AVS, APP: “INACCETTABILE CRIMINALIZZARE IL MOVIMENTO PRO PALESTINA”

Rispetto all’inchiesta che ha coinvolto, tra gli altri, anche il presidente  dell’Associazione palestinesi in Italia Mohammad Hannoun, intervengono anche Alleanza Verdi Sinistra e Alternativa per Piacenza.

“Di fronte alle notizie relative all’inchiesta in corso, ribadiamo il massimo rispetto per il lavoro della magistratura italiana e per la sua autonomia. Attendiamo con senso di responsabilità gli sviluppi dell’indagine, auspicando che venga fatta piena luce su tutti gli aspetti ancora oscuri, a partire dall’utilizzo di segnalazioni provenienti dallo Stato di Israele acquisite come presunte prove sulla destinazione dei fondi raccolti per il sostegno alla popolazione palestinese. Su questi elementi riteniamo necessario un accertamento rigoroso, trasparente e non condizionato da pressioni politiche o internazionali.

Nel frattempo, riteniamo inaccettabile e pericoloso il tentativo di criminalizzare il movimento pro-Palestina, un movimento ampio, plurale e radicato che ha visto milioni di persone in tutta Italia mobilitarsi per fermare il genocidio in corso nella Striscia di Gaza, per la tutela dei civili e per il rispetto del diritto internazionale. Anche a Piacenza, come in molte altre città, questo impegno si è tradotto in iniziative continue, pubbliche e trasparenti: manifestazioni, presidi, momenti di informazione, raccolte di aiuti umanitari e iniziative culturali, sempre svolte alla luce del sole e con finalità esclusivamente solidali e civili.

Tentare di assimilare questo vasto movimento di solidarietà a Hamas, organizzazione terroristica responsabile dell’attacco del 7 ottobre contro civili israeliani, rappresenta una operazione politica ignobile, portata avanti dalla destra per delegittimare il dissenso, colpire la partecipazione popolare e intimidire chi chiede la fine delle stragi e il rispetto dei diritti umani. La solidarietà con la Palestina, con il suo popolo martoriato e con la sua giusta causa non è terrorismo. È una scelta di campo dalla parte del diritto internazionale, della giustizia e della dignità dei popoli.

È infatti ipocrita e strumentale il tentativo della destra di invocare il garantismo e il rispetto delle istituzioni solo quando si tratta di difendere i propri interessi politici o di attaccare gli avversari. La stessa destra che oggi si erge a difesa dell’ordine e della legalità è protagonista di politiche repressive e autoritarie, e non esita a utilizzare tattiche intimidatorie e diffamatorie contro chi vi si oppone.

Noi riteniamo invece che la giustizia debba essere uguale per tutti e che non possa essere utilizzata come strumento di lotta politica. Sarà pertanto la magistratura ad accertare eventuali responsabilità nel pieno rispetto di quei principi dello Stato di diritto che la destra populista e autoritaria non riesce ancora ad accettare.”

UCOII SUL CASO HONNOUN: “NO A PROCESSI MEDIATICI ALLA CAUSA PALESTINESE E A CHI LA SUPPORTA”

In merito alla recente notizia di cronaca secondo cui un’associazione di beneficenza con sede a Genova e alcuni suoi membri risultano indagati per ipotesi di finanziamento al terrorismo, l’UCOII prende atto degli accertamenti in corso e ribadisce il rispetto per il lavoro della magistratura, nel
quadro delle garanzie e della presunzione di innocenza.
È al tempo stesso doveroso affermare un principio chiaro: eventuali responsabilità penali, se accertate, sono personali e non possono essere usate per delegittimare o mettere sotto accusa la mobilitazione pacifica e legittima di milioni di persone che, nel nostro Paese, sostengono la causa del
popolo palestinese e denunciano il genocidio in corso a Gaza. Strumentalizzare una vicenda giudiziaria per colpire un intero mondo associativo, comunità religiose o la solidarietà verso i civili significa alimentare sospetti collettivi e avvelenare la convivenza democratica.

Resta infatti intatta — ed è sotto gli occhi del mondo — la drammatica realtà di Gaza: civili uccisi, famiglie annientate, infrastrutture essenziali distrutte, e una popolazione civile esposta a freddo, fame e privazioni, mentre l’ingresso degli aiuti umanitari continua a essere rallentato e ostacolato dalle restrizioni, dai blocchi e dalle procedure imposte da Israele.
In questo quadro, l’UCOII chiede con forza che questa inchiesta non diventi un pretesto per screditare o condannare il lavoro umanitario, né per colpire chi, in modo trasparente e nel rispetto della legge, si mobilita per portare soccorso ai civili e difendere i diritti umani: la solidarietà non può essere messa sotto processo.

L’UCOII rinnova quindi il proprio appello alla comunità internazionale affinché intervenga con urgenza per – tutelare il lavoro umanitario e – garantire l’ingresso immediato, sicuro e continuativo degli aiuti indispensabili alla salvaguardia di bambini, malati, donne, anziani e dell’intera popolazione civile,
e affinché siano assicurati protezione dei civili, rispetto del diritto internazionale e responsabilità per i crimini commessi.

