CORRADO SFORZA FOGLIANI SI DIMETTE DAL CONSIGLIO COMUNALE E DAL CDA DELLA RICCI ODDI

L’avvocato Corrado Sforza Fogliani si è dimesso dal consiglio comunale e dal consiglio di amministrazione delle Ricci Oddi. Le dimissioni sono state ufficializzate oggi a Palazzo Mercanti, per motivi di salute.

Eletto nelle file dei Liberali Piacentini, lascerà il suo posto a Filiberto Putzu, la cui surroga avverrà nel prossimo consiglio comunale.

Per quanto riguarda la Ricci Oddi, Sforza era stato designato dall’accademia di San Luca, al suo posto entrerà Gottardo Pallastrelli.

“IL PERCORSO DELLA GALLERIA ERA TRACCIATO. TORNARE INDIETRO E’ RISCHIOSO”

Perchè? Paola Ricci Oddi, cugina di Giuseppe, si domanda perché la nuova amministrazione abbia deciso di sollevare dall’incarico di consiglieri del cda della galleria il professor Mazzocca e l’avvocato Giuffrida. Eppure la sindaca Tarasconi lo ha spiegato nell’ultima seduta di consiglio comunale: nessun siluramento, ma gli obiettivi di gestione sono diversi.

“Il percorso era tracciato, tornare indietro ora è rischioso” è il pensiero di Paola Ricci Oddi.

PAPAMARENGHI: “ALTRO CHE SPOILS SYSTEM, SULLA RICCI ODDI UNA VERA EPURAZIONE. PIACENZA NON LO MERITA”

Si scalda il dibattito intorno alla scelta della sindaca Tarasconi di revocare le nomine dell’avvocato Giuffrida e del professor Mazzocca in qualità di rappresentanti del Comune nel cda della Galleria Ricci Oddi.

L’ex assessore alla cultura Jonathan Papamarenghi interviene con una nota dai toni duri per rivendicare l’operato del cda negli ultimi mesi, “Derubricare come spoils system lo scandalo perpetrato in questi giorni alla Galleria Ricci Oddi, soprassedendo per ora sulla legittimità degli atti, significa nascondere l’operazione di epurazione compiuta”, questo l’incipit del comunicato da cui si comprende il tono generale dell’intervento. 

L’avvocato Giuffrida e il professor Mazzocchi non sono nomine di bandiere, ci tiene a precisare Papamarenghi, che hanno profuso gratuitamente preziose competenze e impegno alla Galleria. 

“Il sindaco, forse mal consigliato, motiva la defenestrazione sostenendo che la Galleria “non può accedere all’Art bonus” a causa dell’attuale natura statutaria. Dimentica però che la forma giuridica della Ricci Oddi era bloccata da decenni e che è solo grazie al grande lavoro di Giuffrida, e di quei consiglieri mossi più da limpida lungimiranza che dal consueto ostruzionismo, si è potuto disporre di un definitivo parere a cura del notaio incaricato, giunto nei mesi scorsi. Se non si è potuto procedere al passaggio a Fondazione prima delle elezioni amministrative è solo per lo stop preelettorale imposto al Consiglio comunale dalla legge. L’attuale Amministrazione avrebbe però potuto tranquillamente operare in questo senso, se fosse stato ritenuto così prioritario l’accesso all’Art Bonus della Ricci Oddi.

Per il sindaco, inoltre, la Galleria “non ha linfa e obbiettivi chiari”: una tale bocciatura è da ritenersi indirizzata all’intero CdA essendone gli epurati solo due di sette membri? Questa dichiarazione suona quantomeno assai offensiva anche nei confronti delle altre Istituzioni che hanno loro rappresentanti all’interno del Consiglio”. 

E se i cittadini vogliono vedere i risultati e poco interessa chi sono i consiglieri, come ha riferito la sindaca Tarasconi, Papamarenghi entra nel merito “Solo un paio d’anni fa fu pubblicato da Il Giornale dell’Arte un corposo documento sottoscritto da ben 26 tra i più autorevoli professionisti del settore, tra i quali Salvatore Settis, Tomaso Montanari, Davide Gasparotto, Gabriella Belli ed altri giganti del panorama culturale e museale internazionale. Tale documento dava l’immagine di com’era allora la Ricci Oddi, “…il destino della Galleria sembra lo stesso del Ritratto di Signora: chiuso in una busta di plastica e dimenticato in un oscuro anfratto…” e suggeriva una serie di interventi impegnativi da mettere gradualmente in campo; interventi che da allora sono stati straordinariamente quasi tutti attuati.

