FONDAZIONE, CDA TRA PASSATO E FUTURO?

E’ il giorno del cda. Il giorno in cui il presidente Toscani annuncerà la squadra che lo affiancherà nella gestione della Fondazione. In attesa di sapere se verrà aggiunto anche un settimo membro al consiglio, si parlava del professor Giovanni Calza, cardiochirurgo infantile dell’ospedale Gaslini di Genova, piacentino, da anni impegnato in collaborazioni con associazioni umanitarie a favore dei bambini, fa discutere l’inclusione, praticamente certa, di Giorgio Milani. Il Corriere Padano (sul suo sito www.corrierepadano.it) definisce il ticket Pareti-Milani un ritorno al passato non uno slancio verso una nuova Fondazione. Nel testo si legge: “C’è chi si chiede se Milani stia approfittando della forza dell’appoggio del quotidiano locale, e addirittura c’è chi si spinge a sostenere che sia lo stesso artista piacentino a “dettare” la linea a Libertà. E ancora: “la presenza di Milani nel cda porterebbe all’esclusione dell’unica donna – si parlava di Lucia Favari – che era sul punto di farne parte: in una fase storica nella quale in ogni contesto la presenza femminile cresce ed è sempre più apprezzata, si configurerebbe come un ennesimo smacco all’immagine della Fondazione, alla quale il neopresidente Massimo Toscani – se venisse confermata la presenza nel cda di Milani – non sarebbe quindi in grado di imprimere la necessaria svolta”. Aggiungiamo noi, a questo punto, l’ipotetico ingresso del professor Calza, professionista di chiara e illustre fama, potrebbe smussare le critiche che in questo momento si stanno alimentando tra gli addetti ai lavori.

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“SOCIAL STREET” QUANDO LA PARTECIPAZIONE PARTE DAL BASSO

Social street”, ovvero quando da tante strette di mano si forma una catena. Una catena di solidarietà che parte dalla capacità dei cittadini di organizzarsi dal basso per migliorare la città o una parte di essa. A Milano esistono già una ventina di social street; l’amministrazione ha preso esempio da Bologna ed ha affidato all’istituto europeo di design uno studio per capire come declinare l’esperienza anche su altri territorio in base a bisogni, necessità ed esperienze. Nel capoluogo lombardo i cittadini si sono auto-organizzati, prima attraverso un passa parola sui social network, poi con un tam tam che ha coinvolto un gran numero di persone, spesso abitanti dello stesso quartiere e quindi profondi conoscitori della stessa realtà.
L’idea dell’amministrazione comunale è di prendere ad esempio Milano per riproporre lo stesso modello anche a Piacenza; il laboratorio ideale sarebbe proprio il progetto Porta Galera 3.0 un’occasione su cui il comune sta concentrando molte energie, puntando sui cittadini per migliorare una parte della città.

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FONDAZIONE, CDA DI OTTO MEMBRI?

La squadra è pronta,  o sarebbe meglio dire quasi. Nel senso che il presidente Toscani sta valutando, fino all’ultimo, se aggiungere un nuovo membro al cda,  facendo così salire otto il  numero complessivo dei consiglieri (compreso il presidente). C’è da immaginare che non sia stata un’operazione semplice quella cheToscani ha affrontato per la composizione della squadra; bilanciare equilibri e competenze, smussare le ambizioni di alcuni per un ingresso nel cda, insomma un’operazione davvero delicata mirata al “cambio di passo” tanto auspicato fin dal giorno dell’elezione. L’ipotesi del settimo consigliere risponderebbe al nome del professor Giovanni Calza, pediatra piacentino che lavora all’ospedale Gaslini di Genova.  71 anni, originario di Quarto il professor Calza, oggi in pensione, continua a collaborare con l’Istituto genovese e con l’associazione “Children in the World”. Una figura la sua particolarmente votata alla solidarietà civile, sociale e culturale. Lo scorso giugno ha ricevuto il “Bisturi d’Oro 2014” il riconoscimento che ogni anno viene assegnato ai medici che si sono distinti per professionalità e umanità.  L’ingresso di Calza non è certo, Toscani sta ponderando attentamente questa possibilità.  Sembrerebbero confermati Cesare Beti, direttore di Confindustria,  l’avvocato Roberto Rovero, Carlo Ghisoni, il vigevanese Domenico Battaglia, il commercialista Franco Egalini e Giorgio Milani, che all’inizio aveva cercato di favorire l’ingresso di Stefano Pareti (già membro del cda) il quale, per senso di responsabilità,  ha fatto un passo indietro.

