INFERMIERA ARRESTATA PER FINTI VACCINI, BALDINO :”È UNA FOLLIA, DI COVID SI MUORE”

“Pagare per ottenere una finta vaccinazione è pure follia, di Covid si muore, chi non si vaccina corre gli stessi rischi dell’anno scorso”. Così il direttore generale dell’Ausl Luca Baldino commenta l’arresto dell’infermiera accusata di aver eseguito finti vaccini all’interno dell’ hub vaccinale dell’Arsenale. L’indagine de8 carabinieri sotto la guida della Procura della Repubblica di Piacenza ha portato all’arresto di due persone: l’infermiera dipendente dell’Ausl è un suo collaboratore. L’accusa nei confronti della donna è di corruzione è falso in atto pubblico; avrebbe ricevuto 250 euro per il finto vaccino e 500 euro per un finto tampone positivo, entrambe le procedure al fine di ottenere il green pass.

Il direttore generale Baldino ha confermato che l’indagine è parità grazie ad una segnalazione di un parente di una persona ricoverata in terapia intensiva non vaccinato, banche’ il paziente sostenesse di esserlo. Da qui si è mossa la macchina che ha portato l’operatore sanitario a riferire quanto appreso al direttore generale che, a sua volta, si è rivolto alla Procura della Repubblica.
“Se da un lato il fatto è venuto alla luce, dall’altro- ha commentato Baldino – nulla toglie alla rabbia e all’amarezza per ciò che è accaduto. Una persona per soldi non può vanificare il lavoro onesto di migliaia di persone. Ora procederemo alla sospensione e poi al licenziamento dell’infermiera. L’azienda è costernata dall’ apprendere quanto accaduto”.

La donna avrebbe carpito la fiducia dei colleghi convincendoli a vaccinare lei stessa gli “amici no vax” che portava all’hub, una volta all’interno del box la vaccinazione non avveniva.  Tra l’altro l’infermiera non è no vax, questo da’ la conferma che abbia agito esclusivamente per denaro.

TANTA COMMOZIONE PER L’ULTIMO ABBRACCIO A KRISTOPHER. GLI AMICI “VIVREMO A MILLE COME TU AVRESTI VOLUTO”

“Lasciava il suo marchio di fabbrica in ogni cosa”, “qualsiasi cosa che farò lo farò per lui, mi ha dato così tanto che anche in mezzo a questo dolore non posso non sorridere pensando a lui”, “sei la persona migliore che abbia mai conosciuto”. Sono i messaggi pieni d’amore e commozione che gli amici e i compagni di classe della VB del Colombini hanno scritto per Kri nel giorno più triste, quello dell’ultimo saluto. Eppure, nonostante il dolore devastante del distacco e della perdita, la sensazione era quella di essere legati tutti quanti dall’amore per quel sorriso contagioso, quel “marchio di fabbrica” che solo Kristopher aveva. Sul prato illuminato dal sole caldo adiacente alla chiesa di San Lazzaro, in migliaia hanno sentito il desiderio di stringersi intorno a mamma Katia, consigliere regionale e ai familiari. Al centro il feretro chiaro coperto dalla bandiera americana.
Presenti tutte le autorità cittadine a partire dal sindaco Patrizia Barbieri, quelle regionali, i compagni di squadra del Gotico Garibaldina. “Il perché davanti a questa tragedia non c’è- ha detto Don Silvio Pasquali che ha officiato le esequie insieme a Don Piero Bulla – il tema è quello dell’apertura a Dio, solo così si hanno le risposte. Istintivamente la risposta sarebbe un’altra perché la rabbia è comprensibile davanti a ciò che è accaduto, ma il passaggio dopo è l’umiltà di rivolgersi a Dio”.

SCONCERTO IN CITTÀ, CORDOGLIO PER LA MORTE DI KRISTOPHER

Sgomento e sconcerto ha suscitato la notizia della tragica scomparsa del 18enne piacentino Kristopher Dixon, figlio della consigliera ragionale Katia Tarasconi. Il giovane ha perso le vita in un incidente stradale, ieri sera, a Roma. Si trovava nella capitale con alcuni amici con i quali aveva trascorso le vacanze estive in America. Il ragazzo era alla guida di uno scooter che si è scontrato frontalmente con un tram, per lui non c’è stato da nulla fare, l’amico che era con lui è ricoverato in gravissime condizioni. L’incidente è avvenuto in zona Pigneto.
La redazione di Zerocinque23 esprime cordoglio e vicinanza a Katia e familiari in questo momento di sofferenza indicibile. 

Vasto e unanime il cordoglio da parte delle istituzioni e del mondo politico.

