SINDACATO DI POLIZIA MUNICIPALE: “DAL SINDACO ANCORA SILENZIO”

Il sindacato Diccap Sulpl incalza il sindaco Dosi che continua a mantenere un basso profilo sulla questione sulle richieste della Polizia Municipale tra cui il festivo infrasettimanale, le visite mediche, la richiesta di una commissione medica e una più equa distribuzione degli straordinari. Il sindacato contesta fortemente l’atteggiamento del primo cittadino che “continua a non rispondere ai nostri accorati appelli e a trincerarsi dietro al muro del silenzio – si legge nella nota – Vogliamo ricordare al Sindaco che la prima autorità parte dal buon esempio e che rispondere è cortesia. Questa assurda politica della non risposta, dell’ignorare le richieste dei Lavoratori, del calpestare la loro dignità a chi gioverà? Ci sono forse in gioco intressi o logiche di partito? Chi può dirlo..” Nel testo si ricordano le richieste che hanno portato allo sciopero del 4 luglio scorso; quattro punti finora irrisolti, denuncia il sindacato, nonostante l’arrivo del nuovo comandante. “1. FESTIVO INFRASETTIMANALE: un Agente di Polizia Municipale in una giornata festiva infrasettimanale (come un Natale ad esempio) lavora per sei ore portando a casa 18 euro lordi, poichè l’Amministrazione, arbitrariamente, ha deciso di non riconoscee ai diversamente impiegati comunali in divisa il riposo compensativo che gli permettebbe di recuperare le sei ore che eccedono il normale orario di lavoro. Il negare questo diritto comporta anche una grave discriminazione rispetto ai normali impiegati comunali che in un giorno festivo infrasettimanale possono godersi la festività tra le mura domestiche con i propri familiari. 2. VISITE MEDICHE specifiche in relazione alla tipologia di lavoro svolto; poco ci importa sapere se abbiamo il colesterolo, sarebbe più importante per noi fare esami specifici dal momento che siamo quotidianamente esposti ad agenti patogeni ed inquinanti; 3. RICHIESTA DI UNA COMMISSIONE MEDICA al fine di effettuare una REVISIONE DEI CERTIFICATI MEDICI in essere, poichè e per il blocco delle assunzioni e per la mancata riorganizzazione del Comando e delle sue “risorse umane”, il personale destinato al servizio esterno è sempre più ridotto e sempre più gravato di compiti; abbiamo bisogno di personale idoneo fisicamente (eccezion fatta ovviamente per chi ha svolto un congruo numero di anni in servizio esterno, poichè bisogna pur tener conto del fatto che il nostro è un lavoro usurante), a svolgere il lavoro di Polizia di Prossimità al cittadino, per cui è stato assunto. 4. EQUA DISTRIBUZIONE DEGLI STRAORDINARI, ad oggi riservati solo a pochi eletti.  Questi sono solo alcuni dei punti che il 3 e 4 luglio hanno portato il 70% degli appartenenti al Corpo a scioperare. Un’Amministrazione questa che anche dinanzi ad un tentativo di conciliazione fatto da due nostre colleghe perchè hanno ritenuto ingiusta la votazione in pagella loro attribuita, ha lasciato decorrere i 30 giorni canonici senza neanche rispondere, forse per paura di presentarsi davanti a un organo terzo e super partes?”. Il sindacato commenta anche l’ipotesi di spostare il Comdando di via Rogerio a Borgo Faxhall: ” a noi viene da sorridere, ovvio che si tratta di un sorriso amaro – si legge nella nota – sono i soliti “corsi e ricorsi storici” di vichiana memoria: già in novembre 2014 il centrosinistra propose di dislocare la Municipale in quella zona per combattere il degrado, ma per fortuna il centrodestra si oppose. Il gravoso problema della sicurezza che attanaglia Piacenza non si risolve certo continuando a far traslocare la Municipale da una parte all’altra. Speriamo che anche questa volta qualcuno si opporrà a tale scelta e che venga proposta una sede consona e funzionale per il Comando, magari anche con un’idonea rimessa per i veicoli. Probabilmente, ciclicamente, si parla di questi argomenti per sollevare polveroni e distogliere l’attenzione dei cittadini da quelli che sono i reali problemi della Municipale; anche cambiando le sedi fisiche, i problemi del Corpo permangono, anzi si aggravano. Per concludere, tra gli altri argomenti estivi di cronaca rosa, abbiamo letto che il 31 agosto e il 1 settembre la Giunta Dosi andrà in ritiro a Strela di Compiano, in un agriturismo… magari verremo a fare un giro anche noi Dott. Dosi, potrebbe essere quella la sede per discutere serenamente con Lei e la sua Giunta dei problemi dei Suoi Dipendenti della Polizia Municipale!”

