L’ULTIMO SALUTO ALL’AVVOCATO SFORZA FOGLIANI. SGARBI “GLI DEDICHEREMO UN PREMIO ANNUALE”

C’erano le autorità, i sindaci, rappresentanti delle istituzioni e tanti liberi cittadini che hanno voluto esserci. In Santa Maria di Campagna per l’ultimo saluto all’avvocato Corrado Sforza Fogliani, banchiere ed esponente dei Liberali Piacentini. Oltre 700 persone hanno riempito la basilica che Sforza Fogliani si sentiva intimamente a casa, molte hanno atteso all’esterno il termine della cerimonia.

Sulle note di “La vie en rose” di Édith Piaf il feretro è entrato nella chiesa, al termine un lungo applauso ha accompagnato l’uscita. A presiedere la celebrazione il vescovo emerito Gianni Ambrosio, insieme a padre Secondo Ballati, custode del santuario di Santa Maria di Campagna, e il vicario generale diocesano don Giuseppe Basini. Nelle prime le autorità civili: la sindaca Katia Tarasconi, il prefetto Daniele Lupo, la presidente della Provincia Monica Patelli, la parlamentare Paola De Micheli, il presidente del Cda della Banca di Piacenza Giuseppe Nenna, il presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano Roberto Reggi, il presidente di Confindustria Piacenza Francesco Rolleri, idealmente stretti alla moglie Maria Antonietta e alla figlia Maria Paola.

Era presente anche il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi “un uomo coerente, buono e colto, per Piacenza una risorsa insostituibile. Tutte le mostre e gli eventi culturali che abbiamo fatto in questo decenni sono state memorabili, a partire dalla salita in cupola di Santa Maria di Campagna. La rimozione del suo volto dagli affreschi nel porticato del convento dei frati minori ha rappresentato uno sfregio inaccettabile. Ne ho parlato con il dirigente del ministero. Dovremo risarcire la sua memoria con iniziative e dedicargli annualmente un premio per la città, per l’Italia e per la cultura”.

 

TANTA COMMOZIONE PER L’ULTIMO ABBRACCIO A KRISTOPHER. GLI AMICI “VIVREMO A MILLE COME TU AVRESTI VOLUTO”

“Lasciava il suo marchio di fabbrica in ogni cosa”, “qualsiasi cosa che farò lo farò per lui, mi ha dato così tanto che anche in mezzo a questo dolore non posso non sorridere pensando a lui”, “sei la persona migliore che abbia mai conosciuto”. Sono i messaggi pieni d’amore e commozione che gli amici e i compagni di classe della VB del Colombini hanno scritto per Kri nel giorno più triste, quello dell’ultimo saluto. Eppure, nonostante il dolore devastante del distacco e della perdita, la sensazione era quella di essere legati tutti quanti dall’amore per quel sorriso contagioso, quel “marchio di fabbrica” che solo Kristopher aveva. Sul prato illuminato dal sole caldo adiacente alla chiesa di San Lazzaro, in migliaia hanno sentito il desiderio di stringersi intorno a mamma Katia, consigliere regionale e ai familiari. Al centro il feretro chiaro coperto dalla bandiera americana.
Presenti tutte le autorità cittadine a partire dal sindaco Patrizia Barbieri, quelle regionali, i compagni di squadra del Gotico Garibaldina. “Il perché davanti a questa tragedia non c’è- ha detto Don Silvio Pasquali che ha officiato le esequie insieme a Don Piero Bulla – il tema è quello dell’apertura a Dio, solo così si hanno le risposte. Istintivamente la risposta sarebbe un’altra perché la rabbia è comprensibile davanti a ciò che è accaduto, ma il passaggio dopo è l’umiltà di rivolgersi a Dio”.

DON CESENA: “ELISA, LA PICCOLA STELLA OGGI HA UN CIELO”

La bara bianca avvolta da un cuscino di rose rosa è entrata nella chiesetta di Borgotrebbia sulle note di piccola stella senza cielo, la canzone che Elisa amava e che ha accompagnato ogni momento importante della sua giovane vita.

