RABUFFI APP, SU CASO VEZZULLI: “OGNI EURO DEI PIACENTINI ANDREBBE SPESO CON PARSIMONIA, IL CONTRARIO DI QUANTO STA AVVENENDO CON QUESTA VERTENZA”

Il consigliere comunale di Alternativa per Piacenza Luigi Rabuffi interviene su caso Vezzulli, in particolare dopo l’ultima sentenza del 4 agosto in cui il Tar di Parma ha accolto il ricorso dell’avvocatessa.

Ho atteso qualche giorno nel commentare la notizia relativa alla sentenza del TAR Emilia-Romagna n. 348/2025 del 4 agosto scorso “Avv. Vezzulli vs. Comune di Piacenza” (o viceversa), per evitare dichiarazioni “di pancia”, notoriamente avventate. Oggi, con serenità, desidero esprimere – come rappresentante di una forza politica (Alternativa per Piacenza) che crede fermamente nel rispetto delle Istituzioni e dei lavoratori – il fastidio assoluto per quanto sta avvenendo. In particolare, per il comportamento del Comune di Piacenza.
Ma facciamo un pò d’ordine…
Il resoconto (tralasciando tutto il pregresso) ci riporta al 14 luglio scorso, quando il Consiglio Comunale è stato chiamato a votare l’ennesimo debito fuori bilancio riguardante la “vertenza” Vezzulli.
Un debito di € 7.299,36 derivante dalla sentenza del TAR di Parma n. 106/2025 (pubblicata il 14/03/2025) che sul tema “Avvocatura” ha condannato il Comune di Piacenza al pagamento delle spese di lite a favore della ricorrente.
Come noto, sull’argomento “Avvocatura” sono sempre stato molto critico. Lo sono da quando il Comune di Piacenza ha deciso (questa è una mia sensazione) di individuare nella storica Dirigente Coordinatrice dell’Avvocatura Comunale, Avv. Elena Vezzulli, il “capro espiatorio” di tutti i mali del mondo. E ciò, per strana coincidenza, proprio a valle della scoperta della fidejussione falsa prodotta a copertura dei canoni dei parcheggi di superficie. Con il Consiglio Comunale, e in particolare la Commissione Consiliare n. 5, trasformati in un ring dialettico, dove i “colpi bassi” fra le parti non sono certo mancati. Nell’ambito di questo scontro le mie critiche hanno sempre riguardato – in particolare – l’aspetto economico. Più puntualmente: il dispendio di risorse comunali sperperate per sostenere tesi difficilmente comprensibili. Risorse comunali che naturalmente provengono dalle tasche dei piacentini. E quindi, anche dalle mie. Non solo. Ancor più fastidioso e inaccettabile, mi è apparso il comportamento del Comune di Piacenza nel momento in cui l’Unione Nazionale Avvocati Enti Pubblici (UNAEP) ha preventivamente messo in guardia l’Amministrazione dagli errori che la stessa si accingeva a compiere, facendo leva sul buon senso istituzionale.

ALLERT e “buon senso” colpevolmente ignorati.
Il finale della vicenda processuale si è quindi tradotto in una sentenza del TAR contro il Comune di Piacenza che ha avuto un’ampia eco nazionale. Sentenza pubblicata – quale importante fonte giurisprudenziale – sui principali canali informativi giuridici.
Sentenza che – a detta di UNAEP – “restituisce dignità e giustizia riconoscendo i principi cardine dell’intera categoria degli avvocati dipendenti”.
Nonostante la evidente “batosta” il Comune di Piacenza ha insistito deliberando in “men che non si dica” di proporre appello al Consiglio di Stato (con Delibera di Giunta n. 70 del 01/04/2025), così prevedendo una nuova spesa per gli incarichi esterni di difesa pari a € 31.783,39 oltre a € 975,00 di
contributo unificato.
Peccato che in attesa dell’appello, la vicenda ha avuto nuovi sviluppi. E li ha avuti perché – se sbagliare è umano e perseverare è diabolico – continuare a insistere nell’errore è masochistico.
E così, a fronte di scelte organizzative difficilmente comprensibili da parte del Comune di Piacenza, il 4 agosto scorso il TAR Emilia-Romagna, con sentenza n. 348/2025, ha NUOVAMENTE dato ragione all’Avv. Vezzulli (e torto al Comune), per di più utilizzando – nella prosa utilizzata – termini davvero pesantissimi. Veri e propri macigni.
Il Collegio giudicante ha infatti dichiarato espressamente che “… gli atti censurati, … sono elusivi di quanto disposto nella sentenza di questa Sezione n. 106/2025, e ciò in quanto, pur provvedendo formalmente a dare esecuzione alle statuizioni della sentenza, in realtà l’Amministrazione ha perseguito l’obiettivo di aggirarle dal punto di vista sostanziale ed è in tal modo giunta
surrettiziamente allo stesso esito già ritenuto illegittimo.”

Scontata la condanna del Comune, che pertanto viene obbligato dalla sentenza a provvedere in tempi brevi ad adottare le misure organizzative necessarie a garantire autonomia e indipendenza all’Avvocatura civica, nel rispetto di quanto statuito dalla precedente pronuncia n. 106/2025 e di
quanto ribadito nell’ultima sentenza. Con l’aggravante che la nomina di un Commissario “ad acta”, in caso di eventuale inerzia dell’Amministrazione, viene prevista espressamente dal Collegio giudicante su rituale richiesta della ricorrente.