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GIROMETTA: “RITIRO NEL PARMENSE? PERCHE’ NON SCEGLIERE LA NOSTRA PROVINCIA?”

Perchè un ritiro tra i colli parmensi e non su quelli piacentini? Se lo chiede, attraverso una interrogazione urgente la capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale Lucia Girometta. Nell’interrogazione si fa riferimento alla scelta operata dalla giunta di compiere il tradizionale ritiro di fine estate, dal 31 agosto al 1 settembre, a Strela di Compiano un borgo sull’Appennino al confine tra il versante parmense e quello piacentino. “In un periodo in cui tutti i Sindaci del territorio della Provincia di Piacenza si affannano per promuovere, nell’ambito di Expo e non, il nostro territorio e i prodotti tipici locali – si legge nell’interrogazione di Girometta – è alquanto imbarazzante rendersi conto che i nostri amministratori non hanno ritenuto che vi fossero mete adeguate nel piacentino per il loro tradizionale incontro settembrino”. “Chiedo – prosegue il testo – se le spese sostenute per il ritiro presso Strela di Compiano verranno sostenute dal Comune di Piacenza e, in caso di risposta positiva, a quanto ammontano, se non era più opportuno, viste le suggestive locations che offrono le valli della Provincia di Piacenza, pensare di valorizzare un luogo nel nostro territorio, se, in considerazione anche della tanto sponsorizzata Piazzetta Piacenza ad Expo, gli Amministratori si sono dimenticati che le nostre Aziende avrebbero preferito la promozione dei Nostri Prodotti !!!”

STRELA DI COMPIANO

FUORISALONE EXPO 2015, E’ TEMPO DI PRIMI BILANCI

E’ tempo di primi bilanci per le iniziative a corollario di Expo. Uno di questi è il progetto UnPOxExPO2015 partito alla fine di aprile. Nei primi 90-100 giorni l’andamento è positivo, seppur inferiore alle aspettative, soprattutto per quanto riguarda i pacchetti turistici “chiavi in mano”. Molto meglio  i flussi del fai-da-te e web, buono il passa-parola fra i primi arrivi e arrivi seguenti. Molto bene la presenza e arrivi dall’estero, soprattutto dall’Europa, in particolare est e ovest. Inferiore al previsto fin  ad ora gli arrivi dell’estremo nord Europa, nord America e sud Asia. Bene paesi dell’est Europa. I vari sondaggi effettuati dall’Osservatorio Economico del Paesaggio Fluviale, soprattutto sui comportamenti e sulle destinazioni dei visitatori italiani e stranieri, confermano un successo di affluenza, seppur con alcune criticità di offerta riscontrate nei territori rivieraschi al fiume Po non abituati al turismo e al flusso crescente di visitatori. In sostanza non tutte le zone rivierasche sono preparate alla presenza di flussi individuali significativi. Poche le strutture in grado di rispondere a richieste di comitive e gruppi.  Bene l’accoglienza collettiva sulle imbarcazioni e motonavi già esistenti. Molta carenza nella capacità di accogliere il turista straniero, di riconoscere abitudini e necessità; criticità sono state riscontrate anche nella segnaletica e cartellonistica che conduca verso il fiume Po da diversi accessi, parcheggi non segnalati,  assenza di connessione web e banda larga.  Vincono i grandi eventi sul fiume e nelle grandi città collegate al fiume, le escursioni non tradizionali e dedicate a una identità storica e culturale del territorio, piacciono molto i borghi non scontati e fuori mano. L’ultimo sondaggio dell’Osservatorio Paesaggio Economico del Po rileva, soprattutto nelle piccole città tra cui Piacenza, Cremona, Lodi, Pavia, la necessità di puntare su programmi e proposte via web, investire in motori di ricerca e compagnie trasporti e su attrattive fuori dai soliti schemi autoreferenziali, locali, differenziati per top-spender, low cost e soggiorni di massimo 48 ore, per big-inquirer, big-eatwell, verso una proposta cioè più variegata e di livello più alto.  Fra chi va ad Expo e chi frequenta i fuorisalone la spesa media giornaliera varia da 30 a 150 euro, con punte di 450 euro/persona, evidentemente con destinazioni e interessi diversi, anche lungo il PO.

