PARLANO LE LAVORATRICI DELL’OSPEDALE: “DOPO IL CASO DI RADIOLOGIA CI ASPETTAVAMO PIU’ SOSTEGNO E MENO SILENZIO”

Hanno trovato il coraggio di parlare alcune lavoratrici dell’ospedale dopo quanto accaduto nel reparto di radiologia che ha visto l’arresto del primario per violenza sessuale aggravata e atti persecutori a danno di alcune professioniste dello stesso reparto. 32 gli episodi rilevati dagli inquirenti in 45 giorni.
Non è facile parlare di quanto accaduto, loro non lavorano in radiologia, ma hanno preferito ugualmente non comparire perché, al di là delle indagini che sta portando avanti la Procura, quello che queste lavoratrici avrebbero considerato come scontato sarebbe stato un maggior sostegno sia tra i lavoratori che da parte dell’azienda, più vicinanza anche umana. E questo non è avvenuto.

Il presidio che si è svolto in ospedale organizzato dalle Donne Autoconvocate di Piacenza, collettivo Resisto e Coordinamento Donne CGIL vuole che non cali l’attenzione su quanto accaduto; per questo si stanno raccogliendo le firme da presentazione alla direzione Ausl e alle istituzioni locali per azioni urgenti di formazione e informazione degli strumenti istituzionali e giuridici a cui le lavoratrici possono attingere in caso di abusi, perché risultano sconosciuti e per lo più non attivi.

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LETTERA DEI DIRETTORI AUSL:”L’AZIENDA È FATTA DI MIGLIAIA DI DONNE E UOMINI PER BENE. NON VOGLIAMO CHE VENGA MENO LA FIDUCIA”

In queste ore difficili, come dirigenti dell’Azienda sanitaria di Piacenza, sentiamo il dovere di ribadire con fermezza la nostra posizione e la nostra vicinanza a chi è stato colpito da una vicenda dolorosa e inaccettabile.
Siamo profondamente scossi da quanto emerso dalla ricostruzione delle indagini: fatti gravissimi che ci lasciano attoniti, come persone prima ancora che come professionisti. La nostra solidarietà va innanzitutto alle colleghe che hanno subito violenze e soprusi e a tutti i colleghi del reparto che sono finiti loro malgrado alla ribalta delle cronache.
Sappiamo che il dolore e lo sconcerto sono condivisi da molti: tra i quasi 4.000 dipendenti che ogni giorno lavorano con dedizione nella nostra Azienda, oggi prevale un senso di sgomento e ci chiediamo come sia potuto succedere tutto questo.  Questi atti non rappresentano chi siamo e come operiamo ogni giorno al servizio della comunità. Né tantomeno come collaboriamo tra noi quotidianamente.
La responsabilità dei fatti gravissimi emersi è in capo a chi ha sbagliato e non devono degenerare in giudizi sommari.
L’Azienda è fatta da migliaia di donne e uomini per bene, che si prendono cura, ogni giorno, di questa comunità. Che si riconoscono nei valori di rispetto, responsabilità e dedizione. Che vogliono dissociarsi da ogni comportamento che tradisce la fiducia delle persone e danneggia la dignità della nostra professione.

Non vogliamo che questo impegno venga oscurato da un caso isolato e gravissimo.
Siamo consapevoli che la fiducia si costruisce lentamente e si può perdere in un attimo. Per questo, oggi più che mai, dobbiamo ribadire chi siamo.
Va detto, con altrettanta forza, che la direzione in questi anni ha agito con determinazione, assumendosi la responsabilità di cambiare assetti consolidati, anche con fatica. Proprio a loro dobbiamo dare atto di aver avuto il merito di aver innescato un percorso di riorganizzazione profonda, un cambio di rotta che ha permesso di far emergere situazioni che preesistevano. Come dirigenti, ci impegniamo a proseguire nella strada della trasparenza, del rispetto e della cura. È nostro dovere vigilare, tutelare e reagire, affinché episodi come questi non abbiano più spazio.
Non vogliamo che l’intera comunità sanitaria piacentina venga confusa con chi ha tradito i propri doveri più elementari. Essere un’Azienda pubblica significa anche questo: non nascondere, ma agire. Non difendersi, ma migliorare. Non lasciare sole le persone. Continueremo a lavorare con coscienza e responsabilità, insieme a una direzione medica e generale che ha accolto le denunce e si è attivata per sradicare comportamenti e reati nel segno della fiducia che i cittadini ci affidano ogni giorno.
Antonella Antonioni
Daniela Aschieri
Raffaella Bertè
Giacomo Biasucci
Giovanni Maria Cattaneo
Filippo Celaschi
Ruggero Massimo Corso
Rino Frisina
Giuliana Lo Cascio
Lucio Luchetti
Giuseppe Marchesi
Fabrizio Micheli
Marco Maserati
Massimo Rossetti
Giampietro Scaglione
Daniele Vallisa

PATELLI SULL’ARRESTO DEL PRIMARIO: “COLPEVOLE ANCHE CHI SAPEVA E HA TACIUTO. MA NON STRUMENTALIZZIAMO POLITICAMENTE IL FATTO. IL TERRITORIO SIA UNITO A SOSTEGNO DELL’AZIENDA”

E’ la Presidente della Conferenza Socio Sanitaria Monica Patelli a commentare l’arresto del primario arrestato per violenza sessuali e atti persecutori. Lo ha fatto al termine della trattazione del bilancio dell’azienda sanitaria nel corso della CTSS convocata con i sindaci della provincia.

