“ALDO ERA PRIMA DI TUTTO UN UOMO LIBERO”

“A chi mi chiede chi era Aldo Braibanti dico: prima di tutto un uomo libero, che ha lottato per la sua libertà e quella degli altri”. Così ci risponde il nipote Ferruccio.

Una libertà che gli è costata tantissimo sul piano personale; con il processo e la condanna a nove anni per plagio nel 68, ma anche per essere stato partigiano e per questo arrestato due volte a Firenze, dove subì delle torture. Una figura di spicco del 900 italiano, eppure di lui non si conoscono tutte le opere, la sua vita, forse per la innata riservatezza e per la scarsa propensione ad apprezza la celebrità. La famiglia ha donato al Comune di Fiorenzuola un fondo di 15 mila libri per rendere le sue opere patrimonio comune. “Perché Aldo non è stato solo il processo”.

“TRADITORI DELLO STATO”. CHIESTI 16 ANNI PER MONTELLA

“Traditori dello Stato”. Il procuratore capo Grazia Predella ha definito così i carabinieri della caserma Levanti accusati di vari reati, tra cui tortura e spaccio di droga. Queste le richieste di pena: 16 anni, un mese e 10 giorni per l’appuntato Giuseppe Montella, 14 anni, 5 mesi 10 giorni per l’appuntato Salvatore Cappellano, 13 anni per l’appuntato Giacomo Falanga, 7 anni e 8 mesi per l’appuntato Daniele Spagnolo, 5 anni per il maresciallo Marco Orlando. L’udienza si è tenuta a porte chiuse a Piacenza Expo.

I cinque carabinieri imputati hanno scelto il rito abbreviato che prevede lo sconto di un terzo della pena; il 37enne Montella, Falanga e Cappellano si trovano in carcere, Spagnolo e Orlando ai domiciliari.

Le richieste delle parti civili vanno da 4mila a 300mila euro

PROCESSO FALSI INVALIDI, ACCOLTO IL RICORSO DEL COMUNE

E’ stato accolto il ricorso proposto dal Comune di Piacenza per il processo falsi invalidi. La Seconda Sezione Penale della Suprema Corte di Cassazione ha accolto il ricorso proposto dal Comune di Piacenza avverso la sentenza di assoluzione, da parte della Corte d’Appello di Bologna, degli imputati nel processo per l’utilizzo abusivo dei pass Ztl riservati agli automobilisti invalidi. “La Cassazione – commenta la dirigente avvocato Elena Vezzulli – ha così cassato con rinvio la sentenza emanata il 28 febbraio 2014 dalla Corte d’Appello di Bologna che aveva annullato la sentenza di primo grado del 23 gennaio 2013 con la quale il Tribunale di Piacenza aveva condannato tutti gli imputati dei reati loro ascritti: falso e truffa ai danni della pubblica amministrazione. I quattro imputati, Giuliano Rigoni, Manuel e Silvia Monteverdi e Lorenzo Barratovi, difesi dagli avvocati Graziella Mingardi e Ettore Maini, sono stati condannati anche a rifondere le spese processuali al Comune e all’Ausl, parti civili nel processo”.