“IN APP SONO VENUTE MENO LEALTA’, RISPETTO E DIGNITA’ “

Pari dignità, rispetto reciproco e lealtà: sono le basi di Alternativa per Piacenza che i tre fondatori hanno dato al movimento ormai 15 mesi fa. Requisiti che oggi sarebbero venuti meno e che hanno portato alla decisione di staccarsi dal gruppo. Certo il progetto di creare un grande laboratorio di centro sinistra fino ad arrivare alle elezioni comunali con un unico candidato era davvero ambizioso, ma allora le premesse e il tempo c’erano tutti, oggi certamente meno e l’idea di andare uniti è per lo più un miraggio.

Stefano Cugini, Luigi Rabuffi e Sergio Dagnino si sono presentati alla stampa accompagnati da altri membri del gruppo, per spiegare le motivazioni che hanno impedito loro di proseguire il cammino con la serenità che oggi non c’è più. Domani sera la plenaria che decreterà ufficialmente lo strappo consumato.

E’ NATA ALTERNATIVA PER PIACENZA

Si chiama Alternativa per Piacenza, un contenitore ampio e trasversale alla forze di centro sinistra che sta costruendo, appunto, l’alternativa per il banco di prova delle elezioni comunali del 2022. Da gennaio, ogni martedì, si sono incontrati per mettere nero su bianco idee, progetti e una visione futura della città. Non una reunion in vista delle campagna elettorale, ma un gruppo compatto con un obiettivo comune.  Oggi la fase del cantiere è finita, ora tocca al gruppo. Il capogruppo del PD Stefano Cugini è stato uno dei primi a crederci fino in fondo.

CUGINI E L’ULTIMA CHIAMATA AL PD. “CI RESTA LA PROVOCAZIONE”

Se non è una sferzata poco ci manca anche se, a dire la verità, da lui ci siamo abituati. Stefano Cugini, capogruppo in consiglio comunale del PD, torna a riflettere suo suo partito a cui tiene talmente tanto che cerca di dare uno scrollone per farlo riemergere dalla condizione di profondo stallo, per dirla edulcorata, in cui versa da tempo. Dall’assemblea romana dalla scorsa settimana poco o nulla è cambiato, anzi, forse peggiorato. E allora quello che resta è la provocazione, scrive Cugini, rivolgendosi alla “masnada di illuminati strateghi”, affidando ad un post alcune riflessioni. Partendo dalle dimissioni in blocco della direzione incapace, evidentemente nell’ultimo periodo, di calarsi nel ruolo; un percorso di contatto vero e autentico nei circoli unico luogo dove si percepiscono i bisogni; mozioni congressuali elaborate dal basso perché più si sale meno più si perde il contatto con la realtà; primarie sui contenuti e non per individuare una leadership, cosa che dovrà avvenire solo in un secondo momento.
Un sistema snello, lo definisce l’esponente piacentino, credibile, cosa che manca oggi, scrive autocriticamente.
Sarà utopia, si domanda? Forse. A noi suona più come l’ultima chiamata.

CUGINI: IN BILICO NEL PD TRA SMARRIMENTO E PASSIONE PER LA POLITICA

Stefano Cugini, ex assessore comunale della giunta Dosi, da un anno capogruppo in consiglio comunale del Partito Democratico ha la passione per la politica, altrmenti, par di capire, forse avrebbe già lasciato. Un partito che a livello locale, nonostante tutto, da l’idea di uscire in modo unitario, ma che, al contario, a livello nazionale naviga nel più totale smarrimento.

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CUGINI-PD: SIAMO AI FERRI CORTI?

Se non è insoddisfazione poco ci manca, o almeno questa è la sensazione leggendo alcuni post. Stefano Cugini, oggi capogruppo in consiglio comunale del Partito Democratico, ex assessore della giunta Dosi, non ha mai lesinato critiche verso il partito, ma oggi, almeno all’apparenza, sembra abbiano un sapore diverso. Molto più amaro.

Nei giorni delle febbrili consultazioni tra Movimento 5 Stelle e PD per il naufragato tentativo di trovare un punto di accordo in vista di un futuro Governo, Cugini aveva affidato al suo profilo Facebook alcuni riflessioni: “Serve una #consultazione con la base! Altrimenti la pillola per me sarebbe troppo indigesta. Oltre a questo, se é vero come il sorgere del sole che ci vuole un “nuovo” PD, di certo per ragionare insieme sarebbe necessario un altrettanto nuovo #M5S, che non mi sembra di scorgere all’orizzonte (se non in qualche sparuto caso)”.

Nuovo Pd, pillola indigesta, consultazioni. L’animo non è quello di un militante fiducioso che si mette nella mani del partito e attende. Anzi. Quello che si percepisce è un senso di vuoto, di mancanza, forse anche di aspettativa?

