PROFUGHI, DON NOBERINI: “BASTA CON GLI SLOGAN”

Basta con gli slogan, accoglienza sì accoglienza no, è ora di rimboccarsi le maniche e di andare oltre la tentazione di dire ci pensi qualcun’altro. Don Maurizio Noberini, parroco di Santa Franca e presidente del movimento Africa Mission, definisce la questione legata ai profughi un banco di prova non solo per la chiesa, che per definizione dovrebbe essere dedita all’accoglienza, ma per l’intero occidente. “Evitiamo gli slogan accoglienza sì, accoglienza no – ha detto Don Maurizio – chiediamoci invece, come ha fatto Mons. Galantino dive stanno le grandi organizzazioni come l’Onu. E’ facile dire ci pensi qualcun’altro, stringi stringi l’accoglienza tocca anche a ciascuno di noi”. Diffidenza verso lo straniero, crisi economica, senza contare logiche che attingono prettamente alla sfera politica, sono le motivazioni che portano i più a chiudersi all’accoglienza. “Come presidente di Africa di Mission che da anni opera nei luoghi più poveri dell’Africa, ci siamo accorti, con i missionari, come questo bisogno dell’accoglienza venga da lontano. Dobbiamo farci carico del sud del mondo, non possiamo ricacciare queste persone in mare e sperare che ci pensino gli altri”. Intanto a Piacenza, con la partenza dei 16 profughi a Marsaglia, gli stranieri sono passati da 157 a 141. Non la soluzione al problema, secondo l’assessore al Nuovo Welfare Stefano Cugini, che continua vedere la questione troppo sbilanciata sul fronte logistico e poco sulla progettualità. “Finchè si considera il problema dal punto di vista logistico e progettuale – ha confermato – la soluzione è ben lontana. Certo ora a Piacenza ci sono 16 stranieri in meno, ma il problema di riversa su altre piccole realtà”. Qualità dell’accoglienza è il tema di fondo. Osservare e analizzare la questione da questo punto di vista, sarebbe come capovolgere la prospettiva rispetto a come si è agito finora. Partire dai progetti, dalle regole di convivenza, dall’insegnamento della lingua, per far capire il valore dell’accoglienza. “Accoglienza è prima di tutto riconoscere in chi ho davanti una persona – ha spiegato Cugini – con la sua dignità, i suoi diritti e i suoi doveri. Accoglienza significa far comprendere a queste persone che esistono progetti che iniziano, si sviluppano e finiscono in grado di creare i presupposti per dare autonomia. Tutte cose che, per ora si sono svolte a macchia di leopardo”. A parte gli esempi della Caritas, di Ponte dell’Olio, Rivergaro, Piacenza  sembra carente da questo di vista? “Direi di sì – ha confermato l’assessore – non sempre le risposte sono quelle che mi piacerebbe vedere. L’accoglienza non è solo economica, qualche gestore, secondo me, fatica a comprendere questa cosa”.

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SCUOLA: UNDICI ISTITUTI SENZA PRESIDE

La coperta è stretta e tira tira non basta mai. Ad un mese dall’avvio del nuovo anno scolastico, la situazione è quella di sempre, nonostante la riforma della Buona Scuola varata dal Governo a luglio. A Piacenza le 100 immissioni di ruolo a partire da settembre, che costituiscono la fase zero della riforma, non bastano neppure a coprire i 108 pensionamenti. A questi si devono aggiungere i 27 posti della fase A che vanno a coprire i posti lasciati vacanti dalla fase zero più un numero di immissioni di sostegno pari a 26, per un totale di 153 nuove assunzioni. “Successivamente – spiega Lucia Galeazzi Cisl scuola – procederemo alla fase B rivolta alla platea nazionale e alla fase C che andrà a coprire le cattedre vacanti. A Piacenza, ad esempio, ci sono 17 cattedre di matematica alla medie, educazione tecnica e spagnolo. Da novembre si procederà con la nomina dell’organico potenziato”. Altro capitolo quello della carenza di dirigenti scolastici. Tra Piacenza e provincia Il nuovo anno si aprirà con 11 istituti senza presidi. Una situazione resa ancora più delicata dal fatto che la Buona Scuola ha abolito la figura del dirigente vicario, o del vecchio vice preside.

