DA DOMENICA CHIUDE IL PRONTO SOCCORSO DI CASTEL SAN GIOVANNI

Dalle 20 di domenica 22 novembre chiuderà il Pronto Soccorso dell’ospedale di Castel San Giovanni. La misura è stata assunta per mantenere il presidio Covid free. Il personale del Pronto soccorso di Castel San Giovanni andrà a rinforzare l’attività sanitaria del Pronto soccorso di Piacenza, dove stanno convergendo i pazienti con sintomi riferibili a sospetto covid da tutta la provincia.

Nell’ospedale di Castel San Giovanni rimangono invariate tutte le altre attività di degenza, ambulatoriali, di laboratorio e di diagnostica radiologica. Inoltre, dalla settimana scorsa sono state concentrate nel presidio della Val Tidone anche gli interventi chirurgici programmati di Chirurgia generale e vascolare, Urologia e Ginecologia di tutto l’ambito provinciale, con lo spostamento delle equipe dedicate.

Per le urgenza è possibile rivolgersi al pronto soccorso di Piacenza e al 118.

Di notte e nei festivi, l’attività del medico di famiglia e del pediatra prosegue attraverso il Servizio di Continuità assistenziale (ex Guardia medica). In Val Tidone sono presenti due sedi: una a Pianello e una a San Nicolò (Comune di Rottofreno). Il servizio di Continuità assistenziale è garantito dalle ore 20 alle 8 dei giorni feriali e dalle ore 8 del sabato, o altro giorno prefestivo, fino alle 8 del lunedì , o del giorno feriale successivo. Per accedere occorre contattare il numero del centralino unico 0523/343000.

 

MERCATI RIONALI CHIUSI: PROTESTANO I COMMERCIANTI DI VIA ALBERICI

Hanno accumulato scorte per una settimana pensando di aprire regolarmente al pubblico come ogni lunedì. Non è stato così per gli operatori del mercato rionale coperto di via Alberici che stamattina sono stati costretti a chiudere i loro esercizi commerciali in attuazione dell’ordinanza emanata dalla Regione Emilia Romagna sabato 21 marzo, mirata a rafforzare le misure di prevenzione e contenimento della diffusione del virus Covid-19, fino al 3 aprile. E’ consentita la possibilità di effettuare la consegna a domicilio dei prodotti alimentari.

“Non ce lo aspettavamo – ci ha riferito una negoziante – se l’avessimo saputo solo qualche giorno prima avremmo evitato di fare scorte per la settimana, ora siamo costretti a chiudere”.

“Cosa abbiamo noi di diverso rispetto agli altri operatori commerciali? siamo negozianti di serie B? – protesta un altro esercente di via Alberici – non vendiamo forse anche noi beni di prima necessità? Siamo un punto di riferimento per gli abitanti della zona e per i più anziani, che ora saranno costretti a recarsi all’ipermercato o a farsi portare la spesa dai parenti”

 

 

EMILIA ROMAGNA: SCUOLE CHIUSE ANCHE LA PROSSIMA SETTIMANA

Confermata la chiusura dei nidi, dell’attività scolastica e delle Università anche la prossima settimana nelle tre Regioni più colpite: Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Questo sulla base del parere del Comitato Tecnico Scientifico nazionale, reso noto durante la videoconferenza con il presidente del Consiglio, tuttora in corso.

Il Comitato Tecnico Scientifico e il Governo ritengono inoltre di dover aggiornare settimanalmente tale previsione sulla base dell’andamento della situazione epidemiologica.

Fermi restando i divieti per tutte le attività che determinano significativi assembramenti di persone, si sta valutando la possibilità per le attività culturali e di spettacolo di un accesso limitato e disciplinato, tale da salvaguardare le condizioni di sicurezza sanitaria delle persone.

Il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e la Giunta si erano prefissi di rimettersi prima alle valutazioni del Comitato Tecnico Scientifico – che oltre all’Istituto superiore di sanità è stato potenziato con l’interessamento dei presidenti delle Società scientifiche competenti per materia sul Coronavirus -, così come di attendere l’indicazione del Governo che garantisse una omogeneità degli interventi. Si ritiene però di dover già ora dare questa prima comunicazione per dare modo alle famiglie di potersi organizzare in vista dei prossimi giorni.

Al termine dell’incontro con il Governo, si riunirà l’Unità di crisi regionale per definire tutti gli aspetti del provvedimento del Governo e di quelli eventualmente da adottare in sede locale.

