PROCESSO AURORA: I GIUDICI TORNANO AL RITO ABBREVVIATO CONDIZIONATO PER IL 15ENNE ACCUSATO DI OMICIDIO

Non più rito ordinario, ma abbreviato; il processo a carico del 15enne piacentino per la morte di Aurora Tila si svolgerà con la formula del rito abbreviato condizionato ad ascoltare due consulenti. Una decisione che ribalta quanto stabilito lo scorso 26 giugno, quando la giudice Chiara Alberti aveva deciso per il rito ordinario, rigettando la prima richiesta di procedere con rito abbreviato. Il processo è stato rinviato al 10 settembre quando saranno sentiti i due consulenti della difesa (avvocati Ettore Maini e Rita Nanetti) e sarà fatto il confronto con il consulente del pm Simone Purgato. La decisione è stata presa questa mattina nel corso dell’udienza celebrata al Tribunale per i Minorenni di Bologna; dopo una lunga discussione il collegio ha accolto tale istanza che di fatto accorcerà i tempi per arrivare alla sentenza, concedendo la possibilità di una riduzione della pena per l’imputato, in caso di condanna.

Niente dibattimento né ascolto dei testi e ammissione di eventuali nuove prove fornite dalla difesa: il processo riprenderà il 10 settembre, quando saranno sentiti i due consulenti della difesa e si svolgerà il confronto con il consulente del pubblico ministero sull’esito dell’autopsia e la dinamica della morte della 13enne. Un confronto tra periti di parte, accusa e difesa, che a questo punto acquista una grande importanza nel procedimento.

 

 

PRIMARIO DELL’OSPEDALE ARRESTATO PER “PRESTAZIONI MEDICHE NON DICHIARATE E PAGAMENTO IN CONTANTI”

E’ stato arrestato con l’accusa di peculato continuato e truffa aggravata continuata ai danni dell’azienda Ausl di Piacenza. I carabinieri del Nas di Parma hanno tratto agli arresti domiciliari un medico dirigente, direttore di una Unità Operativa Complessa dell’ospedale Guglielmo da Saliceto a seguito di un’articolata attività investigativa condotta sotto la costante direzione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Piacenza.

Le indagini, avviate di iniziativa dal Nucleo Antisofisticazioni e Sanità di Parma nel mese di marzo 2025, hanno consentito di accertare – secondo quanto riportato dai Nas – “che il professionista, nonostante fosse formalmente autorizzato all’esercizio della libera professione intramoenia e percepisse dalla Ausl di Piacenza una indennità annua di esclusività pari a circa 18mila euro, avrebbe effettuato prestazioni mediche private anche in giorni e orari non autorizzati, in alcuni casi coincidenti con l’orario di servizio istituzionale, omettendo la registrazione delle visite e intascando i relativi compensi in contanti senza darne alcuna comunicazione all’Amministrazione di appartenenza”.

In particolare – secondo le indagini condotte dai carabinieri – “nel periodo compreso tra il 17 e il 22 maggio 2025, l’indagato avrebbe eseguito 37 visite mediche private, incassando un totale di 3.510 euro. I pazienti non risultavano regolarmente prenotati e i pagamenti venivano effettuati esclusivamente in contanti, con un compenso medio di 100 euro per ciascuna visita. Le richieste di appuntamento venivano gestite direttamente sul telefono cellulare personale del medico, eludendo completamente i canali istituzionali previsti per l’attività intramoenia”. “Le investigazioni, condotte mediante intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno inoltre documentato – continua la nota dei Nas – che il professionista, oltre a trattenere per sé l’intero compenso senza riversare la quota spettante alla Azienda Sanitaria, in alcune occasioni si sarebbe anche appropriato di farmaci destinati alla dotazione dello studio ospedaliero, per poi regalarli ai pazienti visitati privatamente”.

Nel corso della perquisizione domiciliare svolta questa mattina dai militari, con il supporto dei colleghi del Comando Provinciale Carabinieri di Piacenza – presso l’abitazione dell’indagato, è stato rinvenuto e sequestrato denaro contante per un totale di 30.950,00 euro. Dopo le formalità di rito, l’arrestato è stato sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari presso la propria abitazione, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria procedente.