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RIFIUTI, DIMINUISCONO MA LA TARIFFA E’ PIU’ ALTA

Rifiuti, ma quanto ci costate? Secondo uno studio della Cgia di Mestre, le tasse sono salite del 25% tra il 2010 e il 2015, nonostante le famiglie producano una minore quantità di rifiuti. Ad esempio, una famiglia composta da 4 persone che vive in una casa di 120 metro quadrati ha subito un aumento di 75 euro. E’andata ancora peggio per le attività economiche. Una famiglia di 3 componenti che vive in un appartamento di 100 metri quadrati invece ha invece subito un aumento del 23,5% (+57 euro). Nel 2015 dovrà versare quasi 300 euro. Un nucleo di 3 persone che risiede in un’abitazione da 80 mq, invece, ha dovuto pagare il 18,2% in più (+35 euro). In questo caso, l’importo complessivo che dovrà pagare per i rifiuti sarà pari a poco più di 227 euro. Questi dati sono stati ottenuti dopo ever preso in esame le tariffe sui rifiuti applicate alle famiglie e alle imprese nei principali capoluoghi di regione. A Piacenza, secondo le tabelle delle tariffe delle utenze domestiche pubblicate sul sito del Comune, un nucleo familiare composto da 3 persone ha una quota fissa di 1,123417 Euro/m2 e una quota variabile di  129,625310 euro/utenza. Prima era la Tarsu (Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani), poi è diventata Tia (Tariffa di igiene ambientale), nel 2013 Tares  (Tassa sui rifiuti e servizi), fino al 2014 quando ha lasciato il posto alla Tari (Tassa sui rifiuti) secondo cui si è voluta sancire la corrispondenza tra la quantità di rifiuti prodotti e l’ammontare della tassa. Con la Tari il costo del servizio in capo all’azienda che raccoglie rifiuti deve essere coperto interamente dagli utenti, attraverso, appunto, il pagamento della tassa. Qui sta il nodo: nonostante la quantità di rifiuti prodotta sia diminuita, i costi per le aziende che gestiscono la raccolta ci sono comunque, e a coprirli ci pensano i cittadini pagando le tasse. Per porre un freno a questa situazione, nella Legge di Stabilità ha ancorato dal 2016 la determinazione delle tariffe ai fabbisogni standard. Così, dall’anno prossimo, la tassa sui rifiuti dovrebbe diminuire.

rifiuti raccolta

NO AL CABONEXT ANCHE DAI MIGRATI DELLA VAL D’ARDA

E’ stata una serata molto partecipata quella organizzata a Morfasso dai Comitati Basta Nocività in val d’Arda, Aria Pulita in val d’Arda e Legambiente per spiegare agli emigrati della valle quello che sta avvenendo intorno alla vicenda Carbonext-Buzzi Unicem. Hanno preso parte alla serata una cinquantina di migranti a cui sono state illustrate le tappe che stanno portando la Provincia di Piacenza a pronunciarsi sulla richiesta del cementificio di Vernasca di bruciare il css. Da parte loro ci sono state molte domande soprattutto incentrare sugli aspetti legati alla salute e alle conseguenze sulla salubrità della valle. Gli emigrati hanno molto a cuore il loro territorio d’origine, nei mesi scorsi avevano aiutato i comitati nella raccolta delle firme per la petizione on line. Intanto la Provincia ha chiesto una proroga di 60 giorni per studiare le controdeduzioni che sono arrivate dalla Buzzi, oltre 700 pagine. Questo significa che fino a novembre non si avrà la risposta dell’ente sulla possibilità di bruciare Carbonext dai camini del cementificio.

carbonext migranti

ZORZELLA: “LOGISTICA, PRIORITA’ ALLA SICUREZZA”

