PUG E LAVORO DI QUALITA’: PIACENZA PUNTI SULLE UNIVERSITA’

Il nuovo Piano Urbanistico Generale è una delle sfide maggiori per l’amministrazione. È come se dovesse ridisegnare la città stando al passo coi cambiamenti che sono in atto e sotto gli occhi di tutti; transizione demografica, sostenibilità e digitalizzazione. Piacenza dovrà essere competitiva su cinque tematiche: lavoro e qualità dello stesso, qualità della vita, progetto di futuro, metodo e reputazione, il punto più difficile da costruire perché è solo l’ultimo tassello di un puzzle molto complesso.

Nell’ambito del percorso partecipativo per la redazione del PUG, il lavoro è stato al centro del dibattito alla presenza degli stakeholders piacentini.

Tra gli aspetti da valorizzare per rendere attrattiva la città il ruolo delle università.

https://fb.watch/pEWXgCwQ80/

 

IL COMUNE RIPULISCE L’AREA DI VIA NINO BIXIO. “UNO SPAZIO DA RESTITUIRE ALLA CITTA’ “

Tre mesi di lavoro su una superficie di 2500 metri quadrati per oltre 169 mila euro di spesa: pulizia, ripulitura del terreno e sgombero dell’edificio. Gli uffici dell’assessorato all’ambiente hanno lavorato, negli ultimi mesi dello scorso anno, per riportare al decoro la vasta area antistante l’edificio abbandonato di via Nino Bixio 10.
Da una parte la ferrovia, dall’altra il fiume Po, sopra il viadotto dell’A21. Questo contesto particolarmente appartato ha fatto sì che negli anni l’edificio, di proprietà di una società immobiliare al momento non in attività, diventasse dimora di senza tetto e sbandati.
Oggi l’area è stata completamente ripulita a carico dell’amministrazione che si farà rimborsare dalla proprietà di area ed immobile. Ed oltre ad ipotizzare una giornata coinvolgendo cittadini e volontari per terminare la raccolta dei piccoli rifiuti rimasti ancora a terra, c’è certamente da parte del comune la volontà di convertire l’area ad un utilizzo pubblico, sfruttando la vicinanza del fiume. Ma ogni trattativa si potrà aprire solo con la volontà della proprietà.

https://fb.watch/pCdOi6d92q/

COORDINAMENTO MIGRANTI BOLOGNA: “VOGLIAMO I NOSTRI POCKET MONEY DALLA COOPERATIVA SOCIALE L’IPPOGRIFO”. LA COOPERATIVA “DAREMO A TUTTI IL DOVUTO CORRISPETTIVO. VERSO DI NOI ACCUSE INGENEROSE”

Dicono di non ricevere il pocket money giornaliero dal 10 ottobre, data nella quale sono stati trasferiti nei centri di accoglienza, sul territorio piacentino, gestiti dalla cooperativa sociale I’Ippogrifo. E’ un’accusa pesante quella formulata dai migranti dell’Assemblea dei Migranti del Mattei di Bologna che il 10 ottobre scorso sono stati trasferiti in parte a Piacenza, in parte a Parma e Fidenza. Coloro che sono stati trasferiti a Piacenza – si legge nella nota inviata dal Coordinamento Migranti Bologna corredata da un video pubblicato sulla pagina del Coordinamento https://fb.watch/pBb9Cu4vJu/ – “non ricevono da diversi mesi il modesto Pocket Money a cui hanno diritto. Questa somma, di poco superiore ai 2 euro giornalieri, dovrebbe garantire ai migranti un minimo di autonomia economica, eppure viene loro regolarmente negata o data con moltissimo ritardo. Da alcune settimane hanno così deciso di sollevare la questione e di reclamare ciò che è loro dovuto.”.

Domani è fissato un incontro con la cooperativa “vedremo se questa riunione servirà per perdere ancora tempo o se servirà per dare immediatamente quanto dovuto loro da diversi mesi. Nel caso contrario, la mobilitazione contro la Cooperativa sarà intensificata e allargata”.

