LA MAGIA DEL SOGNO D’ORIENTE A PIACENZA EXPO

Per tre giorni, dal 20 al 22 febbraio, Piacenza diventa la capitale dell’Est del mondo: con la prima edizione di Sogno d’Oriente, Il festival di magia, danza e cultura orientale e mediorientale che porta nei padiglioni di Piacenza Expo tutte le suggestioni di una tradizione millenaria, tra maestri danzatori, astrologi e cartomanti, esperti del benessere, monaci, maestri di arti marziali, cosplayer e cultori esperti del mondo orientale. Nel padiglione della manifestazione, in un viaggio ideale tra oggetti, vestiti, gioielli e stoffe preziose, si attraversano terre e culture che hanno costruito nei secoli l’immaginario mistico e affascinante di paesi come Giappone, Cina, Thailandia, Cambogia, India, Indonesia, Marocco, Egitto, Tibet, Turchia. A queste atmosfere sono dedicate le quattro aree tematiche che ne ricostruiscono tutte le suggestioni: Danza, Magia, Paesi d’Oriente e Medioriente, Benessere. Il cuore pulsante degli eventi di Sogno d’Oriente è il mondo della danza, che alla manifestazione vive attraverso spettacoli, stage, e lezioni di maestri di caratura internazionale come Sunny Singh, Samara, Patrizia Pin, Ayman Aly, che si alterneranno sul palco per tutta la durata della manifestazione e guideranno speciali lezioni aperte a tutti. Tarocchi, Sibille, I Ching, Carte degli Angeli, lettura della mano e del pendolo, tema natale, oroscopo personalizzato: sono solo alcune delle pratiche mistiche che da secoli appassionano milioni di italiani, sempre più affascinati dalle predizioni sul futuro e dalla ricerca di uno punto di vista diverso per interpretare i segni della vita quotidiana. A Sogno d’Oriente si ripercorrono tutte le tradizioni più antiche di popoli lontani, che si sono tramandate nei secoli fino ai giorni nostri. Operatori professionisti da tutta Italia accolgono i visitatori tra candele e drappi dai colori caldi, destreggiandosi con i più svariati tipi di carte e strumenti, tra chiromanti, cartomanti, rabdomanti e astrologi, ognuno con la sua specialità.

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RDB: GARANTITA LA CONTINUITA’ NELLA PRODUZIONE

I delegati nazionali di Fillea, Filcams e Filctem hanno incontrato nella sede Rdb di Pontenure i commissari fallimentari Michele Guidotti e l’avvocato Andrea Loranzi. E’ stato un tavolo positivo, hanno sottolineato i sindacati, perchè è stata confermata la continuità anche in questa fase delicata del fallimento dell’azienda. Le commesse saranno evase garantendo così il lavoro negli stabilimenti, se arrivassero nuovi ordini verranno accettati. E’ stata confermata la volontà da parte dei commissari di prendere in considerazione e valutare le offerte che arriveranno nei confronti del marchio Rdb. Seguirà un’attenta valutazione per non ripetere ciò che è accaduto negli ultimi mesi con la Geve di Marini. A breve, forse già la prossima settimana, verrà convocato a Pontenure il coordinamento nazionale.

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GIROMETTA, F.I. “MEDIATORE SOCIALE ACER, CHE FINE HA FATTO?”

La figura del mediatore sociale di Acer sembra non avere pace. Dopo le dimissioni di Giulio Merli, nel giugno scorso, venne nominato Fabio Marchetti; anche in questo caso non mancarono le polemiche sulle modalità di selezione. Ad oggi pare che anche Marchetti si sia dimesso. Il tutto dev’essere avvenuto nella massima riservatezza dal momento che la capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale Lucia Girometta ha presentato un’interrogazione urgente a sindaco e giunta per chiedere chiarimenti rispetto alla vicenda, dal momento che il mediatore sociale è una figura di massima utilità e prevista dal regolamento regionale. Ecco il testo:

Premesso che:

Presso l’ACER di Piacenza è in funzione il servizio di mediazione sociale, utile a dirimere le controversie tra condomini e a favorire armonia e coesione; Già nel mese di giugno avevo presentato un’interrogazione chiedendo la motivazione del perché non si provvedesse alla nomina di un nuovo Mediatore Sociale,  in seguito alle dimissioni del dott. Merli. Poco dopo era stato nominato il dott.Fabio Marchetti, quale Mediatore Sociale, che, da quanto mi è stato riferito, si è dimesso nei primi giorni di febbraio.