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START UP PIACENTINE SI PRESENTANO A MILANO EXPO 2015

Le start up piacentine si raccontano. Anche quest’anno Comune e Piacenza Expo offrono la possibilità agli startupper piacentini di esporre la propria idea d’impresa. L’anno scorso la location era il E-QBO in piazza Cavalli, quest’anno si è deciso di cogliere l’opportunità della partecipazione di Piacenza ad Expo 2015. La cornice sarà Piazzetta Piacenza a Milano Expo. Una vetrina decisamente importante e prestigiosa, a due passi dal Padiglione Italia nel cuore del Cardo, nella quale le start up avranno la possibilità di presentare un elevator pitch che verrà video-ripreso e promosso sfruttando gli strumenti comunicativi di Piacenza Expo. Le videoriprese saranno messe a disposizione dei partecipanti che potranno usufruirne per far conoscere le proprie iniziative d’impresa sfruttando i propri canali comunicazionali. Fino al 25 agosto è possibile presentare le manifestazioni di interesse. Possono presentare domanda startup costituite dopo il 1° Gennaio 2012 con almeno un’unità operativa localizzata sul territorio della Provincia di Piacenza il cui referente del team sia residente e/o domiciliato nel territorio della Provincia di Piacenza; aspiranti imprenditori (individualmente o in team) residenti e/o domiciliati sul territorio della provincia di Piacenza e che intendano avviare lo sviluppo di prodotti/servizi su tale territorio. Tutte le informazioni di partecipazione sul sito del Comune: http://www.comune.piacenza.it/temi/expo2015/opportunita/start-up

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COMUNITA’ PER MINORI, TRA PREGIUDIZI E FALSI MITI

A Piacenza esistono piccole ma fondamentali realtà educative, formate da giovani professionisti che hanno come obiettivo l’accoglienza di minori in difficoltà. Piccoli mondi, piccole comunità organizzate proprio come una famiglia, con gli stessi ritmi e gli stessi orari. Strutture che accolgono adolescenti a cui, per un determinato periodo, la famiglia di appartenenza non è in grado di badare. La comunità per minori K² è una di queste. Nata nel febbraio del 2014, può ospitare fino a otto minori e contare sulla professionalità e sulla competenza di sette educatori, una coordinatrice e una quindicina di preziosi volontari. Le fondatrici di K² sono tre giovani professioniste, Alessandra Tibollo, Paola Gemmi e Chiara Migliorini, che partendo dell’esperienza di Kairos servizi educativi, si sono specializzate sui minori per aprire la comunità K². Oggi ospita sette minori, ma in quasi due anni di attività di ragazzi ne sono passati tanti, con alle spalle le problematiche più disparate, dalle precarie condizioni socio economiche della famiglia, a problemi di dipendenze dei genitori. “Le comunità – spiega la coordinatrice Alessandra Tibollo – sono un periodo nella vita di un ragazzi, un accompagnamento. Non vogliono e non devono essere nè una soluzione permanente, nè la panacea di tutti i mali”. Nonostante il fondamentale contributo, attorno alle comunità che accolgono dai minori stranieri non accompagnati, che arrivano sul territorio quasi per caso, ai casi di allontanamento dalla famiglia per problematiche gravi, gravitano alcuni pregiudizi da sfatare. “L’intento della comunità è dare sollievo alla famiglia, darle il giusto tempo per risolvere i problemi. Ci sono innumerevoli studi che confermano che togliere il minore ad una situazione di difficoltà familiare è l’unico modo per risolvere il problema”. L’allontanamento temporaneo dal nucleo familiare che soffre di gravi problematiche, è l’unico modo per cercare di dare al minore il giusto equilibrio, di mantenere inalterate le abitudini, di tutelarlo anche e soprattutto da un punto di vista educativo. “Non siamo in collisione con la famiglia – spiega Tibollo – anzi siamo in costante contatto ed abbiamo instaurato un clima di fiducia reciproca. La comunità va considerata alla stregua di qualunque altro servizio in campo educativo”. Il modello educativo a cui si ispira la comunità, da cui è scaturita anche una pubblicazione, si concentra prima sulla conoscenza individuale del ragazzo, successivamente su un progetto educativo personalizzato, e infine sul gruppo in cui il minore è inserito. Lorenzo Saltarelli, operatore professionale della struttura, è entusiasta del suo lavoro: “a me piace vedere i cambiamenti dei ragazzi – ci ha detto – è il bello di questo lavoro; quando entri dal cancello non sai cosa ti aspetti e nel corso della loro permanenza c’è uno scambio reciproco che arricchisce sia loro che noi operatori”. Organizzativamente la comunità si regge sul lavoro degli operatori, con un rapporto di un educatore per quattro ragazzi. “Dobbiamo garantire un’assistenza puntuale h 24, 365 giorni all’anno. Qui non si chiude mai – spiega Chiara Migliorini – per cui il rapporto è di un operatore ogni quattro ragazzi, di notte ne resta solo uno, mentre un secondo è sempre reperibile”.

