LA PETIZIONE PER LA CITTADINANZA ITALIANA DI PATRICK ZAKI PARLA ANCHE PIACENTINO. CECILIA SCOLARI E’ UNA DELLE PROMOTRICI

Nel giorno del compleanno di Patrick Zaki esce anche il libro di change.org che racconta le storie delle più importanti petizioni, tra cui c’è proprio quella in suo favore. Chi l’ha scritta? Cinque amici che credono fortemente nella partecipazione dal basso, tra questi c’è la piacentina Cecilia Scolari. Proprio lei, insieme ai cinque amici di Station to Station, ha dato il via a questa entusiasmante avventura.

“La nostra esperienza – ha detto Cecilia – ci insegna che muovere “cose grandi” dal basso si può, anzi che è fondamentale che anche la società civile, fatta di singole persone (“Station to Station” per ora non è nemmeno un’associazione) si adoperi. Crediamo che, come disse qualcuno, l’unico vero modo di prevedere il futuro è costruirlo. E’ incredibile, ma abbiamo posato un piccolo mattoncino in quel cantiere chiamato futuro. Personalmente, attraverso questa forte e intima battaglia che porto sotto la pelle da parecchio tempo sento di vivere un periodo della vita davvero incredibile. Mi sento “viva”, parte attiva di qualcosa di più grande; parte sì piccina, ma anche grande, come può essere il pezzettino di un puzzle enorme. Ecco, se il pezzetto di un puzzle che rappresenta l’immagine di “Un mondo migliore” potesse “sentire” e “parlare”, forse direbbe e sentirebbe le stesse cose.
Mi aveva colpito una frase sentita per caso in tv “Diventiamo quello che facciamo, e indietro non si torna”. Io credo che per me ora è proprio così. Lottare e non rassegnarmi per la difesa dei diritti umani, è un modo per “autodeterminarmi”. Senza non potrò più stare”.

Le tappe della petizione iniziano a gennaio del 2021 con il lancio della richiesta di cittadinanza italiana su change.org; il 22 febbraio la consegna delle 160mila forme ai deputati Quartapelle, Sensi, Magi e De Maria. Il 14 aprile il senato approva la mozione; il 7 luglio la approva la camera e nello stesso giorno la consegna delle firme (270mila) nelle mani di David Sassoli; il 20 settembre il lancio dell’evento “Walking For Patrick”; oggi l’uscita del libro che raccoglie le petizioni più importanti, tra cui anche quella di Station To Station e Cecilia Scolari.
“In questa esperienza ho incontrato persone eccezionali – ha raccontato raggiante Cecilia – sia cittadini che rappresentati delle Istituzioni. Tra i primi ne contiamo parecchi, tra i secondi beh.. non ne abbiamo conosciuti personalmente altrettanti, ma qualcuno si ed è quel che conta. In particolare due persone mi hanno fatto sentire che la politica può davvero generare partecipazione, bellezza e cambiamento: David Maria Sassoli il vostro gesto ha riconsegnato all’Europa una forte carica nella difesa dei valori fondamentali e Filippo Sensi Patrick è un cittadino italiano, è un cittadino europeo. Tutto quello che viene fatto a lui, viene fatto a tutti noi.

Cosa ci aspettiamo ora? Si chiedono Cecilia e i cinque amici di Station To Station “che il nostro paese compia un atto di coraggio. L’atto di coraggio è dar vita a quella Carta dei diritti fondamentali dell’uomo, l’atto di coraggio è farlo per la prima volta, arrivare dove non si è mai arrivati. Creare finalmente un precedente che possa fungere da pilota. Perché nessuno, al mondo, deve essere lasciato solo. E il primo atto di coraggio deve essere la cittadinanza italiana”.
Ora tocca all’Italia. Con la concessione di cittadinanza italiana Patrick acquisirebbe anche quella europea e con essa una serie di garanzie processuali, perché ne ricorrono i presupposti giuridici. “Restare Restare inermi, avendo uno strumento che potrebbe fare una vera pressione significa essere complici”