SABATO SCUOLE CHIUSE A PIACENZA. IL SINDACO “PROVVEDIMENTO A SCOPO PRECAUZIONALE”

Con l’emanazione dell’ordinanza comunale, si conferma la chiusura, in via preventiva e cautelare, delle scuole di ogni ordine e grado per la giornata di sabato 22 febbraio, nonché, per l’intero fine settimana, la sospensione di tutte le manifestazioni sportive e degli eventi pubblici per i festeggiamenti del Carnevale.

Il sindaco Patrizia Barbieri ribadisce che “non ci sono situazioni di emergenza in corso. Semplicemente, a scopo precauzionale e preventivo, abbiamo deciso di adottare alcune misure cautelari, anche in virtù dell’ordinanza ministeriale in vigore in un territorio a noi limitrofo qual è quello lodigiano. Nella tarda mattinata di domani ci sarà una nuova riunione in Prefettura, al termine della quale verificheremo la situazione”.

“Vorrei rinnovare l’invito a tutti i cittadini – sottolinea il sindaco – a fare affidamento unicamente sulle fonti ufficiali e istituzionali, per evitare il diffondersi di notizie allarmistiche e infondate che possono unicamente generare panico e confusione. Anche sul sito Internet comunale abbiamo riportato con evidenza i link alle pagine web del Ministero della Salute, dell’Azienda Usl e della Regione Emilia Romagna, nonché il numero telefonico attivato dall’Ausl per informazioni. L’evolversi della situazione è costantemente monitorata, ma è fondamentale seguire le indicazioni mediche e, in caso di dubbio, evitare di recarsi al Pronto Soccorso ma contattare il proprio medico di famiglia o, in caso di impossibilità, il 118”.

CHIUSO SPAZIO 4: “E A NOI CHI CI PENSA?”

E a noi chi ci pensa? Ruota intorno a questi pensieri, frammenti di frasi lasciati su un cartellone la vicenda di spazio 4 che ha chiuso i battenti. Da oggi fino al primo marzo, sempre che fra 3 mesi qualcuno si sia aggiudicato un bando per la gestione, bando che oggi non è ancora pubblico. E’ proprio questa incertezza che rende ancora più indeterminato il futuro di questo spazio, fortemente voluto dalla precedente amministrazione, nel cuore del quartiere della Farnesiana.

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CHIUSO IL NIDO OASI DI BORGOTREBBIA PER PROBLEMI STRUTTURALI

“Una qualità bassissima del calcestruzzo”. È il risultato delle analisi di laboratorio sulle condizioni statiche dell’asilo nido Oasi di Borgotrebbia,  commissionate con determina dirigenziale a una società specializzata il 23 giugno scorso. Le analisi di laboratorio sul calcestruzzo utilizzato per le murature della parte seminterrata e delle fondazioni hanno evidenziato appunto “una qualità bassissima del calcestruzzo”, per cui il sindaco Barbieri ha disposto immediatamente la chiusura della struttura con provvedimento in corso di notifica.
Immediatamente si è costruito un gruppo di lavoro cui hanno preso parte gli assessori Erika Opizzi, Paolo Garetti, Federica Sgorbati, il segretario generale Vincenzo Filippini e i dirigenti comunali Manuela Moreni, Anna Bolzoni e Taziano Giannessi, che hanno analizzato nel dettaglio i risultati delle analisi pervenute. A fronte di questi risultati riguardanti la modellazione della risposta statica dell’edificio, ha confermato l’inadeguatezza dello stesso anche per i soli carichi verticali. Il sindaco ha disposto che venissero avvisati immediatamente gli operatori perché gli stessi comunicassero la situazione alle famiglie e proponendo da subito una soluzione alternativa sino al termine delle attività. Già da domani mattina vi è infatti la possibilità per i bambini di proseguire con le loro educatrici le attività presso l’asilo nido della Besurica. E’ stata immediatamente contattata anche la cooperativa che garantirà il servizio mensa: “Spiace – sottolinea il sindaco – che nel momento in cui avevo dato disposizione agli uffici di provvedere all’installazione di nuovi giochi per i bambini, si sia invece appreso che vi erano concreti rischi sulla struttura che li ospitava”. Poiché il problema si ripercuote inevitabilmente sul prossimo anno scolastico, il sindaco unitamente agli assessori competenti, incontrerà i genitori per valutare soluzioni alternative.