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ASL: “ENTRO L’ANNO IL 90% DELLE VISITE ENTRO 30 GIORNI”

L’obiettivo è garantire antro la fine dell’anno, almeno il 90 per cento delle prime visite entro 30 giorni dalla richiesta e delle prestazioni strumentali entro 60 giorni. Obiettivo minimo, hanno spiegato direttore generale Luca Baldino e direttore sanitario Guido Pedrazzini dell’Asl di Piacenza, che rientra nel piano regionale per ridurre le liste d’attesa. A livello regionale, il piano ha messo a disposizione 10 milioni di euro, di questi oltre 800 mila euro sono stati destinati all’Asl di Piacenza utilizzati per azioni programmate, in parte già in corso, come la stipula di contratti a tempo determinato di sette medici nelle specialità dove sin registrano maggiori criticità: neurologia, endocrinologia, ortopedia, cardiologia, urologia, dermatologia e radiologia. Dal primo luglio si stanno effettuando oltre 100 prestazione settimanali in più alcune specialità, entro la fine dell’anno saranno in tutto 2500 le visite e prestazioni in più messe a disposizione. Accanto a queste misure verrà ampliata la gamma delle prestazioni prenotabili in rete all’indirizzo www.cupweb.it e la creazione di una app dal 2016; dal primo settembre si potranno pagare i ticket anche dalle farmacie; già attivo invece l’accesso diretto ai principali punti prelievo, Piacenza, Castel San Giovanni e Fiorenzuola, per cui non è necessaria la prenotazione. Tra le azioni messe in campo dal 31 dicembre chi non si presenterà alle visite su appuntamento senza aver disdetto almeno 48 ore prima pagherà un malus pari al ticket. Rispetto al trimestre precedente ci sono decisi miglioramenti, ma non è abbastanza, perchè restano alcune criticità in particolare in oculistica, ortopedia e diabetologia, dovute a svariati fattori. Per quanto riguarda il personale medico si sono registrate indisponibilità non prevedibili per malattie, gravidanze o trasferimenti. Per la strumentazione si sono presentate criticità impreviste dovute a malfunzionamenti di alcune tecnologie.

