RIFIUTI DALLA LIGURIA: ECCO COSA SI LEGGE NELLA DELIBERA REGIONALE DEL 19 DICEMBRE

Il conferimento dei rifiuti dalla Liguria al termovalorizzatore di Piacenza continua a far discutere, anche dopo che l’assessora all’Ambiente Serena Groppelli ha cercato di smorzare le polemiche definendole “semplicistiche e strumentali”.

L’assessora precisa che l’amministrazione comunale “non ha potere autorizzativo o di veto” per rifiutarsi ad accogliere i rifiuti liguri. “Nessuna passiva accettazione, sudditanza politica o interesse economico” specifica Groppelli, “basti pensare al Patto per lo sviluppo siglato nel 2017 tra Emilia Romagna e Liguria, che stabilì lo smaltimento di 10 mila tonnellate di rifiuti equamente suddivise, nel 2018, tra Parma e Piacenza, o al più recente
accordo tecnico-attuativo tra le due Regioni il cui schema è stato approvato nel 2020 per arrivare alla sottoscrizione nel 2021”.

L’assessora Groppelli pone l’attenzione sulla collaborazione reciproca in materia di infrastrutture e politiche ambientali. Questo si traduce, spiega “nel poter fruire, come è avvenuto nei mesi estivi, del rilascio aggiuntivo di risorse
idriche dalla diga del Brugneto in un periodo di gravissima siccità nelle nostre campagne. Posso confermare sin d’ora che questa Amministrazione avrà la massima attenzione affinché il criterio della reciprocità venga fatto valere sempre, con rigore e con risultati concreti”.

La delibera di giunta regionale datata 19 dicembre 2022, presieduta dal presidente Bonaccini, ha come oggetto Disposizione per la gestione emergenziale e temporanea dei rifiuti urbani prodotti in regione Liguria in impianti presenti in Emilia Romagna nelle more dell’approvazione dell’accordo tecnico attuativo previsto dalla DGR 307/2020. 

A pagina 3 del documento c’è il riferimento al Comune di Piacenza: rilevato che da un primo esame della situazione degli impianti presenti in Regione Emilia-Romagna, i rifiuti liguri potrebbero essere conferiti all’impianto di termovalorizzazione di Piacenza di Iren Ambiente S.p.A. nel rispetto del
principio comunitario di prossimità dal momento che tale impianto risulta in una provincia di confine con la Regione Liguria. 

Poco sotto si fa chiaramente cenno all’assenso dell’amministrazione al conferimento dei rifiuti con queste parole Acquisito per le vie brevi l’assenso dell’Amministrazione comunale sede dell’impianto di termovalorizzazione che, nel quadro di condivisione dell’esigenza di collaborazione interistituzionale, si è resa disponibile all’accoglimento della richiesta nei termini di cui in seguito;
Verificato per le vie brevi che la capacità di trattamento dell’impianto di Iren Ambiente S.p.A., tenuto conto dei flussi già pianificati e dei contratti già
sottoscritti, risulta consentire l’ingresso di 7.000 t di rifiuti urbani dalla Regione Liguria per il periodo compreso tra il 01/01/2023 e il 31/12/2023.

Si parla esplicitamente di “assenso” dell’amministrazione comunale di Piacenza ad accogliere la richiesta di conferimento. Semplicemente da un punto di vista linguistico, se si parla di “assenso” è implicito che poteva anche essere contemplata la possibilità di un dissenso, altrimenti si sarebbe parlato di “presa d’atto”? Perché allora l’assessora, nella nota diffusa alla stampa, scrive che il Comune “non ha potere autorizzativo o di veto”?

Le parole hanno un peso e un significato preciso. Non si vuole mettere i puntini sulle I, si cerca solo di fare chiarezza per i piacentini.