Si è indetto un bando nazionale per individuare un Direttore affidando la selezione ad una commissione di professionisti proprio grazie alla competenza ed ai rapporti del Professor Mazzocca: dopo 12 anni la Galleria può fregiarsi di un direttore con pregresse competenze artistiche e museali che per la prima volta da sempre arriva da un bando per titoli, aperto a tutti e non da scelte arbitrarie o, peggio, di convenienza/appartenenza. La Galleria è finalmente dotata di un adeguato impianto di climatizzazione e di un nuovo sistema di illuminazione. Con la vicina XNL si sono intessute relazioni con “La rivoluzione siamo noi” portate avanti con la mostra internazionale dedicata a Klimt”. 

In merito alla comunicazione, prosegue Papamarenghi, si sono potenziate la promozione sui social, in particolare Instagram, aperte relazioni con gli istituti scolastici, organizzate visite guidate, aperti i chiostri, giardini e sale a spettacoli.

Sulla mostra internazionale dedicata al Klimt che “non si è limitata ad esporre l’opera piacentina ma ha permesso di creare relazioni con istituzioni culturali nazionali ed internazionali, attraendo verso la Galleria e Piacenza decine di migliaia di visitatori la cui ricaduta economica è ben chiara anche ai commercianti piacentini: i visitatori di un solo fine settimana toccavano quelli di un intero anno di apertura del museo”. 

Secondo l’ex assessore alla Cultura questi sono i risultati che interessano ai cittadini “che ancor più fanno biasimare i modi e la volgarità della defenestrazione, non anticipata neanche da un confronto o una semplice chiamata da parte del sindaco che l’ha praticata; epurazione che pur gratificherà qualcuno ma che dà all’intera comunità culturale nazionale una brutta immagine della Città, che Piacenza non merita”. 

PIACENZA PUNTA SU KLIMT ANCHE PER IL RILANCIO ECONOMICO

“Di me non esiste alcun autoritratto. Io non mi interesso della mia persona come oggetto di pittura, mi interessano di più le altre persone”.

Questo è davvero il Klimt che emerge da ogni opera. I volti, gli sguardi, i corpi femminili conturbanti sono l’essenza vera di questo artista straordinario che piacenza ha deciso di celebrare con la mostra Klimt, l’uomo, l’artista, il suo mondo. Ad ospitarla dal 12 aprile al 24 luglio XNL Piacenza contemporanea legata a doppio filo con la galleria d’arte moderna Ricci Oddi.

Il percorso espositivo si snoda nei due piani dello spazio di via santa Franca: dal clima del simbolismo europeo, da cui Klimt prende le mosse con incisioni e disegni emblematici per poi introdurre i visitatori verso le prime opere e i primi compagni. Da qui ci si addentra nella vicenda del pittore attraverso la secessione viennese da lui fondata con altri 17 artisti nel 1897 in segno di protesta contro l’arte ufficiale.

Al piano terra l’intera sezione dedicata al cuore della mostra il ritratto di signora della galleria Ricci Oddi e al racconto delle sue avventurose vicende. Il percorso si chiude con la ricostruzione monumentale del Fregio di Beethoven riservando ai visitatori un’esperienza di grande suggestione. In tutto 160 opere, tra dipinti, sculture, grafica, manufatti d’arte decorativa da 20 prestigiose raccolte pubbliche e private tra cui la Klimt Foundation di Vienna. Un percorso che aiuta il visitatore ad entrare nel mondo di Klimt.

RILANCIO RICCI ODDI? “IL KLIMT NON BASTA SENZA UN PROGETTO”

Da quanto tempo sentiamo parlare di rilancio della galleria Ricci Oddi? Probabilmente decenni. Il ritrovamento, dopo 23 anni, del Ritratto di Signora è un’ottima occasione per fare il passo. Ma neppure il quadro di Klimt basta se non si elabora un progetto vero dove un gruppo di lavoro preparato e competente lavora su vari fronti, dalla comunicazione, al merchandising, all’allestimento. Ne abbiamo parlato con l’architetto Franz Bergonzi.

IL RITRATTO DI SIGNORA TORNA IN GALLERIA. “L’IMMAGINAZIONE SI AVVERA”

Ad aprire l’evento il presidente del cda Massimo Ferrari che ha definito il ritorno del Klimt a Piacenza “avverare l’immaginazione” e “una speranza per Piacenza, un forte simbolo di condivisione e di speranza”.
Anche il ministro Paola De Micheli è intervenuta in video definendo la giornata “una festa per la comunità piacentina”. Anche il ministro Dario Franceschini ha recapitato un messaggio al cda.
Sono intervenuti l’assessore regionale alla cultura Mauro Felicori e l’assessore comunale Jonathan Papamarenghi che ha specificato “Il Comune non ha mai avuto dubbi su dove questo dipinto dolesse stare, a casa sua, esposto in Galleria. Confermiamo come ente non solo la vicinanza alla Galleria ma, congiuntamente alle iniziative che si vorranno creare, garantiamo il nostro sostegno, per la comunità piacentina e per la memoria di Ricci Oddi.
La professoressa Elena Pontiggia, curatrice del progetto insieme a Gabriella Belli, ha ricordato che “il rientro dell’opera rappresenta l’avvio ufficiale del Progetto Klimt, un programma scientifico biennale diviso in quattro tappe consequenziali che partono dal ritrovamento dell’opera fino al Klimt intimo. Ha partecipato alla conferenza anche Peter Weinhäupl della Klimt Foundation.

