GIORNATA MONDIALE CONTRO LA POVERTA’: FRAMMENTI DI VITA DI OPERATORI E VOLONTARI

Il 17 Ottobre si celebra la Giornata mondiale di lotta alla povertà, istituita dall’ONU nel 1992. Da diversi anni, questa ricorrenza diventa anche l’occasione per sensibilizzare la cittadinanza sulle condizioni di vita delle persone senza dimora: nell’immaginario collettivo, una definizione che evoca la mancanza di una casa. In realtà, il profondo disagio sociale legato a questa situazione di estrema fragilità è più ampio: significa l’assenza di un ambiente e di un progetto di vita, di un luogo dove prendersi cura di sé, accogliere e veder crescere le relazioni con gli altri.

In strada si incontrano cittadini italiani e stranieri, talvolta con problemi di dipendenza patologica o disturbi psicofisici, in condizioni di elevata vulnerabilità sociale, bisognosi di aiuto per evitare la spirale di un peggioramento. Non sempre la loro è una condizione “storica”: spesso si tratta di lavoratori che, a causa di contratti precari, non riescono ad accedere al mercato immobiliare e non possono permettersi alternative al dormire nell’auto o su un giaciglio di fortuna. Le realtà che compongono il Tavolo Marginalità del Comune di Piacenza lavorano in rete per garantire un supporto a queste persone, favorendo l’accesso ai servizi sociali e sanitari del territorio, assicurando un primo, immediato conforto o fornendo assistenza nelle procedure burocratiche.
L’Amministrazione comunale, la Caritas diocesana e le tante realtà del terzo settore che agiscono a sostegno dei più fragili garantiscono l’apertura dei dormitori maschili e femminili, della Mensa della Fraternità e del guardaroba, l’uso di lavatrici e docce, l’apertura del Centro Servizi – Stazione di Posta e di ambulatori di prossimità, il supporto psicologico e il funzionamento delle Unità di strada, che distribuiscono generi di conforto e facilitano l’orientamento delle persone senza dimora ai servizi loro dedicati. In collaborazione con
l’Azienda Usl si indirizza l’accesso ai presidi sanitari del territorio per dare risposta ai bisogni più urgenti, mentre grazie all’attività di organizzazioni sindacali e patronati si aiutano le persone in condizioni di estrema vulnerabilità a riprendere la propria identità di cittadini per tutelarne i diritti fondamentali, mettendo sempre al centro la persona e orientando ogni intervento al rispetto della sua unicità.
In questa giornata in cui si è invitati ad aprire gli occhi verso la povertà e il disagio di chi vive “senza”, si vogliono condividere le testimonianze di chi la strada la conosce davvero, o per esperienza diretta o perché impegnato come operatore o volontario.

Ecco alcune testimonianza di operatori e di chi ha vissuto momenti di disagio e fragilità

La testimonianza di un lavoratore ospite in una struttura di accoglienza
“Sono arrivato a Piacenza nell’anno 2023, in condizioni molto disagiate. Ho attraversato un periodo molto brutto … dormivo in strada. Non avevo un posto dove farmi la doccia, ogni giorno andavo in un paesino vicino per riscaldarmi qualche ora e per lavarmi. Poi col vostro aiuto ho ritrovato l’autostima e piano piano ho trovato lavoro. Non è stato semplice ma non ho mai perso il sorriso. Oggi posso dire di essere soddisfatto e contento di tutto il percorso che ho fatto e che sto facendo. Ringrazio tutte le persone che mi sono vicine e con le quali spero di poter condividere ancora tanta strada.”

