TRASPORTO PUBBLICO, UN PESO SULLE SPALLE DEI SINDACI

I comuni dovranno far fronte, economicamente parlando, laddove non arriva più la Provincia. Accade così che il trasporto pubblico locale diventi un problema, e anche gravoso. Gravoso, ancora una volta dal punto di vista economico, nel senso che i singoli comuni dovranno sborsare cifre ingenti per mantenere il servizio adeguato. La nuova provincia, declassata al secondo livello, non è più in grado di stanziare risorse per il trasporto pubblico. Dall’altra parte c’è la contingenza, cioè la scadenza del contratto con Seta, il gestore a cui Tempi ha affidato il trasporto pubblico locale, al 31 dicembre 2014. La domanda è: come coprire quel milione 600 mila euro che fino ad oggi erano versati dagli enti proprietari di Tempi, ovvero Comune di Piacenza al 40 per cento e provincia al 60? La nuova amministrazione provinciale ha pianificato in una tabella i contributi che ogni singolo comune dovrà versare sulla base di tre criteri: fascia livello di servizio, densità abitativa, popolazione residente. Così risulta che il comune capoluogo dovrà versare una somma pari a quasi 650 mila euro; Fiorenzuola 91mila 900, Castel San Giovanni 82 mila 500; Rottofreno 71 mila 200; Podenzano 54 mila 400, solo per citare le cifre più esose. La gran parte dei primi cittadini, anche questa volta, non ci sta, e invita a delocalizzare la partita alle regioni, come il sindaco di Cortemaggiore Gabriele Girometta. D’accordo invece, con la proposta della provincia, il sindaco di Cerignale Massimo Castelli da poco responsabile Anci dei piccoli comuni al di sotto dei 5mila abitanti, che rilancia con alcune proposte, come razionalizzare laddove ci sono sprechi e la richiesta di contributo da parte della Fondazione di Piacenza e Vigevano.

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CALZA: “RIFORMA DELRIO, AD OGGI INATTUABILE”

“La riforma Delrio così è inattualbile”. Lo ha detto, senza usare giri di parole, la vicepresidente della Provincia Patrizia Calza cge ha incontrato a Bologna il neo presi Bonaccini insieme a tutti i Presidenti emiliano romagnoli.  “Come Provincia di Piacenza – ha riferito – abbiamo fatto presente il problema del servizio agricoltura esternalizzato e dei lavoratori a cui non può essere rinnovato il contratto”. Non ci si oppone al progetto di semplificazione ististituzionale del Governo, ma ad oggi la riforma non è attuabile e metterebbe a rischio i servizi essenziali creando un problema occupazionale significativo. “Servonontempi più lunghi – ha riferito Calza – a partire dalla procedura di assunzione del personale delle Province da parte di altri enti che riteniamo debba essere raffredata fino a che non sarà effettuato un monitoraggio complessivo per capire prima di tutto quali di questi enti potranno effettivamente accogliere i dipendenti trasferiti e quanti posti saranno disponibili”. La richiesta al Presidente Bonaccini è di organizzare un incontro urgente con il Governo a cui partecipino anche i sindaci dei comuni capoluogo.3

INCREDIBOL 2014, TRE PROGETTI SONO PIACENTINI

Audiozone samples, Mentor.FM, C_Connect. Sono i 3 progetti piacentini su 18 selezionati per il bando Incredibol. I primi due hanno ottenuto, altre alla possibilità di utilizzare i servizi messi a bando, anche un premio in denaro di 5 mila euro. Il bando, presentato nel settembre scorso, permetteva di accedere ai servizi offerti dalla rete di partner a sostegno delle imprese culturali e creative, grazie alla consolidata collaborazione tra Regione Emilia-Romagna e Comune di Bologna, coordinatore del progetto. Tra i premi previsti: un percorso di servizi di formazione e accelerazione per sostenere al meglio la propria idea d’impresa, spazi affidati in comodato d’uso per 4 o più anni, fino a 10.000 euro di contributi economici e la possibilità di partecipare ad appuntamenti di rilevanza nazionale ed internazionale per il proprio settore produttivo di riferimento. Alla sezione quest’anno sono stati presentati in tutto 116 progetti da tutta la regione, di cui 51 provenienti dal’area metropolitana di Bologna: in testa Piacenza e provincia con 10 progetti.

