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RABUFFI REPLICA ALL’AUSL SUL CASO DELLE LISTE DI ATTESE: “PIU’ COMPORTAMENTI COERENTI E MENO RISPOSTE PICCATE”

Pur non citandolo direttamente si è sentito tirato in causa, per cui ha ripercorso, nel dettaglio, come sono andati i fatti. Il consigliere di Alternativa per Piacenza Luigi Rabuffi replica alla nota dell’Azienda Sanitaria Locale in merito ai tempi delle liste di attese rispetto alla libera professione. L’Ausl ha ribadito, nel comunicato, che “è fuorviante metterle sullo stesso piano poiché seguono due canali distinti”; il consigliere Rabuffi fa alcune precisazioni “per evitare che le circostanze che mi hanno visto “protagonista” siano da imputare (perché così non è) all’ordinarietà/normalità del Servizio Sanitario pubblico.
Un “servizio” essenziale finalizzato a tutelare la salute dei cittadini che, infatti, lo finanziano interamente. Un servizio che purtroppo vede la maggioranza degli operatori sacrificarsi tutti i giorni, fra mille difficoltà e senza particolari riconoscimenti (fatto salvo un modesto stipendio), e, per contro, permettere a un numero residuale di operatori di “implementare” legittimamente lo stipendio grazie all’attività intramuraria (€ 6.643.422,00 versati al personale nel 2024; € 6.222.232,00 versati al personale nel 2023).

Con riferimento al comunicato, la sensazione è che il richiamo alla delibera della Corte dei Conti non sia stato particolarmente gradito, ma non è certo colpa di chi lo richiama se la Corte ha rilevato – a carico dell’AUSL di Piacenza – 6 profili di criticità. Meglio sarebbe, soprattutto per i piacentini, trarne le giuste conseguenze e correre ai ripari.

Per quanto riguarda, strettamente, ciò che mi è accaduto, il caso vuole che il comunicato dell’AUSL arrivi proprio oggi, 23/12/2025, giorno in cui avrei potuto essere operato pagando 150 euro in “intramoenia” anziché aspettare il 15/10/2026 pagando 34 euro.

Non ho certo scelto io alcuna equipe medica con agenda autogestita – specifica Rabuffi -per fortuna nella mia vita non ho mai avuto bisogno di essere operato (a parte una banale appendicite, oltre 40 anni fa) e ciò mi ha di fatto impedito di conoscere/frequentare medici chirurghi.
Per me gli operatori del sistema sanitario nazionale sono tutti bravi. Uno vale l’altro (almeno fino a prova contraria). La differenza la fa, piuttosto, il tempo di attesa.
La prenotazione del mio “piccolo” intervento mi è stata stampata e fornita brevi manu dal medico che mi ha visitato.  Non avendo, il dottore, alcuna colpa, ne ho tranquillamente preso atto.
A fornirmi il numero dell’ufficio a cui mi sono rivolto per la “Libera professione” è stato il Centralino dell’Ausl che ho contattato il giorno 15 dicembre dopo essere rientrato dalla visita chirurgica. Se non lo sa il centralino, chi deve

A propormi la data della possibile operazione è stata la gentilissima persona che mi ha risposto al telefono, la stessa operatrice che mi ha comunicato, su mia esplicita richiesta, l’entità del costo dell’operazione, pari, appunto, a 150 euro.

Chiarito quanto sopra, sicuro di aver fatto – senza chiedere piaceri e/o raccomandazioni – quello che avrebbe fatto qualsiasi altro cittadino nella mia situazione, prendo serenamente atto della nota Ausl di Piacenza e confido davvero che la stessa – come affermato nel comunicato – sia pienamente consapevole del desiderio dei cittadini di ridurre il più possibile i tempi di attesa (e di sofferenza).
Mi aspetto quindi (insieme alla maggioranza dei piacentini e coerentemente con le raccomandazioni della Corte dei Conti) che siano adottati da parte della Regione e della Direzione aziendale comportamenti coerenti ed efficaci.
Non certo risposte “piccate” e fantasiose e neppure complicate arrampicate sugli specchi. Anche perché, come noto, ad arrampicarsi sugli specchi si rischia di cadere e magari farsi del male.

 

redazione

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