Yassine Baradai, presidente UCOII 

CITTADELLA: IL TRIBUNALE ACCOGLIE IL RECLAMO DEL COMUNE. RESPINTO IL RICORSO DI PIACENZA PARCHEGGI. “L’AMMINISTRAZIONE HA AGITO CORRETTAMENTE

Il Tribunale di Piacenza ha accolto il reclamo presentato dal Comune di Piacenza nell’ambito del contenzioso relativo al progetto di Piazza Cittadella, riconoscendo la correttezza dell’operato dell’Amministrazione comunale in merito all’applicazione delle penali contrattuali nei confronti della società concessionaria Piacenza Parcheggi S.p.A..

Con un provvedimento depositato il 30 dicembre 2025, il Collegio ha revocato l’ordinanza dell’8 settembre 2025 e ha respinto il ricorso cautelare promosso dalla concessionaria, chiarendo in modo puntuale la natura e la legittimità dell’atto adottato dal Comune.

Dall’atto del Tribunale emerge in modo inequivocabile che il Comune di Piacenza non ha emesso alcuna ingiunzione di pagamento, ma ha agito nel pieno rispetto delle previsioni contrattuali, limitandosi ad avviare la contestazione del ritardo nell’esecuzione dell’opera, con la conseguente quantificazione della penale maturata.
Un atto, dunque, correttamente incardinato nella procedura prevista dal contratto di concessione.

Il Tribunale ha inoltre riconosciuto che le contestazioni mosse dal Comune riguardano fattispecie autonome di inadempimento contrattuale, distinte e legittimamente valutabili separatamente, e che non sussisteva alcun presupposto per sospendere l’azione dell’Amministrazione.

Alla luce di queste valutazioni, il giudice ha ritenuto infondato il ricorso cautelare della società concessionaria, disponendone il rigetto e compensando integralmente le spese di entrambe le fasi del procedimento.

Il provvedimento si inserisce nel più ampio percorso di tutela dell’interesse pubblico che l’Amministrazione comunale ha perseguito con coerenza e rigore nell’ambito del progetto di Piazza Cittadella, confermando la legittimità e la correttezza dell’azione del Comune di Piacenza.

 

 

PER RICUCIRE LA FRANA IN VAL D’AVETO SI PENSA AD UN PONTE BAILEY. LA PROVINCIA SCRIVE ALLA REGIONE PER LE RISORSE

Le forti piogge cadute sabato 15 e domenica 16 novembre sul territorio piacentino hanno causato un dissesto franoso lungo la Strada Provinciale n. 586R di Val d’Aveto, costringendo l’interruzione della circolazione stradale lunedì 17 novembre, in prossimità della diga Boschi, fino al ripristino delle condizioni di sicurezza.

Proprio qui si è svolto, a inizio dicembre, un sopralluogo congiunto della Provincia di Piacenza, con il vicepresidente Franco Albertini, il dirigente viabilità Davide Marenghi, il- Comune di Ferriere con la sindaca Carlotta Oppizzi, la consigliera comunale Alice Agogliati e il Comune di Rezzoaglio
con il sindaco Massimo Fontana e il responsabile tecnico Andrea Barberis. In quella circostanza, i tre enti hanno condiviso le preoccupazioni e i disagi, confrontandosi sia sulla necessità di tornare a garantire un
collegamento, seppur temporaneo, sia sulla necessità di individuare un intervento risolutivo, in via definitiva, del problema.

La strada provinciale n. 586R di Val d’Aveto, infatti, era già stata oggetto di interruzione della circolazione stradale, sempre nei pressi dello sbarramento della diga Boschi, a seguito di un movimento franoso che si era verificato a fine gennaio 2025, lungo il versante a monte, dove la Provincia era intervenuta, mettendo in sicurezza la strada e riaprendola alla circolazione lo scorso agosto. In novembre il movimento franoso si è poi verificato lungo il versante a valle.
Da allora gli uffici provinciali sono al lavoro per analizzare l’origine del serio problema di natura idrogeologica e la stessa Provincia – di concerto con i Comuni – sta esplorando la fattibilità degli interventi provvisori e definitivi.
In questo senso, come sottolineato dal Dirigente del Servizio Viabilità Davide Marenghi, di recente, la Provincia ha disposto l’approvazione del documento di indirizzo per la progettazione dell’intervento finanziato a luglio 2025 dalla Protezione Civile regionale (300 mila euro) che non potrà però perseguire gli
obiettivi a suo tempo delineati (realizzazione di opere di consolidamento e sostegno del piano viabile). In particolare, l’ipotesi in corso di approfondimento riguarda l’utilizzo di questi fondi per la realizzazione delle opere di fondazione e delle spalle di una struttura che possa superare il tratto stradale interessato dal dissesto franoso.
In una prima fase, la nuova struttura ipotizzata potrebbe essere di carattere provvisorio (ponte Bailey) così da consentire lo sviluppo degli approfondimenti e lo stanziamento delle risorse necessarie per la realizzazione di un’opera definitiva. In questo senso è stato recentemente acquisita una prima valutazione dei costi e delle condizioni necessarie per consentire l’installazione di un ponte Bailey che deve essere approfondita in funzione degli esiti delle indagini in corso e, qualora fattibile, dovranno essere stanziate le risorse necessarie.
Rispetto a questa ipotesi nei giorni scorsi è stata poi formulata una specifica richiesta alla Regione Emilia- Romagna, affinché, nelle more degli esiti degli approfondimenti e delle elaborazioni progettuali, consenta il diverso impiego delle risorse assegnate a luglio 2025 e provveda allo stanziamento di specifiche risorse finalizzate al noleggio della struttura provvisoria nelle more della quantificazione di quelle necessarie alla realizzazione dell’opera definitiva.