A stretto giro arriva la risposta della cooperativa sociale l’Ippogrifo che respinge le “ingenerose accuse diffuse via social e a mezzo stampa” scrive che “abbiamo sempre operato nel rispetto dei propri valori, quali Libertà, Solidarietà ed Equità. Vista l’attuale situazione generale della gestione dell’immigrazione in Italia, con procedure di rendicontazione sempre più laboriose e una burocrazia sempre più asfissiante, inevitabilmente si producono ritardi a tutti i livelli.
L’Ippogrifo ha sempre garantito tutti i servizi richiesti, in particolare il pagamento dei canoni di locazione (in piccoli appartamenti, nell’ottica di un’accoglienza diffusa, contraria a grandi assembramenti), delle utenze, delle spese per il vitto, anche “etnico” e dei farmaci necessari, con cura particolare per i minori accolti. Pertanto, pur ammettendo un lieve ritardo nel pagamento dei Pocket Money, nel respingere le ingenerose accuse diffuse via social e a mezzo stampa, L’Ippogrifo intende confermare che i migranti in oggetto sono stati convocati nella giornata di domani, 16 Gennaio 2024, per la corresponsione di quanto dovuto”.

 

GENITORI PER UN MENU’ SANO: “SIAMO CONTRARI AL SONDAGGIO TRA I GENITORI. COMUNE E AUSL NON SI SOTTRAGGANO ALLE RESPONSABILITA’ “

Il Comune ha deciso di sottoporre al gradimento dei genitori il menù scolastico proposto ai propri figli nelle mense della scuole della città. Una decisione che non piace al comitato Genitori per un menù sano che, in una nota, hanno spiegato la loro contrarietà.

Dal 22 dicembre scorso il Comune ha invitato i componenti delle commissioni mensa ad effettuare un sondaggio sul gradimento tra il menù in vigore e una
proposta alternativa, al fine di una ipotetica riformulazione del menù stesso.

“Esprimiamo fin da subito la nostra totale contrarietà: abbiamo infatti la netta impressione che si stia affidando ai genitori, che non hanno le adeguate competenze, la decisione di scegliere se un menù sia migliore di un altro, sulla base oltretutto del solo gradimento. A nostro avviso – si legge nella nota –  questo è un modo per Comune e Ausl di sottrarsi alle proprie responsabilità.

Inoltre abbiamo constatato che finora il sondaggio è stato attivato solo in alcune scuole, escludendo ad esempio gli asili nido e le scuole paritarie che usufruiscono dello stesso menù. Questo non lo riteniamo assolutamente corretto; tutti i bambini hanno la stessa importanza e se si decide di intraprendere la strada del sondaggio, questo deve essere esteso a tutti i genitori dei bambini che usufruiscono dello stesso menù, nessuno escluso.
Abbiamo quindi chiesto a Comune e Ausl delucidazioni circa le modalità di svolgimento del sondaggio e in merito al mancato coinvolgimento di tutte le realtà scolastiche e ci auguriamo al più presto di ricevere le dovute spiegazioni dalle istituzioni.

GIACOMO ROVERO, BALLERINO SOLISTA AL ROYAL BALLET: QUANDO VITA E DANZA SONO LA STESSA COSA

Ha mosso i primi passi di danza da bambino, di lì a poco a poco è stato solo un crescendo. Dal palco del teatro municipale, Giacomo Rovero è arrivato al Royal Ballet di Londra, dove, da febbraio, sarà ballerino solista.

Con l’umiltà dei grandi professionisti Giacomo ci dice che la promozione è stata inaspettata, ma altrettanto desiderata. Per questo giovane 26enne piacentino la decisione di percorrere la strada della danza è arrivata molto presto, prima trasferendosi per qualche anno ad Amburgo, poi in Inghilterra dove vive e lavora tutt’ora .