“ESCALATION DI VIOLENZA E VENDETTA DESTINATA A FINIRE IN TRAGEDIA. QUESTA DERIVA VA FERMATA”

Alternativa per Piacenza denuncia la brutale aggressione di mercoledì scorso a danno di alcuni giovani cittadini. Come riportano le cronache, un gruppo di persone, vestite di nero come fossero in divisa, ha assalito due ragazzi stranieri, spedendoli all’ospedale.. Un episodio grave, un’aggressione organizzata che ricorda le squadracce fasciste, purtroppo nel solco delle sempre più frequenti manifestazioni di intolleranza e vandalismo. I social sono un proliferare di volgarità xenofobe e nostalgiche; su muri, monumenti, panchine compaiono svastiche e scritte ingiuriose. È una deriva che va fermata, prima che ogni pretesto sia valido per applicare la legge della strada, in una escalation di violenza e vendetta destinata a finire in tragedia. Sostituirsi alle forze dell’ordine, pretendendo di imporre il decoro e il rispetto delle regole a cinghiate, significa confondere il patriottismo con la delinquenza spiccia. Farsi giustizia da soli, in una società civile, è da criminali, da qualunque parte la si veda.

Esiste un problema sicurezza, il degrado è diffuso. La responsabilità coinvolge però cittadini di ogni specie. Discriminare addossando colpe è parte del problema, benzina gettata sul fuoco. Se il nemico per qualcuno resta “lo straniero” o “il diverso”, noi allora siamo diversi e stranieri, non ci riconosciamo in questa sottocultura fascista e razzista, che la nostra Costituzione relega all’abominio.

L’antifascismo è oggi un dovere ancora più forte, che sarebbe in capo, di fronte a episodi di così chiara matrice, anche a quei politici locali che strizzano l’occhio a certi ambienti. È il tempo di prendere distanze in modo chiaro, il tempo della responsabilità e della fermezza, prima che ci scappi il morto. In un mondo che sembra andare a pezzi, difendere la democrazia, la pace sociale e la sicurezza di tutte e tutti – a partire dalle persone più vulnerabili – è oggi un dovere che deve unire oltre ogni appartenenza.

SINDACA TARASCONI: “IL DEGRADO NON SI COMBATTE CON IL DEGRADO. QUANTO ACCADUTO E’ SQUALLORE ALLO STATO PURO”

La prima cittadina interviene sull’aggressione del Cheope: “il degrado non si combatte con il degrado; in attesa di capire come sono andate le cose e chi siano i responsabili, la considerazione che ritengo doverosa è questa: la violenza non è mai la risposta a un problema. Mai e poi mai”

Il degrado non si combatte con il degrado. E quello a cui la nostra città ha assistito ieri sera è, senza ombra di dubbio, degrado allo stato puro: violenza, botte, facce insanguinate, tavoli ribaltati, danni e paura tra i tanti ragazzi e ragazze che stavano semplicemente bevendo qualcosa o mangiando un gelato in centro. Degrado e squallore allo stato puro, indipendentemente dalle responsabilità penali che senz’altro verranno accertate dalle forze dell’ordine intervenute sul luogo dei fatti e che ora stanno svolgendo le indagini del caso.

Parlo di degrado che non si combatte con il degrado, perché giusto un paio d’ore prima degli episodi in questione, a poca distanza da dove sono avvenuti, si riuniva un presidio organizzato dalla Curva Nord, gli ultras del Piacenza Calcio, allo scopo – si legge in una nota dei promotori – di “portare all’attenzione un problema che ormai è noto a tutti, quello dell’insicurezza e della criminalità dilagante”.

Ebbene, stando alle prime ricostruzioni – che dovranno essere confermate dall’Autorità giudiziaria, l’unica titolata a ipotizzare collegamenti e formulare accuse – pare che alcuni giovani che poco prima avevano preso parte al presidio anti-degrado siano poi rimasti coinvolti negli episodi di violenza a cui in tanti hanno assistito e di cui vediamo ampi resoconti sui media locali; episodi che si sono conclusi con il ferimento e il ricovero in ospedale di due giovani di origine nordafricana.