Franco Albertini, Vicepresidente della Provincia di Piacenza, dichiara: ‹‹Si tratta di una strada provinciale ma di valenza addirittura sovraregionale, perché unisce due province di due regioni differenti: è un percorso che non può assolutamente rimanere chiuso. Rispetto agli interventi che, come Provincia,
avevamo già effettuato e che avevamo già previsto lungo questa strada, la situazione è mutata: a causa del serio dissesto idrogeologico non esistono più le basi sulle quali erano stati pensati i primi interventi ed ora, per restituire un collegamento, si rende quindi necessaria un’opera imponente a livello strutturale ed economico, ossia la realizzazione di un ponte. Nello specifico, il ponte Bailey è l’opera studiata come soluzione provvisoria, ma parte dei lavori previsti vogliono essere propedeutici alla realizzazione di una infrastruttura di collegamento che sia definitiva. È questa la direzione in cui l’Ente sta lavorando. Le risorse provinciali, ad oggi, non sono sufficienti per affrontare le conseguenze di questo dissesto idrologico; perciò, si è inviata una specifica richiesta alla Regione. Per le successive fasi progettuali sarà interessato
direttamente il Ministero delle Infrastrutture››.

Carlotta Oppizzi, sindaco di Ferriere: ‹‹Da inizio dicembre ci stiamo confrontando con la provincia per valutare, insieme ai tecnici, la soluzione più celere per la riapertura della strada. Nel sopralluogo del 4 dicembre scorso si è condivisa la possibilità di installare un ponte Bailey, possibilità che auspichiamo possa concretizzarsi in tempi brevi, considerato che il disagio del territorio ed i suoi abitanti hanno sopportato e stanno sopportando è enorme››
Massimo Fontana, sindaco di Rezzoaglio: ‹‹La strada che collega Rezzoaglio a Piacenza rappresenta da sempre una direttrice strategica fondamentale per il nostro territorio. Non si tratta soltanto di un’infrastruttura viaria, ma di un collegamento essenziale per la vita economica, sociale e turistica dell’intera Val d’Aveto e delle aree limitrofe. L’attuale interruzione della strada sta causando gravi disagi alle attività economiche locali, penalizzando imprese, lavoratori e cittadini, oltre a compromettere in modo significativo il flusso
turistico, risorsa vitale per il nostro Comune e per tutto l’entroterra. Questa arteria è da sempre un collegamento naturale tra territori, culture ed economie diverse, e la sua piena funzionalità è indispensabile per garantire sviluppo, sicurezza e continuità ai rapporti tra le comunità coinvolte. Come Amministrazione comunale confidiamo e auspichiamo con forza una risoluzione definitiva dell’interruzione nel più breve tempo possibile, attraverso interventi strutturali duraturi e non provvisori, che restituiscano alla strada il
ruolo strategico che merita. Rezzoaglio e il suo territorio hanno bisogno di infrastrutture efficienti per continuare a vivere, lavorare e accogliere. La riapertura stabile di questa strada non è solo una necessità locale, ma un investimento sul futuro di un’area che chiede di non essere isolata››.

Consapevole del disagio, la Provincia ribadisce dunque l’impegno dell’Ente nella ricerca di una soluzione che – in condivisione con i Comuni – posso attenuare gli impatti all’utenza stradale. La concreta fattibilità della soluzione prospettata richiede ancora approfondimenti tecnici ed economici.

CONSULTA AMBIENTE E TERRITORIO: “SU EX MANIFATTURA TABACCHI RISPOSTE INSUFFICIENTI”

Le risposte dell’assessora Adriana Fantini alle sette domande della Consulta Ambiente e Territorio sulla ex Manifattura Tabacchi sono “insufficienti”. “Non è nostro compito esprimere giudizi politici sulle amministrazioni questa e quelle che l’hanno preceduta – scrive la Consulta – ma riteniamo che siano necessarie risposte chiare e dettagliate, proprio per consentire quel dialogo da tutti auspicato. Presentiamo anche una proposta che riteniamo interessante e che potrebbe togliere dalle secche trentennali l’auspicio di tutti i piacentini di acquisire al patrimonio pubblico comunale l’area verde di via Morigi”.

Ecco il testo:

La Consulta, come dice la parola, è un organo consultivo che opera sulla base del Regolamento della Partecipazione del 2013. Un organismo purtroppo assai poco sfruttato dall’Amministrazione comunale, anche se potenzialmente molto utile, non solo per conoscere l’umore dei cittadini e delle associazioni
sui progetti più importanti e più impattanti della città ma anche per ottenere “pareri” (artt. 18 e 19) basati anche su specifiche competenze (verde, mobilità, consumo di suolo, ecc.).

Riconosciamo all’Assessora Fantini di aver più volte risposto ai nostri inviti in Consulta, per discutere degli Accordi Operativi, del PUG, dei beni demaniali dismessi, di Piazza Cittadella, ecc. Anche se il dialogo non significa solo accettare di partecipare alle riunioni ma significa ascoltare e fornire le risposte che potrebbero permettere ai cittadini di avere una visione più chiara degli orientamenti o delle decisioni dell’Amministrazione, cosa che, in molti casi, purtroppo, non è avvenuta. Quanto all’ex Manifattura Tabacchi non abbiamo mai formalizzato le “sette domande” ma chiesto molte volte informazioni ai
diversi assessori coinvolti, soprattutto in merito al progetto esecutivo dell’area verde, sia verbalmente in riunioni pubbliche, sia con sollecitazioni personali.