 

Considerato che:

Tale figura è di grande importanza ed è insostituibile per i residenti, e non,  delle abitazioni dell’Acer. Tale nomina credo sia un atto dovuto, soprattutto in base ai regolamenti regionali.

Chiede

Se corrisponde al vero che anche il nuovo Mediatore Sociale si è dimesso e le motivazioni di questa decisione;Per quanto tempo il servizio rimarrà ancora scoperto e quali siano i tempi previsti per l’assegnazione di un nuovo incarico.

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LA STORIA DEL CIOCCOLATO DAL MAESTRO SCAGLIA

Hanno ascoltato la storia del cioccolato illustrata dal maestro Aldo Scaglia della pasticceria Falicetto, che ha offerto una degustazione guidata: questa la mattinata dei 60 bambini di 5 anni, alunni della materna Dante, che hanno partecipato all’appuntamento con i laboratori di educazione alimentare promossi dall’Amministrazione comunale, la cui conduzione è affidata alla dietista Monica Maj. “L’obiettivo – sottolinea l’assessora alle Politiche Scolastiche Giulia Piroli, presente stamani alla Dante – è innanzitutto la promozione della salute, coinvolgendo i più piccoli in un percorso di apprendimento e consapevolezza che li porti sia ad acquisire sane abitudini a tavola, sia a conoscere i prodotti del territorio, nonché i processi di coltivazione, trasformazione e commercializzazione del settore agroalimentare”. Non c’è solo il cioccolato nell’ambito dei laboratori di educazione alimentare: oltre all’esperienza dedicata al cacao per i più grandi, si impara a conoscere frutta e verdura per i bambini di tre anni, nonché lo yogurt per gli alunni di quattro anni. Verdura protagonista anche nel percorso della scuola d’infanzia Carella, le cui sezioni C e D ne conosceranno caratteristiche nutrizionali, stagionalità e tipologie, attraverso degustazioni, uso creativo degli ortaggi e preparazione di una merenda finale che coinvolgerà anche i genitori. La sezione A della materna Besurica seguirà il viaggio del cibo attraverso la storia, approfondendo la dieta delle diverse epoche in relazione ai monumenti cittadini visitati, mentre gli alunni della sezione B valorizzeranno l’importanza della verdura nell’alimentazione quotidiana attraverso giochi, decorazioni “vegetali” e nozioni di base sulla provenienza e stagionalità. I bimbi della sezione C arriveranno a riprodurre, in classe, il modellino dell’apparato digerente di un robot, sviluppando inoltre una forte interazione tra il laboratorio alimentare e l’educazione fisica in palestra, mentre i bambini della sezione D rifletteranno sui fattori e comportamenti che favoriscono la salute, nel progetto “Mi sento bene quando?”, con l’intervento della psicoterapeuta Alberta Anaclerio. Per la sezione E, infine, itinerario a ritroso sino alla Preistoria, tra i cibi degli antenati dell’umanità, con la possibilità di cimentarsi nella macinatura a pietra e la ricostruzione del piatto tipo dell’uomo di Neanderthal. Nelle scuole primarie Pezzani e XXV Aprile, i bambini impareranno tutto sul cibo come combustibile del corpo, nonché sul funzionamento dell’apparato digerente che sarà costruito in classe utilizzando materiali di recupero.

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OSPEDALE FIORENZUOLA, SIGILLI AL CANTIERE. LA PROCURA VUOLE VEDERCI CHIARO

La Procura ci vuole vedere chiaro e per questo ha deciso di porre i sigilli al cantiere per il rifacimento dell’ospedale di Fiorenzuola. La Guardia di Finanza, su disposizione della Procura, ha sequestrato l’area in via cautelativa per permettere lo svolgimento di una serie di consulenze tecniche. L’obiettivo è andare a fondo rispetto alle segnalazioni fatte dai tecnici incaricati Comitato spontaneo dei cittadini sorto in difesa dell’ospedale, in particolare rispetto alla demolizione del blocco B della vecchia struttura.

