“NON CHIAMAMO AMORE CIO’ CHE E’ OSSESSIONE. NON CHIAMIAMO GIGANTE BUONO UN ASSASSINO”

Si chiama Il Gigante Buono il podcast di Letizia Bravi che ripercorre il femminicidio di Elisa Pomarelli, uccisa nell’agosto del 2019 da Massimo Sebastiani. “Elisa potrebbe essere mia sorella, Elisa potrei essere io. Racconto questa storia perché Elisa non venga dimenticata e, allo stesso tempo, per sensibilizzare, perché tutto questo non accada più” ci detto Letizia che ha riflettuto sul tema della violenza di genere in un talk reading al teatro Gioia.

“IL GIGANTE BUONO E LE ALTRE BUGIE CHE CI RACCONTIAMO”, IL PODCAST DEDICATO A ELISA POMARELLI

Un podcast e un talk dedicati a Elisa Pomarelli, la giovane piacentina vittima di femminicidio per mano di Massimo Sebastiani. L’attrice Letizia Bravi è partita prima di tutto da un’esigenza personale perché “quello che è accaduto a Elisa sarebbe potuto accadere a me. Elisa è una di noi”. Ma anche dall’esigenza di dare giustizia a questa ragazza e alla sua famiglia, dal senso di non detto che questa storia si è trascinata fin dall’inizio.

Il podcast si intitola Il gigante buono e le altre bugie che ci raccontiamo un viaggio alla scoperta dei fatti di cronaca, dei protagonisti e delle dinamiche che hanno condotto alla morte di Elisa. Roger Podcast e Letizia Bravi hanno organizzato anche un evento live, un talk intervallato da momenti di lettura di brevi estratti del podcast. L’appuntamento è giovedì 23 giugno alle 18.30 al teatro Gioia, nello stesso giorno in cui Elisa avrebbe compiuto gli anni.

Un incontro aperto a tutti e gratuito per presentare il podcast e riflettere insieme sulla tematica cruciale della violenza di genere, insieme ad alcune voci protagoniste del progetto, da Letizia Bravi che l’ha curato a Debora Pomarelli, insieme ad attiviste ed esperte del tema. “Per chiamare ossessione quello che altri hanno chiamato amore. Per chiamare violenza di genere quello che altri hanno chiamato amore. Per chiamare assassino quello che altri hanno chiamato gigante buono”.

 

 

DON CESENA: “ELISA, LA PICCOLA STELLA OGGI HA UN CIELO”

La bara bianca avvolta da un cuscino di rose rosa è entrata nella chiesetta di Borgotrebbia sulle note di piccola stella senza cielo, la canzone che Elisa amava e che ha accompagnato ogni momento importante della sua giovane vita.

La  famiglia l’ha voluta anche per il giorno dell’ultimo saluto, arrivato un esattamente un anno dopo la sua morte atroce e assurda per mano di Massimo Sebastiani che oggi si trova nel carcere delle Novate.

Tantissime le persone riamaste all’esterno; le norme anti assembramento hanno permesso ad un numero limitato l’accesso in chiesa. Occhi lucidi, sofferenza e sgomento, bocche increspate dalle lacrime nascoste dietro le mascherine.

“Da questo fatto di ingiustizia – ha detto don Pietro Cesena durante l’omelia – ci rendiamo conto che esiste un bene enorme che ci fa andare avanti, oltre la sofferenza atroce di questo momento. Oggi quella stella ha un cielo, è nel cielo e illumina la nostra vita”.

DEBORA: “COME SI PUO’ INTUIRE UN PERICOLO COSI’ GRANDE? ELISA, MI SENTO IN COLPA PER NON AVERTI PROTETTA”

“Elisa, la verità è che lui non è mai stato violento con le parole, ma lo è stato con i comportamenti e i piccoli gesti. Non volevi che tu uscissi con altre persone perché voleva tenerti tutta per sè. Era geloso, ma chi non ha mai avuto a che fare con una persona gelosa? Come si può intuire un pericolo così grande? Mi sento in colpa per non averti protetto”. Con queste parole ha concluso la lettera Debora Pomarelli, la sorella di Elisa uccisa lo scorso agosto da Massimo Sebastiani. Una lettera commovente scritta con il cuore, come se lì davanti ci fossero ancora il sorriso e gli occhi di Elisa. Debora ha partecipato, insieme ai genitori, al convegno “Insieme per prevenire e contrastare le condotte violente” organizzato dal tavolo provinciale di confronto contro la violenza alle donne. E’ stato un momento di confronto per raccogliere richieste e proposte da sottoporre al Governo per individuare azioni mirate di contrasto al fenomeno della violenza di genere.

“Massimo è entrato nella nostra vita circa tre anni fa, mentre vivevi un momento di crisi, uno di quei momenti in cui scopri che tutto ciò che ti ha sempre reso felice ora non ti soddisfa più. In quel periodo così difficile, Massimo ti è stato vicino e ti ha permesso di scoprire una nuova passione: l’agricoltura. Mi ricordo i tuoi occhi colmi d’orgoglio quando ci raccontavi ciò che avevi imparato insieme a Massimo. Lui si diceva innamorato ma tu, con sincerità, gli hai sempre detto che non avrebbe potuto sperare in nulla di una profonda amicizia. Sarò coraggiosa, vivrò il tempo che a te non è stato concesso”.

RITROVATO IL CORPO DI ELISA POMARELLI

L’epilogo è quello che nessuno avrebbe voluto leggere ma che tanti pensavano fin dall’inizio. Il più atroce, il più ingiusto, il più doloroso. La morte di una giovane donna per mano di un uomo di cui lei si fidava, che considerava un amico.
E mentre ancora si cercava flebilmente di nutrire quella fiammella di speranza di trovare Elisa ancora viva, il suo corpo era già sepolto sotto terra, in una zona impervia, difficile da raggiungere e da identificare.
Massimo Sebastiani a questo ci ha pensato; dopo aver commesso un delitto atroce anziché costituirsi ha occultato il corpo di Elisa ed è fuggito. Una fuga durata tredici giorni nei luoghi che conosceva palmo a palmo.
Era nascosto mentre Elisa da tredici giorni aveva smesso di vivere. Gli investigatori sostengono che sia stata uccisa poco dopo il pranzo del 25 agosto, quello in cui tutto sembrava ancora normale. O forse di normale non c’è mai stato nulla.
Saranno gli investigatori a stabilire come Elisa è morta, a ricostruire i fatti, a ricomporre i pezzi di quella tragica domenica di fine agosto.
La realtà nuda e cruda è che una ragazza è stata strappata alla vita, all’amore della sua famiglia, di un madre e un padre a cui oggi hanno tolto un pezzo cuore e che nonostante tutto devono sopravvivere.
È il momento del rispetto, quello vero, fatto di calore silenzioso e di preghiera.

“I SEGNALI CI SONO, MA NON VENGONO LETTI NEL MODO CORRETTO”

E’ possibile che Massimo Sebastiani non abbia mai dato alcun segnale del suo profilo “disturbato” come lo ha definito la criminologa Roberta Bruzzone? Abbiamo raccolto l’opinione della psicoterapeuta Alberta Anaclerio, esperta in relazioni interpersonali “I segnali ci sono – ha confermato – ma non vengono letti nel modo corretto”. 

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