Costanza e perseveranza hanno portato Giacomo dove è arrivato oggi. Allenamento ogni mattina e poi prove per gli spettacoli serali che proseguono per tutto il giorno. Praticamente ogni sera, da settembre a giugno, a teatro sono in programma gli spettacoli che vedono protagonisti i ballerini del Royal Ballet. E quello che per noi altro non è che grande sacrificio quotidiano per giacomo è una normalità con la quale certamente è molto impegnativo convivere.

ARCELLONI: “A PIACENZA LA CULTURA E’ GESTITA PRO DOMO SUA”

Filippo Arcelloni lavora nella cultura da oltre trent’anni; gli abbiamo chiesto quali sono le aspettative per questo 2024 appena iniziato. La criticità da risolvere sono parecchie, a partire dalla mancanza di spazi di cui soffrono alcune realtà locali. Ma ciò che più affligge chi fa cultura a Piacenza è la difficoltà nel reperire i fondi e fare rete “esistono monoliti intoccabili che lavorano su un proprio binario. La Fondazione Teatri ha, nel suo statuto, l’obbligo di lavorare con tutte le realtà locali, ma questo non avviene”.

“PIACENZA? AH SI’LA CITTA’ DELLA SIGNORA DI KLIMT”. PERCHE’ OGGI QUESTO NON ACCADE?

A Piacenza le salite al Guercino e al Pordenone fanno il boom e il Forte di Bard si crogiola degli oltre 11mila visitatori, in poco più di  un mese, arrivati in val d’Aosta per ammirare il Ritratto di Signora. Ora, non vogliamo fare paragoni, anche se un pò ci stanno. Le salite alle cupole della Cattedrale e di Santa Maria di Campagna, ribattezzate Mirabili prospettive, sono visitabili con un unico biglietto che comprende visite guidate per arrivare ad ammirare da vicino i capolavori del Guercino e del Pordenone, grazie ad un accordo tra Comune, Diocesi e banca di Piacenza. “In quattro giorni – riporta una nota dell’amministrazione – sono arrivati a Piacenza turisti da Roma, Siena, Milano, Modena e altre città italiane”.

“Decine di visitatori al giorno per tutte queste prime quattro giornate di apertura delle salite – prosegue il comunicato – con una concentrazione di turisti provenienti da fuori città il 30 dicembre e il primo dell’anno, mentre il 6 gennaio – giorno dell’Epifania – e il 7 gennaio i visitatori sono stati più che altro piacentini”.

Bene, ci mancherebbe altro! E’ inevitabile però segnalare che, non tanto distante da Piacenza, il Ritratto di Signora che proprio a Piacenza appartiene,  sta facendo registrare migliaia di visitatori, dal primo dicembre al 7 gennaio circa 11mila. L’opera di Klimt è stata prestata dalla Galleria Ricci Oddi al Forte di Bard fino al 10 marzo. Vien da chiedersi perché. Per puntare all’effetto boomerang, ovvero riportare visitatori a Piacenza? Gli stessi che hanno visto il Ritratto torneranno in città per una visita alla galleria o a Palazzo Farnese? Forse sì. Ma la domanda è perché non  puntare di più, o quasi tutto, su quest’opera? Piacenza dovrebbe “parlare la lingua” del Ritratto, essere identificata per quello, per arrivare a dire “Piacenza? ah sì, la città della Signora di Klimt”. Finora, a parte la mostra dopo il ritrovamento, pare non sia accaduto.

L’ex assessore alla Cultura Jonathan Papamarenghi, sul profilo Facebook, si lascia andare ad uno sfogo rivolgendo un’aspra critica all’amministrazione. “Mentre a Piacenza si dormono sonni profondi da un anno e mezzo a questa parte, altrove non hanno nessun problema a godere dei benefici che può generare il patrimonio artistico piacentino se adeguatamente valorizzato: per ora, per come sfruttato, non sta dando di certo alcun beneficio alla città di Piacenza”. E ancora “Questa è la certificazione inconfutabile del fatto che le attuali politiche culturali di certo non valorizzano e promuovono Piacenza né tantomeno generano beneficio economico per tutto l’ampio indotto che avevamo saputo coinvolgere nel 2022. Cosa cambierà dopo questo ennesimo schiaffo a Piacenza? Probabilmente nulla”  conclude il post.