Alla notizia non sono mancate le prime esternazioni da parte dei politici, riportiamo quella del consigliere regionale Tommaso Foti Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale “Il Pd ha fatto bingo, Compiani si dimetta”

“Da tempo ho presentato in Regione una dettagliata interrogazione sulle procedure riguardanti sia l’affidamento dei lavori di ricostruzione di parte dell’ospedale di Fiorenzuola, sia le riserve, fondate ad avviso di chi scrive, più volte espresse dal Comitato per la difesa della detta struttura. L’arrivo in queste ore della Guardia di Finanza davanti all’immobile, il sequestro della struttura, ci dicono che l’assessore Venturi deve battere immediatamente un colpo” lo afferma il consigliere regionale Tommaso Foti (Fd’I-AN). “E’ una vicenda nata male, proseguita peggio e che rischia di finire nel caos – prosegue la nota – solo per l’arroganza di chi, a tutti i costi, all’interno dell’Ausl ha voluto tirare dritto, senza ascoltare le ragioni di alcuno. Il tutto con l’appoggio di vari sindaci del Partito Democratico, a partire da Giuseppe Compiani, oggi presidente della conferenza socio sanitaria, incarico dal quale sarebbe doveroso che si dimettesse.””Non c’è che dire: tecnici dell’Ausl, da una parte, e Pd, dall’altra, ancora una volta hanno fatto bingo”, ironizza Foti, che aggiunge “chiedo all’assessore Venturi di prendere in mano la situazione con l’urgenza che il caso conclama. Non vorrei, infatti, che dopo il danno creato dal suo predecessore, oggi la costruzione della nuova infrastruttura resti bloccata sine die, con gravissimi danni per i cittadini ed il personale dell’Ausl che dovranno sempre più rivolgersi ai presidi di Piacenza e di Fidenza”.”Sia ben chiara una cosa: noi l’ospedale funzionante e al servizio dell’intera Val d’Arda lo vogliamo, perché è indispensabile garantire la qualità dei servizi sanitari – conclude il consigliere di Fd’I-AN- e, dunque, nessuno in Regione si faccia strane idee al riguardo. Ciò che oggi serve è accertare chi siano i responsabili di questo vero e proprio caos amministrativo e metterli da parte. Per il resto occorre ridare a Fiorenzuola e alla Val d’Arda il loro ospedale”.

Sull’argomento riportiamo anche la nota del coordinatore provinciale di Forza Italia Jonathan Papamarenghi:

“Indipendentemente dall’esito delle indagini, un provvedimento tanto forte come il sequestro del cantiere è indice del fatto che l’iter è stato tutto fuorché chiaro e limpido. Il centrodestra piacentino con l’intervento diretto dei Sindaci di Lugagnano Val d’Arda, Cortemaggiore, Caorso e Cadeo, collaborando con il fondamentale gruppo di lavoro del Comitato, da subito si è mobilitato per entrare nel merito di un processo assolutamente fumoso e che presentava troppe ombre, su cui tecnicamente si sono concentrati i professionisti del Comitato, e che oggi hanno dato elementi alla Procura per intervenire. A seguito di un atto tanto forte nessuno può dire di essere stupito: anomalie tecniche, infatti, vennero ufficializzate già durante una conferenza stampa del 16 agosto 2013. Questo l’esito di una politica regionale sorda ai territorio ed agli Amministratori locali, di un Partito Democratico arrogante fin dall’inizio e di un Azienda USL, comunque indirizzata dai primi due, che sta massacrando un territorio senza remore e, ancor peggio, senza pudore. L’avvio delle indagini è indice del fatto che la faccenda è stata troppo torbida. Al di la dell’esito delle stesse, già il fortissimo atto del sequestro del cantiere che oggi hanno ritenuto di mettere in campo dovrebbe imporre un passo indietro a chi ci ha tenuto il dito. Ed il tutto sta avvenendo ora, con l’allora contestatissimo Direttore Generale AUSL che ha lasciato anzitempo il suo incarico a Piacenza. L’urgenza ora, nel vero interesse del territorio prioritario per Forza Italia, è che l’ospedale torni a garantire al più presto i servizi ai cittadini, perché chi paga alla fine, anche in questo caro, sono gli abitanti della Val d’Arda inascoltati dalla autoreferenziale politica che da troppo tempo comanda la Regione Emilia Romagna ed avvilisce Piacenza”.

UN MARCHIO UNICO PER PIACENZA? IL FEGATO ETRUSCO. SE NE PARLA A TUTTO TONDO

Debranding Piacenza? Perchè no. Perchè non sfoltire e alleggerire la miriade di marchi slegati tra loro che oggi rappresentano il nostro territorio, per un unico che racchiuda storia, dna di Piacenza? Expo 2015 sarebbe stata un’ottima occasione, almeno per provarci, ma ormai è tardi. La difficoltà principale di un’operazione di debranding è la scelta di un simbolo, la scelta di cosa voler comunicare attraverso grafica e testo. Qualcuno, tra cui l’architetto Franz Bergonzi, esperto di comunicazione punterebbe sul fegato etrusco, oggetto unico, quasi divinatorio e soprattutto che appartiene a Piacenza.