RIFIUTI DALLA LIGURIA, ASSESSORA GROPPELLI: “ACCUSE STRUMENTALI, NON SI PUO’ RAGIONARE IN UN’OTTICA CAMPANILISTICA”

Dopo numerose sollecitazioni arrivata sia dal mondo ambientalista che da quello politico, l’assessora all’Ambiente ha ritenuto doveroso fare alcune precisazioni in merito al conferimento dei rifiuti liguri al termovalorizzatore di Piacenza, dal momento che questo passaggio è mancato nel corso dell’ultima seduta di consiglio comunale.

“Come gran parte dei colleghi che siedono in Consiglio dovrebbero
sapere – scrive l’assessora Serena Groppelli – per la loro pregressa esperienza in alcuni casi anche come assessori, non solo l’accordo tra Emilia Romagna e Liguria che sovrintende a questa operazione non è una novità dell’ultima ora, ma l’Amministrazione comunale non ha potere autorizzativo o di veto a riguardo”.

Nella nota l’assessora fa riferimento al Patto per lo sviluppo siglato tra Emilia Romagna e Liguria nel 2017 nel segno della reciproca collaborazione in materia ambientale e di infrastrutture. “Spiace constatare – aggiunge l’assessora Groppelli – che ci sia chi si limita ad accuse semplicistiche o strumentali di connivenza e passiva accettazione per sudditanza politica
o interesse economico, a fronte dell’emergenza in un territorio confinante che è già stata affrontata e gestita, allo stesso modo, negli anni scorsi. Pensiamo al Patto per lo sviluppo siglato nel 2017 tra Emilia Romagna e Liguria, che stabilì lo smaltimento di 10 mila tonnellate di rifiuti equamente suddivise, nel 2018, tra Parma e Piacenza, o al più recente accordo tecnico-attuativo tra le due Regioni il cui schema è stato approvato nel 2020 per arrivare alla sottoscrizione nel 2021. C’è, in quel documento, una locuzione chiave:
collaborazione reciproca in materia di infrastrutture e politiche ambientali. Il che significa poter fruire, come è avvenuto nei mesi estivi, del rilascio aggiuntivo di risorse idriche dalla diga del Brugneto in un periodo di gravissima siccità nelle nostre campagne.
Posso confermare sin d’ora che questa Amministrazione avrà la massima attenzione affinché il criterio della reciprocità venga fatto valere sempre, con rigore e con risultati concreti”.

“Al di là del fatto che le 7000 tonnellate in arrivo a Piacenza – rimarca Serena Groppelli – rappresentano una minima parte delle 200 mila che, complessivamente, la Liguria distribuirà negli impianti limitrofi, penso sia profondamente sbagliato guardare alla drammatica crisi ambientale del nostro tempo in un’ottica campanilista: quella per la tutela dell’ecosistema è una battaglia che si può e si deve combattere insieme, non solo a livello provinciale ma in una prospettiva di impegno congiunto e condiviso ad ampio
raggio territoriale. E’ un principio non di solidarietà, ma di responsabilità collettiva, sotteso anche ai più importanti accordi internazionali per la salvaguardia del Pianeta: credo che la consapevolezza e l’impegno per l’ambiente non ci porterebbero mai a dire che lo scioglimento dei ghiacciai o l’innalzamento del livello del mare non ci riguarda, solo perché nel nostro territorio non ci sono né gli uni né l’altro. Auspico che, a maggior ragione su problemi prioritari e urgenti come quelli ambientali, ci si possa confrontare
sempre sul merito e sui contenuti, senza ridurre la dialettica politica al solo gusto della polemica fine a sé stessa”.

 

 

LEGAMBIENTE: “ANCORA RIFIUTI DALLA LIGURIA, E’ OLTRE IL LIMITE ACCETTABILE”

Una centrale termoelettrica, un cementificio a pochi passi e due autostrade tra le più trafficate d’Italia, A1 e A21. In questo triangolo nefasto si inserisce l’inceneritore, per completare l’opera, verrebbe da dire. Impianto che accoglierà 7mila tonnellate di rifiuti dalla vicina Liguria, non perché si trova in una condizione emergenziale o di calamità naturale ma perché non arriva ad percentuale sufficienti di raccolta differenziata. Per altro non è la prima volta che Piacenza va in soccorso: già nel 2015 e nel 2018.

