ZURLO: “DIRIGERE IL CARCERE E’ SPESSO FRUSTRANTE, MA SI VA AVANTI”

Senso del dovere e responsabilità nei confronti del ruolo che rappresenta. Caterina Zurlo, direttrice della casa circondariale delle Novate, racconta a Di Profilo la vita all’interno del carcere: le criticità maggiori, la scarsità di lavoro, la carenza di organico.
Come sarebbe il carcere ideale? “Un luogo con le celle aperta in cui i detenuti sono al lavoro tutto il giorno e tornano, solo a sera, nelle proprie celle”.

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CARCERE: IL FUTURO E’ ABOLIRLO?

C’è chi, molto utopisticamente, vorrebbe abolirlo, chi potenziarlo. Certamente cambiarlo. La verità sembra stia nel mezzo, come scrivevano una volta gli antichi saggi. Sul tema carcere si scatenano le più disparate e il dibattito si accende. Abbiamo seguito l’incontro organizzato per la due giorni Piacenza e il carcere dove si sono confrontati la direttrice della casa circondariale delle Novate Caterina Zurlo, il garante dei detenuti Alberto Gromi e lo scrittore Lorenzo Calza.

Delocalizzare sì, ma a ragion veduta. E’ la posizione del presidente dell’Ordine degli Architetti Giuseppe Baracchi per non lasciare buchi neri in città laddove vengono trasferiti immobili o sedi. Proprio di sedi parliamo, se ci riferiamo agli spazi che verranno lasciati liberi dal vecchio ospedale una volta che verrà realizzata la nuova struttura, come è nelle previsioni dell’amministrazione. Certo, non prima di una decina d’anni. Più vicino il trasferimento della polizia municipale nell’area dell’ex consorzio agrario. La chiave di lettura è ancora una volta la pianificazione.

Ha raccontato storie di persone normali a cui la malattia ha, in parte cambiato un pezzo di vita. Elisabetta Paraboschi nel sui libro La vita ti riprende, otto storie a lieto fine del reparto di oncologia dell’ospedale di Piacenza, ha intervistato otto persone, donne, uomini, mamme e papà, che ce l’hanno fatta difendendo con coraggio la quotidianità stessa.

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