La fondazione del post Scaravaggi è da riscrivere. Una pagina che per essere riempita deve attenersi allo statuto ed alcuni vincolanti pareri come quello di Acri, l’associazione delle fondazioni bancarie e dello studio legale Portale che ha seguito proprio la stesura dello statuto dell’ente di via Sant’Eufemia. Questi pronunciamenti segnano di fatto il binario su cui tracciare la futura Fondazione, quella da cui Francesco Scaravaggi ha rassegnato le dimissioni. Il consiglio di amministrazione, in questa fase, rimane in carica svolgendo l’ordinaria amministrazione, ha il dovere di convocare il prossimo consiglio generale nel quale dovranno essere presentate la o le candidature al ruolo di presidente. Il vice presidente vicario Beniamimo Anselmi, da noi interpellato, ha insistito sulla necessità di buon senso, trasparenza e prudenza in questa fase di transizione per la fondazione. “Bisogna agire nel segno della più ampia democrazia, è il senso delle sue parole. Pensare alla fondazione come ad una casa di vetro – spiega – ciò che accade deve essere a conoscenza di tutti, senza interessi personali, a partire dalle modalità di scelta dei fornitori e a chi si affidano i lavori”.
Tornando alle motivazioni che hanno portato alle dimissioni de presidente, Stefano Pareti, membro del cda, ripercorre gli ultimi mesi di gestione Scaravaggi. “La situazione di disagio del presidente – spiega – prosegue dal settembre scorso. Ha resistito, poi quando la misura è stata colma, ha preferito sottoporre al consiglio generale un’alternativa secca: o io o il cda. Il consiglio ha respinto la proposta”.
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