QUIRICO: “IL GIORNALISTA VIVE I LUOGHI E RACCONTA LE SOFFERENZE”

Non le manda certo a dire, neppure al suo giornale per la scelta di alcune aperture, per il quale è inviato nei paesi sconvolti dalla guerra. Domenico quirico, giornalista de La stampa, rapito nel 2013 in siria e liberato mesi dopo dal gruppo che stava seguendo, i miliziani anti assad, non è la prima volta che parla a Piacenza; lo ha fatto alla galleria Biffi Arte per la presentazione del suo libro Ombre dal fondo. “il giornalismo è diventato tragico paradosso – scrive quirico – quello il paradosso di quello che vorrei: serve a distogliere il vostro sguardo”. L’unico modo di fare giornalismo è essere lì sul posto e guardare negli occhi la sofferenza che ci appresta a raccontare. Tutto il resto è altro

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BUZZI UNICEM – CARBONEXT: DOVE E’ FINITA LA POLITICA? SE NE PARLA A TUTTO TONDO

Prima ancora che esplodesse sulla stampa la vicenda della Buzzi Unicem e del combustibile Carbonext erano già un caso. Un caso nel quale si intrecciano interessi economici e la salute dei cittadini. Da una parte ci sono le ragioni del cementificio, corredate da due conferenze dei servizi e da uno screening che confermerebbero la non pericolosità per la salute dell’utilizzo del combustibile, dall’altra la voce della gente, delle amministrazioni, peraltro divise a loro volta e dei medici che chiedono una valutazione dell’impatto sulla salute che potrebbe avere il Carbonext bruciato nel cementifico della val d’Arda. Ma il cammino sembra tortuoso e destinato ad arrestarsi.

Si chiamano celle aperte, spazi nei quali i detenuti sono liberi di nei corridoi della propria sezione. Come occupare questo tempo? L’ideale sarebbero percorsi strutturati che vanno dall’apprendimento di un mestiere alla scrittura, nella direzione di rielaborare l’esperienza della detenzione. Oggi al carcere delle Novate il vero problema non è più il sovraffollamento ma tenere occupati i detenuti. La rivista Sosta Forzata, che oggi rischia di essere sospesa nella pubblicazione, andava proprio in questa direzione.

Sentire parlare chi ha visto la morte accanto, giorno dopo giorno, fa sentire enormemente piccoli. Sentire il giornalista Domenico Quirico raccontare la sua esperienza nelle mani di jihadisti per 150 giorni, con estrema lucidità, fa capire, ancora di più, che la minaccia dell’isis rappresenta davvero il vero e unico male del mondo. Il Grande Califfato, il titolo del suo libro, è un progetto di espansione mondiale.
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QUIRICO: “IL CALIFFATO E’ L’UNICO MALE DEL MONDO”

L’unico vero male del mondo è il progetto del Califfato, molto più del debito greco e della percentuale del Pil. Parole di Domenico Quirico, l’inviato de La Stampa che ha conosciuto direttamente il fondamentalismo islamico perchè per 150 giorni è stato nella mani dei jihadisti in Siria. Era il 2013, dopo questa esperienza in cui è entrato in contatto con il male vero e proprio ha scritto un libro “ll grande Califfato”. Un contatto diretto, giorno dopo giorno che ha portato il giornalista ad avere idee più chiare rispetto al fenomeno Isis, l’autoproclamato stato islamico che sta conquistando velocemente sempre più territori a ridosso dell’Occidente. Ad ascoltarlo a palazzo Gotico c’era anche il piacentino Daniele Vallisa, per 4 mesi ostaggio in Libia. Esperienza terribile che tuttavia non porta Quirico a parlare di paura: “la cosa che colpisce più di tutti chi ha incontrato un  jihadista è l’ossessione di realizzare il sogno del Califfato” ha spiegato. Rientrato in Italia Quirico si rese conto della pericolosità del nuovo Califfato e lo denunciò pubblicamente, ma il suo grido d’allarme è stato inascoltato “sottovalutato – conferma Quirico – perchè scambiato per una prosecuzione di al Qaeda, ma non era così”. 

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