cosa è e cosa fa Zero Waste Europe. Ha portato la sua testimonianza anche a Piacenza, la città con un termovalorizzatore, un cementificio e un’autostrada praticamente in centro, con un altro cementificio in provincia che ha chiesto di bruciare combustibile speciale css. Ercolini, maestro elementare di Capannori in provincia di Lucca, ha vinto nel 2013 il Goldman Environmental Prize, il Premio Nobel per l’Ecologia. Un premio prestigioso ritirato alla Casa Bianca. Con il movimento nazionale Rifiuti Zero porta in giro per l’Italia le buone pratiche perché ogni città prenda esempio e acquisisca quei dieci passi necessari ad arrivare ad azzerare la produzione dei rifiuti. “L’inquinamento e’ alto la’ dove la percezione popolare e’ bassa” ha detto Ercolini. Quindi il primo passo è partire proprio dalle abitudini dei cittadini, far capire loro che una differenziata capillare porta benefici all’intera collettività. A Piacenza la percentuale di differenziata negli ultimi 4 anni e’ stata del 4% (1% all’anno) attestandosi al 56,4%. Meglio  invece i comuni della provincia, molti dei quali superano il 75% di differenziata. “Piacenza – ha detto Ercolini – deve scegliere che strada percorrere; se quella del recupero di ogni materiale o se continuare a produrre e bruciare rifiuti”.

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PIACENZA RIFIUTI ZERO? LEGAMBIENTE: STOP ALL’INCENERITORE

E’ possibile una provincia Rifiuti Zero anche a Piacenza? Basta scegliere che strada si vuole percorrere. Il circolo piacentino di Legambiente è chiaro e preciso nell’offrire alla città e alla politica in primis, la ricetta per scegliere una strategia a rifiuti zero. Secondo le linee previste dal piano regionale gestione dei rifiuti da oggi al 2020 la nostra provincia dovrà ridurre la produzione di rifiuti del 20% rispetto al 2011, raggiungere l’obiettivo del 70% di raccolta differenziata, chiudere impianti di incenerimento, incrementare il porta a porta e raggiungere gli obiettivi di tariffazione e tassazioni puntuali. Obiettivi minimali secondo l’associazione ambientalista per una qualità della vita minimamente dignitosa. Capire che strada si vuole percorrere, appunto; un capitolo centrale in questa partita è il discorso legato all’inceneritore di Borgoforte, il piano prevede infatti che dal 2020 non vi debbano più essere conferiti rifiuti urbani. Capitolo raccolta differenziata: al 2014 risulta poco più del 58%, su base provinciale, ma negli ultimi 4 anni ha avuto un incremento del solo 4%. Piacenza arriva al 56,4 % di differenziata, ma ci sono in provincia esempi ben più virtuosi come San Giorgio al 74%, Gazzola 77% e Besenzone 72%.

Della strategia Rifiuti Zero parlerà Rossano Ercolini, maestro elementare della provincia di Lucca, vincitore del Goldman Environmental Prize 2013, il premio nobel per l’Ecologia. Appuntamento sabato 18 aprile alle 17 in Fondazione.

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