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AREE MILITARI DISMESSE, PIACENZA PARTECIPA AL BANDO EUROPEO

Per dare nuova vita alle aree militari dismesse il Comune di Piacenza va alla ricerca di fondi dell’Unione Europea attraverso il progetto “Disarmed Cities”, presentato nell’ambito del primo bando del programma di cooperazione territoriale europea Urbact III – Action Planning Networks – Fase 1, mira a valorizzare la sostenibilità degli interventi di riconversione di tali siti, promuovendo lo scambio internazionale di esperienze innovative e le iniziative di formazione in materia. Tra gli obiettivi del progetto, rafforzare la collaborazione tra amministrazioni territoriali e soggetti privati, per una cultura condivisa degli investimenti sugli spazi pubblici come elemento strategico di sviluppo. Le aree abbandonate possono costituire risorse importanti sotto il profilo economico, sociale, ambientale e culturale. La riqualificazione delle aree militari dismesse rappresenta un’opportunità per la creazione di nuovi posti di lavoro. Il Comune di Piacenza si è candidato il 16 giugno scorso come capofila del progetto. La domanda è stata presentata dal Comune insieme all’Ordine degli Architetti di Piacenza e alla Fondazione degli Architetti di Parma e Piacenza. I partner della prima fase sono comuni di Varaždin – Croazia, Szombathely – Ungheria e Cartagena – Spagna. I tempi: per la Fase 1 si ipotizzano 6 mesi durante i quali verranno organizzate delle visite-studio presso la città coinvolte, per la valutazione dello stato dell’arte delle aree militari dismesse da parte dell’esperto del Programma Urbact assegnato al progetto “Disarmed Cities”, accompagnato dai project manager individuati da ciascun partner. Il budget complessivo per questa fase non può superare i 100 mila euro di costi eleggibili. In caso di approvazione del progetto, ci si può candidare alla successiva Fase 2, per la quale verrà elaborata una proposta che prevede l’estensione della partnership a 10 città. Durante la Fase 2, che ha durata di 24 mesi, spetterà al Comune di Piacenza, in qualità di ente capofila, definire un piano di lavoro per implementare l’attività di scambio e apprendimento transnazionale, nonché per l’elaborazione del Piano d’azione integrato, strumento di pianificazione delle aree militari dismesse interessate dal progetto, condiviso da tutti i partner. Il contributo complessivo per la sovvenzione di queste azioni varia tra i 600.000 e 750.000 euro, in base al numero complessivo di partner.

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PARENTI: “A RISCHIO IL SISTEMA UNIVERSITARIO”. CAMERA DI COMMERCIO IN ROSSO

Sarebbe un bel problema sa Piacenza perdesse il Politecnico e il sistema della Università iniziasse a scricchiolare. Il presidente della Camera di Commercio Giuseppe Parenti è stato chiaro e senza giri di parole ha annunciato che la permanenza della sede distaccata del Politecnico è fortemente a rischio. Lo ha rivelato nel corso del consiglio camerale nel quale si è congedato dopo due mandati di presidenza. Parole che pesano come un macigno, soprattutto perchè a vacillare è un settore sui cui la politica e gli amministratori hanno puntato molto. O forse non abbastanza, o forse solo a parole. Le incognite legate al futuro delle Camere di Commercio portano ad una notevole stretta sulle erogazioni riducendo, di conseguenza, le risorse a disposizione del territorio.  A rischio sarebbe così anche tutto il sistema universitario: “alla Cattolica abbiamo tagliato i viveri del 50 per cento – spiega Parenti – con il Nicolini e la Cherubini siamo agli sgoccioli, a  quest’ultima non sono ancora stati erogati i contributi del 2014 e non abbiamo stanziato nulla per il 2015, e sappiamo che ci sono altre città interessate ad ospitare un progetto così importante”. Il contributo alla Cattolica per il 2015 è stato dimezzato: dai 105 mila euro si è passati a 52mila e 500, al Politecnico si passa dai 70 mila a 40mila, mentre per la Cherubini sono stati deliberati 30mila euro per il 2014 mentre non risulta nulla, a bilancio, per il 2015. Una situazione dovuta, in parte, al bilancio in rosso dell’ente camerale: i revisori hanno delineato un disavanzo di 1 milione 230 mila euro, un dato peggiore rispetto alle previsioni di 73 mila euro. A questo punto per non perdere in competitività è necessario che le altre istituzioni, Comune, Provincie e Fondazione di Piacenza e Vigevano si mettano insieme e uniscano le forze per colmare questo gap che rischia di diventare incolmabile. 

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PUTZU: “RIFIUTI DA GENOVA. NEPPURE 3 CENTESIMI AL GIORNO DI RISTORO”