Comunque sia, per quanto concerne le risposte fornite dall’Amministrazione, siamo costretti ad esprimere una decisa insoddisfazione, per i seguenti motivi:
1) A chi sono destinati i nuovi alloggi? L’Amministrazione ha eluso la domanda che facciamo fin dall’avvio del percorso del PUG nel 2023: dove è andata ma soprattutto dove andrà ad abitare la gran massa dei lavoratori della logistica, con contratti a lungo o a breve periodo, se tutte le nuove costruzioni residenziali sono destinate a fruitori ad alto reddito (edifici in classe A) o alla cosiddetta fascia grigia, cioè a quelle persone-famiglie che hanno un reddito superiore ai requisiti per accedere all’edilizia pubblica? Gli obiettivi della “rigenerazione urbana” non dovrebbero consistere nella
risoluzione di questa grave criticità, nota a tutti da tempo?

2) Altezza degli edifici. Non si tratta di gusto personale. Che le nuove costruzioni debbano essere sviluppate in altezza per non consumare suolo, lo abbiamo sottolineato noi per primi. Ma c’è un limite determinato dall’assetto morfologico del quartiere. Questo intervento rischia di rappresentare
una ferita al paesaggio e alla vivibilità del quartiere stesso. La percezione diffusa è questa, a prescindere dal rispetto delle norme, ci mancherebbe altro. La considerazione che non rappresenti un’anomalia rispetto alla Besurica o alla Baia del Re, non è una giustificazione, anzi… Bisognerebbe migliorare e rimediare gli errori urbanistici del passato.

3) Scuola media. Non siamo entrati nel merito della utilità di una nuova scuola media. Ci siamo semplicemente chiesti se il decongestionamento auspicato non si sarebbe potuto ottenere anche mediante la ristrutturazione della scuola Calvino, nell’area adiacente al futuro parco della Pertite.
Soluzione assai più idonea per inserire la scuola in un contesto “naturale”, anziché confinante con un supermercato e con il relativo parcheggio.

4) Area verde. “La progettazione del verde potrà essere condivisa solo a conclusione dell’intervento edilizio”, sostiene l’Amministrazione. Perché? Che cosa impedisce di illustrare a priori l’elemento che, a fronte di una tale cementificazione, più interessa e preoccupa i cittadini del quartiere? Questo
chiediamo da tempo e insistiamo di conoscere.

5) Posti auto. Abbiamo chiesto quanti posti auto saranno disponili, fra interrati e fuori terra, al termine dell’intervento edilizio, al netto del parcheggio del supermercato e della scuola. Un dato molto semplice da fornire e che non abbiamo trovato nella risposta dell’Amministrazione.

6) Piste ciclabili. Dalla mappa resa disponibile dall’Amministrazione non si capisce se, ed eventualmente come, la pista ciclabile in sicurezza sarà realizzata lungo via Raffalda, prima dell’intersezione con via Rapaccioli e dopo l’incrocio con via Montebello. In buona sostanza non si capisce perché non si sia colta l’occasione di un intervento di circa 60 milioni di euro per adeguare
la mobilità ciclabile della zona agli indirizzi del PUMS e del Biciplan. Stessa cosa valga per il tratto di via Montebello il cui sedime adiacente alla strada è stato praticamente monopolizzato dal parcheggio del supermercato. E’ possibile rendere pubblico il progetto definitivo delle piste ciclabili progettate?

7) Alberi. Vogliamo assolutamente credere nel dialogo intessuto fra l’Amministrazione e la proprietà del supermercato per individuare quantità (sempre secondo gli standard) e qualità delle essenze individuate, anche prima del Regolamento del verde privato. Riconosciamo anche che l’offerta di
verde di questo parcheggio, rispetto a quello del Galassia (lato Media World) e di via Calciati, ecc. è senz’altro superiore (cioè maggiore di zero…) ma la domanda è se tale intervento di piantumazione risponda davvero ai principi di resilienza e di corretta pianificazione del verde, indispensabili come misura di adattamento ai cambiamenti climatici in corso.

Infine, a riprova del fatto che la Consulta non si pone contro l’Amministrazione ma intende dialogare davvero, su dati concreti, ci permettiamo di avanzare una proposta che riteniamo interessante. Alla luce di tutte le criticità esposte, perché non intraprendere un confronto con gli operatori privati (sia
quelli della Manifattura Tabacchi, sia quelli che stanno realizzando l’importante comparto nell’area ex Camuzzi in Corso Europa, che è debitrice di una “superficie boscata pari a 6.400 mq da realizzare in un’area destinata a verde pubblico”) per favorire l’acquisizione definitiva del confinante campo di
via Morigi, da almeno 30 anni in attesa di essere annesso al patrimonio di verde pubblico comunale? La Consulta sarebbe molto lieta di essere la sede dell’avvio di questo potenziale percorso di compensazione ambientale urbana.