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FONDAZIONE E SENSO DI RESPONSABILITÀ. CDA QUASI AL COMPLETO

Mancano pochi giorni al consiglio generale della Fondazione del 20 ottobre e il presidente Toscani avrebbe, sul tavolo, ancora qualche nodo da sciogliere, in particolare la formazione del cda. La squadra che accompagnerà Massimo Toscani nella “nuova” Fondazione votata al “cambio di passo” come l’aveva definta lui stesso nel giorno dell’elezione, è il tema fondamentale. La formazione di una squadra coesa che punti esclusivamente all’interesse della collettività,  è il primo obiettivo perche non si ripeta cio’ che è accaduto pochi mesi tra l’ex presidente Scaravaggi e una parte del cda.

Stefano Pareti e il vigevanese  Renzo De Candia sarebbero sul punto di fare un passo indietro per senso di responsabilità,  come riporta il nuovo numero del settimanale Corriere Padano. Chi prenderà il loro posto? Ci sarebbero ancora alcune questioni da chiarire tanto che anche un altro nome (inizialmente dato per certo) potrebbe non entrare nel consiglio di amministrazione.  Sarebbe invece confermato il numero dei membri, dagli attuali sei a sette. C’è da immaginare che saranno ore frenetiche per il notaio Toscani alla ricerca di equilibrio e competenza per la nuova squadra.

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LE DONNE CHE NON SI PIEGANO ALLA MALATTIA SALGONO IN PASSERELLA

Modelle per un giorno, modelle per gioco, ma non è un gioco la motivazione  che sta alla base di questa sfilata speciale. Nel giorno in cui si celebra nel mondo la consapevolezza del tumore del seno  (Bra Day) trenta donne hanno deciso di prestarsi per una passerella a palazzo gotico. Sono trenta donne che stanno compiendo un cammino difficile, alcune sono al termine altre nel mezzo di un percorso di cura particolarmente duro, ma che nel 98 percento dei casi si risolve positivamente. “In un anno sono circa 300 le donne che vengono colpite da tumore al seno – ha riferito il professor Giorgio Macellari responsabile della senologia di Piacenza- dopo il percorso di cura, la guarigione è totale quasi nella totalità dei casi. Purtroppo l’età media si sta abbassando sempre di più,  anche sotto i 30 anni, per questo la sensibilizzazione a questo tema e la prevenzione sono fondamentali”.

Tra le donne che hanno sfilato ci sono storie diverse, reazioni diverse alla malattia, accomunate da un filo rosso che le ha colpite in modo inaspettato.  Nonostante le difficoltà hanno reagito senza rinunciare alla loro femminilità calcando la passerella indossando abiti delle collezione di Martino Midali.

COOP OPERAIO: QUANDO SI SCEGLIE DI PUNTARE SUGLI ULTIMI

Investire sul carcere è una scelta difficile, soprattutto se a farlo sono quattro giovani soci. Ci hanno provato, una scommessa forti dell’efficacia del loro progetto. Nell’agosto scorso, Rachele Greco, Filippo Politi, Marco Piccoli e Andrea Colonna si sono costituti in una società cooperativa “OperaIO” per avviare un progetto di rieducazione all’interno del carcere delle Novate. La loro formazione è variegata: scienze della formazione, giurisprudenza, agraria ed economia, si sono messi insieme perchè hanno condiviso un’idea. Rachele ha già fatto alcune esperienze formative negli istituti penitenziari di San Vittore e a Padova, “ogni volta che entravo nelle carceri, uscivo diversa e lo raccontavo ai miei amici che oggi sono i miei soci – racconta – anche loro sono rimasti colpiti dai racconti, così abbiamo pensato a come dar forma al progetto di lavorare con i detenuti. Abbiamo preso contatti con la direttrice del carcere di Piacenza, Caterina Zurlo, che si è dimostrata molto disponibile ed entusiasta della nostra idea”. L’idea è quella di insegnare ai detenuti a coltivare le piante officinali e piante da piccoli frutti per la produzione di prodotti erboristici e confetture all’interno delle mura del carcere.  “Il progetto ha quattro obiettivi – spiega Rachele – valorizzare i detenuti considerandoli una risorsa e non un problema per la società attraverso l’esperienza lavorativa favorendo il reinserimento come forma di rieducazione e redenzione della pena; formazione professionale con il conseguimento di una qualifica; continuità dell’esperienza lavorativa anche all’esterno del carcere una volta che il soggetto ha scontato la pena; realizzazione di prodotti con marchio del carcere per arrivare alla produzione di confetture, tisane ed infusi”. Un percorso rieducativo che può portare i detenuti a considerarsi lavoratori infondendo loro fiducia nelle loro capacità. “Dopo la formazione – spiega Rachele – cambia il modo di comportarsi dello stesso carcerato, spesso c’è il desiderio di ricontattare la famiglia, perchè si sentono capaci di offrire qualcosa, migliori”. La scelta di lavorare di e con il carcere, spesso, è accompagnata da polemiche e perplessità. “A parte le convinzioni e la formazione che ognuno di noi possiede – risponde – è prima di tutto una questione di sicurezza: se un detenuto non trova nulla per cui valga la pena mettersi in gioco, una volta fuori delinque ancora. La recidiva in Italia raggiunge il 98%. Se si impara un lavoro invece ci si riscopre e quando si esce ci si può proporre con una qualifica professionale. Poi c’è una motivazione che ci spinge di carattere personale – continua Rachele – chi sbaglia ha il diritto di riprovarci, ci vuole un’altra possibilità. Ho incontrato persone con una creatività che sarebbe stato un peccato non valorizzare”. A novembre partiranno i corsi con 12 detenuti maschi.

