PALAZZO EX ENEL CONTINUA A DIVIDERE

Palazzo ex Enel e il suo futuro tornano alla ribalta. A riaccendere gli animi dei più accesi sostenitori del recupero dei reperti archeologici nascosti sotto la struttura, proprio l’amministrazione comunale attraverso la Consulta della Cultura. Al tavolo c’erano l’assessore alla Cultura Tiziana Albasi, alcuni membri dell’ufficio tecnico del Comune, assente invece, perchè di ritorno da Roma, l’assessore Silvio Bisotti. Sulla ricostruzione del palazzo si è discusso da mesi e oggi anche sulla sua futura destinazione d’uso. Il destino del palazzo che si affaccia su Palazzo Farnese è ormai segnato, sorgeranno un condominio, uffici e una palestra. Quest’ultima, sembra di capire, non sarà destinata alle scuole superiori della zona considerate le dimensioni particolarmente ridotte (15X15), ma a discipline come yoga e pilates. Il tasto davvero dolente però resta il mancato recupero dei reperti sotterrati sotto una coltre di cemento; perchè non portarli alla luce, nel rispetto del progetto di recupero, come hanno fatto altre città italiane come Lucca, Trento e Alba?

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PALAZZO EX ENEL: I REPERTI, QUESTIONE SEPOLTA

Il discorso legato alla riqualificazione dell’ex palazzo Enel va vanti a colpi di lettere. La questione è nota: dal luglio scorso attorno al progetto di recupero dell’immobile di viale Risorgimento si sono levate parecchie perplessità da parte di cittadini ed associazioni che chiedevano all’amministrazione di mettere in luce i reperti archeologici sepolti sotto il palazzo. Nulla da dire sulla destinazione finale dell’intervento, che ospiterà uffici, commerciale e due palestre per le scuole, ma la richiesta di mostrare e valorizzare ciò che sta sotto terra, come hanno fatto altre città. Lucca, ad esempio, con la Domus Romana Casa del Fanciullo sul Delfino, o Rimini con la Domus del Chirurgo che, oggi, ospitano entrambe siti archeologici. L’Associazione Archistorica aveva organizzato una serata pubblica proprio su questo tema portando l’esempio  di Lucca (questo il link del servizio  http://www.zerocinque23.com/?p=1216). A quella serata avevano partecipato anche gli assessori Silvio Bisotti e Tiziana Albasi in rappresentanza della giunta senza intervenire al dibattito. Qualche settimana fa in una lettera Pietro Chiappelloni di Legambiente aveva ribadito ancora volta le prese di posizioni di associazioni e cittadini a cui ha fatto seguito la risposta dell’assessore all’Urbanistica Bisotti che definisce le critiche e le polemiche intorno a palazzo ex Enel strumentali, invitando ad approfondire la legge e gli obblighi che ne conseguono. “I requisiti in base ai quali era stata concessa la variante che consentiva di modificare la destinazione d’uso del palazzo – scrive Bisotti – nulla hanno a che vedere con la valorizzazione dei reperti archeologici, né con il permanere di un’utilità pubblica. Qualora, a suo tempo, si fosse voluto far valere questo aspetto, esprimendosi contro le richieste della proprietà, sarebbe stato necessario inserire tale criterio negli atti programmatici di un ente pubblico, cosa che non è avvenuta”. Nella lettera l’assessore riporta tutto l’iter che l’amministrazione, in accordo con la Soprintendenza, ha seguito in questi anni. Ora il progetto è in fase avanzata. “Dopo quattro mesi di proteste e di prese di posizioni – lamenta l’architetto Manrico Bissi presidente del gruppo di ricerca Piacenza Romana – in cui abbiamo semplicemente chiesto di essere ascoltati, i toni utilizzati dall’assessore Bisotti ci risultano insoliti. Volevamo essere ascoltati perchè siamo i democrazia, ma questo non è avvenuto. Siamo giunti alla conclusione che ogni tentativo di dialogo è andato fallito”.