A PIACENZA, IL 3 GENNAIO, SI TORNA IN PIAZZA PER LA PACE. “DISARMATI E DISARMANTI DALLA PARTE DELLE VITTIME”

È passato un anno da quando le diverse reti per la pace e la nonviolenza dell’Emilia Romagna promossero la prima mobilitazione regionale il 1° gennaio scorso, in occasione della 58^ Giornata mondiale della pace.
Da quella presenza pacifista e nonviolenta nelle piazze di tutta la regione, è stato lanciato un doppio appello: da un lato alle stesse reti per costituire una strutturata Rete regionale per la pace e la nonviolenza e dall’altro all’allora neo-insediato presidente De Pascale per istituire una delega alla pace nel governo della regione.
Un anno dopo continua l’inutile strage in Ucraina, non è stato ancora fermato il genocidio a Gaza e la pulizia etnica in Cisgiordania, cresce la strage di migranti nel Mediterraneo e nella rotta balcanica, aumentano le spese militari globali e i conflitti armati in ogni parte del mondo. Mentre decisori politici e militari, nazionali e internazionali sembrano incarnare “l’irrazionalità di un rapporto tra popoli basato non sul diritto, sulla giustizia e sulla fiducia, ma sulla paura e sul dominio della forza” – come ha scritto anche papa Leone XIV nel
messaggio per la Giornata mondiale della pace del prossimo 1° gennaio – la Rete Pace e Nonviolenza dell’Emilia Romagna è oggi una realtà costituita, che ha svolto lo scorso 5 ottobre a Parma la propria Assemblea fondativa, dotandosi di un Manifesto di impegni per un’Emilia Romagna regione di pace che ripudia la guerra.
Un Decalogo nel quale, tra i diversi impegni citiamo i seguenti: “Rispetto a ogni conflitto armato e a ogni atto di violenza e terrorismo, stiamo sempre dalla parte di tutte le vittime e dei disertori della compattezza bellica, capaci di costruire ponti e abbattere muri – come gli obiettori di coscienza russi, ucraini, israeliani e gli attivisti nonviolenti palestinesi – dichiarandoci, a nostra volta, obiettori di coscienza alla guerra. Ci opponiamo all’uso del territorio emiliano-romagnolo ai fini dell’industria bellica e armiera e delle sue manifestazioni espositive. Contrastiamo la ristrutturazione militare delle industrie civili e ci impegniamo per la riconversione civile delle industrie belliche o
collegate, direttamente o indirettamente, alle filiere di guerra”.

La Rete regionale pace e nonviolenza si mobilita nelle piazze di Bologna, Faenza, Ferrara, Imola, Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia e Rimini. Disarmati e disarmanti, in nome del ripudio costituzionale della guerra e a difesa del diritto internazionale e del sistema dei diritti umani che ha portato la convivenza tra i popoli e le democrazie fuori dalla tragedia di due conflitti mondiali, la Rete dei nonviolenti darà voce in tutta l’Emilia-Romagna alla
domanda di pace del Paese, che si oppone al riarmo dell’Europa e al precipitare della sua cultura, del suo sistema educativo e della sua economia nuovamente nell’abisso della guerra, in cui tutto è perduto e tutti siamo perduti, immemori della lezione della Storia.

In questo anno la Rete regionale Pace e Nonviolenza ha avviato anche un dialogo serio e costruttivo con il governo della Regione Emilia Romagna, in particolare con l’Assessora Gessica Allegni che dovrebbe generare, auspichiamo a breve, un Tavolo regionale istituzionale per la pace. La società civile che rappresentiamo continua a svolgere il proprio ruolo di critica e stimolo, anche nei confronti dei decisori politici del nostro territorio. È il
caso, ad esempio, della Risoluzione approvata dall’Assemblea legislativa regionale lo scorso 11 novembre 2025 che condanna l’ingerenza della “propaganda russa”, dimenticando però di fare i conti e di condannare contemporaneamente anche il bellicismo nostrano con il quale – come sottolinea ancora Papa Leone XIV – si promuovono campagne di
comunicazione e programmi educativi, in scuole e università, così come nei media, che diffondono la percezione di minacce e trasmettono una nozione meramente armata di difesa e di sicurezza”. Parole assonanti con quanto scritto nel Manifesto della Rete pace e nonviolenza dell’Emilia Romagna: “Rifiutiamo e contrastiamo la propaganda bellica di ogni tipo, da quella pervasiva, che si manifesta attraverso i media, a quella attuata attraverso
una sempre più frequente presenza delle forze armate nelle scuole e nelle università. Ci impegniamo a decostruirne i presupposti e i contenuti, ad approntarne le alternative culturali e organizzative.”
Queste sono alcune delle ragioni con le quali anche quest’anno promuoviamo le molte iniziative territoriali coordinate in tutta la regione per la 59^ Giornata mondiale della pace del 1° gennaio 2026. Disarmati e disarmanti.