Non vado oltre. La sentenza è pubblica e chiunque può leggerla.
E’ chiaro che molto probabilmente il comportamento del Comune comporterà, vista la durezza della sentenza, ulteriori costi a carico dei piacentini, in quanto la decisione sulle spese di lite resta riservata alla sentenza definitiva, che seguirà. Auguriamoci almeno che il Comune ammetta i propri errori e non ricerchi, testardamente, un ulteriore appello in Consiglio di Stato risparmiandoci un ulteriore salasso. Salasso che si aggiungerebbe ai tanti soldi già spesi e a quelli che si spenderanno per la difesa dell’Ente nelle cause collaterali e, presumibilmente, per l’eventuale risarcimento dei danni professionali, morali, materiali, di immagine, etc… che saranno definiti prossimamente a favore della ricorrente.
Chiudo qui la puntata di oggi.
Spero proprio, da piacentino e da rappresentante delle Istituzioni, che questa Amministrazione cominci davvero a fare politica a favore dei piacentini e non continui a perseverare, per partitopreso, nei costosi errori.
A meno che, chi siede sulle poltrone più ricche di Palazzo Mercanti, non decida di pagare di tasca propria.
Ma questo, mi sarà detto, non rientra tra le possibili opzioni…

ACCORDO VERTENZA FEDEX TNT, SINDACATI CONFERALI: “I LAVORATORI DECIDERANNO IN PIENA LIBERTA’ “. VENERDI’ ASSEMBLEA A CALENDASCO

Un accordo trasparente che verrà illustrato, alla luce del sole, a tutti i lavoratori nell’assemblea pubblica di venerdì 1 ottobre alle 10.30 al capannone di Calendasco “Rita Atria”. Così i sindacati confederali del settore trasporti e logistica di Piacenza hanno presentato alla stampa la prima ipotesi di accordo della vertenza Fedex-Tnt e Alba sottoscritto a Roma. Si tratta dello stesso accordo che ieri il sindacato SI Cobas ha stracciato in diretta tv nel corso della trasmissione di La7, L’aria che Tira.

I tre sindacati piacentini hanno ribadito l’importanza della condivisione del documento che verrà presentato venerdì ai lavoratori i quali potranno decidere, autonomamente, di sottoscrivere o meno. Si tratta di 265 persone oggi senza lavoro dopo la decisione di Fedex Tnt di chiudere lo stabilimento di Le Mose. Sono tre i punti dell’accordo: ricollocamento, incentivo all’esodo per i non collocati e formazione. Nell’accordo si è giunti a 51 posizioni di ricollocamento da dividere sugli stabilimenti di Bologna, Firenze e Ancona. A coloro che non accetteranno verrà proposto un incentivo economico in base all’anzianità: chi ha più di dieci anni di anzianità (circa il 90% dei lavoratori) l’incentivo è pari a 48.500 euro, per coloro che sono sotto i dieci anni, l’incentivo è di 28.500 euro.

“La nostra prima richiesta – hanno ribadito i sindacati di categoria – è stata di far rimanere l’azienda sul territorio, per mesi ci siamo confrontati su questo tema. Quando abbiamo capito che la decisione presa era definitiva, abbiamo lavorato su come alleviare il problema. Questo è un rimedio, non una soluzione. Insieme alle istituzioni continueremo a lavorare affinché Fedex Tnt ritorni a Piacenza”.

E’ di 16milioni di euro la somma che l’azienda ha messo a disposizione di tutti i lavoratori per attenuare le forti ricadute sociali della scelta di chiudere lo stabilimento. “Abbiamo cercato di sottoscrivere l’accordo prima del 31 ottobre – hanno detto i sindacalisti – perché quella data segna la fine del blocco dei licenziamenti, oltre non sappiamo cosa accadrà”.

ALBERGO ROMA: ACCORDO RAGGIUNTO PER I 14 LAVORATORI

Il cerchio si è chiuso attorno alla vertenza  dell’Albergo Roma. 14 lavoratori su 25 saranno riassunti dalla nuova gestione della famiglia Incerti alle stesse condizioni economiche. La nuova proprietà entrerà nella struttura di via Cittadella a partire dalla seconda settimana di agosto e non è escluso che già da quella data possa riaprire le porte al pubblico. L’accordo è stato raggiunto al termine di un vertice durato alcune ore tra i delegati sindacali di Cgil, Cisl e Uil, la nuova proprietà e Cementirossi. L’obiettivo principale delle parti sociale era garantire il posto di lavoro a tutti i dipendenti della struttura: “i livelli retributivi sono stati garantiti per i 14 dipendenti – ha spiegato Francesca Benedetti della Cisl – per i restanti, che non erano assunti a tempo indeterminato ma avevano collaborazioni in scadenza si è arrivati ad un accordo consensuale tra le parti per la risoluzione del contratto. E’ stato un risultato eccellente – lo ha definito Benedetti – per come erano le premesse non si poteva sperare nulla di buono, le variabili erano troppe per sperare in un risultato come questo”. Per garantire ai lavoratori gli ammortizzatori sociale dal 30 giugno alla nuova riapertura, in Provincia è stata firmata la cassa integrazione in deroga.

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