“Io come la penso già l’ho detto e per me le distanze sono inconciliabili (il riferimento è sempre all’ipotetico dialogo PD M5S ndr) Ma come la vedo io é relativissimo. Il punto però é che, presi uno a uno, sono altrettanto relativi i pensieri di tutti i dirigenti, notabili, caminettari e opinionisti alla bisogna. Pure quello del Segretario nazionale vale uno, se non si ha una linea. E allora, santo cielo, é così difficile per il #PartitoDemocratico chiedere formalmente il parere dei suoi iscritti? Che paura può mai esserci a consultare la propria base?”

Ad oggi la finestra di dialogo tra PD M5S sembra ormai chiusa, così come Renzi ha esplicitato durante l’intervista a Che Tempo che Fa, nonostante la linea dell’attuale segretario Martina avesse aperto, quantomeno, al confronto.  Ma fino a che punto questa situazione avrà conseguenze sulla tenuta del partito e non si rischi una nuova emorragia di voti? E le conseguenze a livello locale? Cugini in questa fase non commenta, almeno ufficialmente. Ma  ciò che affida ai social lascia poco spazio all’immaginazione. C’è all’orizzonte un abbandono del partito oltre che parecchio malessere?

 

CUGINI: CHE FINE HA FATTO IL CENTRO SINISTRA?

E’ un esame lucido ed obiettivo quello che, a ferita ancora aperta, fa il capogruppo del Pd Stefano Cugini. Il risultato del centro sinistra impone una riflessione, i cui segnali per altro arrivano da lontano, e che forse necessitava di essere presa maggiormente in considerazione.

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LINEE PROGRAMMATICHE, CUGINI: “SE QUESTO E’ IL FUTURO, NON SIAMO MESSI BENE”

Da una parte c’è l’intenzione di attenersi alla contingenza, nessuna grande promessa non realmente fattibile; dall’altra si leva la voce dell’opposizione che invoca “se questo è il futuro non siamo messi bene”. E’ il gioco della parti, la politica lo insegna. Di mezzo però ci sono i prossimi 5 anni di sviluppo di Piacenza e dei piacentini. Queste le critiche avanzate dal capogruppo in consiglio comunale del PD, Stefano Cugini. 

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CUGINI: “IL PD DEVE TORNARE DELLA GENTE” 

E’ stata una disamina del voto comunale lucida e precisa quella dell’assessore uscente al Welfare Stefano Cugini oggi consigliere comunale del PD, il più eletto in assoluto tra i candidati consiglieri, con 417 preferenze. “Bisogna prendere atto del voto dei cittadini, la sinistra deve ricominciare e da qui ripartire”. Non è stato solo il vento di destra che sta soffiando a livello nazionale a sancire il risultato piacentino, secondo Cugini è necessario e doveroso fare un serio esame di coscienza e capire cosa non è funzionato. “Il PD è troppo concentrato a guardarsi l’ombelico mentre la gente sta fuori con i suoi bisogni e le sue necessità. Se il PD torna della gente ha finito io suo scopo”. La puntata intera alla pagina Facebook DiProfiloweb e Zerocinque23.

“FARE L’ASSESSORE E’ STATO STRAORDINARIO” STEFANO CUGINI SI RACCONTA A DI PROFILO

Bilancio dell’esperienza amministrativa, gestione di questioni delicate come i profughi e i minori stranieri non accompagnati ma anche la volontà di proseguire l’esperienza da amministratore pubblico. E’ Stefano Cugini, assessore al Nuovo Welfare del comune di Piacenza, l’ospite della nuova puntata di Di Profilo. Una chiacchierata di mezz’ora nella quale l’assessore non esclude la possibilità di mettersi in gioco per la città anche nel ruolo di candidato sindaco e ripercorre i temi più caldi del suo assessorato, a partire dalla gestione richiedenti asilo e minori stranieri non accompagnati.

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MINORI STRANIERI: E’ LA LEGGE CHE NON FUNZIONA?

Il coperchio è esploso e gli effetti sono stati deflagranti. Per la verità la questione dei minori stranieri non accompagnati era ben nota, anche noi ne avevamo parlato già nel novembre del 2014, praticamente quasi due anni fa. Gli articoli comparsi sulla stampa sono innumerevoli. Eppure una soluzione ancora non si è trovata; perché una situazione al collasso come quella che si è creata in queste settimane è la diretta conseguenza dell’applicazione della legge. Evidentemente c’è qualcosa che non funziona nelle legge stessa? Il viaggio a Milano al consolato albanese, il ritorno senza nulla di fatto con i ragazzi di nuovo da sistemare nonostante abbiano i genitori, mette in luce un corto circuito a cui occorre porre riparo.

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