Dopo il concerto di musica irlandese al teatro Verdi di Castel San Giovanni, ci sono in programma altre iniziative di autofinanziamento, come un aperitivo con la degustazione di vini abbinati alla musica.

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FONDAZIONE, I NODI DA SCIOGLIERE DEL PRESIDENTE TOSCANI

Manca una settimana al primo consiglio generale del nuovo presidente Massimo Toscani. Ci sarebbero però ancora alcuni nodo da sciogliere che riguardano soprattutto la composizione del cda. Il numero dei componenti dovrebbe passare da sei a sette, all’interno molte new entry e alcune riconferme come, pare, Stefano Pareti. L’altra quadra che il notaio deve trovare è quella del secondo vicepresidente che deve fare capo a Vigevano. Proprio i vigevanesi spingerebbero per la riconferma del rag. Renzo De Candia; secondo statuto però non sarebbe più candidabile perchè in carica 4 anni e già riconfermato una volta come recita l’art.11 al comma 2.

Una volta risolti questi nodi, il presidente Toscani sarà pronto ad affrontare il primo consiglio generale e ad affrontare i primi temi: taglio delle indennità a se stesso e ai consiglieri e attenta valutazione del patrimonio allo stato attuale.

 

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FARINETTI: “COPIARE E’ UNA DELLE ARTI MIGLIORI”

Quando parla ai giovani non lo ferma nessuno. Oscar Farinetti ormai a Piacenza è di casa. Ci torna ancora più volentieri quando è chiamato a parlare con gli studenti, con i ragazzi forieri di nuove idee che potrebbero diventare impresa. Alla Cattolica ha incontrato gli studenti in vista di Expo 2015, questa grande opportunità che va saputa cogliere nel modo migliore e nei tempi giusti. Non vuole dare consigli anche se i ragazzi lo ascoltano rapiti, presi dal suo modo informale e coinvolgente di portare esempio calzanti. “Porto ai ragazzi i segreti della mia vita, ad esempio credo che copiare sia l’arte più bella del mondo – spiega – significa che c’è qualcuno più bravo di te da cui puoi prendere spunto, non imitare”. Il successo dell’apertura di Eataly se lo aspettava? “Sì, anche se bisogna attendere che cali l’effetto novità, ma la botta è stata più grande di ciò che pensavo”. Grande amico e e grande estimatore del presidente del Consiglio Matteo Renzi, abbiamo chiesto a Farinetti un commento sull’abolizione dell’art. 18: “Bisogna fare in modo che quel 10% di imprenditori malandrini siano smascherati così come quel 10% di lavoratori pelandroni. Non può essere un giudice a decidere questo. L’art. 18 va mantenuto solo contro le discriminazioni”.

TRENO VELOCE MILANO – PIACENZA, LO STOP DEL PIRELLONE

E’ una corsa ad ostacoli quella che hanno affrontato in questi mesi Comune, Provincia e Confindustria per ottenere un collegamento ferroviario di qualità tra Milano e Piacenza. Un collegamento efficiente in vista di un evento di portata mondiale quale è Expo 2015 che, a sei mesi dall’avvio, non c’è ancora. O meglio ci sarebbe stato se il progetto, di cui si parla da tre anni, non avesse subito stop forzati in particolare dalla regione Lombardia. Il rischio? Quello di ospitare i visitatori di Expo su treni che oggi hanno 50 anni, carrozze di vecchia concezione, parecchio datate, che segnarono una vera svolta nel mondo ferroviario, ma negli anni 60.  A luglio sindaco dosi, presidente Trespidi e presidente Bolzoni erano convinti di essere arrivati ad una proposta di giusto compromesso che prevedeva: il coinvolgimento dell’azienda ferroviaria regionale Tper, l’utilizzo di due nuovi treni noleggiati dalle ferrovie svizzere, l’aggiunta di 7+7 corse al giorno verso Milano Centrale con arrivo a Rogoredo in circa 35 minuti, la sostituzione di tutti i treni del 1965 con altri meno vecchi, più efficienti, più capienti prima di Expo e per sempre dopo Expo e l’esecuzione di questo servizio per 12 mesi. Tutto questo però è stato completamente messo in discussione nell’incontro del primo agosto scorso alla regione Lombardia: 4 corse in più in una direzione con treni noleggiati, 8 corse sempre con treni noleggiati in sostituzione dei vecchi esistenti, mantenimento di 12 corse con i mezzi del 1965, servizio fatto solo per il periodo dell’Expo e quindi solo 6 mesi, percorso lento con fermata in tute le stazioni e tempo di percorrenza di 50 minuti, cancellazione dell’impegno espresso dall’assessore lombardo Del Tenno per una partecipazione ai costi. Proposta semplicemente irricevibile.