Ritratto di Signora non è attualmente visibile al pubblico in ottemperanza alle disposizioni nazionali per la prevenzione e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19. La Galleria, infatti, riaprirà le sue porte, nella prima data possibile, sulle base di nuove indicazioni a livello nazionale.

RITRATTO DI SIGNORA: NASCOSTO PER 22 ANNI NEL GIARDINO DELLA RICCI ODDI?

Se ne fosse accertata l’originalità sarebbe una notizia incredibile. Ancora di più se si pensa al luogo dove è stata ritrovata. Quella tela trafugata 22 anni fa e ritrovata lì, in quella che era la sua casa. Potrebbe essere davvero l’originale Ritratto di Signora di Gustav Klimt il quadro ritrovato dai giardinieri, nell’intercapedine nascosta dall’edera, mentre stavano eseguendo lavori di ripulitura all’interno proprio del giardino della stessa galleria Ricci Oddi. La galleria di via san Siro, la stessa da dove il 22 febbraio del 1997 il quadro fu rubato, proprio mentre si stava preparando l’allestimento di una mostra a palazzo Gotico dove il Klimt sarebbe dovuto essere temporaneamente collocato. Tra l’altro, del furto, ci si accorse solo dopo un paio di giorni, nell’incredulità e nello sgomento dell’allora direttore Stefano Fugazza. 

Il quadro è stato ritrovato all’interno dell’intercapedine avvolto da un sacco nero. La cronaca dei fatti ci svela che su quel sacco ci sia il marchio di Enia, nata nel 2005, ben dopo il furto del Klimt. Dalle prime valutazioni dei tecnici pare, tuttavia, che i timbri e i sigilli attestino l’autenticità del dipinto. Ci sarà comunque da lavorare e molto, perché tutto questo avrà ricadute molto importanti per la città, oltre che per la galleria d’arte moderna. Il valore del Ritratto di Signora oggi è stimato intorno ai 130 milioni di euro.

Un dipinto che ha sempre racchiuso un alone di mistero: sotto il Ritratto di Signora c’è un altro ritratto di Donna con Cappello. Klimt si pentì del primo e lo coprì con un’altra immagine Il Ritratto di Signora, appunto.

Possibile quindi che la tela sia rimasta per tutto questo tempo a casa? Questa è un’ipotesi che appare abbastanza inverosimile. Potrebbe essere che i ladri l’abbiano restituita e maldestramente l’abbiano riposta nell’unico pertugio che poteva ospitarla, a due passi dalla sua collocazione, quasi a rendere meno grave il gesto? Anche questo ha dell’inverosimile, soprattutto perché niente e nessuno pare essersi accorto di nulla, mentre per anni le indagini sul ritrovamento hanno portato da ogni parte del mondo: Montecarlo, Londra, Tunisia.

Di certo c’è che se il dipinto fosse davvero il Ritratto di Signora del viennese Gustav Klimt sarebbe veramente un regalo per Piacenza, sorprendente quanto inaspettetato e unico.

RICCI ODDI, ARIA DI RINNOVAMENTO?

Chissà che alla Ricci Oddi l’ingresso di Laura Bonfanti porti quel rinnovamento da più parti auspicato. La nomina nel cda della 31 enne piacentina da parte della Prefettura, in sostituzione del dimissionario Giuseppino Molinari, ha reso più concreta l’idea che, forse, un rinnovamento è possibile. Non foss’altro per la giovane età ma anche per “l’esperienza artistica e culturale attinente al settore specifico dell’arte moderna nonché uno spiccato senso di intervento finalizzato alla promozione, nel rispetto delle risorse patrimoniali della Galleria stessa” secondo il criterio disposto dal Prefetto di Piacenza. Le ultime vicende della galleria di via San Siro sono note: all’inizio di ottobre, proprio nel giorno in cui si doveva eleggere il nuovo presidente, Giuseppino Molinari si dimette ed emerge ancora una volta il nodo che riguarda la natura dell’ente, privato da statuto datato 1930, ma di fatto pubblico perchè l’unico sovventore è il comune di Piacenza. Da una parte Molinari che non voleva snaturare la galleria, dall’altra il sindaco Dosi che rimarcava “una contraddizione intrinseca allo statuto stesso, che si è sempre prestata a dubbi interpretativi pur essendo stata più volte oggetto di approfondimenti”, come aveva scritto in una nota. Speriamo che il nuovo ingresso porti equilibrio e la forza alla galleria per spiccare il volo.

