FONDAZIONE, CDA DI OTTO MEMBRI?

La squadra è pronta,  o sarebbe meglio dire quasi. Nel senso che il presidente Toscani sta valutando, fino all’ultimo, se aggiungere un nuovo membro al cda,  facendo così salire otto il  numero complessivo dei consiglieri (compreso il presidente). C’è da immaginare che non sia stata un’operazione semplice quella cheToscani ha affrontato per la composizione della squadra; bilanciare equilibri e competenze, smussare le ambizioni di alcuni per un ingresso nel cda, insomma un’operazione davvero delicata mirata al “cambio di passo” tanto auspicato fin dal giorno dell’elezione. L’ipotesi del settimo consigliere risponderebbe al nome del professor Giovanni Calza, pediatra piacentino che lavora all’ospedale Gaslini di Genova.  71 anni, originario di Quarto il professor Calza, oggi in pensione, continua a collaborare con l’Istituto genovese e con l’associazione “Children in the World”. Una figura la sua particolarmente votata alla solidarietà civile, sociale e culturale. Lo scorso giugno ha ricevuto il “Bisturi d’Oro 2014” il riconoscimento che ogni anno viene assegnato ai medici che si sono distinti per professionalità e umanità.  L’ingresso di Calza non è certo, Toscani sta ponderando attentamente questa possibilità.  Sembrerebbero confermati Cesare Beti, direttore di Confindustria,  l’avvocato Roberto Rovero, Carlo Ghisoni, il vigevanese Domenico Battaglia, il commercialista Franco Egalini e Giorgio Milani, che all’inizio aveva cercato di favorire l’ingresso di Stefano Pareti (già membro del cda) il quale, per senso di responsabilità,  ha fatto un passo indietro.

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AREE MILITARI, CAMBIO DI PROSPETTIVA. ALLA DIFESA QUATTRO ZONE

Sulla partita delle aree militari è cambiata radicalmente la prospettiva e questo segna un ulteriore e, sembra, decisivo passo avanti per il recupero di spazi da destinare alla città. Dall’incontro che il sindaco Dosi e l’assessore Bisotti hanno avuto al ministero della Difesa sono emerse importanti novità: da un lato la conferma della riorganizzazione della presenza militare a Piacenza in quattro siti e l’utilizzo futuro delle risorse umane e operative. Le aree che si dividono in logistiche e operative sono l’Arsenale, Macra Staveco, Scalo Pontieri e caserma Artale. Nel giro di tre o quattro anni i militari si organizzeranno in queste aree, lasciando, conseguentemente, libere le altre. Il comune, da parte sua, dovrà formulare una serie di proposte sul futuro utilizzo delle aree che si libereranno, alcuni con una propria vocazione altri destinati ad un confronto con la città. “Si è ribaltata completamente la filosofia – ha detto con soddisfazione il primo cittadino – i militari non chiedono più, come un anno fa, la valorizzazione dei loro immobili ma di riorganizzarli senza sostenere spese, noi dobbiamo aiutarli in questo. Vogliono concentrare la funzione in luoghi per loro strategici senza che ciò comporti spese; rinunciano alla valorizzazione capendo la difficoltà del momento, venendo incontro all’esigenza dell’amministrazione.

A metà novembre è previsto un nuovo incontro a cui prenderà parte anche il Demanio, si parlerà della ridefinizione delle funzioni. Il comune punta sull’area dell’ex Pertite, Ospedale militare con il vallo e il Bastione farnesiano, una parte del Laboratorio Pontieri, dove troverebbe spazio il museo della meccanizzazione agricola e la caserma Nino Bixio di Piazza Casali. Sono i primi tre obiettivi del confronto. “Di queste aree alcune hanno già una loro vocazione – ha spiegato l’assessore Bisotti – tutte importanti sotto il profilo ambientali e dei servizi”.

 

FONDAZIONE E SENSO DI RESPONSABILITÀ. CDA QUASI AL COMPLETO

Mancano pochi giorni al consiglio generale della Fondazione del 20 ottobre e il presidente Toscani avrebbe, sul tavolo, ancora qualche nodo da sciogliere, in particolare la formazione del cda. La squadra che accompagnerà Massimo Toscani nella “nuova” Fondazione votata al “cambio di passo” come l’aveva definta lui stesso nel giorno dell’elezione, è il tema fondamentale. La formazione di una squadra coesa che punti esclusivamente all’interesse della collettività,  è il primo obiettivo perche non si ripeta cio’ che è accaduto pochi mesi tra l’ex presidente Scaravaggi e una parte del cda.