Certamente la politica gioca il suo ruolo, ma è altrettanto vero che pare mancare quella spinta ad approfittare di ciò che già esiste. Intorno all’opera di Klimt si potrebbe/dovrebbe giocare l’intera promozione di Piacenza: dalla cultura, al commercio, ai gadget, alla ristorazione, ai tour. La Ricci Oddi dovrebbe avere un ruolo ben diverso in questa città, non potrebbe essere certamente l’unica, ma una delle più importanti. E invece …

“BIANCO SILENZIO”: LA SICUREZZA SUL LAVORO PRESENTATO ALLE SCUOLE CON UNO SPETTACOLO

Bianco silenzio: si chiama così lo spettacolo che i Manicomics teatro proporranno agli studenti delle scuole superiori della città e della provincia.

Uno spettacolo sul diritto a lavorare sicuri; un tema si cui Confindustria Piacenza ha puntato moltissimo in questo mandato, partendo proprio da chi un lavoro non ce l’ha ancora ma sta studiando per formarsi e per averlo.

L’evento, realizzato grazie a Teco srl, si svolgerà dal 18 al 24 gennaio presso l’Open Space 360 di via Scalabrini, il 30 gennaio al teatro Verdi di Castel San Giovanni e il 6 febbraio al Verdi di Fiorenzuola.

https://fb.watch/psUL2RSDtb/

PASSA IL PROGETTO BARABASCA-CARECO. “CONSUMO DI SUOLO, PROCESSO IRREVERSIBILE”

Quasi 240 mila metri quadrati di terreno agricolo, tre capannoni dedicati allo stoccaggio e al movimento merci, con una stima di circa 1000 camion in più al giorno in entrata e in uscita dall’area. Sono i numeri della delibera, approvata in consiglio comunale, dell’area denominata Barabarasca-Careco, tra i comuni di Fiorenzuola e Cortemaggiore. All’esterno del palazzo comunale, durate la seduta di pochi giorni fa, il sit in di cittadini e Legambiente per lanciare ancora una volta un grido d’allarme sui rischi del consumo di suolo votato alla logistica, alla qualità del lavoro e alle conseguenze sull’ambiente.

Da sempre fortemente contrari al progetto, che ha visto un’accelerazione dal 2021 con un accordo d programma dai comuni di Fiorenzuola e Cortemaggiore, il gruppo consiliare di minoranza Cambiamo Fiorenzuola: a preoccupare fortemente l’aspetto occupazionale (non si sa chi arriverà e quali tipologie di lavoro) e quello delle compensazioni.

Legambiente non esista a definire quello che si sta verificando da anni sulla nostra provincia un processo irreversibile che nemmeno la legge regionale del 2017 contro il consumo di suolo ha potuto evitare.

CASO VANNACCI: “MAI MI SOGNEREI DI AGGREDIRE UNA PERSONA SE HA IDEALI DIVERSI DAI MIEI”

Intorno al grave e increscioso episodio che si è consumato la settimana scorsa, all’esterno del teatro President, in occasione della presentazione del libro del generale Vannacci (https://fb.watch/pd4YLUH7ZR/), chi era presente sente la necessità di raccontare come è andata e di denunciare, senza se e senza ma, la violenza che si è consumata all’esterno. Quella che pubblichiamo qui sotto è firmata da una ragazza di 16 anni che frequenta il Liceo Artistico di Piacenza, insieme ad alcuni amici era presente alla manifestazione autorizzata organizzata dal Collettivo Contro Tendenza e R-Esisto.