 

PROVINCIA: PREPENSIONAMENTO PER 46 DIPENDENTI

Sono 46 i dipendenti della Provincia a cui è stato proposto il prepensionamento nell’ottica dell’alleggerimento dell’ente secondo la Legge di Stabilità. L’annuncio è stato dato dal Presidente Rolleri e dal direttore generale Vittorio Silva nel corso dell’ultimo incontro con il personale. Prepensionamento per 46 dipendenti di cui sette dirigenti che rispondono alle caratteristiche contenute nella Legge Fornero del 2012. A loro si aggiungono sei lavoratori del settore Agricoltura e i 24 del Centro per l’Impiego dipendenti della Provincia da svariati anni ma i cui contratti non sono stati rinnovati perchè subordinati a cooperative o agenzie interinali. Per gli altri dipendenti invece, quelli assunti a tempo indeterminato dalla Provincia, il Presidente ha chiesto alla Regione la possibilità di reinserimento in altri enti regionali. Proprio a questo proposito la vice presidente Calza oggi ha incontrato a Bologna il Presidente Stefano Bonaccini insieme agli altri presidenti per la questione personale. Da qui probabilmente, potrebbe uscire anche il numero preciso di quanti dipendenti sono in esubero.

 

DOSI: “SICUREZZA E SVILUPPO URBANO, UN ANNO DI SVOLTA”

I soldi sono pochi, gli enti locali sono vittime dei tagli statali, nelle casse resta giusto l’indispensabile che obbliga a fare delle scelte precise. Per il Comune di Piacenza, il 2014 non può essere abbinato ad un progetto bandiera, ma a piccoli grandi risultati che, solo se ben utilizzati, possono portare vantaggi concreti alla città. Nel consueto incontro con la stampa per lo scambio degli auguri di Natale, il sindaco Dosi ha ripercorso le tappe più significative dell’anno. Un anno nel quale sono state sbloccate pratiche ferma da decenni, come la riqualificazione dell’area di Borgo Faxhall, l’area Granella e il Polo del Ferro. Due in particolare le azioni che la giunta si fregi di portare avanti: il percorso di dismissione delle aree militari, che nell’ultimo periodo ha subito una decisa accelerata anche per la fortunata coincidenza dell’arrivo al Demanio di Roberto Reggi, e l’attenzione più costante al tema della sicurezza sia attraverso un’azione repressiva che propositiva come il Progetto Porta Galera 3.0. Non solo, tra gli obiettivi del 2015, per recuperare un poco quelle fiducia negli elettori colata a picco nella ultime elezioni regionali, Dosi e la sua squadra continueranno a privilegiare i servizi alla persona, affidandone in parte la gestione a privati, cosa questa che gli è costata l’uscita dalla maggioranza di Rifondazione. Carenti invece, ma bisogna fare delle scelte – ha detto Dosi – sulla manutenzione stradale e verde pubblico.

Recupero della scuola Vaiarini, un nuovo asilo internazionale, ma anche le azioni collegate ai servizi primari come la gestione del servizio idrico, rifiuti, trasporto pubblico, accoglienza profughi, sono i temi che occuperanno anche gran parte del prossimo anno.

Expo 2015? Un’occasione certamente da sfruttare, il Comune investirà sulla cartellonistica, sull’orario prolungato dei musei, sulla promozione di alcuni edifici simbolo di Piacenza come la basilica di Santa Maria di Campagna. “Contiamo – ha detto – sulle ricadute che Piazzetta Piacenza all’interno del Padiglione Italia avrà sul territorio”.

Sul tema sicurezza, il sindaco ha ribadito che in tre anni verranno assunti 15 nuovi agenti di polizia municipale che fanno parte delle 29 nuove assunzioni complessive concesse all’amministrazione. Proprio sul tema sicurezza, Dosi ha annunciato che sarà affiancato dall’ex questore Michele Rosato. I tempi e i modi della collaborazione sono ancora tutti da stabilire, ma costituirà un aiuto per la gestione di tematiche che incidono sulla percezione e sulla qualità della vita dei cittadini. “manterrò la delega alla sicurezza – ha confermato – dopodichè mi avvarrò del confronto e delle competenze di ognuno”.

Nel 2015 non aumenterà la tassazione per i cittadini, cosa che di questi tempi fa già notizia. Rispetto alle nuove povertà il primo cittadino  ha ribadito che, insieme alla giunta, ogni azione, a partire dai temi urbanistici, è pensata nella prospettiva di far rivivere alcuni luoghi e combattere il disagio.

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AREE MILITARI E FUTURO UTILIZZO: COMUNE OTTIMISTA, ARCHITETTI SCETTICI