“Mancano il fiato e le parole di fronte a una tragedia immane come questa. Con il cuore straziato dal dolore stringo in un forte abbraccio mamma Katia, la famiglia e gli amici di Kristopher, esprimendo il cordoglio di tutta l’attonita nostra comunità”. Con queste parole il Sindaco Patrizia Barbieri ha voluto rivolgere, anche a nome dei colleghi di Giunta, dell’Amministrazione e dell’intera città, le più sincere condoglianze alla consigliera regionale Katia Tarasconi, alla famiglia e agli amici per la tragica scomparsa di Kristopher.

Il presidente Stefano Bonaccini e l’intera Giunta della Regione Emilia-Romagna si stringono alla consigliera regionale Katia Tarasconi, colpita da un gravissimo lutto familiare. “È un dramma che lascia attoniti, si fatica anche solo a credere a quanto successo- afferma Bonaccini-. In questo momento di indicibile dolore, a Katia va un abbraccio fortissimo. A lei e a tutti i familiari colpiti dalla grave perdita va la nostra vicinanza e il nostro grande abbraccio di profondo cordoglio”.

I segretari del Pd di Piacenza, Silvio Bisotti, e del Pd dell’Emilia-Romagna, Paolo Calvano, esprimono il loro cordoglio per la scomparsa del figlio di Katia Tarasconi

Cara Katia, ci stringiamo intorno a te e alla tua famiglia in questo momento di profondo dolore, sperando che l’abbraccio di tutto il PD arrivi a te e ai tuoi cari. A nome nostro e di tutta la comunità del Partito Democratico di Piacenza e dell’Emilia-Romagna, esprimiamo il più sentito cordoglio per l’immane tragedia che ti ha colpita.

Parole di cordoglio sono arrivate da parte di tutta l’assemblea legislativa della regione Emilia Romagna.

ANCHE UNA COPPIA PIACENTINA TRA LE VITTIME DELLE TRAGEDIA DI STRESA

C’è anche una coppia di Castel San Giovanni tra le vittime della tragedia avvenuta stamattina a Stresa. Una cabina della funivia che collega Stresa con  il monte Mottarone è precipitata mentre trasportava alcuni turisti. Pesantissimo il bilancio, 14 vittime tra cui un bambino. Tra loro anche Angelo Vito Gasparro, 45 anni, nato a Bari ma residente a Castel San Giovanni, così come la moglie Roberta Pistolato, 40 anni. La donna era un medico dell’azienda sanitaria locale di Piacenza, dopo un’iniziale attività nell’ambito della Continuità assistenziale, era impegnata nelle vaccinazioni, sia negli hub sul territorio, sia a domicilio delle persone impossibilitate a muoversi da casa. La direzione aziendale esprime cordoglio e vicinanza alla famiglia per la perdita della dottoressa Pistolato. “Era una professionista disponibile e cordiale – evidenzia Anna Maria Andena, direttore del dipartimento di Cure primarie – che ha sempre dimostrato spirito di servizio nello svolgimento del proprio lavoro”.

Anche il presidente dell’Ordine dei Medici di Piacenza insieme al direttivo esprime il cordoglio e la vicinanza alla famiglia per la scomparsa della dott.ssa Pistolato “Una professionista apprezzata per le
sue qualità e per la gentilezza e disponibilità nei confronti di
colleghi e pazienti”.

INCHIESTA ODYSSEUS: GLI INDAGATI SFILANO DAVANTI AL GIP. “COLLABORATIVI E PROVATI”

Sfilano ad uno ad uno davanti al Gip per l’interrogatorio. Gli indagati dell’inchiesta Odysseus stanno comparendo davanti al giudice per le indagini preliminari alcuni in carcere altri in procura accompagnati dai propri avvocati.

Collaborativi, molto provati e per lo più estranei alle pesanti accuse che gli vengono mosse. Insomma l’impressione è che la banda della Levante non sia più così inarrestabile e monolitica. La linea difensiva degli avvocati si sta delineando: c’è chi ha risposto alle domande del gip Milani  e del pm Colonna, chi ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere almeno per il momento, chi ha rilasciato dichiarazioni spontanee.

Sta di fatto che le intercettazioni parlano chiaro e confermano un modus operandi collaudato, indiscriminatamente violento e senza scrupoli dedito ad incrementare il numero degli arresti e al guadagno. Dall’inchiesta appare una macchina ben oliata, in cui ognuno ha un ruolo ben preciso, una struttura apicale di comando da cui, oggi, gli indagati tendono a smarcarsi. Come se quel filo che le avesse legati tutti per anni si fosse spezzato all’improvviso.