REPERTI EX ENEL

LA STORIA SEPOLTA SOTTO I NOSTRI PIEDI

Sotto i nostri piedi c’è una città nascosta. Sembra incredibile, eppure è così. Sotto l’asfalto di piazza Sant’Antonino, una trentina di centimetri, ci sono i resti medievali della cappella di santa Lucia e dei sepolcreti, ad esempio. In pochi sapranno che in piazza Duomo, sotto la colonna della dell’Immacolata, esistono, nascosti, i mosaici e i resti del Battistero paleocristiano rinvenuti nel 1857. Una storia sepolta che tanti cittadini vorrebbero riportare alla luce, sull’onda di quanto è accaduto con la demolizione di palazzo ex Enel, o meglio, di quello che era. Sotto una soletta di cemento giacciono resti dell’anfiteatro e delle mura civiche repubblicane. Perchè Piacenza vuole rinunciare a queste ricchezze che fanno la storia della città? Se lo sono chiesti l’associazione Archistorica e il gruppo di ricerca Piacenza Romana che hanno organizzato un incontro pubblico per mostrare come altre città, nelle stesse condizioni di Piacenza, hanno operato. A Lucca dal 2012, dopo un paio d’anni di lavori, esiste un sito archeologico Domus romana Casa del Fanciullo sul Delfino. Nel corso degli scavi a palazzo Orsucci, per la realizzazione di un luogo dove degustare prodotti tipici mediterranei, sono stati rinvenuti resti romani che il proprietario ha voluto riportare alla luce.

“UN TAVOLO DI CONFRONTO PER PALAZZO EX ENEL”

Una tavola rotonda che coinvolga cittadini, associazioni, Comune e proprietà. Il dibattito su palazzo ex Enel, nell’ultimo mese, ha suscitato molto interesse non solo tra gli addetti ai lavori, ma anche tra i cittadini, non tanto sulle valutazioni tecniche del progetto già in fase avanzata, ma soprattutto sul tema dei reperti archeologici. Insomma perchè non trovare un compromesso che non leda alcun intesse? Da questa domanda sono partite l’associazione Archistorica e il gruppo di ricerca Piacenza Romana lanciando l’idea di una tavola rotonda nella quale confrontarsi con tutti i soggetti coinvolti. “Senza ledere i diritti della proprietà che ha tutto il diritto di portare a termine il progetto che il comune ha approvato – spiega l’architetto Manrico Bissi di Archistorica – chiediamo che vengano ascoltate anche le nostre richieste, ovvero portare alla luce i reperti archeologici oggi nascosti sotto una soletta di cemento armato. Ci appelliamo al buon senso di tutti. Anche altre città hanno fatto una scelta come quella che ci auspichiamo, ad esempio Verona e Fano”.

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PALAZZO EX ENEL, PER LEGAMBIENTE E’ MANCATA LA PARTECIPAZIONE

Anche Legambiente interviene sul dibattito che si è creato intorno a palazzo ex Enel. Oltre a condividere la posizioni delle associazioni che si sono concentrate sui reperti archeologici, Legambiente pone l’accento su due concetti: la mancata partecipazione ad un percorso urbanistico e l’avvento di nuovo residenziale e nuovi spazi commerciali in una zona della città dove i bisogni, probabilmente, sono altri. L’associazione ambientalista lamenta il mancato coinvolgimento della città sull’utilizzo degli spazi e la presentazione di un intervento di ricostruzione già ampiamente pianificato. L’altro punto riguarda le esigenze effettive della zona in questione. Una volta che il palazzo sarà abbattuto, sorgeranno nuovi appartamenti e nuovi spazi dedicati al commercio. “In un momento in cui il mercato immobiliare è fermo, l’invenduto e i locali sfitti toccano numeri altissimi – spiega Laura Chiappa di Legambiente – ci chiediamo perchè non pensare ai reali bisogni dei residenti e delle realtà che vivono la zona, come ad esempio palestre, più grandi di quelle che rientrano nel progetto, che possano ospitare gli studenti degli istituti della zona. Secondo noi andrebbe rivista la parte del servizio pubblico. L’intento – conclude Chiappa – è di coinvolgere la città e i portatori di interesse affinchè il progetto, pur essendo già avviato, possa essere migliorato a beneficio dei cittadini”.