E adesso cosa si devono aspettare i piacentini? Una ennesima proposta al ribasso? Salutare per sempre l’idea di avere a disposizione dei 2700 pendolari una linea ferroviaria di qualità al pari di altre città del nord distanti dal capoluogo lombardo come Piacenza? Il presidente Trespidi punta ai vertici di Expo con cui bisogna aprire una fase di dialogo e al comune di Milano.

Il consigliere di Fratelli d’Italia Tommaso Foti esorta gli amministratori ad un gesto eclatante come le dimissioni di massa, ecco il testo: E’ assurdo e, al tempo stesso, vergognoso: Piacenza, nonostante la sua vicinanza a Milano, rischia di continuare a non avere un collegamento veloce con il capoluogo lombardo. Eppure di Piacenza per Expo ci sarà bisogno, eccome. Di fronte ad atteggiamenti dilatori, nonostante la piena disponibilità piacentina, ribellarsi è giusto “, lo sostiene Tommaso Foti, consigliere comunale di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale.” Il presidente Trespidi, il sindaco Dosi e il presidente di Confindustria Bolzoni hanno fatto bene a continuare ad insistere per avere il collegamento. Ora – continua la nota – va posta in essere qualche clamorosa azione per obbligare anche il Governo ad intervenire. Le ferrovie sono degli italiani, che le mantengono con le proprie tasse, e – quindi – anche dei piacentini, non certo delle Regioni. Tanto più che il federalismo ferroviario fa veramente pena.” ” Expo 2015 a Milano non è frutto del caso, ma dell’impegno e delle risorse stanziate dai Governi che, negli ultimi anni, si sono succeduti. Piacenza – aggiunge Foti – non può continuare a restare l’ultima provincia dell’impero per l’Emilia-Romagna e la figliastra per la Lombardia. Certo, se fossimo collocati in quest’ultima Regione, il problema non sussisterebbe. Ma il fatto che non sia così non è una buona giustificazione per tenerci nell’isolamento.”” Di essere solo ascoltati i piacentini sono stufi: o qualcuno interviene e consente, seppure in una situazione di grave ritardo, che il collegamento veloce Piacenza-Milano sia istituito – conclude l’esponente di Fratelli d’Italia- Alleanza Nazionale – oppure dimettiamoci tutti in massa: sindaci, consiglieri comunali ed assessori. Una volta tanto, facciamo una battaglia per Piacenza a testa alta.”

FONDAZIONE, CDA DI SETTE COMPONENTI?

Sono giorni di lavoro intenso quelli che separano il neo presidente della Fondazione Massimo Toscani dal prossimo consiglio generale fissato per il 20 ottobre. Nonostante le intenzione di lavorare in un clima collaborativo nell’interesse comune, la composizione del cda qualche fibrillazione inevitabilmente la porta. Sedersi nel consiglio di amministrazione pare un’ambizione di molti. Il notaio Toscani sta cercando una quadra che sembra vicina. Il numero dei componenti del cda da sei dovrebbe passare a sette, non otto come inizialmente si ventilava, questo probabilmente per garantire un ingresso in un primo momento escluso. Secondo i ben informati la squadra di Toscani sarebbe praticamente pronta, a parte qualche nodo da sciogliere; come quello di Stefano Pareti che, appoggiato dal consigliere Giorgio Milani, avrebbe l’ambizione di entrare a far parte anche del nuovo cda. Così come l’altro nodo che riguarda il rappresentante dei vigevanesi che vorrebbero riproporre De Candia. Confermata la volontà di tagliare in modo significativo i compensi di presidente e consiglieri di amministrazione.

Un rebus che il presidente Toscani ha ancora qualche giorno per risolvere prima di cominciare a lavorare per la “nuova” Fondazione.

 

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