Che diventasse un iter complesso a colpi di ricorsi e sentenze c’era da immaginarlo; alla risoluzione del contratto, che il Comune ha notificato a Piacenza Parcheggi il 26 settembre, il concessionario ha risposto con un ricorso che il Tribunale, nell’ultimo pronunciamento ha deciso di accogliere con una sospensiva almeno fino all’udienza del 4 novembre. Due giorni da il pronunciamento era stato di segno opposto.
E’ proprio da qui che comincia la nota di palazzo Mercanti nel prendere atto e naturalmente rispettare il nuovo pronunciamento. “Nuovo pronunciamento che modifica la decisione di segno opposto assunta due giorni fa dallo stesso Tribunale e nel cui rispetto il Comune stava procedendo con l’urgenza che si addice alla tutela dell’interesse dei cittadini. Ad oggi infatti gli stessi cittadini stanno pagando tariffe di sosta per far sì che venga realizzato un parcheggio interrato che tuttavia non è in fase di realizzazione: cantiere fermo da mesi e concessionario che tuttavia continua a incassare i proventi delle soste. La modifica della decisione da parte del giudice, pur nel pieno rispetto e nella piena fiducia che l’amministrazione e tutto l’ente comunale hanno nei confronti della magistratura, ha creato un notevole stupore.
Riteniamo indubbia l’assunzione di responsabilità da parte di questa amministrazione nell’intenzione di tutelare l’interesse pubblico, e in questa direzione si è lavorato a partire dall’insediamento nel 2022 per dar corso all’esecuzione di un contratto rimasto inattuato sin dalla sua stipula nell’ormai lontano 2012. Si è fatto tutto ciò che andava fatto per realizzare un’opera ritenuta necessaria in quella zona di città e per far ripartire un iter fermo da troppo tempo, con gravi danni anche economici per l’ente e per tutta la collettività.
Il Comune ha fatto tutto il necessario per consentire al concessionario di realizzare le opere previste dal contratto; e non parliamo solo dell’azione politica da parte dell’amministrazione ma anche e soprattutto del lavoro costante e intenso che i diversi uffici comunali hanno svolto nel corso di questi anni assumendosi responsabilità al fine di esigere il rispetto dei termini di un contratto valido. Questo non è accaduto, non sta accadendo: il contratto non è stato rispettato, il cantiere è fermo da mesi. E questo è un dato di fatto oggettivo al netto delle valutazioni di parte sui vari motivi dello stop ai lavori. Motivi che chi di dovere avrà modo di discutere nelle opportune sedi ma che tuttavia sarebbe auspicabile non incidessero sui cittadini. I quali, lo ripetiamo, continuano a pagare tariffe di sosta che vengono regolarmente incassate ogni giorno dal concessionario. Anche dopo la risoluzione contrattuale.
Una risoluzione, quindi, motivata prima di tutto dall’intenzione di tutelare gli interessi dei cittadini. E anche in queste settimane gli uffici comunali si sono prodigati, con un lavoro e un impegno ampiamente oltre l’ordinario, in modo da mettere in campo tutte le azioni tali da consentire sia la continuazione dei servizi legati alla sosta e alla rimozione, sia la ripresa in carico della piazza. Le sospensive, che certo rientrano nella competenza dell’autorità giudiziaria, cristallizzano la situazione attuale. Una situazione immutata già dal 2012, con la differenza sostanziale che piazza Cittadella ora è un cantiere (fermo) e i cittadini pagano tariffe che vengono incassate da un concessionario che non sta realizzando le opere previste dal contratto già da molti mesi prima che la risoluzione venisse notificata.
Pur nel massimo rispetto di ciò che in autonomia decide l’autorità giudiziaria, la riflessione per l’amministrazione comunale non è quindi solo politica, ossia legata al successo o meno di portare a compimento la riqualificazione di una piazza; la riflessione riguarda soprattutto l’aspetto amministrativo di questa vicenda complessa, e ci fa interrogare sulle effettive possibilità che ha un Comune di tutelare sé stesso in quanto ente e, di conseguenza, di tutelare un interesse collettivo. E in questo caso l’interesse collettivo è che il contributo che la comunità versa per la sosta venga effettivamente tradotto nella realizzazione dell’opera pubblica nei tempi stabiliti; o che, viceversa, si possa proseguire in tempi rapidi con le altre soluzioni che il Comune già aveva predisposto. Sempre e soltanto, come detto, allo scopo di tutelare l’interesse pubblico e di restituire alla città una piazza rimasta terra di nessuno per troppi anni”
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