AUTISMO, IL MODELLO DI PORDENONE FA SCUOLA

Il modello di Pordenone fa scuola. La Fondazione bambini e autismo onlus nata nel 1998, in concomitanza della Giornata Mondiale della consapevolezza dell’autismo, racconta in tutta italia l’esperienza portata avanti in questi anni per sensibilizzare l’opinione pubblica, e aiutare famiglie e operatori. Dall’autismo non si guarisce ma il disturbo neorobiologico può evolversi positivamente solo se viene adeguatamente e costantemente seguito, e sono gli esempi a dimostrarlo. “L’evoluzione – conferma Cinzia Ruffin Presidente e Direttore Scientifico della Fondazione – è determinata dalla qualità della presa in carico”. La Fondazione ha centri dislocati nelle province di Pordenone e di Parma, un servizio diagnostico riabilitativo a cui si rivolgono famiglie da tutta italia e un servizio formativo consulenziale specializzato. Il tratto distintivo, che fa della Fondazione un modello è l’aver realizzato non un singolo servizio, bensì una rete di servizi sperimentali in grado di prendere in carico le persone in modo completo con percorsi individuali. Rendere attivo il ragazzo autistico, valorizzare le sue attitudini è un modo per renderlo consapevole ed orgoglioso delle sue capacità. All’interno della fondazione i ragazzi hanno imparato a creare mosaici, quadri di valore che vengono venduti al pubblico.

[videojs mp4=”http://www.zero523.tv/filmati/convegno autismo.mp4″ webm=”http://www.zero523.tv/filmati/convegno autismo.webm” poster=”http://www.zerocinque23.com/wp-content/uploads/2015/04/autismo-conv..jpg” preload=”auto” autoplay=”false” width=”640″ height=”360″ id=”movie-id” class=”alignleft” controls=”true” muted=”false”][/videojs]

ASP, PARLA UN LAVORATORE: “PROBLEMI ORGANIZZATIVI NELLA GESTIONE MISTA”

Problemi organizzativi di gestione, mancanza effettiva di confronto tra i lavoratori sulle problematiche di una doppia gestione. E’ quanto emerge dalla testimonianza di un lavoratore dipendente di una delle cooperative che gestiva i servizi all’interno della Casa per Anziani Vittorio Emanuele, dopo l’ok del consiglio comunale alla delibera di reinternalizzazione dei servizi all’interno della struttura di via Campagna finora gestita per metà dalle cooperative Aurora Domus e Coopselios e per il resto dall’Asp (azienda servizi alla persona). Una gestione mista pubblico-privato, che vedeva impegnati un’ottantina di dipendenti delle cooperative da una parte e altrettanti dipendenti pubblici dall’altra, senza che ci fossero però – come spiega la nostra fonte che preferisce la strada dell’anonimato – “reali momenti di confronto tra lavoratori delle cooperative e dipendenti pubblici sulle problematiche inerenti la doppia gestione che rimaneva, di fatto, separata”. Una vera e propria guerra fredda, consumatasi giorno dopo giorno e che ha inciso pesantemente sulla qualità della gestione dell’ospizio. “Già dal giugno 2014 – racconta il nostro testimone – ci trovammo a dover fronteggiare il problema della mancanza di materiali necessari per assistere i ricoverati. Un accordo prevedeva che dopo sessanta giorni dall’inizio della gestione delle cooperative i materiali di Asp sarebbero stati ritirati e sostituiti con altri di proprietà delle cooperative. Ma di fatto le cooperative si limitarono ad utilizzare gli ausili in uso ai degenti, ovvero le carrozzine su cui erano materialmente seduti, mentre le attrezzature di proprietà dell’ente vennero deposte in un sgabuzzino chiuso a chiave. Il problema era però quello di riuscire a gestire le esigenze dei nuovi ingressi perché non c’era margine di manovra. Faceva rabbia sapere di tanta attrezzatura chiusa a prendere polvere e per questo, in momenti di emergenza, trovavamo il modo di accedere allo sgabuzzino per recuperare il necessario”. Ad emergere è una radicale differenza di priorità nell’offerta del sevizio di assistenza: “La cooperativa puntava su un servizio essenziale, cercando di rimanere sul minimo indispensabile. Ma anche se ci sono state mancanze sul piano organizzativo, forse dovute all’assenza di una fase di passaggio di consegne, è innegabile che queste siano state aggravate dalla guerra interna con l’ente che spesso metteva i bastoni tra le ruote, anche se non conosco i motivi a monte di questa faida interna. Tra i dipendenti della cooperativa non c’erano sentori sull’ipotesi che il bando potesse non venire rinnovato, ma c’era la sensazione che le soluzioni proposte per migliorare quello che non funzionava non venissero prese in considerazione dai dirigenti della cooperativa”. Altro aspetto determinante riguardava poi la mancanza di esperienza degli stessi coordinatori assunti dalla cooperativa: “Sono stati assunti ad hoc, non erano già personale della cooperativa. E non è facile gestire una situazione inedita per persone senza esperienza specifica nel settore”.