PONTE SUL TREBBIA CHIUSO: PRIMO INCIDENTE, PRIME CODE

Primo giorno di chiusura al traffico del ponte sul Trebbia per i lavori di consolidamento che dureranno 105 giorni. Il ponte di San Nicolò sarà chiuso fino alla metà di settembre, a causa dei lavori di consolidamento più volte rinviati negli anni passati, e affidati alla associazione temporanea d’impresa (Ati) che si è aggiudicata l’opera (Tmg di Sondrio e Cdf di Podenzano). Un intervento non più rimandabile, hanno specificato più volte i tecnici della Provincia, reso indispensabile dalla condizione in cui versa attualmente la struttura. Da questa mattina quindi passaggio obbligato sul ponte Paladini su cui si riverserà, in questi mesi, gran parte del traffico diretto verso la città. A rendere ancora più difficoltoso questo primo giorno di chiusura ci si è messo un incidente avvenuto proprio nei pressi della rotonda di imbocco sul ponte vicino a San Nicolò. L’incidente ha creato lunghe code fin dall’abitato di San Nicolò che hanno reso ancora più difficoltoso il transito sull’arteria stradale.

PONTE TREBBIA: LAVORI NON PIU’ RINVIABILI. VENEZIANI PROPONE UNA CABINA DI REGIA

Più di 30 mila veicoli al giorno su un ponte di quasi 200 anni in condizioni particolarmente ammalorate. L’intervento di consolidamento della struttura non è ulteriormente rinviabile. L’amministrazione provinciale ha presentato nel dettaglio i lavori di adeguamento a partire dal consolidamento delle pile, spalle e volte, rimozione dei parapetti esistenti e installazione di nuove barriere, collocazione di una nuova dorsale acquedottistica, la posa di una nuova linea elettrica e fibre ottiche, realizzazione di una pista ciclabile protetta. Un intervento dell’importo di 3.500.000 euro di cui 1.844.000 dalla Regione Emilia Romagna, 1.255.000 da Anas e 400.000 dalla Provincia. Nulla da dire sulla necessità dell’intervento, ma il sindaco di Rottofreno Raffaele Veneziani ha espresso il suo “disappunto per aver appreso la notizia senza consultazione”. Proprio da lui arriva una proposta: la creazione di una cabina di regia composta da Provincia, comuni coinvolti, Prefettura e minoranze consiliari con l’obiettivo di coordinamento e sintesi di tutti i lavori tematici. Accanto a quest’organo ha proposto altri due tavoli: uno tecnico, per uno studio di fattibilità su una proposta alternativa come un ponte bailey o un guado, e uno politico per un confronto tra comuni, associazioni, categorie economiche e stakeholders per un eventuale finanziamento. Il tempo contrattuale complessivo è stato stimato in 270 giorni, 115 quelli di chiusura riducibili a 105 in sede di gara d’appalto. Durante il periodo di chiusura al transito è previsto che le lavorazioni si svolgano su più turni (diurno, notturno e festivo). In caso di mancato rispetto delle tempistiche contrattuali per ogni giorno verranno applicate le panali di circa 2.700 euro al giorno rispetto al tempo complessivo e 5.400 euro al giorno rispetto al tempo di chiusura. Il percorso alternativo resta, al momento, l’utilizzo del ponte Paladini.

CONTRO LA CHIUSURA DEGLI UFFICI POSTALI SCATTA LA PROPOSTA DEI SINDACI

La proposta verrà formalizzata a breve e necessità di risposte più che tempestive. Nel corso del vertice nella sede centrale delle Poste, i sindaci hanno fatto quadrato contro la chiusura degli 8 uffici postali periferici: Santimento, Biana, Settima, San Giuliano, Godi, Rezzano, Vicobarone e San Nazzaro. Ma contro la chiusura nulla si può fare perchè Poste Italiane ha deciso di ridimensionare gli uffici periferici, in Emilia Romagna sono 53 gli uffici destinati a chiudere. “Abbiamo registrato l’indisponibilità delle Poste a trattare – ha detto il sindaco di Rottofreno Raffaele Veneziani, anche coordinatore provinciale di Anci – e quindi ci siamo chiesti come fare per garantire, in modo seppur essenziale, il servizio. Abbiamo chiesto di ridurre da 27 a 8 i giorni al mese di apertura degli uffici decentrati”. In sostanza si tratta di un giorno a settimana di apertura, ad eccezione dell’ufficio di San Nazzaro che resta aperto 6 giorni. “In questo modo – spiega Venaziani – verrebbe garantita l’azione sociale degli uffici postali, indispensabili soprattutto per gli anziani nel ritiro della pensione. Se Poste Italiane accetterà, per noi non sarebbe comunque una vittoria, ma almeno la soluzione meno penalizzante”. La proposta verrà inviata dal coordinatore provinciale Anci, Veneziani, a Poste e Agcom. La risposta dovrà arrivare giocoforza in tempi brevi, perchè la chiusura degli uffici è prevista per il 7 settembre. La decisione di Poste di ridurre su scala nazionale gli uffici decentrati non è riconducibile al pagamento degli affitti, bensì ad una ricollocazione più redditizia del personale.

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