Eppure la nostra città è messa parecchio male dal punto di vista della qualità dell’aria; lo dicono i dati Arpae e anche i medici dell’ospedale. Secondo Legambiente questa situazione è oltre il limite dell’accettabile. Anche per questo ha chiesto alla Provincia uno studio di valutazione sull’impatto ambientale cumulativo.

APP: RIFIUTI DA GENOVA? NO, ABBIAMO GIA’ DATO

Rifiuti dalla Liguria? Anche no, abbiamo già dato. Così Alternativa per Piacenza reagisce alla notizia del conferimento di 7mial tonnellate di rifiuti che da Genova verranno destinati all’inceneritore di Piacenza. Quello che sorprende, prosegue la nota a firma di ApP, è il silenzio di sindaca e assessore all’ambiente durante l’ultima seduta di consiglio dove si stava proprio discutendo del regolamento sulla Tari.
Ecco la nota
La notizia del conferimento di 7.000 tonnellate di rifiuti da Genova all’inceneritore di Piacenza lascia davvero interdetti, soprattutto considerando la situazione assolutamente emergenziale del territorio di Piacenza in rapporto alla pessima qualità dell’aria e all’incidenza sulla salute dei cittadini. 
Intendiamoci, siamo favorevoli alla solidarietà in casi eccezionali, quando un territorio è colpito da una calamità estrema e imprevedibile, ma non quando una città come Genova viaggia con quote di raccolta differenziata intorno al 35%, ai minimi nel nord Italia.
Secondo i dati ARPAE nel 2021 sono stati registrati 37 sforamenti di polveri sottili PM10 nella centralina di Montecucco, 45 sforamenti in via Giordani, 51 sforamenti a Gerbido. 
Non a caso nel novembre 2020 la Corte di Giustizia Europea ha pronunciato la sentenza contro l’Italia (e l’Emilia Romagna) per la violazione della Direttiva 2008/50  in materia di qualità dell’aria, con riferimento specifico proprio al particolato PM10. Per questo il PAIR (Piano Aria Integrato Regionale) del 2017 si era posto come obiettivo una riduzione delle polveri sottili del 37% entro il 2020, obiettivo ampiamente disatteso.
L’inceneritore di Piacenza è collocato all’interno di un triangolo nefasto, rappresentato dalla centrale termoelettrica, da un cementificio e dall’incrocio di due fra le più transitate autostrade italiane: A1 e A21. Non bastasse, convive con uno dei poli logistici più trafficati d’Italia, in massima parte basato sul trasporto su gomma, che sarà tra l’altro a breve implementato dai capannoni in fase di costruzione in località Granella e a Roncaglia, con decine di baie di carico supplementari e migliaia di camion ulteriori. 
A due passi da Roncaglia, si è appena autorizzato l’aumento di produzione del trattamento di rifiuti legnosi (da 495.000 a 780.000 t/anno), con successiva approvazione di apposita variante urbanistica per gestire altro traffico pesante. Il tutto, come più volte sottolineato dai nostri consiglieri comunali, con la scelta del Comune di Piacenza di non partecipare alla Conferenza dei Servizi in cui si è trattata la questione.
Per questo motivo ApP ha recentemente chiesto alla Presidente della Provincia Monica Patelli di farsi promotrice presso la Regione di uno studio mirato sull’impatto del complesso dei fattori di rischio per la qualità dell’aria e conseguentemente per la salute dei cittadini, al fine di valutare le misure compensative necessarie e per condizionare la pianificazione territoriale futura.
La notizia dei rifiuti da Genova è per queste ragioni davvero spiazzante e frutto – a nostro avviso –  di una insufficiente consapevolezza, tutta giocata sulla pelle dei cittadini, purtroppo non in senso figurato, questa volta. 
Come valutare, se non assoluta mancanza di rispetto verso il Consiglio comunale, l’incredibile silenzio di Sindaco e assessore all’ambiente, che martedì pomeriggio si sono ben guardate dal rendere partecipi i presenti del benestare dato dal Comune all’operazione, nonostante in aula si stesse parlando, guarda caso, proprio di regolamento per la disciplina della tassa sui rifiuti?
Dal canto nostro non smetteremo di gridare che è ora di finirla di dare un prezzo alla salute delle persone! Lasciamo perdere i 20 euro a tonnellata di compensazione!
Tutte le classifiche sulla qualità dell’aria ci collocano fra gli ultimi posti in Europa: abbiamo bisogno di invertire la china, non di insistere nella direzione sbagliata, limitandoci alle solite scuse e a parole di circostanza utili solo a gettare fumo simbolico negli occhi, mentre quello vero ci avvelena sempre più i polmoni.