Ecco il testo

Sono una studentessa di 16 anni del Liceo Cassinari. Scrivo questa lettera perché anche io ero presente alla contestazione di Vannacci e voglio raccontare la verità su quello che è successo a me e ai miei compagni durante quella sera dove uno di noi è stato colpito in faccia da una cinghiata.
Sono andata alla contestazione perché ho ritenuto giusto esprimere il mio dissenso all’iniziativa di aprire le porte di Piacenza a un uomo che ha scritto un libro molto controverso, un uomo che dice che “il pianeta è fascista perché si salva da solo”, cosa che in quanto attivista di Fridays For Future a Piacenza e referente nazionale del movimento mi ha colpito molto e non in senso positivo, che dice “cari omosessuali, normali non siete, fatevene una ragione” o ancora dichiara che i femminicidi non andrebbero chiamati così perché se viene ucciso un commerciante non lo chiamiamo commercianticidio.
Io e i miei compagni quella sera ci siamo incontrati in un bar poco distante dal President per mangiare qualcosa prima della manifestazione pacifica (che, ci tengo a specificare, era una manifestazione autorizzata ovviamente) e poi in circa una dozzina ci siamo incamminati verso il luogo della contestazione. Mentre stavamo ancora camminando per raggiungere il posto prestabilito, all’angolo tra la Santissima Trinità e il President, dal nulla sono sbucati sei fascisti, che hanno urlato contro di noi mentre si sfilavano le cinte dai pantaloni. Appena questi soggetti hanno iniziato a colpirci senza badare a niente e nessuno, due miei compagni più grandi mi hanno presa e messa dietro di loro per proteggermi, spostandomi in fondo al gruppo e mostrando grande coraggio, mentre davanti succedeva il pandemonio. Calci, pugni, cinghiate e alcuni ragazzi sono stati anche lanciati contro macchine parcheggiate li di fianco, e nel mentre noi urlavamo per far smettere quegli uomini. Per fortuna, gli aggressori sembravano visibilmente alterati da droghe e alcol e soltanto in quattro contro uno, cifra della loro vigliaccheria, sono riusciti a far del male a un signore, mentre per il resto i nostri compagni più grandi li hanno costretti a una fuga precipitosa quando si sono resi conto che in parità numerica non sarebbero riusciti a cavarsela. Certo, con tutte quelle cinghie che roteavano è un miracolo che nessun altro si sia fatto male!
Dopo poco è uscito il primo articolo online dove non si parlava però di un’aggressione a sangue freddo, ma di una rissa. Sui social poi hanno iniziato ad accusarci di “essercela cercata”, perché evidentemente secondo loro era normale che le persone andate per manifestare venissero aggredite. Persone che, per la precisione, stavano ancora camminando per andare al posto scelto per la contestazione, non avevamo neppure ancora iniziato a manifestare!
Questi uomini che ci hanno aggrediti erano li apposta per farci male, ci hanno teso un agguato bello e buono, noi eravamo indifesi, loro erano armati e hanno fatto del male a molti miei compagni tanto che uno di loro, a causa della cinghiata in faccia, si è ritrovato a concludere la serata in ospedale. In uno stato dove la libertà di pensiero e di opinione dovrebbero essere tra i diritti più importanti, questi uomini che ci hanno aggredito pensavano di farci stare zitti facendoci paura, proprio come ha fatto il fascismo in Italia: teneva le persone sotto controllo intimidendole e incutendo timore tra la gente. Però io non ho paura, so di essere nel giusto, perché una violenza del genere, totalmente ingiustificata, è da punire e noi non abbiamo fatto niente per meritarla se non camminare per strada. Sui social si è parlato anche di una provocazione da parte nostra, ma camminare in un gruppo di amici per strada significa forse provocare? E alle provocazioni, anche se poi effettivamente non ci sono state, è forse giusto rispondere con la violenza?
Ho solo 16 anni ma non mi sognerei mai in tutta la mia vita di aggredire una persona fisicamente, anche se i suoi ideali non corrispondessero ai miei. Il fatto che poi queste persone siano le stesse che da vent’anni vengono riconosciute perché compiono atti di violenza in città e nonostante ciò siano ancora libere di circolare indisturbate forse dovrebbe farci interrogare sul perché questi gesti siano sempre rimasti impuniti.

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