rp_Vittorio-Emanuele-300x169-300x169.jpg

L’AUTISMO CHE NON ESCLUDE SOCIALMENTE, SE NE PARLA A TUTTO TONDO

Fare semplicemente la mamma non basta. Quando si ha un figlio che rifiuta il gioco, la comunicazione, che evita di guardarti negli occhi, occorre dare molto di più che amore. Quando si ha un figlio autistico bisogna pianificarne l’apprendimento, seguire ogni momento della sua crescita, solo così potrà migliorare nella patologia. Dall’autismo non si guarisce, non è una malattia ma un disturbo neurobiologico, che può evolversi positivamente solo attraverso un percorso educativo serio e gestito da professionisti. Abbiamo raccolto le testimonianza di due mamme, Maria Grazia e Nicoletta, che 12 anni fa hanno fondato l’associazione Oltre l’Autismo.

Piacenza, Expo 2015 e il Po. Qualcuno ha mai pensato di metterli insieme? Si dice che Piacenza è una città fluviale, ma cosa si è fatto negli anni in questa direzione? Giampietro Comolli, imprenditore piacentino ideatore del progetto internazionale UnPoXExpo2015 ha realizzato un’idea che vede il golf protagonista lungo il fiume Po. Piacenza? Ha preferito fare il grande investimento su Milano.

Sicurezza, cittadini esasperati dai furti, cittadini ormai stanchi. I sindaci hanno fatto quadrato e si sono riunti a Castel San Giovanni elaborando un documento da inoltrare al premier Renzi e al ministro Alfano. All’interno richieste precise: sblocco del patto di stabilità, ampliamento dei poteri riconosciuti ai sindaci, certezza della pena, coinvolgimento dei primi cittadini ai tavoli per la sicurezza della prefettura e maggiore presenza delle forze dell’ordine sul territorio

[videojs mp4=”http://www.zero523.tv/atuttotondo/puntata16.mp4″ webm=”http://www.zero523.tv/atuttotondo/puntata16.webm” poster=”http://www.zerocinque23.com/wp-content/uploads/2015/01/logo1.jpg” preload=”auto” autoplay=”false” width=”640″ height=”360″ id=”movie-id” class=”alignleft” controls=”true” muted=”false”][/videojs]

SINDACI E SICUREZZA: “ABBIAMO LE MANI LEGATE, LO STATO CI AIUTI”

La sicurezza non ha colore politico, ma è un valore primario da tutelare. Lo ha ribadito il sindaco di Castel San Giovanni Lucia Fontana, nell’incontro con i colleghi primi cittadini della provincia. Un momento richiesto ed atteso perchè sul tema della sicurezza mai come oggi il livello di tensione e preoccupazione dei cittadini sta crescendo. Per parte loro i sindaci dicono di fare tutto il possibile per quanto gli è concesso: installazione di telecamere, reti di controllo del vicinato, potenziamento dei controlli, ma non basta. Il grido di aiuto è rivolto, ancora una volta allo Stato centrale. Il documento indirizzato al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, al Ministro Alfano, al presidente della Regione Bonaccini riassume una serie di richieste che vanno dall’allentamento del patto di stabilità, all’ampliamento dei poteri riconosciuti ai sindaci in materia di sicurezza, dalla garanzia della certezza della pena alla valorizzazione dei comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza che prevedano il coinvolgimento dei sindaci, fino ad una coordinata e maggiore presenza delle forze dell’ordine in città e nei comuni. Una richiesta quest’ultima inviata direttamente al Ministero dal Prefetto Anna Palombi la quale ha annunciato, a breve, la visita del sottosegretario Filippo Bubbico.

sicurezza castello4sicurezza castello2

GESTIONE DEL VITTORIO EMANUELE IN MANO AD ASP. MA TRA UN ANNO?

