LA PROTESTA DEI TRATTORI ARRIVA ANCHE A PIACENZA. “SIAMO SOTTOPAGATI E LE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA NON CI TUTELANO”

La protesta è arrivata anche a Piacenza. Quasi 200 trattori sono arrivati dalle colline piacentine e dalla provincia di Fidenza fino al piazzale dello stadio. Rumorosi, con la bandiera italiane a tanti cartelli di protesa appesi alle benne, così come dev’essere per lanciare grida d’aiuto alla politica in particolare, ma anche ai cittadini che forse non si accorgono fino in fondo cosa significa il lavoro nei campi. Nessuna associazione di categoria a capo dell’organizzazione della protesta; qui ci sono agricoltori autonomi, alcuni di loro fanno parte di AGRI MO, Agricoltori Montagna, una piccola associazione la cui presidente è una giovane donna, moglie di un agricoltore.

Nessuna elemosina, ma meno burocrazia e ottenere il giusto compenso per le spese sostenute e una sana presa di coscienza da parte della politica di quanto l’agricoltura sia indispensabile per la vita di tutti i giorni.

“MEDICI DEL PRONTO SOCCORSO A RISCHIO ESTINZIONE. SOTTO ORGANICO DI 15 UNITA’ “

Sotto organico del 30%, tanto per essere chiari mancano una quindicina di professionisti nei pronto soccorso nazionali, così come all’ospedale di Piacenza. C’è anche il direttore del reparto, il dottor Andrea Magnacavallo nel sit-in di protesta indetto a livello nazionale da SIMEU per denunciare la carenza di organico. Ma non solo: sotto la lente anche le difficili condizioni di lavoro dettate dalla mancanza di ferie, il non riconoscimento di lavoro usurante e, non ultimo, il rischio di aggressioni.

IN 500 CONTRO IL DPCM: “NON SIAMO UNTORI”

La pioggia non li ha scoraggiati, anzi. Ancora più compatti hanno deciso di ritrovarsi per protestare pacificamente contro le chiusure imposte dal nuovo dpcm contro la diffusione del coronavirus. Sul pubblico passeggio erano in più di 500, stanchi di essere le categorie penalizzate e additate come untori. Ristoratori, baristi, pubblici esercenti costretti da oggi ad abbassare le serrande alle 18, per alcuni è come chiudere definitivamente l’attività.

USB: “LA MEDIAZIONE NON SIA A SENSO UNICO”

Nessun incontro se non si arriverà ad una mediazione condivisa da entrambe le parti; la vicenda dei facchini delle Gls che per il nono giorno sono sul tetto dello stabilimento ha raggiunto le cronache nazionali.
USb chiede che la mediazione non sia a senso unico.

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COI TRATTORI IN CITTA’ PER CHIEDERE PIU’ ACQUA PER IRRIGARE

“Senz’acqua niente cibo, senz’acqua la valle muore”. È così’ che gli agricoltori della val Trebbia sono arrivati in città a bordo dei loro trattori per protestare. Una manifestazione organizzata dal condominio rivo villano e finalizzata a sensibilizzare le istituzioni e la popolazione sull’importanza di opere per creare delle riserve idriche nel piacentino.

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PROTESTA DI BRENO, NUVOLATI: “BISOGNA CAMBIARE I TONI DELLA PROTESTA”

