Allo stesso tavolo erano seduti vittime e carnefici. Uno sguardo incrociato, una visione della giustizia attraverso una doppia lente quella di chi ha subito, la vittima appunto, e quella di chi esercitato violenza, fino anche ad uccidere. Nell’incontro organizzato dall’associazione Itaca Onlus e da Ornella Favero, direttore di Ristretti Orizzonti, la rivista scritta dai detenuti del carcere Due Palazzi di Padova, ha partecipato anche Lucia Annibali, l’avvocato pesarese che tre anni fa è stata sfregiata al volto da due uomini su mandato dell’ex fidanzato Luca Varani che oggi sta scontando la sua pena di 20 anni. Una storia raccapricciante quella accaduta a Lucia, di cui in tanti hanno parlato; ma quello che questa giovane donna, minuta ma forte, oggi si sente di fare è lanciare un messaggio ai giovani “perchè conducano una vita da persone illuminate, facendo scelte che portino al bene proprio e degli altri. Essere vittime può sembrare più facile – ha detto dal palco della Cattolica – ma in realtà è molto complesso. Complesso perchè è come se una parte di te fosse morta, come è accaduto a me, i segni sono impressionanti. Nonostante questo ho cercato di riprendermi in mano la mia vita e di reagire, di riprendermi in mano la mia vita, in modo più coraggioso e dignitoso. Confrontarsi con gli autori dei reati è molto difficile – ha proseguito – sia verso i carnefici verso i quali provo grande tristezza perchè hanno sprecato una vita, ma anche verso le vittime perchè sono costrette a portare dentro di sè tutta la sofferenza e le scelte di qualcun’altro”. Inevitabile il riferimento all’intervista che l’ex fidanzato di Lucia Annibali ha rilasciato alla trasmissione Storie Maledette che ha suscitato molto clamore. “Mi sono già espressa – ha detto Annibali – è un altro degli effetti collaterali di essere vittime, una invasione della privacy che ho ritenuto eticamente e moralmente sbagliata”. Nel corso della mattinata hanno raccontato la loro storia agli studenti tre ex detenuti del carcere di Padova: Rachid, Andrea e Bruno, condannati per reati gravissimi, i primi due per omicidio. Oggi sono uomini liberi che hanno trovato nella redazione della rivista Ristretti Orizzonti lo strumento giusto per prendere consapevolezza dei loro reati.
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