Cinquemila addetti divisi tra Piacenza, Castel San Giovanni, Monticelli e Pontenure. Il comparto della logistica è uno dei più numericamente numerosi, concentrato in zone ben definite sul nostro territorio e quindi più facilmente monitorabile a livello sindacale, ma non ovunque costruito e collaudato. Nascono proprio da qui alcune situazioni per le quali occorre costituire un dialogo con la controparte e avere delegati all’interno delle aziende, per recuperare quel senso di sfiducia che, a livello generale, molti lavoratori nutrono verso il sindacato. Floiariano Zorzella, da poche settimane nominato segretario generale della Filt Cgil, traccia le priorità del suo mandato. “E’ importante stabilire un punto di partenza – conferma Zorzella – secondo me, nel settore, c’è una forte carenza dal punto di vista della tutela dei diritti del lavoratore. Non si può lavorare in un capannone come in un forno, in un ambiente caldissimo in estate, dove non ci sono le condizioni minime come il rifornimento d’acqua o integratori. Tra l’altro – continua – queste fatiche comportano un calo di attenzione che possono portare agli infortuni”. Un settore, quello della logistica, che necessita di un costante e assiduo monitoraggio, per permettere ai lavoratori di lavorare in condizioni di massima sicurezza. “Mi sono stati segnalati episodi di colpi di calore e svenimenti soprattutto da parte di manodopera femminile, mi piacerebbe che questi casi venissero vagliati anche dalle strutture sanitarie, per capire se l’episodio è stato trattato come infortunio o giornata di ferie. A Piacenza bisogna riportare ordine nel settore, anche se già molto si è fatto”. I delegati sindacali all’interno delle singole realtà, più o meno grandi, aiutano. Ma la presenza non è sempre scontata. Quello che è avvenuto nella giornata di ferragosto alla Xpo Logistic Italia di Pontenure, è stato un esempio. Il sindacato ha indetto una mobilitazione contro la decisione dell’azienda di far prestare servizio ai lavoratori in una giornata festiva senza che ne fosse informato il sindacato di categoria. “Quando abbiamo fatto il presidio davanti all’azienda – spiega il segretario della Filt – una delle critiche più forti dei lavoratori è stata proprio verso il sindacato in senso generale; la Cgil può fare molti di più per recuperare quella credibilità che oggi manca. Non entreremo certamente a gamba tesa, la cosa necessaria è, ad esempio, partire dagli accordi che già ci sono. Come il protocollo d’intesa firmato con il comune di Pontenure per istituire una fermata dell’autobus a ridosso della logistica, per permettere ai lavoratori di non farsi un chilometro e mezzo a piedi prima per arrivare sul posto di lavoro”.

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“A PONTENURE NON CI SONO STRUTTURE PER ACCOGLIERE I PROFUGHI”

A Pontenure, al momento, non risultano strutture candidate ad accogliere i profughi che, nelle prossime ore, arriveranno sul nostro territorio. La conferma arriva dal sindaco Manola Gruppi che ha ottenuto rassicurazioni, in questo senso, dalla Prefettura. All’interno del Comune non ci sono strutture con caratteristiche tali da poter partecipare al bando emesso da via San Giovanni per l’ospitalità dei richiedenti asilo. Due settimane fa il prefetto Anna Palombi aveva convocato un incontro con i sindaci dei comuni che non hanno ancora ospitato stranieri; un incontro dal quale, di fatto, non era emerso nulla di concreto se non un nuovo appello ai privati perchè si candidassero a mettere a disposizione strutture per ospitare gli stranieri in arrivo da Bologna. All’incontro con i primi cittadini era seguito un appello del Prefetto direttamente ai privati perchè si facessero avanti. Appello che, a quanto pare, nessuno ha colto: anche a Sarmato, dove il sindaco Anna Tanzi ha inviato una lettera ad alcuni titolari di strutture, nessuno si è candidato, a Rottofreno il sindaco Raffaele Veneziani non ha avuto alcun riscontro. Ad oggi i richiedenti asilo sono ospitati a Piacenza, tra Caritas e strutture private, Calendasco, Coli, Ponte dell’Olio, Gragnano, Rivergaro, Vigolzone, Pianello, Gropparello, Bettola, Monticelli, Castell’Arquato e Alseno.

profughi prefettura

PIGAZZANO, DON BORACCO: “ALTRO CHE CHIUSURA, VOGLIAMO RIAPRIRE LE PORZIUNCOLE”