Stefano Pareti e il vigevanese  Renzo De Candia sarebbero sul punto di fare un passo indietro per senso di responsabilità,  come riporta il nuovo numero del settimanale Corriere Padano. Chi prenderà il loro posto? Ci sarebbero ancora alcune questioni da chiarire tanto che anche un altro nome (inizialmente dato per certo) potrebbe non entrare nel consiglio di amministrazione.  Sarebbe invece confermato il numero dei membri, dagli attuali sei a sette. C’è da immaginare che saranno ore frenetiche per il notaio Toscani alla ricerca di equilibrio e competenza per la nuova squadra.

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LE DONNE CHE NON SI PIEGANO ALLA MALATTIA SALGONO IN PASSERELLA

Modelle per un giorno, modelle per gioco, ma non è un gioco la motivazione  che sta alla base di questa sfilata speciale. Nel giorno in cui si celebra nel mondo la consapevolezza del tumore del seno  (Bra Day) trenta donne hanno deciso di prestarsi per una passerella a palazzo gotico. Sono trenta donne che stanno compiendo un cammino difficile, alcune sono al termine altre nel mezzo di un percorso di cura particolarmente duro, ma che nel 98 percento dei casi si risolve positivamente. “In un anno sono circa 300 le donne che vengono colpite da tumore al seno – ha riferito il professor Giorgio Macellari responsabile della senologia di Piacenza- dopo il percorso di cura, la guarigione è totale quasi nella totalità dei casi. Purtroppo l’età media si sta abbassando sempre di più,  anche sotto i 30 anni, per questo la sensibilizzazione a questo tema e la prevenzione sono fondamentali”.

Tra le donne che hanno sfilato ci sono storie diverse, reazioni diverse alla malattia, accomunate da un filo rosso che le ha colpite in modo inaspettato.  Nonostante le difficoltà hanno reagito senza rinunciare alla loro femminilità calcando la passerella indossando abiti delle collezione di Martino Midali.

NUOVA PROVINCIA, SUL MODELLO DELL’UNIONE DEI COMUNI

Comunque la si pensi è una svolta. Fin da subito l’immagine che esce della nuova Provincia, quella della riforma a metà, quella eletta dagli amministratori e non più dal popolo, è decisamente diversa. “Due epoche diverse di un’unica storia – il presidente uscente Massimo Trespidi ha definito così il nuovo assetto  – una storia che continua affidata a buone mani di chi vive la responsabilità di amministrare il territorio ogni giorno”. Nel giorno del passaggio di consegne tra Massimo Trespidi e Francesco Rolleri, sancito da una stretta di mano nella sala che fino a ieri è stata dedicata alle riunioni di giunta, si respira aria di novità condita da parecchia incertezza. A partire da quei settori che rimarranno di competenza della provincia (sembra viabilità, edilizia scolastica e ambiente) e quelli che passeranno alle regioni. Ora Presidente, consiglio e assemblea dei sindaci eletti dovranno lavorare al nuovo statuto. Dalle prime parole di Rolleri nella vesti di presidente, anche la prospettiva sembra cambiata. “Vorrei uscire dal concetto di maggioranza e minoranza – ha detto – mi piacerebbe non sentire più parlare di opposizione. La nuova provincia deve prendere quelle che c’è di buono dell’esperienza dell’Unione”. Una sorta di indicazione al modo di lavorare, votato al fare squadra, maggiore flessibilità. Il presidente della Provincia dovrà continuare ad esercitare il ruolo di sindaco nel suo comune, così come il collegio dei 10 a cui verranno affidate deleghe precise, così come i consiglieri eletti. Nessuno percepirà compenso dalla nuova attività. Se il nuovo assetto piace al neo presidente, più critica è Patrizia Calza, consigliere eletto con 8214 voti ponderati:”Ritorno in Provincia con emozione – ha detto – sono stata consigliere, poi assessore e oggi sono vivrò direttamente questa trasformazione, ma la riforma non mi piace, anche se mi adeguo. Ha aspetti che non sono condivisibili – prosegue – ad esempio sugli aspetti viabilistici ci saranno difficoltà a prendere scelte che mettano tutti d’accordo. Viene chiesto un impegno in più, ma i sindaci devono continuare a lavorare così come gli assessori dei piccoli comuni, togliendo tempo alla propria occupazione. Sarà un impegno particolarmente gravoso. C’è il rischio che la nuova Provincia acquisti sempre più una connotazione tecnica a scapito di quella politica? “E’ il modello organizzativo quello che conta – ha spiegato Rolleri – occorre costruire obiettivi con i tecnici e realizzarli. Se siamo bravi nella fase di impostazione, si può fare tutto. Bisogna ragionare seguendo il modello aziendale”. Parte così l’avventura della Provincia di secondo livello, un soggetto ancora ibrido, che rischia di essere troppo tecnico e poco politico.