Ora, in attesa di capire come siano andate le cose e chi siano i responsabili, la considerazione che ritengo doverosa è questa: la violenza non è mai la risposta a un problema. Mai e poi mai. La storia dovrebbe avercelo insegnato, ma ciò nonostante ci sono gruppi di persone che si riuniscono e inneggiano – come è avvenuto durante il presidio di cui sopra – a una sorta di ribellione contro un sistema che in qualche modo favorirebbe il dilagare della criminalità, della violenza, del degrado. E lo fanno con toni e concetti che trasudano violenza, durezza, intolleranza in nome di una situazione non meglio definita, tratteggiata in modo generico, superficiale, senza tener conto di ciò che dicono la Prefettura e le forze dell’ordine dati alla mano. Poco dopo il presidio sul Pubblico passeggio – e solo le indagini chiariranno se è stato un caso oppure no – assistiamo ad episodi criminali, violenti, degradati e degradanti. Episodi che hanno visto come protagonisti numerosi giovani prendersela con pochi. Alcuni organi di informazione parlano di “rissa a sfondo razziale”, e anche in questo caso sarà l’Autorità giudiziaria a chiarire se sia vero oppure no.

In ogni caso, promuovere la violenza per affrontare problemi (che si verificano in tutte le città italiane, e che qui a Piacenza sono tutt’altro che sottovalutati) non è il nostro modo di pensare e di agire. Anzi, sono convinta che certi toni, certi messaggi, certi slogan siano parte integrante del problema e ne aumentino la portata come benzina lanciata sul fuoco. E a farne le spese, come è avvenuto ieri sera, sono i cittadini per bene, ovvero quelli che si sono trovati ad assistere a uno spettacolo che oltre ad essere criminale è indecoroso e indegno; a farne le spese sono la sicurezza e l’ordine pubblico, che sono cose serie e complesse, e sono la materia di cui si occupano professionisti seri, preparati e titolati.

AGGRESSIONE AL CHEOPE, PD: “CLIMA D’ODIO CHE DA TEMPO STA CRESCENDO”. SI COBAS E CONTROTENDENZA ORGANIZZANO UNA MANFESTAZIONE ANTIFASCISTA IL 2 LUGLIO

Sdegno e indignazione: è quanto esprime il Partito Democratico di Piacenza, a seguito dei fatti accaduti al Cheope. La nota è firmata dal segretario provinciale, dalla segreteria cittadina, dalla Conferenza Donne Democratiche e dai Giovani Democratici.

Il Partito Democratico di Piacenza esprime sdegno e profonda preoccupazione per l’episodio accaduto questa notte nella nostra città. Secondo quanto riportato dalla stampa locale, un gruppo di circa 40 persone ha aggredito due cittadini stranieri con spranghe e bottiglie, al grido di “ripuliamo la città dagli stranieri”. Una violenza brutale, codarda, che nulla ha a che vedere con il vivere civile e che colpisce al cuore i valori su cui si fonda la nostra democrazia.

Episodi del genere non devono essere minimizzati, perché dietro a questi atti si cela un clima d’odio che da tempo sta crescendo e che oggi esplode in forme sempre più gravi e pericolose.

Non possiamo ignorare la responsabilità morale e politica di chi, nei mesi e negli anni, ha alimentato con troppa leggerezza un linguaggio d’odio nei confronti di migranti e cittadini stranieri.. Quando la propaganda politica fa del “diverso” il bersaglio quotidiano, quando si usano parole come “invasione” o si parla di “ripulire” le città, si legittimano – direttamente o indirettamente – comportamenti violenti e discriminatori. È nostro dovere denunciarlo con forza.

In un momento storico in cui le tensioni sociali rischiano di essere strumentalizzate per dividere e alimentare paure, è dovere della politica e delle istituzioni respingere con decisione ogni istigazione all’odio e riaffermare i principi di umanità, convivenza e rispetto.