A Piacenza si terrà una “ Camminata per la Pace” Sabato 3 gennaio, anziché il 1 gennaio, per questioni organizzative, come nel resto della regione ma con la stessa piattaforma. Sarà organizzata da Europe for Peace Piacenza, che fa parte della rete Regionale.
Ci si troverà alle ore 16 in Piazza Cavalli da dove partirà la Marcia che attraverserà le vie del centro e si concluderà in Piazza Duomo dove ci saranno alcune letture tra cui il Manifesto/Decalogo della Rete Regionale Pace e Nonviolenza. Interverrà Laila Simoncelli – coordinatrice della Campagna “Ministero della Pace” e della Comunità Papa Giovanni XXIII°; in collegamento interverrà Mimmo Lucano – Sindaco di Riace ed europarlamentare europeo ed altri di cui daremo conferma più avanti. Inoltre ci saranno musica e la lettura di altri testi.
Hanno aderito sino a questo momento: Acli, Anpi, Arci, , Art. 21 Presidio di Piacenza, Associazione Arcangelo Dimaggio, Associazione di promozione sociale ok club, Associazione Protezione della Giovane, Attac, Centro Missionario Diocesano, Cgil, Cpp, Emergency, Donne in nero, Legambiente,
Mce, Mondo Aperto, Progetto Mondo, Ricicliamo for Africa, Unicef.
Per informazione piacenza@mce-fimem.it

“HANNOUN ACCUSATO SU DOCUMENTI FORNITI DA ISRAELE”. L’INTERVENTO DI ALCUNI SINDACATI E ASSOCIAZIONI

Di seguito la nota stampa firmata da Unione sindacale di Base USB, Sindacato generale di base SGB, Sindacato Intercategoriale Cobas SiCobas, Potere al Popolo!, Partito della Rifondazione Comunista – circolo di Piacenza, Laboratorio popolare della cultura e dell’arte, Collettivo Schiaffo, Resisto, Collettivo 26×1, ControTendenza, Una voce per Gaza in cui viene espressa la vicinanza nei confronti di Hannuon, presidente dell’Associazione Palestinese d’Italia, arrestato con l’accusa di finanziamento al movimento di Hamas.

“Esprimiamo la nostra solidarietà a Mohammad Hannoun, presidente dell’Associazione Palestinesi d’Italia, e agli altri rappresentanti palestinesi arrestati nel nostro paese con la vergognosa accusa di terrorismo. Hannoun e gli altri arrestati hanno subito questo procedimento poiché accusati di aver finanziato il movimento politico Hamas con sette milioni di euro attraverso tre associazioni.

Un impianto accusatorio che si basa essenzialmente, come scritto dagli stessi inquirenti, sui documenti forniti da Israele. Una indagine basata su documenti forniti da uno stato accusato di genocidio dagli organismi internazionali e guidato da un premier condannato e ricercato come criminale di guerra è in partenza completamente squalificata.

Inoltre i finanziamenti che dall’Italia arrivavano in Palestina transitano ovviamente nelle mani di appartenenti alla resistenza palestinese ed al suo governo eletto a Gaza di cui fa parte movimento politico Hamas. Elezioni che sono riconosciute (e al tempo monitorate) dalle Nazioni Unite, ma non da Israele e Stati Uniti.

Il governo Meloni parla di sovranità, ma non si fa problemi a cederla facendo da scendiletto ad uno stato ed un governo genocida come quello israeliano per perseguitare chi vuole dare una solidarietà concreta e piena ad un popolo oppresso da decenni di occupazione.

Perché appare evidente come questo episodio sia l’ennesimo atto che ha come obiettivo quello di spaventare e criminalizzare chi in questi ultimi mesi del 2025 ha partecipato in prima persona alle mobilitazioni contro il genocidio in Palestina e per l’autodeterminazione del popolo palestinese le quali, partendo dagli scioperi che hanno portato in piazza milioni di lavoratori e lavoratrici, cittadini e cittadine.

Noi invece siamo ancora qui a difendere i diritti inalienabili della popolazione palestinese e di chi lotta per la giustizia e l’autodeterminazione di quel popolo, perseguitato da più di mezzo secolo e per la rottura diplomatica, militare, economica, culturale e sportiva con lo stato genocida di Israele. Palestina libera! stop al genocidio!”

(foto LaPresse)

L’ORCHESTRA CINQUEQUARTI OSPITE DI GEO, SU RAI 3

L’Orchestra CinqueQuarti di Piacenza protagonista della puntata odierna di GEO, lo storico programma di Rai 3 condotto da Sveva Sagramola e dal biologo e fotografo Emanuele Biggi che, oltre ad affrontare i grandi temi legati alla natura e all’ambiente, spazia dalla cultura alle nuove tecnologie, dall’attualità all’educazione. Come nel caso della puntata andata in onda oggi pomeriggio, alle ore 16, che ha dedicato un ampio spazio all’orchestra dei bambini di Piacenza che, con i suoi oltre 300 elementi suddivisi in tre ensemble musicali, è l’esito più visibile e sorprendente dell’articolato progetto Dalla Classe all’Orchestra, avviato alcuni anni fa a Piacenza su impulso del Quarto Circolo Didattico e sostenuto dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano attraverso un omonimo bando pluriennale. Un’esperienza che continua a crescere – a breve l’avvio di due nuove compagini musicali in provincia – e che fin dalle origini ha l’obiettivo di promuovere il talento musicale in ottica di inclusione sociale e prevenzione del disagio e della dispersione scolastica.

Ospite in studio della puntata di oggi, già da ora disponibile on-demand su RaiPlay, era la dirigente didattica del Quarto Circolo Simona Favari che, intervistata dalla conduttrice Sveva Sagramola, ha raccontato gli effetti positivi che l’educazione musicale produce negli alunni che stanno seguendo questo particolare percorso di didattica innovativa, e sui quali è in corso uno studio di valutazione d’impatto a cura dello spin-off dell’Università di Padova Mind4Children presieduto da Daniela Lucangeli. Un racconto supportato anche da un bel servizio realizzato dalla troupe di Rai 3, approdata a Piacenza nelle scorse settimane per documentare le prove d’orchestra che si svolgono ogni sabato mattina presso le sedi delle scuole Caduti sul Lavoro e Vittorino da Feltre, intervistando gli insegnanti e i bambini protagonisti.
Fra le testimonianze più emozionanti, quella della tutor Giulia, che fu alunna di una delle tre classi che nel 2014 presero parte alla primissima sperimentazione del progetto e che oggi, ormai al termine del suo percorso di studi al Conservatorio Nicolini, si dedica ai più piccoli per supportare il progetto.

