ARRESTO CARUSO, NEGRI: “LA POLITICA SI PRENDA LE SUE RESPONSABILITA’ “

Sono giornate roventi per Piacenza, dove il clima meteo corrisponde perfettamente a quello politico. L’arresto di Giuseppe Caruso per associazione mafiosa, truffa aggravata, estorsione in concorso e corruzione ha sconquassato non poco il mondo politico piacentino. Al di là dell’iter giudiziario che farà il suo corso e stabilirà la fondatezza della accuse che vedrebbero Caruso affiliato alla ‘nadrangheta dei Grande Aracri con un ruolo di spicco, c’è una responsabilità politica che esiste eccome, perché Caruso era, per la verità lo è ancora dato che non si è ancora dimesso, presidente dell’assemblea comunale cittadina.

Certo i fatti che hanno determinato l’arresto sono del 2015 e quindi precedenti il mandato dell’attuale amministrazione, ma resta l’amarezza e, a dire la verità, un po’ di interrogativi.

Non è troppo sorpreso di operazioni come queste il giornalista Ippolito Negri che ricorda precedenti fatti avvenuti proprio nella vicina Lombardia con coinvolgimento diretto anche delle amministrazioni.

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ARRESTO CARUSO: OGGI I CITTADINI COSA SI ASPETTANO?

E’ un colpo duro da riassorbire, forse per sempre. Piacenza è stata ferita e con lei ogni cittadino che, fino a ieri , si è cullato nell’illusione di essere “pulito”. Eppure quelle indagini pesanti che scoperchiano i clan legati alla mafia, quelle che nessuno vorrebbe mai sentire nella propria città, sono arrivate anche qui. Ancora più grave, mi permetto di scrivere, se le indagini riguardano un esponente pubblico della realtà politica. Perché la figura del presidente del consiglio comunale dovrebbe essere super partes, sì proposta da un partito, ma garante della correttezza e della legalità.

I capi d’imputazione per Giuseppe Caruso sono associazione mafiosa e truffa aggravata perché avrebbe aiutato alcune aziende ad ottenere finanziamenti europei nell’ambito dell’agricoltura in modo illecito. Sarebbe stato, insieme al fratello Albino anche lui arrestato, in costante sinergia con in vertici del clan Grande Aracri Francesco e Salvatore.

Oggi i cittadini cosa si aspettano? E’ questa la domanda a cui occorre dare una risposta. Se lo chiedessero a me risponderei: senso di responsabilità. Da parte del diretto interessato, dimettendosi dalla carica di presidente del consiglio comunale, e anche della politica. Sì perché, benché i fatti contestati risalgano al 2015 precedenti alla carica rivestita nel 2017, Caruso ha comunque rivestito un ruolo istituzionale. “Non c’entra nulla con l’inchiesta il ruolo politico che ricopre ora” ha detto il procuratore Amato. Un concetto che ha sottolineato anche il sindaco Barbieri nella nota diffusa a fine giornata “Ribadiamo la totale estraneità dell’amministrazione e del Comune di Piacenza da questa vicenda, per cui non accettiamo alcun tipo di bassa speculazione politica, e valuteremo ogni azione a tutela del buon nome e della trasparenza dell’attività dell’Ente”. Tutto vero, ma un uomo che veste un ruolo pubblico lo rappresenta sempre, con coerenza e senso di responsabilità, altrimenti perché sarebbe lì?

Per questo anche la politica deve prendersi le sue responsabilità e ammettere di aver sbagliato. I cittadini non si prendono in giro; solo così forse ci si può rialzare e ripartire.

ASSOCIAZIONE MAFIOSA E TRUFFA AGGRAVATA. LE ACCUSA PER CARUSO E IL FRATELLO ALBINO

Non si fanno attendere le reazioni da parte della politica piacentina in merito all’arresto del presidente del consiglio comunale Giuseppe Caruso accusato dagli investigatori di appartenere al gruppo criminale Grande Aracri di Cutro e di aver favorito una truffa, nella sua veste di dirigente delle Dogane, per ottenere fondi dall’Unione Europea. Associazione mafiosa, truffa aggravata ed estorsione sono le pesanti imputazioni della Procura di Bologna ai danni di Giuseppe Caruso che è stato arrestato e condotto in carcere. I reati contestati risalgono al periodo precedente all’elezione di Caruso a Palazzo Mercanti con Fratelli d’Italia e la successiva nomina (del luglio 2017) a presidente del consiglio comunale di Piacenza.

Il capogruppo del PD Stefano Cugini chiede un consiglio comunale straordinario “per un confronto collegiale sui prossimi passi concreti e per avere le dovute garanzie che nessuna azione dell’Ente sia mai stata a rischio di condizionamento per le vicende oggetto di indagine. ci limitiamo a sperare in un immediato passo indietro di Giuseppe Caruso dalle sue cariche di Presidente e consigliere, a tutela sua e dell’Istituzione che fino a ieri sera ha rappresentato, su cui al momento incombono nubi e interrogativi che sconquassano la quotidiana amministrazione della cosa pubblica piacentina”.

La segreteria provinciale del Pd la definisce un’ “umiliazione per la nostra città, duro colpo per credibilità amministrazione Barbieri. Mantenendo fermo il principio della presunzione di innocenza fino a prova contraria è chiaro che, il ruolo istituzionale importante ricoperto da Caruso, risulta incompatibile con le ombre sollevate dall’inchiesta e assesta un duro colpo alla credibilità dell’Amministrazione Barbieri e della maggioranza che la sostiene oltre che, anche sul piano nazionale, su una forza politica, Fratelli d’Italia, verso la quale forse in modo troppo affrettato sono confluite personalità di spicco della politica piacentina. Al di là di facili strumentalizzazioni dobbiamo prendere atto delle macerie che il governo locale ha fatto di questa città e della debolezza del Sindaco a farvi fronte”.

I parlamentari e eurodeputati del M5s chiedono “l’avvio della Commissione d’accesso prefettizia presso il Comune di Piacenza”. Il MoVimento 5 Stelle di Piacenza chiede le dimissioni immediate del presidente del Consiglio – sottolineano i pentastellati locali – e ricorda le iniziative messe in campo in favore della legalità, non da ultimo l’incontro sulla ‘ndrangheta con Stefania Ascari, componente della Commissione Antimafia”.