La terrazza di Pigazzano riaprirà, al più presto. La decisione della chiusura è stata presa in via cautelativa, perchè le condizioni del terreno sottostante e della stessa struttura non riescono più a sostenere un peso eccessivo; certo lo si sapeva da tempo, ma il sindaco ha ritenuto doveroso prendere questa decisione anche e soprattutto perchè in questo periodo estivo gli accessi sono più numerosi rispetto al resto dell’anno. Ma dietro al provvedimento non si nasconde alcuna chiusura definitiva della chiesetta attigua, parola del parroco Don Pier Luigi Boracco dopo un colloquio con il segretario del Vescovo. “L’intenzione non è quella che è passata se si parla con la gente – ha detto il parroco – non appena sarà trascorso il periodo di ferie l’addetto della Curia farà un sopralluogo per valutare la soluzione al problema e capire come intervenire”. Niente chiusura definitiva, anzi l’intenzione è di mettere in sicurezza l’intera terrazza. Ma con quali fondi? L’idea iniziale era quella di vendere la canonica vicina, ma a quanto pare nessuno sembra interessato. Don Boracco, oltre a Pigazzano, amministra anche le parrocchie di Suzzano, Larzano, Ottavello, Statto, Scrivellano, Fiorano e Niviano, la realtà principale. Piccole porziuncole, come si definiscono le piccole chiese di campagna, che comunque racchiudono un pezzo importante di storia che non deve andare perso. “Secondo me qualsiasi santuario di campagna va salvato, racchiude la fede, di lì ci sono passate persone, sofferenze. Ma mantenere questi luoghi ha un costo, come fare? Nella nostra realtà abbiamo deciso, in accordo con i parrocchiani che Niviano fungerà da balia per le realtà più piccole. Abbiamo deciso di fare una intercassa e per i prossimi due anni presterà denaro alle parrocchie più piccole che ne hanno maggiormente bisogno”. In quest’ottica Don Boracco ha in mente di realizzare un progetto ambizioso: il lectorium. Si tratterebbe di riportare alla luce, attraverso uno studio approfondito, documenti e testi antichi, trascrivendoli e traducendoli, un’idea anche questa che ha bisogno di essere finanziata ma che, una volta realizzata, può portare risultati economici per il territorio. “Ho trovato una valle ricchissima di memoria, di storia – ha detto Don Boracco – ma ognuno li ha sempre custoditi per sè e in modo passivo. Ci vuole più fede e fiducia reciproca; Pigazzano, ad esempio, potrebbe diventare un luogo adatto al parapendio, frequentato da giovani che darebbero vita a questo luogo”.

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INCHIESTA DE L’ESPRESSO: “COSI’ HANNO DISTRUTTO LA SAIPEM”

“Così hanno distrutto la Saipem” lascia poco all’immaginazione il titolo dell’inchiesta pubblicata sul nuovo numero de L’Espresso. Un resoconto dettagliato da numeri e dati, a firma dei giornalisti Faieta e Vergine, in cui si racconta come non ci sia solo il crollo del prezzo del petrolio ad avere mandato in crisi il gioiello italiano che ha appena annunciato il licenziamento di un dipendente su cinque. I nuovi manager della compagnia hanno parlato di 8800 licenziamenti; la colpa non sarebbe solo del prezzo del greggio, dunque, ma anche di alcuni contratti i cui guadagni sarebbero stati gonfiati, permettendo ai manager di incassare bonus da record. Nel pezzo non c’è alcun riferimento al sito di Cortemaggiore, già nelle scorse settimane al centro dei dibattiti anche sulle reti nazionali, per un ipotetico trasferimento della produzione in Romania, ipotesi smentita più volte dall’amministratore delegato e anche dal sottosegretario all’economia Paola de Micheli. L’inchiesta tuttavia descrive come si sarebbe arrivati alla crisi che coinvolge un gioiello industriale italiano per il cui salvataggio si ipotizza l’ingresso diretto dello Stato. La Saipem negli anni ha costruito raffinerie in giro per il mondo, impianti petrolchimici, oleodotti e gasdotti con una capacità tecnologica così sviluppata che, si legge nell’articolo “anche la Russia di Vladimir Putin ci ha messo gli occhi addosso ora che l’azienda è in crisi”. I conti economici dimostrano che la crisi è iniziata ben prima del crollo del petrolio, e le cause sono da ricercare in alcune commesse i cui margini di guadagno sarebbero stati gonfiati dagli stessi manager: L‘Espresso ne dà conto rivelando alcuni particolari inediti, come i margini di guadagno gonfiati per 200 milioni di euro in un grande appalto da realizzare in Kuwait. L’inchiesta racconta di come la multinazionale italiana sia passata da guadagnare a perdere decine di milioni di euro nel giro di un solo anno, dal 2012 al 2013, dopo che i magistrati della Procura di Milano hanno ipotizzato il pagamento di tangenti per alcuni lavori da svolgere in Algeria. Un buco che si è aperto e che da allora non ha fatto che allargarsi. A pagare di più finora sono stati gli azionisti della Saipem, che per questo hanno fatto causa all’azienda. La società continua ad essere monitorata dalla Consob. La Procura di Milano ha aperto un’inchiesta contro ignoti per insider trading e aggiotaggio.