Non poche marce, ma un generale sistema che evidentemente non funziona a dovere e questo lo testimonia il fatto che la condotta illecita si sarebbe perpetrata dal 2017. Perché nessuno è mai intervenuto? Chi avrebbe dovuto dire Basta? Sono domande a cui qualcuno deve rispondere, per i cittadini, per quel senso di civiltà, moralità e dovere che vengono meno proprio da chi invece dovrebbe farsene portacolori.

NELLA CASERMA DEGLI ORRORI BOTTE, FESTINI E SOLDI SPORCHI.

Emergono particolari che fanno rabbrividire dall’inchiesta sulla caserma Levante che vede i cinque carabinieri arrestati con varie e pesanti accuse che vanno dallo spaccio, agli arresti illegali, dall’estorsione fino addirittura alla tortura.

Particolari da cui emerge la disinvoltura con cui i carabinieri della piccola caserma di via Caccialupo operavano, sistematicamente, ogni santo giorno. Sì, perché quello che contava era essenzialmente fare arresti e dall’altra parte guadagnare denaro sporco, tanto, sempre di più. Talmente tanto che il capo della banda dei carabinieri dei disonesti, oltre ai 24 conti correnti, aveva deciso di nascondere parte del denaro ricavato dallo smercio della droga era nascosto proprio all’interno della cassaforte caserma. Oltre quel portone di legno vecchio, in pieno centro storico, a due passi dal comando provinciale di viale Beverora. Pensare a cosa si perpetrava lì dentro fa male, perché ad essere colpiti, picchiati e in caso torturati, erano i poveracci, gli ultimi, quei poveri cristi che pur di essere lasciati andare giuravano il silenzio.

Dietro quel portone non solo botte, ma anche serate in compagnia di escort, proprio nell’ufficio del comandante di stazione; un comportamento che ancora una volta sottolinea il totale disprezzo per il valore della divisa indossata di cui i cittadini dovrebbero fidarsi.

Ma perché tutto questo? Per la brama di ricchezza che non si placa ma che diventa irrefrenabile più il guadagno diventa facile? Quello che colpisce è l’agire in modo cinico, freddo e sicuro da parte degli indagati come fossero certi di non essere mai scoperti. Perché? Una domanda a cui le indagini dovranno dare una risposta.

Piacenza 22/07/2020. La caserma dei Carabinieri di via Caccialupo a Piacenza sequestrata durante l’operazione di questa mattina. Pierpaolo Ferreri/Ansa

FIUME PO VERSO GLI 8 METRI. STRADE CHIUSE E FRANE IN MONTAGNA

C’è il sole a scaldare la piena del Po che non si ferma. Dopo due giorni di pioggia praticamente ininterrotta oggi il fiume si presenta così. Una distesa di acqua e fango che imperterrita scorre con forza e copre tutto ciò che sta attorno, strade comprese. Via Nino Bixio è chiusa al traffico dalla mezzanotte di sabato e lo sarà per tutta la giornata. I livelli del Po sono ancora in crescita nella zona piemontese e si prevede, nell’arco delle prossime 24-48 ore, un incremento dei livelli nel tratto lombardo-emiliano del Po, con il superamento della soglia 3 di criticità alla sezione di Piacenza, sopra i 7 metri. La piena, nel tratto piacentino, è prevista tra la serata di lunedì e la prima mattinata di martedì. In provincia strade chiuse e frane in montagna. [videojs mp4=”https://www.zerocinque23.com/SERVIZI/A2019/popiena.mp4″ poster=”https://www.zerocinque23.com/wp-content/uploads/2019/11/po-piena.png” preload=”auto” autoplay=”false” width=”640″ height=”360″ id=”movie-id” class=”vjs-fluid” controls=”true”muted=”false”] [/videojs]

ARRESTO CARUSO, NEGRI: “LA POLITICA SI PRENDA LE SUE RESPONSABILITA’ “

Sono giornate roventi per Piacenza, dove il clima meteo corrisponde perfettamente a quello politico. L’arresto di Giuseppe Caruso per associazione mafiosa, truffa aggravata, estorsione in concorso e corruzione ha sconquassato non poco il mondo politico piacentino. Al di là dell’iter giudiziario che farà il suo corso e stabilirà la fondatezza della accuse che vedrebbero Caruso affiliato alla ‘nadrangheta dei Grande Aracri con un ruolo di spicco, c’è una responsabilità politica che esiste eccome, perché Caruso era, per la verità lo è ancora dato che non si è ancora dimesso, presidente dell’assemblea comunale cittadina.