Le testimonianze di volontari, operatori sociali e sanitari:
“Quando varcano lo sportello di Avvocato di Strada non conosco la provenienza, la lingua o banalmente il loro nome, ma non sono mai soli. Li accompagna un alone di sconforto, tristezza mista a desolazione: è l’aura del dimenticato. Negli occhi posso riconoscere la paura di perdere tutto, pur non avendo più nulla. Quindi conduco il colloquio e mentre ascolto la mia testa lavora veloce per cercare soluzioni praticabili, a volte reali, a volte impossibili. Ciò che mi resta, però, è il barlume di speranza che si accende sui loro volti
quando si accorgono che sono lì, con loro, che ci sono davvero.
E quando è ora di salutarsi, a prescindere dal seguito, c’è addirittura chi ringrazia per il mio tempo, come se fosse un disturbo essere un senza fissa dimora. Ecco, il vero successo per me è quando riesco a convincerli: tu esisti, io ti vedo.” (Avvocatessa volontaria dello sportello degli Avvocati di strada di Piacenza)

“La mia esperienza con le persone senza dimora mi ha portato a riflettere sulle difficoltà che incontrano nel ricostruire una vita stabile. Anche quando dispongono di un contratto di lavoro regolare, affittare un alloggio resta spesso impossibile: la mancanza di garanzie o di un impiego a tempo indeterminato li esclude dal mercato immobiliare. La realtà multietnica dei
senza dimora arricchisce ma complica l’integrazione, ostacolata da barriere linguistiche e sociali. Molti lavorano, spesso su turni notturni o in impieghi invisibili, contribuendo al funzionamento e al benessere della città senza poterne condividere appieno i benefici. Queste esperienze mi hanno insegnato che l’inclusione richiede non solo assistenza, ma il riconoscimento della dignità e del valore di ogni persona.” (Operatore referente di un dormitorio della Caritas Diocesana di Piacenza – Bobbio)

“Ogni volta che usciamo con l’Unità di Strada, non sappiamo mai davvero cosa troveremo. A volte un sorriso, altre volte uno sguardo basso e diffidente, spesso una storia che pesa più di quanto immaginiamo. In strada si impara a fermarsi, ad ascoltare senza giudicare, a capire che dietro ogni volto c’è un vissuto fatto di cadute, ma anche di speranze. Portiamo coperte, bevande calde e qualche parola gentile — ma, più di tutto, cerchiamo di portare presenza. E poi ci sono quei momenti in cui una persona ti guarda negli occhi e ti ringrazia davvero, con una voce rotta ma piena di gratitudine. In quegli istanti tutto il freddo, la stanchezza e le ore passate svaniscono, perché capisci che quel piccolo gesto ha scaldato anche te. L’umanità, in fondo, è tutta lì: in una chiacchierata sotto la pioggia, in uno sguardo che dice “ci sei ancora”, in un grazie che ti resta dentro e ti ricorda perché continui a tornare”.
(Volontario Unità di Strada di Croce Rossa Italiana – Comitato di Piacenza)

“Pensare alla salute di una persona rimanda immediatamente alle cure primarie, legate alla sopravvivenza e al corpo. Da quando è stato aperto anche l’Ambulatorio per il supporto psicologico abbiamo potuto osservare, e confermare, quanto corpo e mente siano profondamente interconnessi. Per alcune persone all’inizio è difficile: abituate a cavarsela da sole, o a dover sempre restituire qualcosa per ricevere. Ma quando quello spazio diventa
un’ora dedicata solo a loro, alla loro unicità, a ciò che sono, indipendentemente dalla situazione socio-economica o dalle difficoltà quotidiane, allora si apre una possibilità di incontro con sé stessi. Nella gratuità di sapere di avere un porto a cui attraccare quando si ha il bisogno di parlare con qualcuno, della contingenza, di ciò che accade ma anche dei propri desideri, sogni, ricordi. E, qualche volta, proprio da lì nasce il desiderio di prendersi cura di sé. Garantire un approdo costante nel tempo, non giudicante e che non richiede
cambiamento, può essere una banchina da cui iniziare un percorso di ricostruzione, o dove potersi vivere liberamente e consapevolmente”.(Psicologa dell’Ambulatorio Arcangelo Di Maggio)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Share via
Copy link
Powered by Social Snap