I consiglieri eletti sono Luca Quintavalla (10523 voti), Patrizia Calza (8214), Paolo Dosi (7662), Massimo Castelli (7062), Stefano Perrucci (5308), Alessandro Piva (3889), Filippo Bertolini (5007), Sergio Bursi (4824), Gloria Zanardi (4595), Paola Galvani (4046).

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COOP OPERAIO: QUANDO SI SCEGLIE DI PUNTARE SUGLI ULTIMI

Investire sul carcere è una scelta difficile, soprattutto se a farlo sono quattro giovani soci. Ci hanno provato, una scommessa forti dell’efficacia del loro progetto. Nell’agosto scorso, Rachele Greco, Filippo Politi, Marco Piccoli e Andrea Colonna si sono costituti in una società cooperativa “OperaIO” per avviare un progetto di rieducazione all’interno del carcere delle Novate. La loro formazione è variegata: scienze della formazione, giurisprudenza, agraria ed economia, si sono messi insieme perchè hanno condiviso un’idea. Rachele ha già fatto alcune esperienze formative negli istituti penitenziari di San Vittore e a Padova, “ogni volta che entravo nelle carceri, uscivo diversa e lo raccontavo ai miei amici che oggi sono i miei soci – racconta – anche loro sono rimasti colpiti dai racconti, così abbiamo pensato a come dar forma al progetto di lavorare con i detenuti. Abbiamo preso contatti con la direttrice del carcere di Piacenza, Caterina Zurlo, che si è dimostrata molto disponibile ed entusiasta della nostra idea”. L’idea è quella di insegnare ai detenuti a coltivare le piante officinali e piante da piccoli frutti per la produzione di prodotti erboristici e confetture all’interno delle mura del carcere.  “Il progetto ha quattro obiettivi – spiega Rachele – valorizzare i detenuti considerandoli una risorsa e non un problema per la società attraverso l’esperienza lavorativa favorendo il reinserimento come forma di rieducazione e redenzione della pena; formazione professionale con il conseguimento di una qualifica; continuità dell’esperienza lavorativa anche all’esterno del carcere una volta che il soggetto ha scontato la pena; realizzazione di prodotti con marchio del carcere per arrivare alla produzione di confetture, tisane ed infusi”. Un percorso rieducativo che può portare i detenuti a considerarsi lavoratori infondendo loro fiducia nelle loro capacità. “Dopo la formazione – spiega Rachele – cambia il modo di comportarsi dello stesso carcerato, spesso c’è il desiderio di ricontattare la famiglia, perchè si sentono capaci di offrire qualcosa, migliori”. La scelta di lavorare di e con il carcere, spesso, è accompagnata da polemiche e perplessità. “A parte le convinzioni e la formazione che ognuno di noi possiede – risponde – è prima di tutto una questione di sicurezza: se un detenuto non trova nulla per cui valga la pena mettersi in gioco, una volta fuori delinque ancora. La recidiva in Italia raggiunge il 98%. Se si impara un lavoro invece ci si riscopre e quando si esce ci si può proporre con una qualifica professionale. Poi c’è una motivazione che ci spinge di carattere personale – continua Rachele – chi sbaglia ha il diritto di riprovarci, ci vuole un’altra possibilità. Ho incontrato persone con una creatività che sarebbe stato un peccato non valorizzare”. A novembre partiranno i corsi con 12 detenuti maschi.

Dopo il concerto di musica irlandese al teatro Verdi di Castel San Giovanni, ci sono in programma altre iniziative di autofinanziamento, come un aperitivo con la degustazione di vini abbinati alla musica.