Piacenza è una città che sa accogliere, che ha sempre fatto della coesione il suo punto di forza. Non permetteremo che venga trascinata nel baratro dell’intolleranza e della violenza.

Attendiamo che venga fatta piena luce su questa inquietante vicenda e invitiamo tutte le forze democratiche, le associazioni, le cittadine e i cittadini a dire basta all’indifferenza.

Si Cobas e ControTendenza invece hanno organizzato per mercoledì 2 luglio alle 21 proprio al Cheope una “manifestazione antifascisti, uniti contro il razzismo”.

 

AL CHEOPE UNA DOPPIA AGGRESSIONE DOPO IL CORTEO DEGLI ULTRAS

Non una ma due aggressioni nel giro di pochi minuti ai danni di due fratelli algerini presi di mira senza un apparente motivo. Secondo le prime ricostruzioni della rissa avvenuta nella tarda serata di ieri al Cheope sarebbe emerso che nel primo caso il giovane algerino, che si trovava in macchina, sarebbe stato accerchiato da 7/8 persone, che gli intimavano di abbassare il volume della radio in modo pesante e minaccioso. A questo punto il giovane, dopo aver chiamato le forze dell’ordine, si sarebbe allontano per cercare l’aiuto del fratello e del padre.

Una volta tornati tutti e tre all’auto avrebbero riscontrato il furto di cellulare e del portafogli. Lì ad attenderli avrebbero trovato una trentina di persone con il chiaro intento di proseguire l’aggressione. Pugni, scazzottate e anche cinghiate tanto che si è reso necessario l’intervento dei sanitari che hanno trasportato i due fratelli al pronto soccorso.

Da quanto ricostruito finora sembra che gli aggressori avessero partecipato, nella prima serata, al corteo autorizzato organizzato degli ultras della Curva Nord del Piacenza calcio “Tutti in strada contro il degrado”. Ad intervenire, insieme a loro, nella seconda spedizione anche un gruppo di albanesi.

Le forze dell’ordine stanno ricostruendo quanto accaduto anche grazie alle testimonianze delle numerose persone presenti che hanno assistito all’aggressione e ai filmati prodotti nel corso del corteo. Il fatto ha creato paura e momenti di apprensione tra gli avventori della gelateria e del bar che si affacciano proprio su via IV Novembre.

FETO RITROVATO NEL CESTINO DEI RIFIUTI DEL PRONTO SOCCORSO DELL’OSPEDALE. “POTREBBE AVERE ALMENO 26 SETTIMANE”. AL VAGLIO LE TELECAMERE DELLA ZONA

Agghiacciante scoperta questa mattina, poco dopo le 6.30, nei bagni del Pronto Soccorso dell’ospedale di Piacenza; un’addetta alle pulizia ha trovato, nel cestino dei rifiuti, un feto chiuso all’interno di un sacchetto.

Sul posto i militari del Nucleo investigativo hanno effettuato i rilievi scientifici e ascoltato testimoni. Per fare luce sulla vicenda saranno visionate le telecamere di sorveglianza della zona e dell’ospedale. È quasi certo che chi ha lasciato il feto nel cestino lo abbia fatto nel corso della notte. Il direttore del Presidio Unico, Franco Federici, ha affermato che il feto avrebbe un’età superiore alla 26esima settimana. Ma la risposta certa ci sarà solo dopo i riscontri diagnostici predisposti dall’autorità giudiziaria”. “Il bagno in cui è stato trovato il feto era pulito – ha spiegato Federici – non sono state rinvenute tracce di liquido amniotico”. Tra le ipotesi, dunque, c’è anche quella che l’espulsione del feto sia avvenuta altrove.

Saranno eseguite delle analisi su alcune macchie di sangue rinvenute nell’area dove è stato ritrovato il feto; non si tratta di una vera e propria scia, ma di macchie, anche all’esterno del bagno, che sono state notate successivamente e quindi collegate al ritrovamento. Le tracce potrebbero comunque essere utili per indicare un percorso e poi in seguito dare informazioni sull’identità della persona che ha perso sangue.

