EX ENEL: IL MERCATO GOVERNA ARCHEOLOGIA E URBANISTICA?

La rivolta contro il palazzo sale e, forse, arriverà anche in Comune. Dopo la petizione presentata da associazioni ambientaliste, culturali e liberi cittadini, contro la struttura che sorgerà al posto dell’ex Enel, in rete e sui social l’asticella compaiono nuovi post condivisi da un numero di cittadini sempre maggiore. Vittorio Melandri, occhio attento della realtà locale da molteplici punti di vista, sul profilo Facebook ha pubblicato un post intitolato A Piacenza una “scoria nucleare” grossa come una casa. Partendo dal fatto che in Italia le scorie nucleari sono difficili da smaltire, Melandri scrive che “a Piacenza è in bella vista una “scoria nucleare” grande come una casa, che invece di essere smaltita, tutte le cosiddette “autorità” investite del caso, hanno deciso di lasciare proprio dove da più di trent’anni è sempre stata”. Dopo un lungo excursus storico ripercorrendo le tappe più significative dalla costruzione di Palazzo Enel, Melandri arriva all’oggi “a bruttura abbattuta, e a cantiere aperto dall’ultima proprietà, “Società Immobiliare Campo della Fiera” per edificare quello che l’artista William Xerra ha definito un nuovo “insulto a Palazzo Farnese”. A cantiere aperto, e molto celere a quanto pare, un gruppo di associazioni e cittadini, anche se “armati” di speranze fragili, hanno deciso di provare ad opporsi al dispiegarsi ultimo di questo “insulto” a Palazzo Farnese e al bene comune di una intera città, ed hanno articolato una serie di domande che attendono risposte sollecite, esaurienti, documentate, trasparenti che hanno posto ai soggetti coinvolti: Comune, Soprintendenza ed ENEL.  A fronte del mitico “mercato” che sembra sia l’unico governatore di archeologia e urbanistica, associazioni e cittadini, intendono provare a battersi per le proposte che hanno avanzato, confidando in un sussulto di dignità, in un saggio ripensamento dei propri amministratori”. Ci riusciranno?

ex enel cantiere dall'alto

PALAZZO EX ENEL, “PRONTI ALLA PROTESTA SOTTO AL COMUNE”

L’intenzione è quella di bloccare il cantiere, nonostante proceda a ritmo serrato, pensando, perchè no, ad una manifestazione di protesta pacifica, magari proprio sotto palazzo Mercanti. Stiamo parlando di ciò che sorgerà sulle ceneri di palazzo ex Enel di viale Risorgimento, ovvero un palazzo dove troveranno spazio residenziale, uffici e una palestra per gli studenti del liceo gioia, ribattezzata, da insegnanti e studenti, “palestrina” per la esigue misure di 15 metri per 15. Intorno al cantiere le voci di dissenso non sono mai mancate; comitati, associazioni, gruppi di ricerca, anche cittadini hanno aspramente criticato l’intervento approvato dall’amministrazione, denunciando soprattutto la parzialità nelle procedure di approvazione della variante e del rilascio dell’autorizzazione archeologica, l’insufficiente trasparenza nelle modalità di alienazione dell’immobile e il mancato coinvolgimento della cittadinanza. Tutti gli step della vicenda del tormentato cantiere, dal cambio di destinazione d’uso, alla lievitazione del valore economico ad oggi quasi 10 milioni di euro, dal rischio di abbandono dei reperti archeologici sotto il solettone di cemento, all’impatto ambientale che la nuova struttura avrà su palazzo Farnese, alla preoccupazione per le scelte urbanistiche, sono stati raccolti in una petizione accompagnata da oltre 280 firme che si vanno ad aggiungere alle oltre 400 raccolte on line. “Abbiamo inviato il documento a tutti gli enti competenti, dal Comune di Piacenza alla Soprintendenza, per avere le risposte che non abbiamo ricevuto. Sappiamo che i tempi sono molto stretti – conferma l’architetto Stefano Benedetti – stiamo pensando anche ad una manifestazione pubblica sotto il Comune perchè sappiamo che tanti cittadini sono contrari a questo progetto”. Una conferenza stampa che ha preso le sembianze di un incontro pubblico dove in molti hanno preso la parola preoccupati per l’impatto che l’opera avrà sul palazzo Farnese, chiedendo che l’area resti libera, così come testimoniano i documenti del 1862; e ancora l’attenzione ai reperti di indubbio valore storico come testimoniano le dichiarazioni dei sovrintendenti Calvani nel 1981 e Minoia nel 2014. Il filo del ragionamento che sottende tutto il documento è molto semplice: quali sono i bisogni dei cittadini in quella parte di città? Servizi per le scuole vicine che hanno un disperato bisogno di spazi per l’attività sportiva, certamente. Nuovi alloggi, con un sfitto che a piacenza oscilla tra 7 e 8 mila unità? Uffiici, spazi commerciali? La risposta vien da sé. Insomma l’impressione è che questa volta si voglia arrivare in fondo a chiarire questioni che, da mesi, sono state poste sul tavolo a cui nessuno ha mai risposto. “Insieme alle criticità – spiega Manrico Bissi dell’associazione Archistorica – facciamo alcune proposte, ad esempio la permuta che possa offrire alla proprietà un’altra zona dove costruire. Nel nostro documento/petizione – conclude – chiediamo una progettazione più ampia e partecipata”.