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FONDAZIONE, I NODI DA SCIOGLIERE DEL PRESIDENTE TOSCANI

Manca una settimana al primo consiglio generale del nuovo presidente Massimo Toscani. Ci sarebbero però ancora alcuni nodo da sciogliere che riguardano soprattutto la composizione del cda. Il numero dei componenti dovrebbe passare da sei a sette, all’interno molte new entry e alcune riconferme come, pare, Stefano Pareti. L’altra quadra che il notaio deve trovare è quella del secondo vicepresidente che deve fare capo a Vigevano. Proprio i vigevanesi spingerebbero per la riconferma del rag. Renzo De Candia; secondo statuto però non sarebbe più candidabile perchè in carica 4 anni e già riconfermato una volta come recita l’art.11 al comma 2.

Una volta risolti questi nodi, il presidente Toscani sarà pronto ad affrontare il primo consiglio generale e ad affrontare i primi temi: taglio delle indennità a se stesso e ai consiglieri e attenta valutazione del patrimonio allo stato attuale.

 

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FARINETTI: “COPIARE E’ UNA DELLE ARTI MIGLIORI”

Quando parla ai giovani non lo ferma nessuno. Oscar Farinetti ormai a Piacenza è di casa. Ci torna ancora più volentieri quando è chiamato a parlare con gli studenti, con i ragazzi forieri di nuove idee che potrebbero diventare impresa. Alla Cattolica ha incontrato gli studenti in vista di Expo 2015, questa grande opportunità che va saputa cogliere nel modo migliore e nei tempi giusti. Non vuole dare consigli anche se i ragazzi lo ascoltano rapiti, presi dal suo modo informale e coinvolgente di portare esempio calzanti. “Porto ai ragazzi i segreti della mia vita, ad esempio credo che copiare sia l’arte più bella del mondo – spiega – significa che c’è qualcuno più bravo di te da cui puoi prendere spunto, non imitare”. Il successo dell’apertura di Eataly se lo aspettava? “Sì, anche se bisogna attendere che cali l’effetto novità, ma la botta è stata più grande di ciò che pensavo”. Grande amico e e grande estimatore del presidente del Consiglio Matteo Renzi, abbiamo chiesto a Farinetti un commento sull’abolizione dell’art. 18: “Bisogna fare in modo che quel 10% di imprenditori malandrini siano smascherati così come quel 10% di lavoratori pelandroni. Non può essere un giudice a decidere questo. L’art. 18 va mantenuto solo contro le discriminazioni”.

PER LA NUOVA PROVINCIA VOTANO IN 507 AMMINISTRATORI. ROLLERI PRESIDENTE

E’ stata un’affluenza alta quella per l’elezione della nuova Provincia che ha visto arrivare, al seggio allestito presso l’ente di via Garibaldi, 507 amministratori sul totale di 583, pari all’86,96%. Francesco Rolleri, unico candidato della lista del centro sinistra, è il nuovo Presidente. Per lui hanno votato 505 amministratori, per l’elezione del nuovo consiglio i votanti sonio stati 507. L’elezione è stata suddivisa per fasce di comuni in base al numero di abitanti: fascia azzurra (fino a 3mila abitanti) affluenza del 82,2%, fascia arancione (fino da 3mila e 5mila abitanti) affluenza del 88%, fascia grigia (da 5mila a 10 mila abitanti) affluenza del 89,51%, fascia rossa (da 10mila a 30 mila abitanti) affluenza del 95,74%, fascia viola (da 100mila a 250mila abitanti – Comune di Piacenza) affluenza del 90,9%.

 

 

E’ IL GIORNO DELLA NUOVA PROVINCIA

E’ il giorno delle elezioni provinciale, quelle che consacreranno un nuovo presidente, un nuovo consiglio, in cui a votare, però, per la prima volta, non sono i cittadini. Sono elezioni di secondo livello, che costringono i cittadini a fare un passo indietro, perchè a scegliere saranno gli amministratori. I 48 sindaci dei comuni, i consiglieri uscenti e quelli comunali (583 complessivamente) avranno il compito di eleggere il nuovo presidente e i nuovi consiglieri. Per la verità il candidato alla poltrona dell’ente di via Garibaldi è solo uno, Francesco Rolleri, sindaco di Vigolzone sostenuto dal centrosinistra nella lista “Provincia Unita”. Il centrodestra invece è spaccato in due con altrettante liste: Forza Italia, NCD e UDC con la lista “Popolari Piacentini” , Lega Nord e Fratelli d’Italia con “Piacentini per il nostro futuro”.

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