Politica

BILANCIO: ARRIVA L’APPROVAZIONE SENZA SCOSSONI. MAGGIORANZA SODDISFATTA, CENTRO DESTRA CONTRARIO E APP ASTENUTA

E’ filata via in modo, tutto sommato, pacata la discussione e l’approvazione del bilancio di previsione, argomento che, solitamente, costringe giunta e consiglieri alle ore piccole; questa volta l’approvazione è arrivata poco prima delle 21. Sì compatto del centrosinistra (18 voti), voto contrario del centro destra ( 8 voti) e astensione dei due consiglieri di Alternativa per Piacenza.

Una manovra da 304 milioni di euro, dove la più parte delle risorse (43 milioni) è destinata al welfare; un bilancio di previsione che la sindaca Tarasconi aveva definito di visione “non guardiamo al consenso – aveva sottolineato – altrimenti certi progetti non sarebbero neppure partiti”; così come gli investimenti e i mutui di lunga durata (vd. riqualificazione del Polisportivo) definiti “debiti buoni” perché finalizzati a portare un servizio ai piacentini.

Critica la minoranza con il consigliere della civica di centro destra Massimo Trespidi che ha definito la manovra improntata all’indebitamento e alla pressione fiscale, oltre a mettere in luce “un problema politico all’interno del PD”, facendo riferimento a quanto accaduto il giorno precedente con l’approvazione dell’ordine del giorno di ApP sul consumo di suolo che ha messo alla prova la tenuta della maggioranza.

Il consigliere della Lega Luca Zandonella ha messo  in evidenza “la mancanza di progetti che riguardano la sicurezza urbana”; la capogruppo di Fratelli d’Italia Sara Soresi ha motivato il voto contrario alla manovra in particolare per “il continuo ricorso agli incarichi esterni mentre, contemporaneamente, si assume nuovo personale; inoltre c’è il nodo delle fideiussioni ancora da sciogliere”.

Il consigliere di ApP Luigi Rabuffi ha motivato l’astensione del gruppo per le previsioni di aumento delle imposte e delle sanzioni collegate alle multe; “si decidono di investire i soldi dei piacentini in opere prive di senso come il parcheggio di Piazza Cittadella o il trasferimento del museo di Storia Naturale”.

A difendere la manovra ci ha pensato il capogruppo del PD Andrea Fossati elogiando “il buon lavoro svolto dall’aula, limitando le presentazioni degli emendamenti senza rinunciare alla qualità nel dibattito” sottolineando come “questa amministrazione abbia dato slancio agli investimenti pensando al futuro della città”.

Discussione dai toni morbidi, si diceva, a parte qualche emendamento più ideologico; come quelli, molto simili, presentati dai consiglieri Zandonella e Soresi relativi alla concessione degli spazi pubblici comunali attraverso la presentazione di una apposita modulistica nella quale “i soggetti richiedenti si devono dichiarare a favore della Costituzione e contro atteggiamenti di espressione fascista, razzista, sessista tipici delle ideologie assolutiste e totalitarie”. Negli emendamenti dei due consiglieri si chiedeva di aggiungere la parola “comunista” dopo “fascista”.

E’ bastata questo a produrre scintille; “mettete sullo stesso piano fascismo e comunismo, ma in Italia non è così – ha detto il capogruppo di Coraggiosa Infantino – essere fascisti significa aderire ad un modello sanguinario”; “il fascismo è stato un regime totalitario nato in Italia, con impatto devastante nella nostra storia” ha fatto eco il collega dem Scafuto; “Ricordiamoci quello che fece Berlinguer per il processo sul compromesso storico” ha dichiarato la collega Albasi.

“Basta celebrare il comunismo in Italia – ha esortato il consigliere della civica di centro destra Trespidi – “il marxismo, nel suo manifesta, prevedeva la lotta violenta; c’è bisogno di aggiungere altro? Il 18 aprile 1948 è stato lo spartiacque: la nostra fortuna è stata che ha vinto la DC”.

“Non si nega la storia che il comunismo abbia prodotto morti nessuno lo mette in dubbio – è la posizione del consigliere di Pc Oltre Spezia – ma è altrettanto innegabile che la Costituzione italiana è stata creata grazie a dialogo tra le forze socialiste, cattoliche, comuniste e liberali. Inserire la parole “fascista”, vorrebbe dire rinnegare la storia”.

“A me basta ridurre il tutto ai minimi termini – ha cercato di sintetizzare il capogruppo di ApP Cugini – il fascismo l’Italia l’ha distrutta, il comunismo invece l’ha fatta rinascere. Ogni volta che tocchiamo questo argomento si riaccende la miccia, segno che l’Italia non ha fatto i conti con la storia, a differenza della Germania”.

redazione

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