Un quartiere a luci rosse risolverebbe il problema della prostituzione? L’abbiamo chiesto a chi sulla strada ha venduto il proprio corpo per anni, coscientemente. Dalla strada non c’è futuro” ci è stato risposto. Per arginarla occorre dare la possibilità a chi la pratica di uscirne con progetti e misure di contrasto allo sfruttamento.

Inquinamento ed effetti sulla salute, il legame è strettissimo, quasi causa – effetto. Anche a Piacenza è nato Isde, il gruppo di medici per l’ambiente che si è posto l’obiettivo di essere interfaccia tra cittadini, politica, istituzioni ed enti. 27 medici, tra pediatri, chimici, fisici, veterinari e genetisti prenderanno parte alla decisioni che riguardano la salute dei cittadini.

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DOSI: “TASSA DI SOGGIORNO, UNA PROPOSTA. DOVE TROVIAMO 7 MILIONI 600 MILA EURO?”

Il sindaco Dosi ha deciso di chiarire, attraverso una nota, l’iter che ha portato alla proposta, e ci tiene a ribadire che di proposta si tratta, di introdurre la tassa di soggiorno. Il punto di partenza è molto chiaro: trovare 7 milioni 600 mila euro, “Credo non sia mai capitato a nessuna precedente amministrazione – scrive il sindaco – il compito di reperire una cifra simile necessaria per chiudere il bilancio”. Detto ciò il ragionamento del primo cittadino prosegue: l’obiettivo è approvare il bilancio senza aumentare le tasse ai cittadini e conservando la qualità dei servizi alla persona. “Quindi: dove andare a trovare le risorse? – si legge nella nota – Abbiamo presentato alla maggioranza una serie di numerose proposte (ripeto e sottolineo: proposte! Non decisioni già prese…) all’interno delle quali scegliere le voci che porterebbero a raggiungere il pareggio di bilancio. Alla maggioranza abbiamo lasciato due settimane di riflessione, utili a suggerirci delle scelte, a individuare priorità, a proporre alternative”. La tassa di soggiorno potrebbe portare alla casse comunali annualmente qualcosa come 150/200 mila euro. “Le coincidenze hanno voluto che l’incontro di maggioranza – prosegue il primo cittadino – fosse convocato nello stesso giorno in cui è stata annunciata la chiusura (ci auguriamo brevissima) dell’hotel Roma. Chiusura ventilata nei mesi precedenti, per la quale abbiamo cercato di intervenire con discrezione, nel rispetto di trattative che comunque riguardavano soggetti privati. Non mi risulta che i turisti o i convegnisti scelgano una città in cui permanere sulla base della presenza o meno di questa tassa, soprattutto se di importo estremamente contenuto e modulabile sulla base di alcune condizioni di esenzione che possono essere previste. Peraltro non mi risulta nemmeno, nel confronto con dati omogenei, che ci siano località che abbiano conosciuto un decremento di presenze in conseguenza dell’introduzione di questa imposta. Inoltre, il ricavato delle entrate derivate dalla Tassa di soggiorno, sarebbe destinato a sostenere il sistema turistico locale. L’obiettivo principale – rimarca il sindaco- non è l’introduzione di una nuova tassa, ma l’approvazione del bilancio, per il quale occorrono 7 milioni 600 mila euro. Che tradotto significa: possiamo benissimo evitare di introdurre la tassa di soggiorno, basta sapere quali altri strumenti dobbiamo utilizzare per chiudere il bilancio. I suggerimenti, naturalmente, sono sempre graditi”.

Un finale quasi piccato, inconsueto per il primo cittadino che sembra essersela presa per gli attacchi di questi giorni verso l’ipotesi, solo ventilata, di introdurre la tassa di soggiorno di cui, pare, si parlerà ancora per un pò.

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DEBRANDING PIACENZA? PERCHE’ NO