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QUIRICO: “IL CALIFFATO E’ L’UNICO MALE DEL MONDO”

L’unico vero male del mondo è il progetto del Califfato, molto più del debito greco e della percentuale del Pil. Parole di Domenico Quirico, l’inviato de La Stampa che ha conosciuto direttamente il fondamentalismo islamico perchè per 150 giorni è stato nella mani dei jihadisti in Siria. Era il 2013, dopo questa esperienza in cui è entrato in contatto con il male vero e proprio ha scritto un libro “ll grande Califfato”. Un contatto diretto, giorno dopo giorno che ha portato il giornalista ad avere idee più chiare rispetto al fenomeno Isis, l’autoproclamato stato islamico che sta conquistando velocemente sempre più territori a ridosso dell’Occidente. Ad ascoltarlo a palazzo Gotico c’era anche il piacentino Daniele Vallisa, per 4 mesi ostaggio in Libia. Esperienza terribile che tuttavia non porta Quirico a parlare di paura: “la cosa che colpisce più di tutti chi ha incontrato un  jihadista è l’ossessione di realizzare il sogno del Califfato” ha spiegato. Rientrato in Italia Quirico si rese conto della pericolosità del nuovo Califfato e lo denunciò pubblicamente, ma il suo grido d’allarme è stato inascoltato “sottovalutato – conferma Quirico – perchè scambiato per una prosecuzione di al Qaeda, ma non era così”. 

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CARCERE NOVATE: LA SFIDA E’ MOTIVARE I DETENUTI, “SOSTA FORZATA” E’ UN ESEMPIO

Il vero problema all’interno del carcere delle Novate non è più il sovraffollamento ma tenere occupati i detenuti, occupargli la giornata, dargli una motivazione. Un problema, per certi aspetti più difficile da risolvere, ora che il penitenziario piacentino si è dotato di un nuovo padiglione che può ospitare fino a 200 detenuti. Si chiamano celle aperte dove i detenuti sono liberi nei corridoi della propria sezione. Un’opportunità? Certo, a patto che sia ben sfruttata attraverso percorsi strutturati, più che semplici corsi di intrattenimento condotti da volontari, che possono andare dall’apprendere un mestiere fino alla scrittura, nella direzione di rielaborare l’esperienza della detenzione.

Arrivare alla consapevolezza di aver commesso un reato per il quale si stanno scontando anni di galera, per un detenuto, non è affatto scontato. E’ un punto d’arrivo al quale non tutti e non sempre si arriva, spesso con difficoltà. Il pentimento, ad esempio, è un percorso lungo, tortuoso. Il detenuto, la maggior parte della volte, pensa di essere dietro le sbarre ingiustamente, l’obiettivo è contare i giorni che mancano all’uscita premio o all’udienza per gli arresti domiciliari.

Il giornale Sosta Forzata, fin dalla sua prima uscita, è un laboratorio di scrittura, una possibilità per i detenuti di raccontare la loro esperienza e di assumersene la responsabilità. Su Sosta Forzata non si leggono notizie, ma vite intere, gioie, dolori, sofferenze ma anche speranze e obiettivi. Ad oggi Sosta Forzata rischia fortemente di essere sospeso nella pubblicazione.

Il servizio completo con l’intervista ad Alberto Gromi, Garante dei detenuti, sarà visibile nella prossima puntata di A Tutto Tondo 

Novate

CALANDRA, NUOVO SEGRETARIO FILLEA CGIL:” PRIORITA’ AL LAVORO”

Filippo Calandra, 42 anni, è il nuovo segretario generale della Fillea Cgil di Piacenza. Il comitato direttivo provinciale del sindacato degli edili lo ha eletto con 20 voti favorevoli e 2 astenuti. “Priorità saranno mantenere posti di lavoro e lottare per tenere aperta RDB a Piacenza. Ma lotteremo anche per attivare il tavolo di trattativa del Contratto integrativo provinciale dell’edilizia, scaduto da ormai troppo tempo”. “Per prima cosa dovremo portare avanti le vertenze aperte e con il massimo impegno per la tutela di tutti i lavoratori – ha detto Calandra – ma ci dobbiamo chiedere quale futuro avrà questo settore e come si uscirà da questa crisi. Prima o poi l’edilizia tornerà a girare, il punto diventa quale settore vogliamo esca dalla crisi. Vogliamo un settore più qualificato e con delle regole chiare, no alla deregulation sfrenata”.