VIA CIPELLI COME UNA DISCARICA A CIELO APERTO

E’ come una discarica a cielo aperto e il problema va avanti da anni tra alti e bassi. Non è la prima volta infatti che ci arrivano segnalazioni dai residenti di via Cipelli per denunciare veri e propri episodi di degrado. Spazzatura abbandonata sul piazzale davanti ai cassonetti della raccolta differenziata di plastica e barattolame, benché questi siano vuoti, ma spuntano anche abiti, pezzi di legno, cartone accatastato, giocattoli, pezzi di mobili, perfino preservativi. Una situazione divenuta insostenibile da parte dei residenti e di chi ogni giorni utilizza il parcheggio dove sono abbandonati i rifiuti.

Il personale di Iren svuota i cassonetti che non sono quasi mai pieni perché i sacchi vengono lasciati all’esterno, sul piazzale, con la scusa che sono troppo voluminosi per passare dal fori di entrare. Basterebbe farli più piccoli o inserirli poco alla volta. Il sospetto, più che fondato, è che arrivino anche non residenti a gettare interi sacchi a terra. Questo giustificherebbe la grande quantità di rifiuti presente.

Qualche anno fa i residenti avevano raccolto le firme per un esposto in Comune; l’unico risultato è stato l’intensificarsi del passaggio degli addetti di Iren. Ma non si è risolto il problema perché il disagio non sono i cassonetti straripanti, ma l’immondizia lasciata incivilmente a terra.

 

I RESIDENTI DENUNCIANO “VIA CIPELLI SEMBRA UNA DISCARICA”. RIFIUTI A TERRA E I CASSONETTI SONO VUOTI

Rifiuti sparsi nella piazzola mentre le campane di raccolta sono vuote e libere per poterli contenere. E’ la condizione che si trovano a dover subire, sempre più spesso, i residenti di via Cipelli. In un parcheggio lungo la via si trova un’area dedicata alla raccolta differenziata, in particolare di plastica e barattolame. Come si vede dalle foto di una lettrice i sacchi, talvolta anche aperti, vengono abbandonati per terra, ai piedi delle campane vuote.

Tra l’altro vengono lasciati sacchi contenente plastica ma non solo, anche cartoni e altro materiale che andrebbe differenziato separatamente. I residenti lamentano che questa situazione accade ormai troppo di frequente, sia da parte di persone che abitano in zona, sia da parte di altri che arrivano apposta per scaricare e andarsene.

Iren passa spesso per liberare la zona, ci raccontano gli abitanti della via, purtroppo però a volte non fa in tempo a ripulire che poco dopo i rifiuti vengono nuovamente abbandonati. Una situazione di incuria e di inciviltà non più sostenibile; le campane sono vuote, quale è ragione per non utilizzarle? si domandano spazientiti. E la risposta è chiara anche a loro: inciviltà  e mancanza di rispetto.