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BISOTTI SU PALAZZO EX ENEL: “OCCUPIAMOCI DELLE PRIORITA'”

“L’ amministrazione non si attende nulla rispetto alla pratica di palazzo ex Enel”. L’assessore all’Urbanistica Silvio Bisotti risponde così in merito al caso dei reperti del  palazzo di viale Risorgimento sulla cui struttura i lavori di demolizione stanno procedendo a pieno ritmo per terminare con la ripresa dell’anno scolastico. Fai, Italia Nostra, Archistorica e il gruppo di ricerca Piacenza Romana invece qualcosa dalla Soprintendenza si aspettano, in particolare una risposta alla richiesta di sopralluogo avanzata nell’ultima lettera. “La Soprintendenza ai beni architettonici non è stata informata perchè non era richiesto il suo parere – ha spiegato Bisotti. Il progetto che riguardava il parcheggio nel secondo seminterrato, dove sono tutt’ora i reperti all’interno di una soletta di cemento, è stato accantonato nel 2009. Per questo non si è ritenuto di informarla, perchè nulla di sua competenza sarebbe stato toccato. Ho provveduto invece ad informare nel luglio scorso – prosegue l’assessore – la Soprintendenza per i beni artistici e paesaggistici dal momento che il progetto di ricostruzione del palazzo prevede l’utilizzo della pietra di Vicenza anzichè il cotto, ed abbiamo ottenuto l’ok”. Secondo l’assessore Bisotti quindi la Sovrintendenza non era al corrente dell’intervento semplicemente perchè non occorreva che lo fosse nel senso che il progetto, che originariamente prevedeva l’utilizzo del secondo seminterrato dove sono ricoverati i reperti, era stato accantonato nel 2009. “L’interesse per questi reperti – conclude Bisotti – si doveva manifestare nel 2010 cioè quando il consiglio comunale, in modo acceso e dibattuto, discusse e approvò il progetto attuale. Piacenza fa fatica a tutelare i beni che già possiede, occupiamoci delle priorità”.

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PRATICA PALAZZO EX ENEL TORNA IN CONSIGLIO COMUNALE

Il caso di palazzo ex Enel e dei suoi reperti scatena, oltre che associazioni e cittadini, anche l’opposizione. Erika Opizzi e Tommaso Foti di Fratelli d’Itlaia chiedono che la questione venga discussa in consiglio comunale attraverso una mozione urgente. E se si torna indietro con la mente a quanto la pratica fu sofferta e dibattuta nel 2010 fino a provocare profonde spaccature nell’allora maggioranza, non c’è da stare allegri. I consiglieri chiedono al sindaco Dosi “i motivi per i quali, atteso che il Piano di recupero approvato dal Consiglio Comunale aveva caratteristiche differenti da quello approvato ora dalla Giunta Comunale, non abbia investito della questione – quanto meno a titolo informativo e/o consultivo, se riteneva che ciò non fosse specificatamente richiesto dalla lege – il Consiglio Comunale e se, comunque, non intenda farlo, anche se la decisione è già stata assunta”. Chiedono di sapere le ragioni per le quali “posto che il progetto inizialmente redatto per la ristrutturazione dell’immobile era stato trasmesso alla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, che al riguardo aveva espresso il proprio parere, alla detta Soprintendenza non sia stato inviato anche il progetto recepito nella delibera della Giunta Comunale”. Intanto il gruppo di ricerca Piacenza Romana, Archistorica, Fai e Italia Nostra stanno aspettando una risposta dalla Soprintendenza in merito alla richiesta di un sopralluogo sul cantiere.