Certo i fatti che hanno determinato l’arresto sono del 2015 e quindi precedenti il mandato dell’attuale amministrazione, ma resta l’amarezza e, a dire la verità, un po’ di interrogativi.

Non è troppo sorpreso di operazioni come queste il giornalista Ippolito Negri che ricorda precedenti fatti avvenuti proprio nella vicina Lombardia con coinvolgimento diretto anche delle amministrazioni.

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FOTI, FRATELLI D’ITALIA: “CHIEDIAMO SCUSA A PIACENZA”

“Ci scusiamo con la città di Piacenza che non meritava le prime pagine e le notizie dei telegiornali per una notizia di questo tipo, al centro di una vicenda che si è consumata quasi tutta al di fuori del nostro territorio. Sento il bisogno di scusarmi con il sindaco di Piacenza, con i partiti e i movimenti che appartengono alla coalizione perché non meritano quanto e accaduto”.

Sono le parole di Tommaso Foti, parlamentare di Fratelli d’Italia, fino a poche settimane fa consigliere comunale. Al suo fianco l’assessore Erica Opizzi, il capogruppo Filippo Bartolini e i consiglieri comunali, nella conferenza stampa il giorno dopo l’arresto di Giuseppe Caruso.

Voglio anche dire che sono stato sollecitato più volte a intervenire – ha proseguito Foti -e non l’ho fatto perché sulla vicenda la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha parlato subito, e quando interviene lei non è necessario aggiungere altro. Io non sono abituato a scappare e non siamo abituati a scappare, io rispondo guardando negli occhi. Davanti a un fatto del genere non mi andava di mandare uno dei soliti comunicati. Siamo anche noi parte offesa”.

E sull’inchiesta ha aggiunto: “Il Procuratore della Repubblica di Bologna ha detto che la politica è esclusa da questa vicenda, e tuttavia ho letto cose urticanti e diffamatorie contro di noi”.

“Non abbiamo difficoltà a dire – ha aggiunto – che non avremmo mai immaginato di trovarci in questa situazione. Giuseppe Caruso è una persona che conosco da anni, ma non è cresciuta alla mia ombra”.

E ancora senza tanti giri di parole, ha ammesso: “Questa vicenda ci tira addosso un Tir, anche 10 Tir di guano che non ci meritavamo”.

ARRESTO CARUSO: OGGI I CITTADINI COSA SI ASPETTANO?

E’ un colpo duro da riassorbire, forse per sempre. Piacenza è stata ferita e con lei ogni cittadino che, fino a ieri , si è cullato nell’illusione di essere “pulito”. Eppure quelle indagini pesanti che scoperchiano i clan legati alla mafia, quelle che nessuno vorrebbe mai sentire nella propria città, sono arrivate anche qui. Ancora più grave, mi permetto di scrivere, se le indagini riguardano un esponente pubblico della realtà politica. Perché la figura del presidente del consiglio comunale dovrebbe essere super partes, sì proposta da un partito, ma garante della correttezza e della legalità.

I capi d’imputazione per Giuseppe Caruso sono associazione mafiosa e truffa aggravata perché avrebbe aiutato alcune aziende ad ottenere finanziamenti europei nell’ambito dell’agricoltura in modo illecito. Sarebbe stato, insieme al fratello Albino anche lui arrestato, in costante sinergia con in vertici del clan Grande Aracri Francesco e Salvatore.

Oggi i cittadini cosa si aspettano? E’ questa la domanda a cui occorre dare una risposta. Se lo chiedessero a me risponderei: senso di responsabilità. Da parte del diretto interessato, dimettendosi dalla carica di presidente del consiglio comunale, e anche della politica. Sì perché, benché i fatti contestati risalgano al 2015 precedenti alla carica rivestita nel 2017, Caruso ha comunque rivestito un ruolo istituzionale. “Non c’entra nulla con l’inchiesta il ruolo politico che ricopre ora” ha detto il procuratore Amato. Un concetto che ha sottolineato anche il sindaco Barbieri nella nota diffusa a fine giornata “Ribadiamo la totale estraneità dell’amministrazione e del Comune di Piacenza da questa vicenda, per cui non accettiamo alcun tipo di bassa speculazione politica, e valuteremo ogni azione a tutela del buon nome e della trasparenza dell’attività dell’Ente”. Tutto vero, ma un uomo che veste un ruolo pubblico lo rappresenta sempre, con coerenza e senso di responsabilità, altrimenti perché sarebbe lì?

Per questo anche la politica deve prendersi le sue responsabilità e ammettere di aver sbagliato. I cittadini non si prendono in giro; solo così forse ci si può rialzare e ripartire.