“Dalla Classe all’Orchestra”, lo ricordiamo, è una rete che si compone attualmente di cinque circoli didattici e una scuola secondaria di I grado per quanto riguarda la città e di cinque istituti comprensivi della provincia. Capofila della rete è il Quarto Circolo Didattico di Piacenza che porta avanti il progetto grazie al sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano e ora anche della Fondazione Ronconi-Prati. Il metodo didattico del progetto affonda le proprie radici ne “El Sistema” di José Antonio Abreu, il Sistema nazionale delle Orchestre giovanili e infantili del Venezuela. Un modello che mette al centro la musica, intesa come strumento funzionale all’apprendimento e al benessere dello studente, per dar vita a un sistema di educazione musicale pubblica, diffusa e capillare, con accesso gratuito e libero per studenti di tutti i ceti sociali.

La rete “Dalla Classe all’Orchestra” ha tradotto nel contesto scolastico italiano i principi del “Sistema” venezuelano, con il determinante contributo del maestro Jhonny Gomez, proveniente da quella esperienza, fondatore del Coro Manos Blancas e oggi direttore artistico del progetto piacentino. Grazie al progetto, gli studenti di scuola primaria e secondaria di I grado hanno accesso gratuito alle attività musicali, orchestrali e corali, realizzate sempre in contesti collettivi e inserite in modo significativo nel piano formativo e didattico della scuola.

È da questo percorso che nasce una visione educativa chiara: fare della musica un diritto, accessibile e condiviso, capace di dare voce a ogni bambino e ragazzo, di valorizzarne le differenze, di costruire relazioni, appartenenza e benessere, e di generare nel tempo una comunità educativa viva e partecipata.

POLISPORTIVO: AGGIUDICATA LA CONCESSIONE. PUBBLICO E PRIVATO INVESTONO NELLA RIQUALIFICAZIONE

È stata firmata dal dirigente competente la determina che dispone l’aggiudicazione della concessione per la riqualificazione e la gestione del Polisportivo, uno degli interventi più rilevanti messi in campo dall’Amministrazione comunale negli ultimi anni sul fronte delle infrastrutture sportive e uno dei più rilevanti interventi di riqualificazione su scala nazionale.

La concessione è stata aggiudicata al Raggruppamento temporaneo di imprese costituendo formato da Glaukos Srl (mandataria), Costruzioni Iannini Srl e Ferrari Ing. Ferruccio Srl, al termine di una procedura impostata attraverso un partenariato pubblico-privato, strumento scelto dal Comune per affrontare un intervento complesso, garantendo al tempo stesso qualità progettuale, sostenibilità economica e controllo pubblico sugli obiettivi.

Il progetto si distingue per una ripartizione equilibrata degli investimenti. La quota a carico del soggetto privato ammonta a 11.617.261,63 euro, pari a circa il 51% dell’investimento complessivo, mentre il Comune di Piacenza investe 11.283.167,42 euro, corrispondenti a circa il 49%. Una proporzione che evidenzia in modo chiaro la capacità dell’ente di attivare risorse private significative senza arretrare sul ruolo pubblico di indirizzo e garanzia.

All’interno dell’investimento comunale, 1,5 milioni di euro provengono da un contributo della Regione Emilia-Romagna, mentre 8.305.437 euro sono finanziati tramite mutuo con l’Istituto per il Credito Sportivo. Sul contributo comunale il soggetto aggiudicatario ha inoltre offerto un ribasso dell’1,17%, che riduce l’importo complessivo a 9.690.713,38 euro.

«Con questa aggiudicazione – sottolinea la sindaca Katia Tarasconi – compiamo un passaggio decisivo per il futuro del Polisportivo e dello sport cittadino. È un’operazione importante, costruita con serietà e attenzione all’equilibrio tra risorse pubbliche e private, che ci consente di guardare alla riqualificazione dell’impianto con concretezza e responsabilità».

Sulla stessa linea l’assessore allo Sport Mario Dadati, che evidenzia come «il Polisportivo rappresenti un punto di riferimento per tante società sportive e per centinaia di atleti. Questo intervento consentirà di migliorare in modo significativo la qualità delle strutture e dei servizi, restituendo alla città un impianto all’altezza delle esigenze attuali e future».

“Si tratta di uno tra i più importanti interventi di riqualificazione urbana del nostro Paese – commenta Fabrizio Rampazzo, presidente di Glaukos SSD SRL – con una progettualità che propone un nuovo modello di impiantistica sportiva e un polo natatorio ad uso pubblico moderni e digitalizzati, sostenibili dal punto di vista gestionale e con ridotti consumi di Co2”.

