ACQUA ALTA VALLE, QUALE FUTURO PER LO STABILIMENTO?

Cala, per il momento, il sipario sullo stabilimento di acque minerali Alta Valle. Cala il sipario su un’azienda nata nel 2007 da una cordata di imprenditori genovesi e piacentini. Piacentini erano il suo primo presidente Giacomo Marazzi e l’amministratore delegato Marcello Balzarini. Mission dell’azienda costruire un marchio locale forte che potesse crescere insieme alla Val Trebbia, contribuendo a creare sviluppo ed occupazione. Lo stabilimento d’imbottigliamento ed il laboratorio di analisi è a Rovegno, in alta Valtrebbia, in un’area dismessa di 15mila metri quadrati a ridosso della statale 45. Celebre la frase riportata sull’etichetta “la valle più bella del mondo”attribuita ad  Ernest Hamingway per definire proprio la Val Trebbia. Dopo alcuni passaggi di proprietà, dal 2012 il proprietario della società Val Trebbia Acque Minerali risulta il fondo AVM Associati Spa di Milano, che “opera in qualità di management company per fondi di investimento di Private Equity” come riportato nella home del sito.  Nell’aprile scorso, il sito del Secolo XIX scrive che l’azienda è in attesa di una decisione del tribunale fallimentare rispetto alla proposta di un piano industriale di salvataggio. La produzione è stata sospesa a marzo e gli stipendi pagati regolarmente ai dipendenti fino a febbraio.  Cosa è che ha mandato in crisi l’azienda? Costi di trasporto troppo elevati che andavano ad incidere per oltre la metà del bilancio? “E’ difficile fare imprenditoria laddove non ci sono servizi – ha detto l’ex sindaco di Ottone Giovanni Piazza  – non si può parlare di rilancio della montagna quando non ci sono le condizioni per un effettivo sviluppo”. E ad oggi quale è il futuro dei 15 lavoratori? Sembra che siano stati tutti licenziati a parte un paio destinati al controllo della fabbrica. Il sindaco di Rovegno Bruno Pepi non perde la speranza di vedere riaprire lo stabilimento; contattato telefonicamente ci ha detto che gran parte della partita sarebbe in mano alla Regione Liguria. La famiglia proprietaria delle mura e dello stabilimento avrebbe chiesto alla Regione la costruzione di una centrale idroelettrica per alimentare la struttura. Una richiesta che era in agenda della precedente amministrazione e che ora viene girata al nuovo consiglio e alla nuova giunta.  A questo punto potrebbero esserci le condizioni per una riapertura dell’impianto gestito proprio dalla famiglia proprietaria della mura. Ad oggi, però, la prospettiva è ben diversa.

acqua alta valle

FALLIMENTO RDB: HA SENSO TROVARE COLPEVOLI?

Sembra di assistere alla resa dei conti. E intanto i 103 lavoratori piacentini di Rdb, e i 444 distribuiti nelle sedi italiane, be fanno le spese. A chi si può attribuire il fallimento di quello che fino anni fa era un colosso a livello internazionale? Scelte azzardate, mala gestione, lassismo degli imprenditori, crisi del settore edile? Ma che senso ha trovare un colpevole? Mettendosi dalla parte dei lavoratori, le vere vittime di questo colpo durissimo, trovare un responsabile sarebbe inutile. Quello che conta è il posto di lavoro, i sacrifici, le famiglie che stanno dietro ad ogni dipendente. Negli ultimi mesi sono alternati numerosi alti e bassi: tra questi l’ingresso di Geve srl la società di Paolo Marini che avrebbe dovuto immettere liquidità, pagare gli stipendi arretrati e presentare un piano industriale fattivo. Dopo i primi incontri, Marini è sparito. Poi si è fatta avanti la carta romana Claudio Salini, ma probabilmente il piano industriale (è stato presentato?), non ha convinto i giudici del Tribunale di Piacenza. Ad oggi i lavoratori chiederanno a breve un incontro con i commissari fallimentari per chiedere garanzie, come la ricerca di ammortizzatori sociali. Le commesse ci sono, ma come ci si deve comportare? Insomma i lavoratori vogliono risposte, doverose.

CGIL SU RDB: “GRAVISSIMO IMMOBILISMO DELLA CLASSE DIRIGENTE PIACENTINA”

La Cgil di Piacenza commenta durante il fallimento di Rdb dopo la sentenza del Tribunale. Gianluca Zilocchi, segretario della Camera del Lavoro, accusa la classe dirigente delle città di non aver fatto nulla per evitare la fine dell’azienda; nessun imprenditore si sarebbe mosso per salvare il marchio.

Ecco il testo:

Siamo di fronte al fallimento trasversale della classe dirigente di questa città”. Non usa mezzi termini il segretario della Camera del Lavoro di Piacenza, Gianluca Zilocchi di fronte al fallimento di RDB. “La preoccupazione è che ci sia qualcuno che non aspettasse altro che il fallimento per prendere le briciole di quel che era un’azienda dal valore quantomeno Europeo, a prezzi stracciati. Il nostro primo pensiero va ai lavoratori, e diciamo loro che la Cgil sta mettendo in campo ogni azione per garantire la continuità aziendale e l’accesso agli ammortizzatori sociali”. “Ma questa vicenda ci dice molto di più – chiosa Zilocchi – è assurdo dire, come ha fatto qualcuno, che le imprese andrebbero chiuse nei momenti di difficoltà. A dirlo sono gli stessi soggetti che non hanno messo in campo nulla per salvare RDB. Qui assistiamo a un’assenza della classe imprenditoriale piacentina. Un marchio di valore Europeo, patrimonio della comunità e nessun imprenditore si è mosso per salvarlo. E’ un fatto gravissimo”.

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FALLIMENTO RDB, CARRERA CISL: “CHIEDEREMO UN INCONTRO AI COMMISSARI”

Rdb è fallita. Lo ha deciso il Tribunale di Piacenza dopo essersi preso più di un giorno per pronunciare la sentenza. Probabilmente l’offerta presentata da Claudio Salini non è stata reputata congrua o sufficiente. Una doccia fredda, anzi gelata per i lavoratori dell’ex colosso dell’edilizia. I sindacati, nonostante questa notizia, non si arrendono e chiederanno a breve di incontrare i due commissari fallimentari, Michele Guidotti e l’avvocato Andrea Loranzi, entrambi piacentini. “Porteremo le nostre istanze – ha detto Paolo Carrera Cisl – e quelle dei lavoratori, chiederemo continuità negli stabilimenti Rdb perchè al momento ci sono commesse e lavoro da portare a termine, ci sembrerebbe assurdo non tenerne conto. Chiederemo che gli stabilimenti vengano venduti ad acquirenti seri per salvaguardare il più possibile i posti di lavoro”. Ve l’aspettavate? “Abbiamo sempre sperato nella vendita piuttosto che il fallimento , è ovvio – spiega il sindacalista – ma ora che le cose stanno così diciamo un’altra volta che è ora di finirla di giocare sulla pelle dei lavoratori”.