Alla fine la giunta ha raggiunto l’obiettivo, tutto sommato con un dissenso interno limitate. La reinternalizzazione della gestione dei 108 posti della casa per anziani Vittorio Emanuele è passata con 16 voti favorevoli, 13 contrari. Della maggioranza hanno votato contro il consigliere Stefano Perrucci, che aveva espresso la sua contrarietà anche nel corso del suo intervento, e i Moderati Roberto Colla e Lucia Rocchi. Giovanni Botti (PdL) non ha partecipato al voto, contrari i consiglieri di centro destra e Movimento 5 Stelle. Nella sostanza cosa è cambiato? La gestione dei posti passerà alla Asp ma tra un anno, in base ai risultati economici ottenuti, l’amministrazione valuterà le possibilità future, forme societarie e ipotetiche nuove esternalizzazioni. Un anno di prova dunque? Pare di sì, un anno nel quale di valuterà la gestione pubblica grazie alla quale si dovrebbe ottenere un risparmio di 300 mila euro. Poca cosa però se si pensa che il debito è di 1 milione 600 mila euro. Gli emendamenti presentati dal consigliere Daniel Negri sono stati tutti approvati e vanno nella direzione di chiedere una verifica puntuale e contabile del servizio, senza escludere l’ipotesi di tornare a nuove gestioni miste.

rp_Vittorio-Emanuele-300x169.jpg

PERRUCCI SU ASP: “L’UNICA COSA CHIARA E’ CHE NULLA MI È CHIARO”

“L’unica cosa chiara e’ che nulla o poco mi è chiara” così il consigliere del Pd Stefano Pertucci sintetizza la sua contrarietà verso la proposta della giunta di reinterbizzare la gestione della Casa per Anziani Vittorio Emanuele. La discussione in consiglio darà o meno il via libera alla delibera che prevede la ripubblicizzazione della struttura all’Asp togliendone di fatto la gestione alle due coop Aurora Domus e Coopselios come è avvenuto fino ad oggi. Ciò che non convince il consigliere Perrucci e’ prima di tutto lo studio commissionato al prof Eugenio  Caperchione dell’università di Modena Reggio. “Sarebbe stato opportuno indire un bando – ha detto Perrucci – e assegnare lo studio. Poca chiarezza anche sull’analisi dei costi e delle utenze, senza parlare dei posti di lavoro che andranno persi con una gestione totalmente pubblica. Ipotizzare un risparmio – ha concluso- sarebbe una follia”.

Il sindaco Dosi nella relazione iniziale ha ribadito i numeri: dei 592 posti gestiti dal pubblico privato solo 216 passerebbero ad una gestione totalmente pubblica. “Non è una scelta ideologica- ha ribadito il sindaco- ne’ aprioristica ma crediamo che in questo momento tuteli la qualità del servizio e la sostenibilità economica”.

 consiglio asp1consiglio asp 2

COMOLLI: “PER 40 ANNI E’ MANCATA LA CULTURA DEL PO”

Il Po, Expo 2015 e Piacenza. Ci siamo chiesti come e se questi tre elementi mischiati tra loro, abbiano prodotto una equilibrata composizione. O se, meglio, qualcuno abbia mai provato a metterli insieme. Quale miglior occasione sarebbe stata l’esposizione universale per dare concretezza all’idea di cui si parla da decenni, ovvero di Piacenza come città fluviale, mai davvero realizzata? In altre parole, i piacentini hanno messo al centro il grande fiume in vista di Expo? “Il Po è stato dimenticato da 30, 40 anni – risponde con sicurezza Giampietro Comolli imprenditore piacentino, autore del progetto UnPOxExPO2015 – Piacenza ha guardato a sud, est, ovest, dimenticando la parte nord. Riprendere il Po come attrazione e riferimento potrebbe creare elementi naturali che identifichino Piacenza con il fiume”.