L’obiettivo, condiviso con il Comune, è la realizzazione di un centro rivolto alla pratica di molteplici discipline sportive e acquatiche con particolare attenzione alle attività orientate al benessere delle persone, per un rinnovamento non soltanto degli impianti ma soprattutto del loro uso e gestione, con una sua piena integrazione nel contesto urbano e sociale. “In particolare – aggiunge Rampazzo – voglio citare il centro medico e riabilitativo, insieme alla scuola materna e social hub”.

Dal punto di vista della sostenibilità, il progetto sviluppato dall’advisor Blue Factory Srl Società Benefit e firmato da Sportium Srl, persegue obiettivi di minimizzazione dell’impatto ambientale e un aumento della superficie permeabile sull’intera area dell’intervento. “Il nuovo Polisportivo di Piacenza – conclude il presidente di Glaukos – sarà NZEB e sviluppato con l’obiettivo di ottenere il massimo comfort abitativo con il minor impiego di energia possibile, anche grazie all’utilizzo di fonti rinnovabili e alla climatizzazione passiva”.

L’aggiudicazione segna dunque l’ingresso del progetto nella fase conclusiva dell’iter amministrativo, preludio ai passaggi successivi necessari all’avvio delle attività previste. Un intervento che si inserisce in una più ampia strategia di valorizzazione degli impianti sportivi cittadini, riconoscendo allo sport un ruolo centrale come fattore di benessere, inclusione e coesione sociale.

RABUFFI REPLICA ALL’AUSL SUL CASO DELLE LISTE DI ATTESE: “PIU’ COMPORTAMENTI COERENTI E MENO RISPOSTE PICCATE”

Pur non citandolo direttamente si è sentito tirato in causa, per cui ha ripercorso, nel dettaglio, come sono andati i fatti. Il consigliere di Alternativa per Piacenza Luigi Rabuffi replica alla nota dell’Azienda Sanitaria Locale in merito ai tempi delle liste di attese rispetto alla libera professione. L’Ausl ha ribadito, nel comunicato, che “è fuorviante metterle sullo stesso piano poiché seguono due canali distinti”; il consigliere Rabuffi fa alcune precisazioni “per evitare che le circostanze che mi hanno visto “protagonista” siano da imputare (perché così non è) all’ordinarietà/normalità del Servizio Sanitario pubblico.
Un “servizio” essenziale finalizzato a tutelare la salute dei cittadini che, infatti, lo finanziano interamente. Un servizio che purtroppo vede la maggioranza degli operatori sacrificarsi tutti i giorni, fra mille difficoltà e senza particolari riconoscimenti (fatto salvo un modesto stipendio), e, per contro, permettere a un numero residuale di operatori di “implementare” legittimamente lo stipendio grazie all’attività intramuraria (€ 6.643.422,00 versati al personale nel 2024; € 6.222.232,00 versati al personale nel 2023).

Con riferimento al comunicato, la sensazione è che il richiamo alla delibera della Corte dei Conti non sia stato particolarmente gradito, ma non è certo colpa di chi lo richiama se la Corte ha rilevato – a carico dell’AUSL di Piacenza – 6 profili di criticità. Meglio sarebbe, soprattutto per i piacentini, trarne le giuste conseguenze e correre ai ripari.

Per quanto riguarda, strettamente, ciò che mi è accaduto, il caso vuole che il comunicato dell’AUSL arrivi proprio oggi, 23/12/2025, giorno in cui avrei potuto essere operato pagando 150 euro in “intramoenia” anziché aspettare il 15/10/2026 pagando 34 euro.

Non ho certo scelto io alcuna equipe medica con agenda autogestita – specifica Rabuffi -per fortuna nella mia vita non ho mai avuto bisogno di essere operato (a parte una banale appendicite, oltre 40 anni fa) e ciò mi ha di fatto impedito di conoscere/frequentare medici chirurghi.
Per me gli operatori del sistema sanitario nazionale sono tutti bravi. Uno vale l’altro (almeno fino a prova contraria). La differenza la fa, piuttosto, il tempo di attesa.
La prenotazione del mio “piccolo” intervento mi è stata stampata e fornita brevi manu dal medico che mi ha visitato.  Non avendo, il dottore, alcuna colpa, ne ho tranquillamente preso atto.
A fornirmi il numero dell’ufficio a cui mi sono rivolto per la “Libera professione” è stato il Centralino dell’Ausl che ho contattato il giorno 15 dicembre dopo essere rientrato dalla visita chirurgica. Se non lo sa il centralino, chi deve

A propormi la data della possibile operazione è stata la gentilissima persona che mi ha risposto al telefono, la stessa operatrice che mi ha comunicato, su mia esplicita richiesta, l’entità del costo dell’operazione, pari, appunto, a 150 euro.

Chiarito quanto sopra, sicuro di aver fatto – senza chiedere piaceri e/o raccomandazioni – quello che avrebbe fatto qualsiasi altro cittadino nella mia situazione, prendo serenamente atto della nota Ausl di Piacenza e confido davvero che la stessa – come affermato nel comunicato – sia pienamente consapevole del desiderio dei cittadini di ridurre il più possibile i tempi di attesa (e di sofferenza).
Mi aspetto quindi (insieme alla maggioranza dei piacentini e coerentemente con le raccomandazioni della Corte dei Conti) che siano adottati da parte della Regione e della Direzione aziendale comportamenti coerenti ed efficaci.
Non certo risposte “piccate” e fantasiose e neppure complicate arrampicate sugli specchi. Anche perché, come noto, ad arrampicarsi sugli specchi si rischia di cadere e magari farsi del male.