CULTURA IN AFFIDO: MANO TESA AI MINORI IN CARICO AI SERVIZI SOCIALI

Era un progetto pensato prima della pandemia che la pandemia stessa ha costretto a riporre in un cassetto. Oggi è il momento di avviarlo, almeno in via sperimentale, perché di mezzo ci sono i minori che vivono in condizioni di difficoltà e la cultura può tendere loro la mano

il progetto si chiama Cultura in Affido, un percorso che mette in collegamento le famiglie, favorisce la crescita di una comunità educante e permette la fruizione di attività dedicate e proposte culturali del territorio. In pratica le famiglie, ma anche i single, potranno prendere in affido un minore in carico ai servizi sociali per fargli conoscere la opportunità culturali che offre il territorio. La platea di potenziali minori è abbastanza ampia, basti pensare che prima del covi le famiglie un carico erano 300, oggi 350 con mediamente due figli

WELFARE: “ATTESA AZZERATA PER I SERVIZI A DOMICILIO. A OTTOBRE GLI STATI GENERALI”

Anziani, disabili, persone fragili e minori sono i soggetti coinvolti nei nuovi e potenziati interventi nell’area dei servizi sociali del comune. Il covid ha imposto di cambiare alcuni servizi e di implementarne altri.

500 mila euro andranno a coprire la maggiorazione di spese, causa covid, per i minori in affido familiare; 25 mila euro per creare le cosiddette bolle nei centri educativi; 50 mila euro per i sussidi agli utenti del servizi minori e famiglia, a carico di questi servizi oggi ci sono quasi 440 famiglie, prima del covid erano 300. un capitolo poderoso quello che riguarda il servizio di assistenza domiciliare, potenziato con 120 mila euro. In tutto sono attualmente in carico 332 persone. La lista di attesa è praticamente azzerata, passano dai 168 domanda in attesa del 2019 alle 26 del febbraio 2021. nella variazione sono compresi anche i 750 mila euro per le persone disabili e i 50 mila da destinare alla coprogettazione per i minori in isolamento sociale, la sindrome Hikikomori.

SGORBATI: “GIUNTA DEL DOPOLAVORO? IO SONO ASSESSORE A TEMPO PIENO”

“La chiamano giunta del dopo lavoro? Io sono assessore a tempo pieno, le mie colleghe dello studio non mi vedono più!”. Risponde così l’assessore Federica Sgorbati alle critiche mosse dall’opposizione nei confronti di alcuni componenti della giunta liberi professionisti.

In merito ai paventati tagli al settore dei servizi sociali, sottolinea “non si tratta di tagli ma di efficientamento della spesa. Come il buon padre di famiglia che fa scelte più ponderate”.

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ANNA E IL CORAGGIO DI ROMPERE CON LA STRADA

Quella di Anna è una storia finita bene per lei e per la sua bambina. Anna, una 23 enne albanesi, era arrivata Piacenza con il sogno di una vita migliore, un lavoro e magari anche una famiglia. Ma così non è stato perchè, in realtà, ha incontrato ricatti, umiliazioni e costrizioni. Pensava di potersi fidare di un’amica e invece proprio lei l’ha condotta sulla strada. La stessa che stabilisce dove farla prostituire, quanto denaro versare, dove e a chi lasciare la neonata, negandole ogni genere di auto. La svolta in questa triste storia arriva la scorsa primavera durante un controllo della Polizia Municipale, è qui che Anna intravede uno spiraglio per cambiare la sua vita. Nonostante la paura della ragazza, nonostante le ritorsioni che tema di subire, l’intervento riesce. Lei e la piccola sono state condotte in una strutture protetta grazie ai servizi sociali del comune, dove si trovano tutt’ora.

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CUGINI:”EMERGENZA MINORI STRANIERI, UNA BOMBA AD OROLOGERIA”

Una bomba ad orologeria. Sono parole utilizzate dall’assessore Stefano Cugini per definire la situazione che il comune sta vivendo con la presa in carico dei minori non accompagnati. Ad oggi l’amministrazione non ha più un posto disponibile per ospitarli. Una ottantina di minori di etnie diverse, soprattutto albanesi ed egiziani, sono collocati tra strutture del comune e convenzionate, circa 100 euro al giorno per il loro mantenimento; il problema si pone quando nuovi arrivi bussano alla porta dell’assessorato ai servizi sociali, come in queste ore. Il problema sta nella legge stessa: una volta che i minori arrivano sul territorio è il comune a doversene prendere in carico al cento per cento anche se non ci sono più posti a disposizione. 

Una situazione ai limiti di guardia, che rischia di esplodere, e la parte debole è quella dell’amministrazione che oltre a rimetterci penalmente nel caso non si prenda in carico dei minori arrivati sul territorio, spesso si trova anche a dover fare i conti con le critiche dei cittadini. La situazione sarebbe risolvibile se a livello centrale fosse la regione a smistare le presenze in base alla disponibilità delle province.

Un discorso che si lega a doppio filo con un’altra necessità a cui il comune deve far fronte quella dell’emergenza abitativa. A Piacenza sono in graduatoria 700 persone per un alloggio, il comune sta potenziando l’agenzia per l’affitto per accogliere le esigenze di quella cosiddetta “fascia virtuale”, circa il 40 per cento, che rimane fuori dal mercato, perchè non può permettersi di pagare un affitto ma neppure di entrare in graduatoria per un alloggio popolare.

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