Comolli ci aveva provato nel 2010 con un’idea, oggi realizzata con successo, da Cuneo a Venezia, senza però passare per Piacenza. “Avevo parlato del mio progetto con l’allora presidente della Provincia Trespidi, Piacenza poteva essere una delle 10, 12 città realtà da valorizzare lungo il fiume”. Il progetto proseguì ma la nostra città ne rimase fuori. “Si è preferito investire e puntare su Milano”. Investire su Milano, questo è il punto. Piacenza e i soggetti sorti per promuoverla in vista dell’esposizione universale hanno investito sul cuore nevralgico dell’evento. E se la prospettiva si fosse ribaltata? Se si fosse investito su quello che Piacenza già possiede, piccoli grandi gioielli come l’Ecce Homo di Antonello da Messina, il Tondo di Botticelli, i Codici Miniati del Duomo e il Fegato Etrusco? Il tutto all’interno di una location prestigiosa come Palazzo Gotico e una buona campagna di comunicazione.  A corollario, pacchetti turistici completi, ideali per il turista moderno, che vuole essere dinamico, desideroso di conoscere e scoprire. In questo contesto una parte importante sarebbe stata dedicata al turismo fluviale inteso come intervento su ciò che sta attorno al fiume: i piccoli manufatti richiedono una costante e costosa manutenzione, perchè ad ogni piena l’arredo urbano subisce pesanti danneggiamenti. Meglio sarebbe puntare su tecnologia e naturalità. “Occorrono interventi più soft, leggeri – spiega Comolli – manutenzione e tanta pulizia dove poter inserire, ad esempio, aree gioco per i bambini, come la gran parte della città che si affacciano sui fiumi”.

Proprio sul Po Comolli ha presentato il suo progetto dedicato ad un circuito del golf che si svolgerà sui green lungo il fiume Po, da Cuneo a Venezia, durante Expo Milano. Il golf è il primo sport praticato in America e conta più di 7 milioni appassionati in Europa. Sta crescendo anche in Asia e in Italia conta più di 100 mila iscritti. Molti dei 20 milioni visitatori di Expo sono stranieri e vorranno trascorrere qualche giornata fuori-Expo. Il golf rappresenta un fattore attrattivo, soprattutto se legato al gusto e all’offerta culturale dei territori.

Il servizio completo con le interviste nella prossima puntata di A Tutto Tondo 

Comolli

MARIA GRAZIA: “L’AUTISMO NON ESCLUDA SOCIALMENTE I NOSTRI FIGLI”

Maria Grazia e Nicoletta sono mamme. Mamme di Luca 15 anni e Michele 22. Maria Grazia e Nicoletta, insieme ad altre famiglie, hanno fondato 12 anni fa, l’associazione Oltre l’Autismo che oggi raccoglie 57 bambini-ragazzi da 4 a 30 anni. Insieme ai loro figli, oggi poco più che adolescenti, agli altri genitori e alle professionalità che ruotano attorno all’associazione, cercano di offrire a questi ragazzi un futuro migliore, tra mille difficoltà, tra la scarsa conoscenza di questa patologia e l’impreparazione che si ha nell’affrontarla; perchè dall’autismo non si guarisce ma si può migliorare tantissimo la qualità di vita se si fanno percorsi strutturati con persone competenti e professionali.

Per fare progressi in questa patologia occorre pianificare l’apprendimento, a casa così come a scuola, perche quando si esce dal contesto familiare e i figli crescono le difficoltà aumentano. Il vero e concreto rischio è quello dell’esclusione sociale. I bambini e i ragazzi, così come gli adulti autistici più o meno gravi, hanno bisogno di seguire un percorso educativo comportamentale individuale. Il metodo Aba, analisi del comportamento applicato, è, ad oggi, uno dei più validi perchè accompagna il ragazzo in ogni fase della giornata. Costruire degli spazi ad hoc per questi ragazzi, farli sentire come a casa in un ambiente accogliente e familiare, fa bene al loro apprendimento, accantona ansia e preoccupazione. L’associazione Oltre l’Autismo si trova in un locale che il comune ha concesso in comodato d’uso. Ma i bisogni e le necessità sono tantissime, non si può fare finta che il problema non esista e negare a questi ragazzi la possibilità di vivere dignitosamente nonostante la malattia.