 

EX MERCATO ORTOFRUTTICOLO: “LA DEMOLIZIONE NON SI PUO’ FARE”

Sono 249 le firme dei cittadini raccolte nella petizione che si oppone all’abbattimento dell’ex mercato ortofrutticolo di via Colombo. La petizione è stata inviata all’indirizzo della sindaca barbieri, oltre che ad un lungo elenco di organi preposti, tra cui anche la procura di piacenza. A sostenerla comuni cittadini, Legambiente, Italia Nostra regionale e alcune associazione culturali piacentine. La proposta è di conservarlo e convertirlo a cittadella della cultura.

PALAZZO EX ENEL, “PRONTI ALLA PROTESTA SOTTO AL COMUNE”

L’intenzione è quella di bloccare il cantiere, nonostante proceda a ritmo serrato, pensando, perchè no, ad una manifestazione di protesta pacifica, magari proprio sotto palazzo Mercanti. Stiamo parlando di ciò che sorgerà sulle ceneri di palazzo ex Enel di viale Risorgimento, ovvero un palazzo dove troveranno spazio residenziale, uffici e una palestra per gli studenti del liceo gioia, ribattezzata, da insegnanti e studenti, “palestrina” per la esigue misure di 15 metri per 15. Intorno al cantiere le voci di dissenso non sono mai mancate; comitati, associazioni, gruppi di ricerca, anche cittadini hanno aspramente criticato l’intervento approvato dall’amministrazione, denunciando soprattutto la parzialità nelle procedure di approvazione della variante e del rilascio dell’autorizzazione archeologica, l’insufficiente trasparenza nelle modalità di alienazione dell’immobile e il mancato coinvolgimento della cittadinanza. Tutti gli step della vicenda del tormentato cantiere, dal cambio di destinazione d’uso, alla lievitazione del valore economico ad oggi quasi 10 milioni di euro, dal rischio di abbandono dei reperti archeologici sotto il solettone di cemento, all’impatto ambientale che la nuova struttura avrà su palazzo Farnese, alla preoccupazione per le scelte urbanistiche, sono stati raccolti in una petizione accompagnata da oltre 280 firme che si vanno ad aggiungere alle oltre 400 raccolte on line. “Abbiamo inviato il documento a tutti gli enti competenti, dal Comune di Piacenza alla Soprintendenza, per avere le risposte che non abbiamo ricevuto. Sappiamo che i tempi sono molto stretti – conferma l’architetto Stefano Benedetti – stiamo pensando anche ad una manifestazione pubblica sotto il Comune perchè sappiamo che tanti cittadini sono contrari a questo progetto”. Una conferenza stampa che ha preso le sembianze di un incontro pubblico dove in molti hanno preso la parola preoccupati per l’impatto che l’opera avrà sul palazzo Farnese, chiedendo che l’area resti libera, così come testimoniano i documenti del 1862; e ancora l’attenzione ai reperti di indubbio valore storico come testimoniano le dichiarazioni dei sovrintendenti Calvani nel 1981 e Minoia nel 2014. Il filo del ragionamento che sottende tutto il documento è molto semplice: quali sono i bisogni dei cittadini in quella parte di città? Servizi per le scuole vicine che hanno un disperato bisogno di spazi per l’attività sportiva, certamente. Nuovi alloggi, con un sfitto che a piacenza oscilla tra 7 e 8 mila unità? Uffiici, spazi commerciali? La risposta vien da sé. Insomma l’impressione è che questa volta si voglia arrivare in fondo a chiarire questioni che, da mesi, sono state poste sul tavolo a cui nessuno ha mai risposto. “Insieme alle criticità – spiega Manrico Bissi dell’associazione Archistorica – facciamo alcune proposte, ad esempio la permuta che possa offrire alla proprietà un’altra zona dove costruire. Nel nostro documento/petizione – conclude – chiediamo una progettazione più ampia e partecipata”.

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