“Mi sento di rimarcare – ha detto Patelli – che sicuramente debba essere fatta piena luce rispetto al profilo penale e a quello disciplinare su questa situazione individuando davvero, senza alcun tipo di reticenza, eventuali complicità e connivenza o comunque corresponsabilità. Credo che vadano davvero ritenute colpevoli anche tutte quelle persone che sapevano e non hanno dichiarato però penso che questo ruolo di analisi, di decisione, spetti alla magistratura e non alla politica”.

La presidente Patelli ha posto l’accento sul fatto che quanto avvenuto non venga strumentalizzato ” mi spiace molto che questo episodio venga strumentalizzato politicamente da un partito piuttosto che da un altro, perché questo caso singolo, che riguarda una singola persona all’interno di una struttura di 4 mila dipendenti, non può essere preso come un esempio di malasanità per la nostra azienda e quindi di fronte a quanto è accaduto l’intero nostro territorio deve rimanere unito, compatto, a sostegno della nostra azienda che sicuramente sta subendo un danno d’immagine, però – ha concluso la Presidente – un danno d’immagine per una singola persona che ha compiuto atti vergognosi e che non è la politica a dover giudicare”.

 

DIREZIONE AUSL SU PRIMARIO ARRESTATO: “OGNI ATTO CONTRO LA DIGNITÀ DI CHI LAVORA E’ INACCETTABILE. SE NECESSARIO CI COSTITUIREMO PARTE CIVILE”

In riferimento all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Piacenza nei confronti di un medico in servizio presso l’ospedale di Piacenza, la Direzione dell’Azienda Usl di Piacenza esprime piena fiducia nel lavoro della Magistratura.

La direzione aziendale ha sempre collaborato con le autorità competenti, attivandosi per fornire ogni elemento utile a ricostruire i fatti. Su indicazione della Procura, abbiamo agevolato in ogni modo il lavoro degli inquirenti, garantendo condizioni ottimali per lo svolgimento delle indagini.
Esprimiamo piena solidarietà e vicinanza alle vittime. Il rispetto e la tutela della persona sono da sempre principi fondanti della nostra missione: ogni atto che possa ledere la dignità, la libertà o la sicurezza di chi lavora o si cura nelle nostre strutture è inaccettabile.
La direzione aziendale è impegnata a completare, con la massima celerità, tutte le azioni necessarie a tutela delle persone coinvolte e ad adottare i provvedimenti previsti nei confronti del medico indagato, nel pieno rispetto delle disposizioni di legge. Laddove sarà opportuno e necessario, ci costituiremo parte civile.
Ribadiamo il nostro impegno a garantire un ambiente di lavoro sicuro, rispettoso e professionale, in cui ogni operatore sanitario possa svolgere il proprio ruolo serenamente e con dignità. Continueremo a collaborare con le autorità in attesa degli sviluppi dell’inchiesta.

ARRESTO CARUSO, NEGRI: “LA POLITICA SI PRENDA LE SUE RESPONSABILITA’ “

Sono giornate roventi per Piacenza, dove il clima meteo corrisponde perfettamente a quello politico. L’arresto di Giuseppe Caruso per associazione mafiosa, truffa aggravata, estorsione in concorso e corruzione ha sconquassato non poco il mondo politico piacentino. Al di là dell’iter giudiziario che farà il suo corso e stabilirà la fondatezza della accuse che vedrebbero Caruso affiliato alla ‘nadrangheta dei Grande Aracri con un ruolo di spicco, c’è una responsabilità politica che esiste eccome, perché Caruso era, per la verità lo è ancora dato che non si è ancora dimesso, presidente dell’assemblea comunale cittadina.

Certo i fatti che hanno determinato l’arresto sono del 2015 e quindi precedenti il mandato dell’attuale amministrazione, ma resta l’amarezza e, a dire la verità, un po’ di interrogativi.

Non è troppo sorpreso di operazioni come queste il giornalista Ippolito Negri che ricorda precedenti fatti avvenuti proprio nella vicina Lombardia con coinvolgimento diretto anche delle amministrazioni.

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ARRESTO CARUSO: OGGI I CITTADINI COSA SI ASPETTANO?