SANGALLI, CONFCOMMERCIO: “IL COMMERCIO SIA IN CIMA ALLE PRIORITA’ DEI GOVERNI”

E’ stato il turismo come leva per lo sviluppo economico del
territorio, il tema centrale dell’80° assemblea di Confcommercio Piacenza che si è svolta al Palabanca Eventi di via Mazzini. Fra gli ospiti il presidente di Confcommercio per l’Italia Carlo Sangalli, il ministro Tommaso Foti e le principali autorità locali.

Il turismo quindi come driver per il commercio e la valorizzazione dei negozi di vicinato che svolgono anche una importante funzione di presidio sociale. Per il territorio piacentino, il presidente Raffaele Chiappa ha confermato di voler continuare a potenziare, in particolare, il turismo convegnistico e sportivo.

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“VIOLENZE SESSUALI E ATTI PERSECUTORI: 32 EPISODI IN 45 GIORNI” ARRESTATO PRIMARIO DELL’OSPEDALE DI PIACENZA

Violenze sessuali aggravate e atti persecutori: 32 episodi rilevati in 45 giorni. Dalle violenze ai rapporti sessuali completi, registrati mediante monitoraggio ambientale audio/video. Per questo un primario dell’ospedale di Piacenza è stato tratto in arresto su disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Piacenza; la Polizia di Stato ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. di Piacenza con l’arresto del medico primario, sottoposto ad indagini per violenza sessuale aggravata e atti persecutori. Lo ha reso noto la Questura di Piacenza attraverso una nota.

“Contestualmente, è stata data esecuzione ad un decreto di perquisizione esteso ai luoghi di lavoro a carico dell’arrestato, per proseguire con gli accertamenti.  Le indagini delegate alla Squadra Mobile di Piacenza sono state svolte anche grazie ad intercettazioni telefoniche ed ambientali, ed hanno permesso di cristallizzare un inquietante scenario all’interno dell’Ospedale di Piacenza”.  Viene precisato inoltre come il primario compisse sistematicamente atti sessuali ai danni delle dottoresse ed infermiere in servizio presso il reparto da lui diretto. Le vittime, in stato di soggezione ed intimorite da eventuali conseguenze pregiudizievoli, a livello lavorativo o familiare, se si fossero opposte, subivano quotidiani abusi sessuali. In almeno due casi – si precisa- la condotta è arrivata anche a configurare il delitto di atti persecutori per la continuità con cui le vittime venivano costrette a subire gli atti sessuali, con il timore di ripercussioni nel caso avessero scelto di sottrarsi agli abusi”. 

“Di fatto, il Medico Primario – Direttore di Struttura Complessa agiva come se le dipendenti fossero a sua disposizione anche sessualmente, e per questo non si faceva scrupoli a compiere atti sessuali, anche durante le normali attività e conversazioni di lavoro.

A scoperchiare il vaso è stata una dottoressa in servizio presso quel reparto, che ha denunciato di aver subito “per la prima volta un’aggressione sessuale all’interno dello studio del medico, segnalando il gravissimo fatto occorso alla Direzione Sanitaria dell’Ausl ed alla Questura di Piacenza. La vittima aveva subìto l’aggressione dopo essersi recata nell’ufficio del capo per discutere delle ferie, ed era stata chiusa a chiave nella stanza, sbattuta contro un mobile e costretta a subire atti sessuali, interrotti solo dal casuale arrivo di un collega che bussava alla porta”.

“Le indagini della Squadra Mobile hanno permesso in un ristrettissimo arco temporale di raccogliere numerosissimi elementi a carico del Primario per condotte ai danni di altre collaboratrici, dimostrando come l’aggressione dottoressa non fosse un caso isolato.
Le immagini registrate (peraltro nel ristretto arco temporale di un mese e mezzo) presso lo studio all’interno dell’Ospedale permettevano di acclarare il compimento pressoché quotidiano di atti sessuali in orario di servizio”. 