In occasione della Giornata mondiale per la consapevolezza dell’autismo, l’associazione Oltre l’Autismo in collaborazione con Opera Pia Alberoni , hanno organizzato Work in progress 2015 “Noi adolescenti e adulti” alla ricerca di un ruolo sociale tra abilitazione e percorsi lavorativi. Il convegno si terrà venerdì 10 aprile dalle 9,00 alla Sala Arazzi del Collegio Alberoni.

Il servizio completo con le interviste nella prossima puntata di A Tutto Tondo 

oltre l'autismo

RIFONDAZIONE SU ASP: “SICURI CHE IL COMUNE VOGLIA PUBBLICIZZARE?”

Il tema Aps divide, prima di tutto la maggioranza di Palazzo Mercanti. La seduta di consiglio comunale di mercoledì e’ destinata a divrntare terreno fertile per uno scontro frontale tra le anime della maggioranza PD nonostante alcuni consiglieri stiano ultimando un emendamento nel quale di chiede un confronto con la Regione affinché avvenga il superamento della Asp in Asc, ovvero Azienda Servizi Comunali. Anche Rifondazione interviene nel merito raccogliendo in una nota molte domande e molti dubbi. “Sicuri che il comune voglia pubblicizzare?” è il titolo provocatorio. Prc pensa che la giunta non stia agenfo con chiarezza e che vi siano molte ambiguità rispetto alle effettive intenzioni. Un conto- spiega la nota- è parlare di titolarità dei servizi, un altro è la gestione degli stessi. La casa per anziani Vittorio Emanuele è già pubblica, quindi è inappropriato parlare di ripubblicizzazione.

Ecco la nota di Rifondazione:

Rifondazione Comunista pensa che, relativamente alla Casa Protetta “Vittorio Emanuele”, la Giunta comunale non stia agendo con la necessaria chiarezza e che vi siano ancora molte ambiguità rispetto alle effettive intenzioni di Palazzo Mercanti. Partiamo da questo punto: un conto è la titolarità dei servizi e un altro è la gestione degli stessi. Rispetto al primo aspetto, la Casa Protetta “Vittorio Emanuele” – poiché la sua “proprietaria” è l’Asp – era ed è pubblica. Era pubblica quando il Vittorio Emanuele era un ente a sé (attraverso la forma giuridica dell’Ipab, superata dalla Legge di riordino delle politiche socio-assistenziali del governo D’Alema), è pubblica oggi attraverso l’Asp, che ha unificato parte delle Ipab precedentemente esistenti grazie ad un’apposita legge regionale (mentre la già citata Legge Turco-Signorino spingeva nella direzione della trasformazione delle Ipab in Fondazioni, ovvero in soggetti privati). Quindi, sul piano della titolarità, è inappropriato parlare di ripubblicizzazione, poiché parliamo di servizi già pubblici: il passaggio della titolarità dei servizi dall’Asp a Comune – che è ciò che di fatto propone il Comune – non muta la natura dei servizi di cui stiamo parlando: pubblica era e pubblica rimane. Di certo, tra una titolarità pubblica esercitata direttamente dal Comune e una titolarità pubblica esercitata da un soggetto terzo come l’Asp, preferiamo la prima perché in questo modo a decidere direttamente su questa diventa chi è stato eletto dai cittadini, il Sindaco, la Giunta e il Consiglio Comunale, mentre nel secondo caso il Comune decide in forma più indiretta, attraverso un consiglio di amministrazione nominato dal Sindaco, e attraverso un’azione di indirizzo e di controllo. Il tema però “nascosto”, in questa vicenda, è quello della gestione, che riguarda il come il soggetto titolare dei servizi sceglie di gestire questi ultimi. L’Asp ha scelto di gestire il Vittorio attraverso una soluzione pubblico-privato, ovvero il personale è in parte alle dipendenze dirette dell’Asp stessa – e quindi si tratta di dipendenti pubblici – e in parte è dipendente di cooperative – Coopelios e Aurora – che hanno vinto un appalto bandito dall’Asp stessa. E’ quindi il consiglio di amministrazione nominato dal Sindaco di Piacenza, e che al Sindaco e al Comune di Piacenza dovrebbe rispondere, ad avere optato per l’attuale assetto gestionale. Se perciò ci sono stati errori gestionali, la responsabilità è anche soprattutto di chi governa l’Asp, che avrebbe dovuto individuare una modalità di gestione dei servizi efficace e vigilare sul lavoro svolto da chi ha vinto quel bando. Ci piacerebbe sapere che valutazione dà l’Amministrazione Comunale del consiglio di amministrazione dell’Asp: valutazione che fino ad adesso non abbiamo sentito. Ci piacerebbe sapere anche quali iniziative in questi mesi abbia assunto il consiglio di amministrazione dell’Asp – se erano già emerse inadeguatezze gestionali relative alla Casa Protetta – per migliorare la situazione. Detto questo, se il Comune si riapproppiasse della titolarità dei servizi legati alla Casa Protetta e optasse per una gestione del personale integralmente pubblica – ovvero tutte le lavoratrici e i lavoratori venissero assunti dal Comune, superando l’attuale assetto pubblico-privato – allora potremmo parlare di ripubblicizzazione del servizio, perché alla titolarità già pubblica si assocerebbe una gestione totalmente pubblica. Ma è questo ciò che l’Amministrazione Comunale vuole? Non ci pare, poiché a quanto pare il Comune vorrebbe trasferire la titolarità della Casa Protetta all’Asc – ovvero un ente pubblico, che al momento non esiste ma che il Comune sarebbe intenzionato a costituire, di gestione dei servizi sociali comunali – oppure ad una Fondazione, ovvero ad un soggetto di diritto privato. Ma se il Comune collocasse la gestione della Casa Protetta nell’Asc, come verrebbe poi gestita? Con quale personale? Dipendente da chi? Ci sarebbero altri bandi? Nel secondo caso, la Fondazione, andremmo addirittura ad una privatizzazione, sia sul fronte della titolarità che sul fronte gestionale. Il quadro non è certo chiaro, alle intenzioni dichiarate a voce dall’Amministrazione potrebbero corrispondere scelte sostanziali in direzioni piuttosto diverse. A maggior ragione se proseguono e verranno confermati i tagli del governo Renzi al welfare locale. Anche per questo, il Partito Democratico di Piacenza – più che prendersela con la legge istitutiva delle Asp – dovrebbe prendersela con il governo Renzi che – continuando i tagli dei predecessori – spinge per un coinvolgimento progressivo dei privati nella gestione delle politiche sociali. Ammesso ovviamente che voglia pubblicizzare sul serio, e non per finta.