E’ stata ripresa anche dai siti nazionali, da Il Fatto Quotidiano.it a Repubblica.it addirittura in home page. Le foto con la scritta “Breno dice no ai neri, alle coop, all’invasione” apparsa sul retro della recinzione dell’ex scuola della frazione e la colonna di fieno utilizzata per bloccare l’entrata all’edificio hanno fatto il giro del web. Una frazione di pochi decine di abitanti del comune di Borgonovo ha deciso di manifestare il proprio dissenso all’arrivo di 15 minori stranieri non accompagnati in questo modo, utilizzando termini ed espressioni che fanno riflettere e anche preoccupare, la di là di come la si pensi. Il ritorno alla parola neri che identica il diverso, conduce a riflessioni. Considerazioni che abbiamo rivolto a Giampaolo Nuvolati, docente di Sociologia Urbana all’Università di Milano. “Non sono neanche così sicuro che le persone si rendano conto del peso che hanno le parole, anche se la protesta non si nega le modalità, certamente, possono essere diverse. Anche perché il rischio di strumentalizzare frasi, parole o simboli è sempre lì dietro l’angolo. Hannah Arendt nel libro La banalità del male teorizza come ci si avvicini al male con una certa disinvoltura, quasi come un atto automatico. Per questo mi chiedo se la gente conosce il peso delle parole che utilizza. Sono argomenti delicati – prosegue Nuvolati – mi rendo conto che l’arrivo del diverso possa creare scompiglio, ma la pace sociale va curata, la convivenza civile va tenuta sotto controllo”. Il vento cambiato in Europa, in Italia, negli Stati Uniti crede possa contribuire a questo clima? “Sì – risponde Novulati – ma dovrebbe essere la destra stessa a condannare questo genere di episodi. Insomma in democrazia c’è spazio per il dissenso che si deve esprimere in modo, mi permetto di dire, più istituzionale. Il rischio è quello di tornare al concetto di suprematismo, ovvero basato sull’idea generale che gli uomini bianchi siano superiori agli altri gruppi razziali”. Pericoloso, ci permettiamo di aggiungere, per una convivenza civile.

CARBONEXT: COMITATI PRONTI AL RICORSO AL TAR

Mentre dentro si decide sul futuro della Val d’Arda, fuori si protesta. Una scena già vista che accade anche sul finire dell’anno. Un anno che ha visto riunirsi sei conferenze dei servizi e quattro sit in di protesta all’esterno del palazzo da parte dei comitati che si sono opposti al progetto del Carbonext presentato dalla Buzzi Unicem di Vernasca. Un progetto peggiorativo, secondo Legambiente e i comitati dei cittadini, che non comporterebbe benefici se non alle tasche del cementificio, richiesta legittima questa, ma la politica, secondo loro è un’altra cosa, in primo piano dovrebbe esserci la salute della collettività. Il procedimento di valutazione di impatto ambientale potrebbe chiudersi, senza, è la posizione dei comitati, aver risposto alle domande emerse nell’istruttoria pubblica del 9 novembre scorso. Se così fosse sarebbe immediato il ricorso al Tar. 

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SANDIVIK, LA PROTESTA PUO’ ARRIVARE IN SVEZIA

Mentre a Confindustria si riuniva il tavolo di concertazione tra rappresentanze sindacali, rsu e azienda, fuori si consumava una nuova protesta. I lavoratori della Sandvik non abbassano la guardia, la posta in gioco è troppo alta, in ballo c’è il posto di lavoro. I dipendenti hanno indossato maschere con il volto di alcuni dirigenti, hanno fatto volare in cielo palloncini azzurri presentandosi con le catene ai polsi. Intanto ai piani alti si discuteva del loro futuro. Praticamente per tutti sembra certa la procedura di mobilità ma anche uno spiraglio che consiste nel ricollocamento di una decina di lavoratori in altre sedi tutt’ora operative. “Uno spiraglio più concreto rispetto ai precedenti incontri – ha dichiarato Giuseppe Ragone rsu – speriamo non si rivelino false speranze”. Per il personale restante si profila l’ipotesi di indennizzo. “L’azienda sta incominciando a prendersi le sue responsabilità, è un primo passo” ha concluso Ragone. Sta di fatto che da una settimana il lavoro è calato, le commesse sono diminuite, una condizione che ha abbassato il morale e le motivazioni dei 57 dipendenti. Nonostante ciò la protesta non si ferma, si sta pensando a due uscite una in Inghilterra, per fare fronte comune con un sito che sta vivendo un momento di difficoltà, e in Svezia sede della casa madre di Sandvik.

 

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