KAIROS RACCONTA LA VITA IN COMUNITA’

Kairos servizi educativi ha raccontato così la vita in comunità. Attraverso diversi linguaggi: quello della fotografia, dei video e del teatro con lo spettacolo Le case che siamo, un’anteprima di ciò che verrà completato nel corso del prossimo anno. La casa è al centro dello rappresentazione, che da spazio diventa corpo.

“LE CASE CHE SIAMO”, PER RACCONTARE LA VITA NELLE COMUNITA’

Dare forma, abitare e raccontare le comunità. Le Case che Siamo è il desiderio di raccontare proprio le comunità per minori attraverso lo sguardo di un gruppo di artisti. Raccontare un gesto, una parola. Perché nelle comunità ci sono interi mondi e intere storie di vita.
Le educatrici e gli educatori di Kairos Servizi Educativi, che da anni si occupa di accogliere minori fragili, hanno deciso di raccontare cosa é e come si vive in una comunità, attraverso la una spettacolo teatrale, venerdì’ 24 novembre alle 10 e alle 12 presso lo Spazio Mostre di Palazzo Farnese.
Per partecipare all’evento è necessario prenotarsi qui

RENDI VISIBILE L’INVISIBILE, AL VIA LA CAMPAGNA CROWDFUNDING DI KAIROS

L’invisibile da oggi è visibile. La cooperativa Kairos, servizi educativi, da oggi ha svelato quello da qualche settimana ha cercato di far capire. Ha preso il via la campagna di crowdfunding per l’acquisto di un nuovo mezzo che possa trasportare i ragazzi in tutti gli impegni quotidiani, dalla scuola, allo sport pomeridiani.

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KORA, LA COMUNITA’ PER MINORI ALL’EX CADEY

Non si presenterà più vecchio e abbandonato in balia del degrado e di atti atti vandalici di sbandati e senza tetto come è stato per vent’anni. Tra poco più di un mese lo storico edificio all’angolo tra via Vignola e via Corneliana ospiterà la comunità Kora, una casa per minori con problemi familiari e fragilità psicologiche forti.  A gestirla sarà Kairòs servizi educativi, che da dieci anni lavora in questo settore sul territorio piacentino, esattamente come avviene per la comunità K quadro. Appena Kora aprirà i battenti, presumibilmente da metà marzo, ospiterà da subito 3 minori. Gli ingressi, fino a 9 posti, verranno gestiti in coordinamento con i servizi sociali del comune e con la neuropsichiatria. Kora è una realtà ben diversa da quella paventata negli ultimi giorni da alcuni residenti preoccupati perché lì sorgesse un centro per migranti. Niente di tutto questo. La struttura sarà completamente ristrutturata e risanata, abitata da minorenni in difficoltà con la presenza h 24 di educatori professionali.

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COMUNITA’ PER MINORI, TRA PREGIUDIZI E FALSI MITI

A Piacenza esistono piccole ma fondamentali realtà educative, formate da giovani professionisti che hanno come obiettivo l’accoglienza di minori in difficoltà. Piccoli mondi, piccole comunità organizzate proprio come una famiglia, con gli stessi ritmi e gli stessi orari. Strutture che accolgono adolescenti a cui, per un determinato periodo, la famiglia di appartenenza non è in grado di badare. La comunità per minori K² è una di queste. Nata nel febbraio del 2014, può ospitare fino a otto minori e contare sulla professionalità e sulla competenza di sette educatori, una coordinatrice e una quindicina di preziosi volontari. Le fondatrici di K² sono tre giovani professioniste, Alessandra Tibollo, Paola Gemmi e Chiara Migliorini, che partendo dell’esperienza di Kairos servizi educativi, si sono specializzate sui minori per aprire la comunità K². Oggi ospita sette minori, ma in quasi due anni di attività di ragazzi ne sono passati tanti, con alle spalle le problematiche più disparate, dalle precarie condizioni socio economiche della famiglia, a problemi di dipendenze dei genitori. “Le comunità – spiega la coordinatrice Alessandra Tibollo – sono un periodo nella vita di un ragazzi, un accompagnamento. Non vogliono e non devono essere nè una soluzione permanente, nè la panacea di tutti i mali”. Nonostante il fondamentale contributo, attorno alle comunità che accolgono dai minori stranieri non accompagnati, che arrivano sul territorio quasi per caso, ai casi di allontanamento dalla famiglia per problematiche gravi, gravitano alcuni pregiudizi da sfatare. “L’intento della comunità è dare sollievo alla famiglia, darle il giusto tempo per risolvere i problemi. Ci sono innumerevoli studi che confermano che togliere il minore ad una situazione di difficoltà familiare è l’unico modo per risolvere il problema”. L’allontanamento temporaneo dal nucleo familiare che soffre di gravi problematiche, è l’unico modo per cercare di dare al minore il giusto equilibrio, di mantenere inalterate le abitudini, di tutelarlo anche e soprattutto da un punto di vista educativo. “Non siamo in collisione con la famiglia – spiega Tibollo – anzi siamo in costante contatto ed abbiamo instaurato un clima di fiducia reciproca. La comunità va considerata alla stregua di qualunque altro servizio in campo educativo”. Il modello educativo a cui si ispira la comunità, da cui è scaturita anche una pubblicazione, si concentra prima sulla conoscenza individuale del ragazzo, successivamente su un progetto educativo personalizzato, e infine sul gruppo in cui il minore è inserito. Lorenzo Saltarelli, operatore professionale della struttura, è entusiasta del suo lavoro: “a me piace vedere i cambiamenti dei ragazzi – ci ha detto – è il bello di questo lavoro; quando entri dal cancello non sai cosa ti aspetti e nel corso della loro permanenza c’è uno scambio reciproco che arricchisce sia loro che noi operatori”. Organizzativamente la comunità si regge sul lavoro degli operatori, con un rapporto di un educatore per quattro ragazzi. “Dobbiamo garantire un’assistenza puntuale h 24, 365 giorni all’anno. Qui non si chiude mai – spiega Chiara Migliorini – per cui il rapporto è di un operatore ogni quattro ragazzi, di notte ne resta solo uno, mentre un secondo è sempre reperibile”.

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