Ricci-Oddi interno

 

GAZZOLA: “LA RICCI ODDI? IN QUESTI ANNI UN DOPOLAVORO”

Occorre una svolta, un cambio di marcia. Eugenio Gazzola, operatore culturale piacentino ed ex membro del consiglio di amministrazione della Ricci Oddi traccia le linee di ciò che, a suo parere, sarebbe auspicabile per il futuro della galleria. I fatti sono noti: dopo le dimissioni del presidente Giuseppino Molinari proprio nel giorno in cui si sarebbe dovuto leggere il nuovo presidente, emerge di nuovo, il nodo che riguarda la natura dell’ente, privato da statuto datato 1930, ma di fatto pubblico perchè l’unico sovventore è il comune di Piacenza. “Me l’aspettavo – ha detto Gazzola – ma per la Ricci Oddi è meglio così.Ora io Comune può operare nella trasformazione della galleria”. Da una parte c’è Molinari che non vuole snaturare la galleria, dall’altra, il sindaco Dosi che rimarca “una contraddizione intrinseca allo statuto stesso, che si è sempre prestata a dubbi interpretativi pur essendo stata più volte oggetto di approfondimenti” scrive in una nota il primo cittadino. E prosegue “le contingenze economico-finanziarie attuali, con i continui tagli alle risorse e l’incremento dei servizi cui far fronte, non rendono più sostenibile questa situazione per il Comune di Piacenza”.

Ecco come Eugenio Gazzola vede il futuro della Galleria di via San Siro definita negli ultimi anni “un dopolavoro con qualche guizzo di vitalità dettato dalla contingenza”

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PIACENZA E LA GESTIONE DELLA CULTURA. INTERVISTA AL SINDACO DOSI

Piacenza e la cultura, o meglio come l’amministrazione gestisce il patrimonio culturale e museale della città. Strategie, obiettivi, impegni, risultati. Ne abbiamo parlato con il sindaco Paolo Dosi partendo da tre pezzi unici: il tondo di Botticelli, l’Ecce Homo di Antonello da Messina e il Fegato Etrusco. Tre unici di pregio che la città possiede, e questo è già un grande passo avanti. Lo step successivo è la loro divulgazione, la loro promozione, che in termini pratici si traduce nella loro capitalizzazione, per fare di queste opere d’arte e della cultura, in generale, un volano per l’economia. Certamente non è facile, ne è consapevole anche il primo cittadino che ammette che “oggettivamente non si è mai riusciti a trovare una chiave di volta pur nella consapevolezza che sono eccellenze, ma manca l’omogeneità fra i tre, c’è poca analogia” E allora che fare? Si sono cercate altre modalità per la promozione e la valorizzazione di questi pezzi unici: per la Madonna col Bambino di Botticelli si è puntato sulla trasferta al museo di Tokyo, proprio in queste settimane stanno arrivando a Piacenza i turisti giapponesi che avevano visto il quadro al Bankamura Museum. Per il Fegato Etrusco si è puntato sul nuovo allestimento recentemente inaugurato, per l’Ecce Homo si è avviato il coordinamento con il Collegio Alberoni in concomitanza con l’Expo che, si spera, dia i suoi frutti. Certamente però si tratta di un percorso lungo. Riuscire a capitalizzare il patrimonio culturale significa trarne vantaggi economici e ricadute positive per la città intera. “E’ vero – risponde Dosi – ma non dobbiamo creare l’aspettativa di un rapporto causa effetto tra i costi di gestione e le entrate che arrivano dai biglietti”, riferendosi al grande divario che esiste tra i costi di gestione di Palazzo Farnese e gli ingressi. “L’unico museo in attivo, in rapporto al numero dei visitatori, sono i musei Vaticani. Altra cosa è utilizzare il patrimonio per attirare turisti il cui contributo in termini economici va nella prospettiva di portare, indirettamente, ricchezza al territorio”. Una lunga chiacchierata che ha toccato anche la galleria Ricci Oddi, sulla quale il sindaco ha le idee chiare: modificare lo statuto che risale al 1931 troppo rigido e poco chiaro e rendere la galleria pubblica. “E’ assurdo che il Comune sia l’unico sovventore di una struttura che non è pubblica. Dal 1931 è cambiato il mondo e la galleria è diventato un bene di natura pubblica.”

L’intervista completa nella prossima puntata di A Tutto Tondo 

Dosi