URBANISTICA: ECCO LE PROPOSTE DELLA MAGGIORANZA PER IL PUG. UNA LOGISTICA DI SECONDA GENERAZIONE PER LIMITARE IL DANNO

Quattro punti precisi, quattro paletti che segnano il perimetro che l’amministrazione dovrà tenere conto per la redazione del PUG, il Piano Urbanistico Comunale della città di Piacenza. Il documento è stato consegnato dalla maggioranza di centrosinistra (PD, Piacenza Oltre, Coraggiosa, Civica Trasconi) alla sindaca al termine di un lungo e dibattito, pare, confronto.

Rinuncia alla perequazione di aree disponibili da altri Comuni, limite all’espansione della logistica e solo a determinate condizioni, costruire sul costruito per una nuova rigenerazione urbana, salvaguardare e incrementare le aree verdi e sviluppare la forestazione urbana e periurbana. Leggendo nel dettaglio le proposte, si percepisce l’intenzione di una logistica votata a “limitare il danno” con cercando di vincolare gli insediamenti all’uso del trasporto su rotaia, evitare speculazioni immobiliari. Risalto alle compensazioni ambientali e all’utilizzo di materiali prestazionali anche dal punto di vista di un futuro smaltimento. Una sorta di logistica di seconda generazione, governata e a migliore impatto rispetto a quella precedente.

“Abbiamo così inteso offrire un contributo chiaro e coerente – viene sottolineato – con l’anima progressista e riformista delle forze politiche che sostengono l’Amministrazione Tarasconi, a seguito delle fasi preparatorie del percorso partecipato promosse dalla Giunta. Ad orientarci è stata la consapevolezza dell’importanza del nuovo strumento di pianificazione che condizionerà il futuro della Città, accompagnata dalla responsabile valutazione delle gravi emergenze soprattutto di carattere ambientale che pesano sui nostri territori. Situazione che richiede scelte di radicale rottura con il passato”.

“Lo sforzo, una vera e propria sfida, è stato quello di garantire – prosegue la nota – in modo non equivoco un equilibrio tra tutela dell’ambiente e potenzialità di sviluppo e attrattività del nostro territorio. Se l’architrave di tutte le scelte è creare le condizioni più efficaci per arrivare all’azzeramento del consumo di suolo entro il 2050, così come previsto dalla legge, tale percorso dovrà concretizzarsi attraverso quattro direttrici molto chiare.

Eccole nel dettaglio:
1- Rinuncia all’uso dello strumento perequativo di area vasta, ossia abbandono della possibilità di incrementare le aree edificabili a Piacenza, attraverso l’acquisizione di diritti ceduti da Comuni della provincia che non li utilizzino, una volta che fosse esaurita la possibilità espansiva del 3% del territorio urbanizzato prevista dalla legge.

2- Dare priorità alla rigenerazione urbana dell’edificato esistente e delle aree dismesse, tenendo conto del consistente stimato fabbisogno abitativo evidenziato da una recente ricerca del Cresme, con un’attenzione particolare all’ingente patrimonio di beni storici presenti soprattutto nel territorio urbanizzato. Il tutto proponendo efficaci incentivi premiali sia sul piano volumetrico che fiscale. Incentivare la mobilità sostenibile, attraverso le specifiche previsioni degli strumenti di pianificazione propri.

3- Investire nella salvaguardia e nell’incremento delle aree verdi pubbliche e private, applicando una redistribuzione più equa di questo patrimonio, valutando la situazione delle cosiddette “micro città” in cui è stato diviso il territorio. Intraprendere la virtuosa scelta di sviluppare una nuova forestazione sia urbana che periurbana anche attraverso i nuovi accordi operativi con soggetti privati.