E’ un colpo duro da riassorbire, forse per sempre. Piacenza è stata ferita e con lei ogni cittadino che, fino a ieri , si è cullato nell’illusione di essere “pulito”. Eppure quelle indagini pesanti che scoperchiano i clan legati alla mafia, quelle che nessuno vorrebbe mai sentire nella propria città, sono arrivate anche qui. Ancora più grave, mi permetto di scrivere, se le indagini riguardano un esponente pubblico della realtà politica. Perché la figura del presidente del consiglio comunale dovrebbe essere super partes, sì proposta da un partito, ma garante della correttezza e della legalità.

I capi d’imputazione per Giuseppe Caruso sono associazione mafiosa e truffa aggravata perché avrebbe aiutato alcune aziende ad ottenere finanziamenti europei nell’ambito dell’agricoltura in modo illecito. Sarebbe stato, insieme al fratello Albino anche lui arrestato, in costante sinergia con in vertici del clan Grande Aracri Francesco e Salvatore.

Oggi i cittadini cosa si aspettano? E’ questa la domanda a cui occorre dare una risposta. Se lo chiedessero a me risponderei: senso di responsabilità. Da parte del diretto interessato, dimettendosi dalla carica di presidente del consiglio comunale, e anche della politica. Sì perché, benché i fatti contestati risalgano al 2015 precedenti alla carica rivestita nel 2017, Caruso ha comunque rivestito un ruolo istituzionale. “Non c’entra nulla con l’inchiesta il ruolo politico che ricopre ora” ha detto il procuratore Amato. Un concetto che ha sottolineato anche il sindaco Barbieri nella nota diffusa a fine giornata “Ribadiamo la totale estraneità dell’amministrazione e del Comune di Piacenza da questa vicenda, per cui non accettiamo alcun tipo di bassa speculazione politica, e valuteremo ogni azione a tutela del buon nome e della trasparenza dell’attività dell’Ente”. Tutto vero, ma un uomo che veste un ruolo pubblico lo rappresenta sempre, con coerenza e senso di responsabilità, altrimenti perché sarebbe lì?

Per questo anche la politica deve prendersi le sue responsabilità e ammettere di aver sbagliato. I cittadini non si prendono in giro; solo così forse ci si può rialzare e ripartire.

ASSOCIAZIONE MAFIOSA E TRUFFA AGGRAVATA. LE ACCUSA PER CARUSO E IL FRATELLO ALBINO

Non si fanno attendere le reazioni da parte della politica piacentina in merito all’arresto del presidente del consiglio comunale Giuseppe Caruso accusato dagli investigatori di appartenere al gruppo criminale Grande Aracri di Cutro e di aver favorito una truffa, nella sua veste di dirigente delle Dogane, per ottenere fondi dall’Unione Europea. Associazione mafiosa, truffa aggravata ed estorsione sono le pesanti imputazioni della Procura di Bologna ai danni di Giuseppe Caruso che è stato arrestato e condotto in carcere. I reati contestati risalgono al periodo precedente all’elezione di Caruso a Palazzo Mercanti con Fratelli d’Italia e la successiva nomina (del luglio 2017) a presidente del consiglio comunale di Piacenza.

Il capogruppo del PD Stefano Cugini chiede un consiglio comunale straordinario “per un confronto collegiale sui prossimi passi concreti e per avere le dovute garanzie che nessuna azione dell’Ente sia mai stata a rischio di condizionamento per le vicende oggetto di indagine. ci limitiamo a sperare in un immediato passo indietro di Giuseppe Caruso dalle sue cariche di Presidente e consigliere, a tutela sua e dell’Istituzione che fino a ieri sera ha rappresentato, su cui al momento incombono nubi e interrogativi che sconquassano la quotidiana amministrazione della cosa pubblica piacentina”.

La segreteria provinciale del Pd la definisce un’ “umiliazione per la nostra città, duro colpo per credibilità amministrazione Barbieri. Mantenendo fermo il principio della presunzione di innocenza fino a prova contraria è chiaro che, il ruolo istituzionale importante ricoperto da Caruso, risulta incompatibile con le ombre sollevate dall’inchiesta e assesta un duro colpo alla credibilità dell’Amministrazione Barbieri e della maggioranza che la sostiene oltre che, anche sul piano nazionale, su una forza politica, Fratelli d’Italia, verso la quale forse in modo troppo affrettato sono confluite personalità di spicco della politica piacentina. Al di là di facili strumentalizzazioni dobbiamo prendere atto delle macerie che il governo locale ha fatto di questa città e della debolezza del Sindaco a farvi fronte”.

I parlamentari e eurodeputati del M5s chiedono “l’avvio della Commissione d’accesso prefettizia presso il Comune di Piacenza”. Il MoVimento 5 Stelle di Piacenza chiede le dimissioni immediate del presidente del Consiglio – sottolineano i pentastellati locali – e ricorda le iniziative messe in campo in favore della legalità, non da ultimo l’incontro sulla ‘ndrangheta con Stefania Ascari, componente della Commissione Antimafia”.