 

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FERRARI FAI:”PIACENZA NON HA UN MUSEO DEI REPERTI ROMANI”

Domenico Ferrari delegato del Fai di Piacenza è pessimista sull’esito del caso dei reperti di palazzo ex Enel. “Purtroppo ho l’impressione che i giochi siano fatti – ci dice – anche se spero che la richiesta delle associazioni di effettuare un sopralluogo da parte della Soprintendenza venga accolta.” Con il professor Ferrari abbiamo allargato il discorso sul tema della valorizzazione dei beni archeologici. “Piacenza è ancora più povera di reperti romani di quello che pensassi – spiega – nel senso che sono numericamente moltissimi ma non vengono resi visibili e portati alla luce. Questo è un vero peccato. Siamo stati la prima colonia di Roma insieme a Cremona, capitale dell’Emilia per quanto riguarda i resti romani, ma nulla o poco più è visibile. C’è molto di sepolto – continua – e quel poco che si vede è stato mal trattato. Con il Fai siamo riusciti a visitare i reperti romani sotto al palazzo di via Trebbiola rivenuti durante gli scavi, quelli al Monte di Pietà e al salone Santa Margherita della Fondazione. Ma a Piacenza – conclude Ferrari – non esiste un museo che li racchiude, sono nei magazzini e di certo non visibili”.  Nel frattempo Fai, Italia Nostra, Archistorica e il gruppo Piacenza Romana sono in attesa di una riscontro delle Belle Arti per un sopralluogo sul cantiere.

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PALAZZO EX ENEL, E’ SCONTRO SUI REPERTI

Il gruppo di ricerca Piacenza Romana, l’associazione Archistorica, Italia Nostra e Fai vogliono andare in fondo a quello che sta prendendo tutti i contorni di una scontro di posizioni. Da una parte le associazioni, dall’altra amministrazione, ditta esecutrice e progettista. Due posizione opposte che si sono venute a creare a seguito della risposta della Soprintendenza che sostiene di non essere stata informata sull’attuale progetto che prevede l’abbattimento di palazzo ex Enel entro il 15 settembre e la costruzione di una nuova struttura che non contempla la valorizzazione dei reperti sottostanti. Per questo con una lettera anche Archistorica e Piacenza Romana si sono unite alla richiesta di Italia Nostra chiedendo un sopralluogo delle Belle Arti scrivendo direttamente al Soprintendente Marco Edoardo Minoja e al funzionario competente per il comune di Piacenza Daniela Patrizia Locatelli. La missiva è stata indirizzata per conoscenza anche al sindaco Dosi e al Consiglio comunale. Una richiesta di sopralluogo motivata dalla difformità di argomentazioni sostenute fino ad oggi dall’amministrazione, dalla proprietà dell’immobile, dal progettista e le informazioni della Soprintendenza stessa.

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PALAZZO EX ENEL, DIETROFRONT SUI REPERTI?

La risposta ufficiale della Sovrintendenza in merito ai reperti di Palazzo ex Enel è chiara: il progetto attuale di demolizione della struttura non è mai stato portato a conoscenza delle Belle Arti. Sconvolgente? Eclatante? Eppure è così. Il soprintendente Minoja non è mai stato a conoscenza dell’attuale progetto. L’unico è quello che risale al febbraio del 2009 che prevedeva la scopertura e la valorizzazione dei reperti che si trovavano (e si trovano tutt’ora) sotto una soletta di cemento. Poi la proprietà decise di fermarsi al primo piano seminterrato e tutto rimase come è oggi. Questa risposta però oggi ribalta decisamente le carte in tavola, nel senso che le associazioni firmatarie della petizione (tra cui il gruppo di ricerca Piacenza Romana e Archistorica) chiedono a gran voce una correzione. “Non entriamo nel merito del progetto – ha detto l’architetto Manrico Bissi presidente del gruppo di ricerca – ma una correzione rispetto a quello che sta avvenendo oggi, credo sia più che dovuto. Chiediamo che venga adottato un atteggiamento diverso da parte delle istituzioni, ditta esecutrice e progettista, modificato in base al parere della Sovrintendenza. Intanto – prosegue – credo si dovrebbe chiedere scusa alla città e fare un passo indietro. La situazione ci sembra risolvibile rendendo visibili i reperti che oggi sono incapsulati sotto una soletta di cemento armato. L’idea sarebbe quella di romperla in alcuni punti – spiega – e perimetrarli in modo da poterli vedere attraverso un parapetto che non prevede una accessibilità”.

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