 Vittorio-Emanuele-

POLLEDRI RIENTRA NELLA LEGA, “BASTA ATTI DI BULLISMO VERSO I MILITANTI”

La “saga” prosegue. Quella tra la Lega Nord e l’ex parlamentare Massimo Polledri. La notizia è stata riportata dal sito Ansa. Il consigliere del Carroccio, espulso dalla Lega a marzo, è stato reintegrato nel movimento. Da quanto si apprende sembra che a mettere la parola fine a questa bagarre interna sia stato niente meno che il presidente federale Umberto Bossi che, alla festa di Bergamo, aveva definito una “ignominia” le espulsioni di chi ha creduto per decenni nella Lega. Da anni – riporta Ansa – Polledri, noto per posizioni filo-cattoliche su famiglia e vita, è criticato dalla segretaria piacentina ed emiliana.

“Sono un vero leghista – commenta Polledri – e mi dispiace che a livello locale si sia perso tempo ed energia per niente, mentre Salvini e il centrodestra stanno cercando di mettere insieme i pezzi di una Italia sfiduciata. Ritengo che le sedi del nostro movimento debbano continuare ad essere posti dove si ascoltano e si tentano di risolvere i problemi della gente e non luoghi dove si compiono atti di bullismo politico verso i militanti. Sono felice che le presunte gravi motivazioni sulla mia espulsione, tra l’altro a me ignote, si siano rivelate inesistenti”. “Credo poi che il progetto politico di Salvini e di Bossi – conclude Polledri – abbia bisogno dell’aiuto prezioso di tutti”.

[videojs mp4=”http://www.zero523.tv/polledri.mp4″ webm=”http://www.zero523.tv/filmati/polledri.webm” poster=”http://www.zerocinque23.com/wp-content/uploads/2015/04/POLLEDRI-BOSSI.jpg” preload=”auto” autoplay=”false” width=”640″ height=”360″ id=”movie-id” class=”alignleft” controls=”true” muted=”false”][/videojs]