Progettualità e visione del futuro altrimenti l’opportunità diventa zavorra. Se il tema delle aree militari non viene trattato con idee e progetti precisi sul dopo-acquisizione è solo fatica sprecata. Di questi edifici di proprietà statali si parla da decenni, ma solo ora sembra esserci una svolta. In tutto sette edifici di cui tre caserme in particolare dovrebbero entrare, nel giro di pochi mesi, nella mani del comune Piacenza. E da qui? Per Giuseppe Baracchi presidente dell’Ordine degli Architetti la strada è ancora lunga. Piacenza in questa partita è la cabina di regia nella task force sulla dismissione delle arre militari insieme al Demanio e alla Difesa. “Occorre una strategia politica ben chiara, una progettualità su cosa si vuole fare della città” ha detto Baracchi. “Se mi chiedessero cosa farei nelle caserme, non saprei rispondere – confessa – ma se il residenziale oggi non è più il motore (come invece è stato per anni) del cambiamento, quale può essere il nuovo imput. Bisogna ripensare alla città, a cosa vogliamo ottenere insieme a tutti gli attori del cambiamento”. “Occorre che ci intendiamo su cosa significa progettualità – specifica l’assessore Silvio Bisotti – gli architetti sono preoccupati di acquisire aree che poi restino inutilizzate e di cui la città non può godere. Non sarà così per Piacenza – prosegue – per le riflessioni che si sono fatte in questi anni e per i presupposti che sussistono, non ci sarà nulla di sovrastrutturale, di eccessivo. Certo ci vuole una seria pianificazione perchè ci sono 800 mila metri quadrati di aree da ridisegnare, ma con senso di responsabilità si può fare qualcosa di produttivo.

Fondamentale risultano i privati, potenziali investitori che decidano di puntare sulla rinascita di questi luoghi. Assurdo sarebbe pensare a nuovi insediamenti abitativi, visto già il numero di invenduto nella provincia; anche in questo caso è fondamentale una progettualità che attragga. L’occasione per parlare del futuro delle aree militari è stato il convegno organizzato dall’ordine degli architetti di Piacenza e dal Comune al Polo di Mantenimento Pesante Nord di viale Malta. Esperienze a confronto, spunti di riflessione da fare propri per non rendere le caserme vere e proprie cattedrali nel deserto inutilizzate.

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PROVINCIA: DIPENDENTI APPESI AD UN FILO

La questione profughi e il nodo dipendenti. Il presidente della Provincia Francesco Rolleri, a due mesi dal suo insediamento, è alle prese con due temi particolarmente delicati. Da una parte sta cercando di trovare uno spiraglio con quei sindaci che si oppongono ad ospitare profughi nel proprio comune, che si sono espressi negativamente verso il tentativo di alcuni colleghi di trovare una soluzione, seppur parziale, al problema. Dall’altra ci sono i dipendenti dell’ente che non trovano spazio nella nuova Provincia di secondo livello. A sei di loro, impiegati nel settore agricoltura, non sono stati rinnovati i contratti; non lo saranno neppure ai 24 dipendenti del Centro per l’Impiego che hanno avuto contratti subordinati a cooperative o agenzie interinali. Lavoratori a tempo determinato, insomma, il cui contratto è stato rinnovato ogni anno e che ora, per il taglio alla Legge di Stabilità, rischiano di trovarsi senza lavoro. Il discorso è diverso per i dipendenti pubblici a tempo indeterminato: “per loro – ha spiegato il Presidente Rolleri – abbiamo chiesto alla Regione il rinnovo dei contratti o la possibilità di reinserimento in altri enti regionali. Per alcuni, quelli con più anni di servizio,  stiamo attivando prepensionamenti”. Il contatto con la Regione sembra costante, anche se leggermente rallentato dal fatto che non è ancora stata formata la giunta. Mercoledì la vice presidente Patrizia Calza avrà un incontro con il Presidente Stefano Bonaccini proprio sul tema della riorganizzazione dei dipendenti. Rolleri, si aspettava una matassa così ingarbugliata? “Sapevo che con la nuova Provincia ci sarebbero stati tagli per 4 milioni di euro per il 2015, ma la Legge di Stabilità, entrata in vigore dieci giorni dopo la mia elezioni, sinceramente ha peggiorato il quadro generale. Comunque con serietà si va avanti”.

FONDAZIONE, TRA FUTURO E PESO DELLE SCELTE PASSATE

L’attuale gestione della Fondazione vuole segnare una netta linea di stacco dalla precedente.  Prova ne è la risposta che il presidente Toscani ha dato al Ministero su alcuni punti da chiarire. Si tratterebbe di una unica risposta divisa in due, la prima firmata dallo stesso Toscani l’altra dal direttore generale Marco Mezzadri. L’attuale presidente avrebbe risposto in merito alle azioni future dell’ente, ai settori di investimento da privilegiare, ai progetti del territorio.  La parte invece relativa ai precedenti investimenti, tanto per intenderci quelli che hanno in parte danneggiato il patrimonio della Fondazione, sarebbe stata redatta dal direttore generale. Una divisione dei ruoli precisa che ha un chiaro significato di rottura con il passato. Il Ministero aveva chiesto chiarimenti su Notrine, la società lussemburghese attraverso la quale la Fondazione di Piacenza investì un milione di euro in una banca del Gibuti. Un investimento quanto meno “anomalo” che necessita di  una o più spiegazioni.