Calandra Carini

EX PERTITE: COMITATO E AMMINISTRAZIONE SULLA STESSA LINEA, PER LA PRIMA VOLTA

Il percorso per la destinazione a verde pubblico dell’area del’ex Pertite dovrà essere più partecipato che mai. Il tavolo a cui si sono seduti assessore Bisotti e membri del comitato parco Pertite va proprio in questa direzione, per evitare, in sostanza, che l’amministrazione tratti con Demanio e Difesa senza che i cittadini ne siano informati. Entrando nel merito l’attività di bonifica dell’area dovrebbe partire a breve e terminare tra la primavera estate del 2016, in cambio il Comune dovrà mettere a disposizione un’area idonea per la prova carri. Insomma tutto lascerebbe pensare, dopo 6 anni dalla nascita del comitato in cui non sono mancati toni aspri contro l’amministrazione, che le cose stiano cambiando. Per la prima volta il comitato siede al fianco dell’amministrazione nell’intento di portare all’interno del Psc l’area interamente a verde pubblico.

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SALUTE PUBBLICA E INTERESSI ECONOMICI, IL CASO CARBONEXT

E’ destinato a diventare un caso, se mai non lo sia già. Un caso nel quale si mischiano interessi economici alla salute dei cittadini che, a dire la verità, dovrebbe avere la priorità su qualsiasi cosa. Per il progetto presentato dal cementificio storico della Val d’Arda, Buzzi Unicem, pare proprio che la cittadinanza abbia sviluppato una notevole sensibilità, testimonianza ne sono la nascita dei comitati sorti spontaneamente e l’interesse intorno a questa tematica. Il progetto prevede la sostituzione di una parte del combustibile fossile tradizionalmente utilizzato con il Carbonext, un combustibile solido secondario derivato da rifiuti solidi urbani, proposta che sta preoccupando, non poco, cittadini, associazioni ambientaliste, titolari di aziende agricole e amministrazioni. Il comune di Lugagnano, portacolori centrodestra, ha portato avanti un iter improntato alla condivisione e alla trasparenza con i cittadini e associazioni ambientaliste, con la richiesta della Vis, la valutazione di impatto sulla salute, corredata da una petizione popolare di oltre 4 mila firme raccolte in tutta la Val d’Arda. “Un iter di trasparenza e chiarezza ci ha contraddistinto da subito – ha detto il sindaco Jonathan Papamarenghi – sena fare populismo non si può barattare la salute con qualunque altro interesse”.

La Vis in Italia non è obbligatoria, ma fortemente caldeggiata dalla Regione Emilia Romagna in attesa che diventi obbligatoria. Il progetto della Buzzi Unicem era stato presentato nel corso di due conferenza dei servizi e corredata da un cospicuo screening. Stando così le cose la decisione finale se concederla o meno spetterà all’ente Provincia.

Ad oggi l’unico strumento che l’amministrazione di Lugagnano possiede per la qualità dell’aria è una centralina posizionata una ventina di anni fa davanti alle scuole che rileva le polveri sottili, non la presenza di metalli pesanti, diossina o ceneri. Buzzi Unicem ha diramato una nota per tranquillizzare la popolazione sulla non pericolosità del Carbonext: “occorre evitare di diffondere falsi allarmi su “emissioni allarmanti” e/o con influenze negative sulla sanità pubblica. Anni di controlli e serie verifiche condotti sul territorio cuneese da ARPA e CNR su impianti che usano da tempo CSS, dimostrano che in Val d’Arda non si avrebbe alcun effetto nocivo per la salute – si legge. E ancora “– La combustione CSS, a temperature fino a 2000° con lunghi tempi di permanenza, non modifica le emissioni attuali e non produce ceneri”. Il comitato spontaneo Basta nocività in val d’arda, composto da circa 25 cittadini delle più svariate esperienze ed appartenenze politiche, chiede più chiarezza proprio in merito al progetto. Il dottor Giuseppe Miserotti, referente locale di Isde, società internazionale dei medici per l’ambiente, non ha mancato, fin dall’inizio di sottolineare l’importanza di ottenere un documento ufficiale come la Vis per valutare l’impatto che il css (Carbonext) avrebbe sulla salute nel tempo, come lo sviluppo di alcune patologie non solo tumorali.