VIA CIPELLI, SPUNTA ANCHE UN LAVANDINO

In via Cipelli è spuntato anche un lavandino con annesso mobiletto.
E’ l’ultima spiacevole sorpresa che si sono trovati i residenti della zona in quella che ormai è diventata, da mesi, una vera e propria discarica. Interi sacchi contenenti bottiglie in plastica abbandonate esternamente a pochi metri dalle apposite campane blu vuote, immondizia di ogni tipo, cassette, sacchi di rifiuti indifferenziati lasciati lì all’incuria e al degrado. Gli abitanti della zona sono esasperati anche perchè con il caldo torrido delle ultime settimane l’ambiente rischia di essere decisamente malsano. Ad aprile è stato inviato anche un esposto a cui il Comune ha risposto una decina di giorni fa.

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VIA CIPELLI: RIFIUTI ANCORA IN STRADA. RESIDENTI :”INSOSTENIBILE”

Il primo esposto al Comune risale ad aprile. Ad oggi praticamente nulla è cambiato se non l’aggiunta di una campana per la raccolta della plastica, la seconda. La situazione in via Cipelli è irrisolta: i residenti devono fare i conti ogni giorno con l’immondizia perennemente in strada, nonostante ci siano gli appositi contenitori per la raccolta differenziata.

Iren – confermano i residenti e i professionisti che hanno uffici in zona – passa più spesso, ieri è arrivato anche l’ispettore ambientale, ma non è sufficiente. I cittadini chiedono che venga installata una telecamera e il cartello di divieto di scarico. Il dubbio è che vengano abbandonati anche rifiuti da parte di non residenti in zona.

 

 

 

VIA CIPELLI: RIFIUTI ANCORA IN STRADA. ESPOSTO AL COMUNE PER ORA SENZA ESITO

C’è anche un esposto con allegate 55 firme di residenti ormai esasperati per la situazione insostenibile che prosegue da settimane. In via Cipelli, nel parcheggio di fronte al civico 21, c’è una specie di discarica a cielo aperto. “Ai lati delle due campane per la raccolta differenziata della plastica e delle lattine – si legge nell’esposto – vengono quotidianamente abbandonati rifiuti di ogni genere: mobili, indumenti, scarpe, sacchi con immondizia indifferenziata, avanzi di cibo”. E’ capitato anche, come avevamo documentato anche noi attraverso le foto di una residente, che da uno scatolone spuntasse un resto di animale non identificato in putrefazione.

L’odore – lamentano i residenti – è insopportabile soprattutto con l’aumento delle temperature, e il timore è quello del propagarsi di infezioni batteriche e il proliferare di topi e altri animali. Nell’esposto si chiede al Comune che prenda opportuni provvedimenti, “affinché sia verificato il rispetto delle vigenti normative in materia e che sia garantita la tutela della salute, anche mediante controlli, l’installazione di telecamere e di specifica segnaletica di divieto di scarico e l’applicazione di sanzioni. In caso di reiterata situazione chiediamo la rimozione delle campane.”

Quello che lamentano con più insistenza gli abitanti della zona non è il mancato passaggio dei mezzi per la rimozione, ma il fatto che sistematicamente i rifiuti vengono abbandonati fuori dalla campane, una situazione definita non più accettabile.

Quella che vedete è la fotografia della situazione attuale scattata qualche giorno fa da una residente della zona

VIA CIPELLI: RIFIUTI IN STRADA. RESIDENTI ESASPERATI

Guardate queste foto: una nostra lettrice ci ha segnalato questa situazione, a dir poco vergognosa. Siamo in via Cipelli, accanto ad un parcheggio, utilizzato dagli abitanti della zona. Cassonetti per plastica e lattine straripanti di qualsiasi tipo rifiuto, compresi materiale organico, avanzi di carne, scarpe tutto per rigorosamente a terra. Cassonetti pieni? Forse sì, ma il buon senso esorterebbe a cercarne altri, magari in zona, per evitare che si creino situazioni come questa. Tra l’altro, da quello che si vede nelle fotografie scattate ieri sera e stamattina, molti dei rifiuti non sono stati correttamente differenziati; salta all’occhio un resto di rifiuto organico che sarebbe dovuto essere gettato nel bidone marrone della raccolta differenziata che funziona regolarmente nella zona. Trattasi di inciviltà e incuria? Ci permettiamo di dire che non c’è dubbio.