PADRE MACCALLI RACCONTA I DUE ANNI DI PRIGIONIA IN NIGER

Fu rapito in Niger nel 2018 e rilasciato due anni dopo. Padre Pier Luigi Maccalli, sacerdote della Società Missioni Africane, ha raccontato nel suo libro Catene di libertà i due lunghissimi anni in cui un gruppo di terroristi l’ha tenuto prigioniero nel Sahel, in Mali.

“I miei piedi – pensava padre Maccalli durante la prigionia – sono incatenati, ma il mio cuore no. Ho pensato alle parole di Teresa di Lisieux «Io nella Chiesa sarò l’amore», e mi sono detto «Porterò la vita alle periferie del mondo». Poi mi è venuto in mente Marion Brésillac, il fondatore della Società delle Missioni Africane (Sma), che diceva «Siate missionari dal profondo del cuore». Ecco, io ho viaggiato, e mi sono sentito missionario anche in catene”.

Ha raccontato la sua storia anche ai piacentini nella serata organizzata, dalla Diocesi, nell’ambito delle manifestazioni antoniniane, intervistata dal direttore del Nuovo Giornale Don Davide Maloberti.

Vi riproponiamo integralmente la serata

MARCO VALLISA: “FINALMENTE HO VISTO LA LUCE”

Marco Vallisa oggi è un uomo libero, libero di abbracciare i suoi tre figli, la moglie e tutta la comunità di Cadeo che lo ha atteso per quattro mesi. Oggi la prima cosa che ha fatto è stata tagliarsi quella lunga barba incolta , in un certo senso, simbolo della sua dura prigionia, un taglio netto con il passato. “Stamattina mi sono svegliato – ha raccontato  – e i miei figli dopo avermi riempito di baci mi hanno chiesto di tagliarmi la barba e l’ho fatto. E’ finito un incubo, oggi ho visto la luce” ha detto commosso. 

Era il 5 luglio scorso quando una mattina uscito di casa in Libia dove si trovava a lavorare per la Piacentini Costruzioni, Vallisa si è visto puntare tre pistole alla testa, bendato, legato e caricato su un furgone. Mai un contatto con il mondo esterno, solo qualche video registrato ogni tanto per dimostrare che lui,la merce di scambio, era vivo. Quattro mesi chiuso in una stanza, bendato e ammanettato, un incubo anche se la speranza di uscire vivo, Vallisa, non l’ha mai persa.

Fuori la guerra, le bombe sopra la testa e il pensiero di non poter dare notizie di se alla propria famiglia, hanno logorato un uomo che nonostante tutto ha mantenuto intatta la sua tenacia e la sua tempra. Oggi il pensiero è quello di rimettersi in forza e il pensiero è già proiettato al futuro, al suo lavoro; “ho tre figli e devo per forza tornare a lavorare. Di lavorare abbiamo bisogno tutti – ha detto l’ingegnere di Cadeo – ora devo rimettermi in sesto perchè ho perso tanti chili e poi spero di tornare alla Piacentini Costruzioni”. 

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CADEO RIABBRACCIA VALLISA. SINDACO BRICCONI: “GUARDA GIA’ AL FUTURO”

Alla porta lo aspettava la sua bimba di 7 anni che non vedeva il suo papà da 4 mesi. Il primo abbraccio una volta varcata la soglia di casa, nella tarda serata di ieri, è stato riservato a lei e gli altri due figli. Marco Vallisa rapito in Libia il 5 luglio scorso dagli estremisti islamici è tornato nella sia casa di Cadeo, dove ad attenderlo c’era un paese intero. Nel pomeriggio a Roma aveva incontrato il viceministro degli Esteri Lapo Pistelli e il sottosegretario all’Economia Paola De Micheli. Vallisa, 53 anni ingegnere della Piacentini Costruzioni, era stato rapito nel luglio scorso mentre si trovava in Libia per lavoro, era uno dei sei sequestrati italiani nella mani degli estremisti islamici.

Il sindaco Marco Bricconi e il parroco Don Umberto Ciullo si sono recati a casa Vallisa stamattina per una saluto e un abbraccio da parte di tutta la comunità. “Abbiamo chiacchierato per oltre un’ora – ci ha riferito il primo cittadino – e l’ho trovato quello di sempre. Provato fisicamente, molto dimagrito, ma psicologicamente ha retto bene a questi mesi, è già proiettato al futuro. E’ stato un momento decisamente informale – ha spiegato Bricconi – ci siamo ritrovati con la sintonia di sempre”. Non è escluso che l’amministrazione organizzi un benvenuto formale in occasione della prossima seduta di consiglio comunale.

vallisa

Foto di PiacenzaSera.it