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“PER PIGAZZANO CI VUOLE L’AIUTO DELLE ISTITUZIONI”

Non è solo un luogo oggettivamente bello da cui lo sguardo corre verso un’orizzonte infinito, ma è sopratutto un luogo del territorio, un luogo che connota e caratterizza una parte della nostra montagna. Pigazzano, che da lassù domina il Trebbia fino alla città, è quella terrazza. Quel piccolo lembo di cemento, che funge anche da sagrato della chiesetta, che oggi è transennato per sicurezza. Gli smottamenti del terreno avrebbero reso la struttura non idonea a sopportare pesi eccessivi, così, dopo un sopralluogo, il geometra della curia, in accordo con il parroco e il comune di Travo, ha predisposto il divieto di accesso alla terrazza come mostrano i cartelli e le fettucce bianche e rosse. “E’ da anni che la struttura è in queste condizioni – spiega Alessandro Castellani, pigazzanese e consigliere comunale di Travo – oggi si rendono necessari interventi più profondi. Per me questo luogo è unico, quando dico che abito a Pigazzano tutti lo collegano alla terrazza panoramica. Nessuno di noi può essere indifferente a questa situazione”. Un divieto che probabilmente si è reso necessario proprio in queste giornate in cui il borgo di Pigazzano si popola di turisti, tra feste di paese e festeggiamenti per il ferragosto. Ma sono gli abitanti stessi a mobilitarsi al grido La terrazza non deve chiudere. E’ già nata una pagina Facebook “salviamo la terrazza panoramica di Pigazzano”, ma i cittadini chiedono anche una mano alla politica e alla Curia. “Il sindaco ha già incontrato il vescovo – ha spiegato Castellani – per esporgli la situazione. Ha chiesto di poter avere la relazione in cui ci sarà lo studio che, effettivamente, conferma che il terreno è soggetto a smottamenti e che quindi è necessaria la chiusura”. Tra i residenti serpeggia il timore che la chiusura della terrazza sia la prima mossa verso la chiusura della chiesa, ipotesi esclusa dal parroco don Pierluigi Boracco che, confidando nella vendita della canonica attigua, conta di poter sistemare la terrazza, facendo affidamento anche sulla curia e su roma per salvare i santuari di provincia. La chiesetta di Pigazzano e la sua terrazza sono state sono state inserite dal Fai nei Luoghi del cuore, conquistando il primo posto a livello provinciale, il terzo regionale e il 47 esimo nazionale. “La terrazza non deve chiudere – conferma Valter Arianti titolare dell’omonima trattoria nella piazza del paese – ci mobiliteremo, raccoglieremo le firme come qualche anno fa con i Fai, 1700 firme in poco più di un mese, ma dobbiamo avere l’aiuto anche delle istituzioni”.

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PUTZU: “QUANTI RIFIUTI BRUCIA AL GIORNO TECNOBORGO?”

Il consigliere di Forza Italia Filiberto Putzu torna a chiedere chiarimenti e delucidazioni sullo smaltimento dei rifiuti in arrivo da Genova di cui si sta facendo carico l’inceneritore piacentino. Ricordiamo che si tratta di 200 tonnellate di rifiuti al giorno per 50 giorni, Tecnoborgo è autorizzato per 120.000 tonnellate/anno e quindi per il trattamento di poco piu’ di 300 tonnellate al giorno, il consigliere Putzu chiede di conoscere “se Tecnoborgo sta ottemperando alle prescrizioni , trattando le tonnellate giornaliere a suo tempo autorizzate; in caso affermativo si chiede di conoscere la composizione esatta dei rifiuti inceneriti e la loro provenienza; in caso negativo, e se cioè Tecnoborgo abbia superato la quota autorizzata, si chiede di conoscere quale soggetto e quando abbia stabilito questa  deroga/concessione; infine nel caso in cui la quantità giornaliera smaltita dall’inceneritore sia superiore a quella autorizzata, se si possano configurare comportamenti illeciti i reati legalmente perseguibili”.

tecnoborgo piacenza