La giustizia di comunità crea ponti che prima non c’erano. E’ in estrema sintesi quello che significa Giustizia Riparativa, il percorso per arrivarci e il contesto nella quale si applica. Svep, nel giugno del 2014, ha attivato un protocollo d’intesa sperimentale insieme all’ufficio UEPE di Reggio Emilia, Parma e Piacenza in collaborazione con alcune organizzazioni di volontariato e con la Camera Penale di Piacenza. Con la firma di questo protocollo Svep ha sottolineato l’importanza di sostenere una nuova idea di giustizia. Un’idea di giustizia non facile da applicare prima di tutto perchè va a scalfire quello che rappresenta il carcere nell’immaginario comune: se l’è cercata e deve pagare per quello che ha commesso. Ci vuole coraggio ad applicare la messa alla prova, perchè in questo contesto la comunità svolge un ruolo fondamentale, più il terzo settore è forte più il risultato positivo è assicurato. Svep ha organizzato un convegno proprio per spiegare cosa sono la messa alla prova e la giustizia di comunità, partendo proprio dalle testimonianze di chi ha accolto persone che hanno scelto questa come pena alternativa. Tra gli interventi Pierpaolo Astorina, assegnista di ricerca di diritto penale nella facoltà di Giurisprudenza della Università Cattolica di Piacenza, ha spiegato come la messa alla prova, applicabile per reati con pene fino a 4 anni, sia tutt’altro che indulgenziale; certo il soggetto, in questo modo, evita il processo e quindi il giudizio ma dovrà prestare la sua opera di volontariato presso un ente o un’associazione accreditati, senza retribuzione, rispettando orari, regole come sul posto di lavoro. Giada Paganini, studentessa che partecipa alla redazione di Sosta Forzata – Itinerari della Giustizia, ha sottolineato come, dalla sua esperienza, le persone messe alla prova imparino cosa significa rispetto, responsabilità, umiltà e volontà perchè ne va del risultato del percorso. Nel 2015 Svep ha ricevuto 55 segnalazioni da parte delle assistenti sociali dell’UEPE (Ufficio Esecuzione Penale Esterna), di cui 47 per richiesta di messa alla prova e 8 per affidamento in prova ai servizi sociali. Per quanto riguarda la composizione per genere, su 55 persone segnalate 51 sono uomini e 4 donne. Al 31 dicembre 2015 le realtà coinvolte sono 13 organizzazioni di volontariato, 2 cooperative sociali, 6 parrocchie e 1 impresa senza scopo di lucro. Dall’inizio dell’anno, sono già 40 le segnalazioni arrivate a Svep.
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