CLIMA FORTEMENTE OMERTOSO
La Questura specifica come sia stato complesso condurre le indagini per “il clima di forte omertà all’interno del Reparto, che ha portato diverse vittime a essere reticenti in prima battuta con gli investigatori circa quello che stavano patendo. Nel corso delle indagini, una seconda Dottoressa, appositamente invitata in Questura, aveva deciso di sporgere denuncia e raccontare degli abusi subiti, per poi ritirarla il giorno successivo per timore delle conseguenze lavorative e familiari.
Sono al momento diverse le vittime individuate che hanno confermato gli abusi sessuali, ma, come i video e le immagini estrapolati dimostrano chiaramente, si tratta solo di parte delle donne costrette a subire atti di violenza.

Di fatto, il Primario compiva atti sessuali con quasi tutte le donne che varcavano da sole la porta del suo Ufficio, all’occorrenza chiudendole nella stanza e bloccandole. Sebbene siano stati anche registrati all’interno dell’ufficio dei rapporti sessuali consenzienti con alcune operatrici, peraltro nell’orario di servizio, nella maggior parte dei casi le condotte erano espressione di atteggiamenti prevaricatori, evidenziati dalle riprese audio-video. E’ stato registrato come l’accusato abbia appositamente convocato una collega consenziente per sfogare la sua libidine, insoddisfatta dai soli palpeggiamenti ai danni di una vittima avvenuti pochi minuti prima. Le flebili resistenze delle vittime, ormai in stato di prostrazione, erano vinte di volta in volta, ed ogni giorno ricominciavano nuovi abusi.
Si è riscontrato, in sintesi, che per il personale sanitario di sesso femminile, entrare nell’ufficio del Primario per questioni lavorative significava dover sottostare ad atti sessuali: circostanza, questa , che , se rapportata ad un ambito lavorativo formato da persone in astratto di alto livello culturale, non può che destare stupore e persino incredulità.

Il primario veniva definito come un uomo “potente” sia per il ruolo all’interno dell’Ausl sia per le sue “conoscenze”, e tale posizione aveva determinato nel personale sanitario una forte soggezione, derivante anche dal fatto che esporsi nei suoi confronti avrebbe comportato ripercussioni nella vita lavorativa e personale.
L’ambiente ospedaliero si è dimostrato gravemente omertoso ed autoreferenziale – è l’amara considerazione della Questura – in quanto le condotte prevaricatrici del primario erano da tempo note a gran parte del personale, tanto che lo stesso si vantava nei discorsi con colleghi uomini di quanto compiva ai danni delle vittime, ricevendo in talune occasioni persino suggerimenti sugli atti sessuali da compiere in futuro. Le violenze all’interno del Reparto poi non hanno certamente giovato agli utenti, in quanto le operatrici erano costantemente turbate dagli abusi che erano costrette a subire, ed il Primario per contro distratto dal costante impulso sessuale dalle proprie attività lavorative, che avrebbe dovuto essere orientate esclusivamente al benessere dei pazienti a lui affidati”.

HUB CITTA’ DI PIACENZA: UN CENTINAIO LE REALTA’ CHE HANNO ADERITO. ASS. FRISONI “PROGETTO INNOVATIVO”

Sono un centinaio le realtà commerciali che hanno aderito a quella che l’assessore Fornasari aveva definito “chiamata alle armi”, ovvero l’Hub Città di Piacenza. Il tavolo, oltre l’associazione vita in centro e Camera di Commercio, si è allargato anche a CNA, Confedilizia e FIAIP. A certificare i progetti che ora parteciperanno al bando regionale, c’era anche anche l’assessore al commercio Roberta Frisoni. La regione ha stanziato in tutto, per tre anni, 15milioni di euro per gli investimenti, più 5 milioni di parte corrente per la progettazione.

Tra le deleghe dell’assessore anche il turismo; reduce dalle fiere di Berlino e Monaco, ha riscontrato un forte interesse soprattutto per le città d’arte, di cui Piacenza fa parte a pieno titolo.

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