 Il servizio completo con tutte le interviste raccolta nella prossima puntata di A Tutto Tondo 

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ASL: NOMINATI DIRETTORE SANITARIO E DIRETTORE AMMINISTRATIVO

Il nuovo assetto dell’asl, dopo la nomina del nuovo Direttore generale Luca Baldino, si sta delineando. Il neo direttore ha confermato nel ruolo di direttore sanitario il dottor Guido Pedrazzini e nel ruolo di direttore amministrativo, la dottoressa Maria Gamberini. “Pedrazzini e Gamberini mi affiancheranno per i cinque anni di mandato alla guida dell’Azienda piacentina – spiega – e apporteranno un contributo prezioso e necessario per gestire il percorso di innovazione che ci consentirà di affrontare al meglio le sfide che ci attendono. A partire da questa squadra, tramite il confronto con gli interlocutori istituzionali e il coinvolgimento dei professionisti,  l’Azienda dovrà velocemente sviluppare un ampio ventaglio di proposte che consentano di progettare e costruire il futuro della sanità piacentina. Innovazione e capacità realizzativa sono quindi i principali impegni che chiedo ai direttori e a tutti gli operatori dell’Azienda. Il profilo di competenze ed esperienze maturato dai due professionisti è particolarmente adatto a interpretare al meglio tale contesto e a realizzare le linee di mandato che Regione e Conferenza territoriale sociale e sanitaria individueranno per il prossimo quinquennio”.

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SEMINAT, APIMELL, BUON VIVERE PARTENZA CON IL BOTTO

Seminat, Apimell e Buon Vivere hanno fatto il pieno fin dalle primo ore. Il tris di Piacenza Expo che apre la primavera è già un successo, a testimoniarlo il gran numero di visitatori che hanno affollato i padiglioni e visitato i 200 stand presenti per l’edizione 2015. Un’unica mostra mercato divisa in tre proposte di qualità: Seminat per che offre una varietà di piante ornamentali e da frutto, sementi ed attrezzature da giardino: un appuntamento irrinunciabile per trovare occasioni e nuove idee verdi. Interessante anche la proposta dei laboratori di potatura per imparare a conoscere le tecniche che modificano il modo di vegetare e di fruttificare delle varie piante, così come i percorsi informativi legati ai frutti antichi: per riscoprire i frutti di una volta, che, più resistenti alle malattie rispetto alle coltivazioni moderne, richiedono meno trattamenti fitosanitari e possono regalare sapori autentici e genuini. Apimell la fiera di nicchia per gli apicultori con le ultime tecniche più all’avanguardia del settore, un appuntamento annuale per chi ricerca tutte le possibili soluzioni tecniche ed operative per l’allevamento e la cura delle api, la produzione, la trasformazione e il confezionamento dei prodotti dell’alveare. Buon Vivere ospita operatori da tutta Italia, dal Sud Tirolo alla Sicilia, dal Veneto alla Sardegna tutti con prodotti freschi, cucinati sul posto.

Un appuntamento che quest’anno ha goduto anche della visita, in occasione del taglio del nastro, del presidente della Regione Stefano Bonaccini e della sua giunta.

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L’AUTO MUTUO AIUTO CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

Un gruppo di auto mutuo aiuto che metta al centro le donne vittime di violenza. Anche il Telefono Rosa di Piacenza, grazie al sopporto dell’assessorato alle Pari Opportunità del Comune, ha aderito al progetto promosso dalla Regione. “L’idea è nata all’interno del laboratorio di sartoria attivo da qualche tempo presso il nostro centro antiviolenza – ha spiegato Donatella Scardi responsabile del Telefono Rosa – le donne hanno cominciato a parlare tra loro,. a conoscersi a mettere in comune la loro esperienza e a superarla insieme. Per questo abbiamo deciso di costituire due gruppi di lavoro, formati da 6-7 donne vittime di violenza. Saranno due incontri settimanali di un paio d’ore ciascuno, presso la nostra sede del Telefono Rosa, per un totale di 40 ore”. L’obiettivo è condividere un’esperienza, mettendosi tutte sullo stesso piano “parlare e non sentirsi in colpa per quello che si è subito – spiega l’avvocato Scardi – la donna vittima di violenza non è malata, ma ha bisogno di aiuto per uscire dal tunnel della sopraffazione. Solo così si esce dall’isolamento, attraverso un gruppo che non giudica”. Nel 2014 a livello regionale 3500 donne si sono rivolte ai centri antiviolenza; a Piacenza 236 donne sono state seguite dal Telefono Rosa, 430 le chiamate in un anno. Un dato nuovo, degno di nota, è che 37 sono state le chiamate effettuate da terzi, in particolare i vicini di casa, segno che la sensibilità, anche da parte di chi non è direttamente coinvolto, è aumentata. Il fenomeno delle violenza sulle donne è una triste costante, anche per questo la Regione ha chiesto di ampliare gli orari di accoglienza dei centri antiviolenza. “Non si tratta di un’emergenza – ha specificato l’assessore Giulia Piroli – ma di una realtà che va affrontata con gli strumenti giusti, un vero e proprio fenomeno sociale”.

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