4- Prevedere che una “nuova logistica” a Le Mose debba attuarsi con misurata gradualità (non più del 50% nei prossimi 10 anni della possibilità espansiva, fissata dalla legge regionale al 3% del territorio urbanizzato) e condizionandola ai seguenti rigorosi impegni, grazie ai quali migliorerà in modo considerevole la qualità dell’intero insediamento: uso dell’intermodalità ferroviaria operativa ed in via di ampliamento; riqualificazione del polo esistente a “parco chiuso” per migliorarne la sicurezza e la qualità ambientale interna ed esterna; qualità costruttiva a impatto ambientale zero e sviluppata in verticale; autosufficienza energetica; incremento del verde piantumato; creazione di tutti i servizi necessari per migliorare la qualità di vita degli operatori sia interni che esterni.

 

 

PALAZZO EX ENEL, “PRONTI ALLA PROTESTA SOTTO AL COMUNE”

L’intenzione è quella di bloccare il cantiere, nonostante proceda a ritmo serrato, pensando, perchè no, ad una manifestazione di protesta pacifica, magari proprio sotto palazzo Mercanti. Stiamo parlando di ciò che sorgerà sulle ceneri di palazzo ex Enel di viale Risorgimento, ovvero un palazzo dove troveranno spazio residenziale, uffici e una palestra per gli studenti del liceo gioia, ribattezzata, da insegnanti e studenti, “palestrina” per la esigue misure di 15 metri per 15. Intorno al cantiere le voci di dissenso non sono mai mancate; comitati, associazioni, gruppi di ricerca, anche cittadini hanno aspramente criticato l’intervento approvato dall’amministrazione, denunciando soprattutto la parzialità nelle procedure di approvazione della variante e del rilascio dell’autorizzazione archeologica, l’insufficiente trasparenza nelle modalità di alienazione dell’immobile e il mancato coinvolgimento della cittadinanza. Tutti gli step della vicenda del tormentato cantiere, dal cambio di destinazione d’uso, alla lievitazione del valore economico ad oggi quasi 10 milioni di euro, dal rischio di abbandono dei reperti archeologici sotto il solettone di cemento, all’impatto ambientale che la nuova struttura avrà su palazzo Farnese, alla preoccupazione per le scelte urbanistiche, sono stati raccolti in una petizione accompagnata da oltre 280 firme che si vanno ad aggiungere alle oltre 400 raccolte on line. “Abbiamo inviato il documento a tutti gli enti competenti, dal Comune di Piacenza alla Soprintendenza, per avere le risposte che non abbiamo ricevuto. Sappiamo che i tempi sono molto stretti – conferma l’architetto Stefano Benedetti – stiamo pensando anche ad una manifestazione pubblica sotto il Comune perchè sappiamo che tanti cittadini sono contrari a questo progetto”. Una conferenza stampa che ha preso le sembianze di un incontro pubblico dove in molti hanno preso la parola preoccupati per l’impatto che l’opera avrà sul palazzo Farnese, chiedendo che l’area resti libera, così come testimoniano i documenti del 1862; e ancora l’attenzione ai reperti di indubbio valore storico come testimoniano le dichiarazioni dei sovrintendenti Calvani nel 1981 e Minoia nel 2014. Il filo del ragionamento che sottende tutto il documento è molto semplice: quali sono i bisogni dei cittadini in quella parte di città? Servizi per le scuole vicine che hanno un disperato bisogno di spazi per l’attività sportiva, certamente. Nuovi alloggi, con un sfitto che a piacenza oscilla tra 7 e 8 mila unità? Uffiici, spazi commerciali? La risposta vien da sé. Insomma l’impressione è che questa volta si voglia arrivare in fondo a chiarire questioni che, da mesi, sono state poste sul tavolo a cui nessuno ha mai risposto. “Insieme alle criticità – spiega Manrico Bissi dell’associazione Archistorica – facciamo alcune proposte, ad esempio la permuta che possa offrire alla proprietà un’altra zona dove costruire. Nel nostro documento/petizione – conclude – chiediamo una progettazione più ampia e partecipata”.

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