fondazione sede

FONDAZIONE: EROGAZIONI SOLO DOVE C’È DAVVERO BISOGNO

È una fotografia chiara, nitida e precisa fatta di dati, numeri e percentuali.  Il Presidente della Fondazione Massimo Toscani ha descritto l’ente, il suo bilancio, il suo futuro al consiglio comunale.  Una foto scattata, dicevamo, da tre istituti di credito differenti affinché ci fosse una rappresentazione il più possibile reale; una fotografia costata 4 mila euro. La stragrande maggioranza delle domande poste dai consiglieri,  per la verità tutti dell’opposizione a parte Giovanni Castagnetti della civica, verteva soprattutto sul patrimonio attuale della Fondazione, sulle erogazioni e sulle manovre rischiose degli ultimi anni in fatto di investimenti.  “La Fondazione è stata per troppo tempo considerata un bancomat – ha detto il Presidente – le erogazioni vanno fatte quando c’è bisogno e quando c’è un progetto effettivamente realizzabile” come dire che per molto tempo si è fatto il contrario. “Vorrei proporre per il futuro gli Stati Generali della Fondazione,  in modo che l’ente si apra al territorio per capire davvero dove e di cosa c’è bisogno”. Le cinque Commissioni recentemente costituite ( ricerca e istruzione, welfare, arte e cultura, investimenti, attivita’ istituzionale per Vigevano) hanno proprio questo scopo, ovvero valutare i progetti e, in seconda battuta,  sottoporli al cda e al consiglio.  Le erogazioni per il 2015 ammontano a 5milioni 250mila euro, 500mila euro in meno rispetto all’anno scorso considerando anche che le Fondazioni sono sottoposte da quest’anno ad una tassazione pesante, per Piacenza 800mila euro. Tasto dolente investimenti: azioni Monte Parma. Il consiglio ha deliberato di procedere alla vendita per 28milioni 500 mila euro, con una perdita per la Fondazione di 48milioni 500 mila euro. Enel: l’acquisto è stato fatto a 35 milioni,  oggi ne valgono 22. Iren: l’acquisto a 4 milioni,  oggi valgono 1milione e mezzo. Altro buco il milione di euro investito in una banca del Gibuti, “a titolo umanitario” fu la giustificazione dell’allora gestione Marazzi. Tutto fa capo a Notrine una societa’ lussemburghese. Di questa operazione non esiste una delibera, come ha specificato Toscani. Derivato Unicredit la cui opzione forward era in scadenza oggi:  acquistato per 20milioni oggi il valore è pari a 4 mlioni. La scelta è stata quella di acquistare 5 milioni in azioni, con una perdita di 14milioni 400 mila euro. “Ad oggi il patrimonio della Fondazione  – ha concluso il presidente – è di 340 milioni di euro, questa è la foto che emerge dai dati, noi dobbiamo ripartire da qui scegliendo di puntare su prodotti finanziari a basso rischio con capitale a restituzione garantita”. In programma c’è la revisione dello statuto e in futuro non esclude l’azione di responsabilità che la Fondazione potrebbe intentare contro le gestioni precedenti.  Un altro segnale di rottura con il passato.

JOBS ACT, LA PIAZZA IN PROTESTA

In  piazza contro il Governo delle larghe intese che non tutela i diritti dei lavoratori. Questo il motivo principale dello sciopero generale proclamato a livello nazionale da Cgil e Uil. La Cisl non ha aderito e questo è un dato da segnalare. Un corteo nutrito, composto e colorato formato da più di mille persone, lavoratori della scuola, precari, dipendenti pubblici, metelmeccanici, impiegati del commercio. Partenza dalla sede di Confindustria, scelta non casuale, serpentone lungo le vie del centro e arrivo in piazza Sant’Antonino. Tante persone comuni arrivate dalla provincia con i pulman messi a disposizione gratuitamente, giovani dell’Unione degli Studenti, rappresentanti sindacali, addirittura bambini accompagnati dai genitori; guardandosi intorno, tra bandiere e striscioni, non vendiamo nessun rappresentante delle istituzioni. Jobs Act nel mirino della manifestazione; le leggi sul lavoro che non tutelerebbero i diritti dei lavoratori e che, invece, favorirebbero quelli degli imprenditori. E intanto il 2014 che si sta concludendo è stato un anno nero dal punto di vista lavorativo; ad aprile il fulmine a ciel sereno della Sandwik, entro la fine dell’anno la chiusura, annunciata un paio di anni fa, di Atlantis a Sariano di Gropparello. Periodo nero anche per i lavoratori del pubblico impiego in stato di agitazione dopo l’entrata in vigore della riforma Delrio. Per l’ente di corso Garibaldi si parla di tagli e anche pensanti. A rischio il posto di lavoro di 30 persone.

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