EDUCARE ALLA MULTIMEDIALITA’ GENITORI E FIGLI. I DATI DELLA RICERCA “DIGITALMENTE CONNESSI”

Dareste in mano ai vostri figli una macchina da Formula Uno senza che questi la sappiano condurre o ancora peggio senza la patente? La domanda è più che retorica e la risposta è lapalissiana. Bene, anzi male, perché così dovrebbe essere anche con la multimedialità e la rete in generale. Ecco che bambini di 8 anni si ritrovano in mano uno smartphone che non sanno utilizzare correttamente, e ancora più grave, non lo sanno neppure i loro genitori.

Digitalmente Connessi è la ricerca curata da Alberto Genziani, in collaborazione con Educatori di Strada, Laboratorio di Strada e il sostegno di Emilbanca. Verrà presentata giovedì 18 maggio alle 20,30nel webinar on line gratuito. Alla serata parteciperanno, Genziani, il prof. Pierpoalo Triani, docente di pedagogia, Marco Maggi consulente educativo curatore di manuali operativi sul contrasto al cyberbullismo, Jacopo Trabacchi educatore, e Simona Favari dirigente del quarto circolo in cui è stata condotta la ricerca. Il campione ha visto coinvolti 516 alunni delle classi terze, quarte e quinte elementari e 136 genitori. Solo un adulto su tre ha risposto alle domande delle ricerca.

QUANDO LA PANDEMIA STRAVOLGE LE RELAZIONI PERSONALI

La pandemia globale in atto ha conseguenze dirette anche e soprattutto sulla vita relazionale delle persone. È da quasi un anno che i legami di relazione hanno subito uno stop brusco, basti pensare alla prossemica che si è praticamente azzerata, banalmente, ma neanche tanto, alle strette di mano e agli abbracci che il distanziamento imposto ha annullato. La situazione è drammatica non solo perché i contagi sono in costante aumento ma anche per le conseguenze che questi comportano sulla vita di tutti i giorni.

Alberto Genziani, educatore professionale, uno dei fondatori dell’educativa di strada, vede ogni giorni situazioni molto critiche sia nelle scuole elementari e medie che nelle famiglie acutizzate proprio dal prolungarsi della pandemia che ha risvegliato traumi e paure irrisolte.

ADOLESCENTI, ALCOOL E SOSTANZE: ADULTI POCO INFORMATI SUI RISCHI

“Chi sa che la droga fa male alzi la mano” così, in modo provocatorio, Alberto Genziani, educatore professionale e formatore, è solito iniziare i suoi incontri rivolti a genitori, insegnanti e studenti. “A questa domanda, ovvia e scontata – ci spiega – tutti alzano la mano” Ma perchè allora i casi di utilizzo di alcool e cannabinoidi, tra i giovanissimi, sono in costante aumento? “Prima di tutto – risponde Genziani – perchè quello che si è fa per informare adulti e adolescenti su queste tematiche non è abbastanza, non ci sono progetti, ma solo eventi spot che spesso si rivelavano avere un effetto boomerang sui giovani. La crisi diffusa ha portato ad un disinteressamento notevole, tanto che numerose ricerche sulla percezione comune dimostrano che la “pasticca” non è considerata una droga, perchè non da dipendenza fisica. Tra i giovani, la droga sintetica è considerata per un uso ricreativo, uno sballo del week end“, sottovalutando enormemente i danni che provoca in modo permanente”. Anche i dati che riguardano il consumo di alcool fanno riflettere; “la prima volta si è abbassata tra i 10/11 anni durante eventi speciali in famiglia, questo significa alla presenza dei genitori. Anche un bicchiere di birra a quell’età è pericoloso – spiega – perchè il corpo non ha ancora sviluppato quegli enzimi necessari per assimilare l’alcool senza che provochi danni. Questo a conferma del fatto che la maggior parte degli adulti non è informata sui rischi che conseguono l’uso o l’abuso di alcool; lo rivela anche una indagine effettuata su 500 adulti tra docenti e insegnanti, di questi il 70 per cento non ne conosce i rischi principali”. Quale strada percorrere allora per agire in modo efficace su adulti e adolescenti? “Bisogna puntare sui fattori protettivi e di rischio – risponde Genziani – ovvero sull’autostima, sulla relazione tra genitori-figli, tra pari, a scuola. Per fare questo eventi a spot o saltuari non servono a nulla, ci vogliono percorsi interattivi che coinvolgano famiglia, scuola e ragazzi”.

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