Sfoltire, potare, alleggerire per arrivare a decidere cosa identifica meglio Piacenza. Nel bouquet di brand che oggi si collegano alla nostra città è difficile orientarsi e soprattutto salta all’occhio che tra questi manca un collegamento efficacie. Gli esperti di comunicazione ci insegnano che il marchio, che oggi fa più scena chiamare brand, racchiude la storia di ciò che si vuole rappresentare, attraverso una parte grafica ed una testuale. Insomma piuttosto che una ventina di marchi slegati tra di loro, sarebbe stato opportuno scegliere un valore simbolico e rappresentarlo, in una parola, debranding, come l’ha definito l’architetto Franz Bergonzi. “Il vero problema – ha detto Bergonzi – è avere un marchio forte che non sia un mercanteggiare politico, ma bipartisan. Ogni amministrazione dovrebbe passarsi questo testimone, che rappresenta la città”. Ma il brand unico costringe ad una scelta, a rappresentare un valore simbolico forte per illuminare ciò che sta sotto. Un’idea su ciò che Piacenza poteva mettere in luce, dal momento che per il buon vino, i buoni salumi e colline da favola, ahimè, non è l’unica in Italia, Bergonzi ce l’ha, quasi una fissazione dice lui, certamente molto simbolica. “Il Fegato Etrusco, celato più che custodito a Palazzo Farnese – spiega – rappresenta un simbolo unico per Piacenza, proprio del dna del territorio, è un oggetto con una forte funzione divinatoria, è nostro, ed ha una forma bellissima.” Peccato, appunto, che sia quasi nascosto nei musei di Palazzo Farnese e che ne parlino molto di più riviste straniere che italiane. Certo Expo 2015 sarebbe stata un’ottima occasione per sfoggiare il brand Piacenza, ma ormai non c’è più tempo. Stesso discorso o quasi, per quanto riguarda il merchandising,ovvero la memorabilità di un’esperienza turistica, detto in altro modo il souvenir di un tempo, la voglia di portarsi a casa un pezzetto di ciò che si è visto o visitato.”Piacenza è timida anche da questo punto di vista – ci dice l’architetto Bergonzi – il merchandising non c’è istituzionale e culturale non esiste, è un grosso peccato”

Il servizio completo nella prossima puntata di A Tutto Tondo 

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SI E’ SPENTO MONSIGNOR ANTONIO LANFRANCHI

Di seguito la nota del primo cittadino Paolo Dosi a seguito della morte, stamattina, di Mons. Antonio Lanfranchi.

“La scomparsa di monsignor Antonio Lanfranchi unisce, nel cordoglio, l’intera comunità piacentina, che oggi piange non solo un alto prelato della sua Chiesa, ma innanzitutto un uomo di fede che ci ha lasciato una testimonianza di autentica generosità e di grande, straordinaria umanità”. Profondamente commosso, anche a nome dell’amministrazione comunale il sindaco Paolo Dosi esprime il dolore per la morte del vescovo di Modena-Nonantola, insignito nel 2013 dell’Antonino d’Oro, “che ha sempre portato nel cuore il suo territorio d’origine, anche quando il suo cammino ecclesiastico lo ha condotto lontano da Piacenza. Dapprima alla guida della Diocesi di Cesena-Sarsina, quindi nel centro dell’Emilia che di lì a pochi anni sarebbe stata scossa dal terremoto, con la sensibilità d’animo che lo ha contraddistinto in ogni suo incarico. Anche nella malattia, che lo ha indebolito senza mai sottrargli la dignità e il senso di responsabilità verso la collettività, è stato di esempio per tutti. Non lo dimenticheremo”.

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PROSTITUZIONE, UN QUARTIERE A LUCI ROSSE NON RISOLVE IL PROBLEMA

Relegarle in una zona o in quartiere non servirebbe a risolvere il problema, perche “dalla strada non c’è futuro”. Non sono le nostre parole, ma quella di Karina, il nome è di fantasia, che per anni, coscientemente, si è prostituita. La prostituzione è una realtà che occupa le nostre città, sempre meno in periferia, sempre più in centro; per arginarla occorre dare la possibilità a chi la pratica di uscirne. I numeri non sono alti, il percorso che si intraprende spesso si interrompe a metà, perchè il senso di sfruttamento ti riporta dentro, eppure ci si riesce, scoprendosi nuove. Karina è arrivata dal Brasile nel 2003 a Milano dove ha cominciato a vendere il suo corpo pagando per quel lavoro. Sei anni dopo è arrivata a Piacenza, qui ha conosciuto il progetto Oltre la Strada. Non è stato facile, ma quella vita, dove girano alcool e droga, l’avevano stufata, ed ha trovato il coraggio di dire basta. Il progetto Oltre la Strada e il percorso di contrasto alla tratta hanno proprio l’obiettivo di togliere le donne dalla strada, scendendo proprio sul campo. Gli operatori di Oltre la Strada incontrano le donne nei luoghi della prostituzione 3 volte a settimana, negli ultimi 6 mesi sono state effettuate 64 uscite, 833 contatti registrati, di cui 233 persone contattate. 68 accompagnamenti, servizi erogati a 23 persone che vanno dall’ambulatorio migranti, al centro di salute mentale, dal centro salute donna all’Informasociale, oltre che al centro di solidarietà.

La storia nella prossima puntata di A Tutto Tondo.

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