La  famiglia l’ha voluta anche per il giorno dell’ultimo saluto, arrivato un esattamente un anno dopo la sua morte atroce e assurda per mano di Massimo Sebastiani che oggi si trova nel carcere delle Novate.

Tantissime le persone riamaste all’esterno; le norme anti assembramento hanno permesso ad un numero limitato l’accesso in chiesa. Occhi lucidi, sofferenza e sgomento, bocche increspate dalle lacrime nascoste dietro le mascherine.

“Da questo fatto di ingiustizia – ha detto don Pietro Cesena durante l’omelia – ci rendiamo conto che esiste un bene enorme che ci fa andare avanti, oltre la sofferenza atroce di questo momento. Oggi quella stella ha un cielo, è nel cielo e illumina la nostra vita”.

“GAIA LA LUCE CHE ENTRAVA NEI CUORI”

“Gaia era la luce che entrava nei cuori delle persone”. Lo ha detto commossa la mamma, Valentina Carraro, al termine della cerimonia per l’ultimo saluto alla figlia. Parole spezzate dal dolore che ancora una volta hanno descritto chi era Gaia Molinari, quella bella ragazza, solare, che con il suo sorriso scaldava i cuori. La chiesa di San Martino di Rivalta era gremita, tantissime le persone che hanno preso parte alla celebrazione sul sagrato. “Esistono persone per le quali la vita vale poco più di trenta monete” ha detto il parroco nel corso dell’omelia facendo riferimento al brano del Vangelo e all’omicidio della 29enne – gli inquirenti prima o poi ci diranno chi ha commesso quel gesto atroce verso Gaia, tutti gli interrogativi troveranno una risposta. Gaia si era presa un anno sabbatico per impostare la sua vita – ha detto il parroco – Dio per lei avrà il volto degli amici, dei bambini a cui insegnava le lingue, dei suoi cari”. Al termine dell’omelia ha riportato le parole del Vangelo rivolgendo un invito alla famiglia: “non sia turbato il vostro cuore, non cedete alla disperazione nè alla paura”. Il feretro di Gaia, giunto in Italia dopo quasi un mese dalla sua morte a Jericoacoara, è stato accompagnato dal volo in cielo di tanti palloncini colorati. Li tenevano in mano delle ragazze, le sue amiche quelle che magari con lei hanno condiviso l’esperienza del volontariato. Ognuno aveva scritto una frase, una dedica “Ciao Gaia”, “fiore di loto”, per salutare l’amica che aveva un sorriso che riempiva il cuore.

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FUNERALI DI PIETRA, DOPO IL DOLORE SI ATTENDONO RISPOSTE

Dopo le lacrime e la disperazione di una famiglia che ha perso un figlio, un marito e un padre, è il tempo della riflessione. Il tempo di capire se si può morire mentre si sta svolgendo il proprio lavoro, su una strada, con tutti i pericoli che questo comporta. L’appuntato Luca Di Pietra, 39 anni, sposato e padre di due bambini, è morto così mentre stava inseguendo un’auto probabilmente rubata che non si è fermata all’alt, ma che al contrario è fuggita a folle velocità.

Non è il momento del valzer delle colpe, ma delle domande questo sì, dopodichè ognuno ricevute le risposte, potrà farsi la propria opinione. Il funerale è il momento del dolore, del pianto, come ha detto il ministro della Difesa Roberta Pinotti che ha partecipato alle esequie del carabiniere, ma poi bisogna agire e lo stato, in questo, svolge un ruolo fondamentale: cosa sta facendo per tutelare chi ogni giorno rischia la vita per fermare un delinquente? Con un filo di voce il ministro risponde tutto il possibile. Dall’altra parte però ci sono le forze dell’ordine costrette ad intervenire sulle strade con mezzi vecchi, auto non adatte all’inseguimento di veri e propri bolidi. Ma mancano le risorse per un ammodernamento generale. Qualcuno prima o poi una risposta la dovrà dare, una priorità la dovrà pur stabilire, prima di piangere un altro eroe.