Piacenza brucerà i rifiuti di Genova; per la precisione 10 mila tonnellate in poco meno di 2 mesi. E dove stano i vantaggi? Dopo l’annuncio della Regione Emilia Romagna che ha conferito al termovalorizzatore di Piacenza l’incarico di ricevere anche i rifiuti della Liguria, sorgono delle domande. Il sindaco Dosi ha dichiarato che con i 140 mila euro di compensazione straordinaria, verrà abbassata la prossima rata della Tari. A questo proposito il consigliere di Forza Italia Filiberto Putzu ha fatto qualche considerazione e due calcoli: “Il vantaggio per il Comune di Piacenza dovrebbe essere per l’intero periodo di 140.000 euro; per 100.000 abitanti – spiega Putzu – il ristoro consiste in 0,028 euro al giorno per cittadino, neppure 3 centesimi al giorno, pari a 1,4 euro per l’intero periodo di 50 giorni. Poco meno di 1 euro e mezzo per piacentino, bella ricompensa – rincara il consigliere – per il maggior carico ambientale che la città dovrà sostenere. Considerando poi che la produzione giornaliera pro capite di rifiuti in Italia è mediamente di 1,4 Kg. è come se la nostra città improvvisamente fosse aumentata di 143 mila residenti. E ancora – prosegue Putzu – se è vero che a Piacenza la differenziata è arrivata al 56%, la produzione di rifiuti del singolo cittadino dovrebbe essere in città della metà, e cioè di 0,7-08 kg pro capite al giorno. Se così fosse, bruceremo rifiuti come se Piacenza fosse abitata da 386 mila residenti”. Putzu torna sulle dichiarazioni dell’assessore regionale Paola Gazzolo che aveva dichiarato: “10 mila tonnellata di rifiuti è quantità facilmente gestibile, se si pensa che Rimini in agosto produce (e brucia) quasi il doppio dei rifiuti”. “Non esattamente come a Piacenza – risponde Putzu – se si tiene per buona la dichiarazione di Tecnoborgo, su un carico complessivo giornaliero di 300-350 tonnellate i rifiuti urbani sarebbero 180 tonnellate giornaliere. La quantità in più che verrà incenerita corrisponderà al 112% in piu’, ben oltre il doppio”. Il consigliere di Forza Italia pone una serie di domande a cui, per ora, non riesce a rispondere; a patire da quanti rifiuti vengono attualmente bruciati a Tecnoborgo? quanti sono rifiuti assimilabili agli urbani? Quanti provengono dal piacentino e quanti rifiuti arrivano da altri territori ? A chi giova questa operazione? si domanda Putzu. “Non ai cittadini – risponde – lo sarebbe se l’inceneritore fosse di proprietà comunale, ma sappiamo che lo è solo per l’1,7%, il resto delle quote divise tra comuni di Genova, Reggio Emilia, Parma, Finanziaria Città di Torino, IntesaSanpaolo, Norges Bank, altri azionisti. Tornando alla domanda, forse a goderne saranno i genovesi, l’industria privata, ma non i piacentini” conclude Putzu.

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CONTRO IL BITUMIFICIO, IL RICORSO AL TAR

Si sentono non ascoltati, ma soprattutto presi in giro e per questo proseguiranno con la loro battaglia. I cittadini del comitato No al bitume SI al parco del Trebbia e Legambiente hanno annunciato un ricorso al Tar contro la decisione dell’amministrazione comunale di Gossolengo di dare il via libera alla creazione del bitumificio a Pontenuovo, nel bel mezzo del Parco del Trebbia. Comitato e Legambiente da sempre contestano le legittimità del progetto sia nel merito che nella forma e la procedura seguita dalla amministrazione comunale e richiesta dalla ditta per ottenere l’autorizzazione. “Sarà una battaglia lunga e a tratti dolorosa – ha detto Giovanni Toscani del Comitato – ma l’affronteremo con coraggio perchè in questi mesi a Gossolengo si è formata un’appartenenza al territorio, una forte solidarietà che mai prima d’ora si erano manifestate così chiaramente”. I cittadini ritengono che “sussista una incoerenza fra l’impianto di bitume e il Parco del Trebbia e proprio la legge regionale n. 19 del 4 novembre 2009 istitutiva del Parco ne conferma a nostro parere l’illegittimità”. Nelle osservazioni presentate da Legambiente, condivise anche dal comitato, sono spiegate come “le motivazioni che conducono a ritenere e a pretendere che sul progetto o meglio sui progetti presentati dal gruppo CCPL nell’ambito della stessa area (cava del molinazzo, impianto di bitume e impianto stoccaggio inerti non pericolosi), e che di fatto vanno a costituire il cosiddetto “effetto cumulo”, debba essere effettuata una valutazione di Impatto Ambientale cumulativa, che studi e verifichi tutti gli effetti provocati dagli impianti complessivamente. Frammentare in modo artificioso un progetto per sottrarsi a questa specifica procedura di verifica non solo e’ in contrasto con la legge ma non rappresenta nè una decisione di buon senso oltre ad essere dalla legge stessa forte contrastato”. E’ proprio questo il nodo: perchè, si domandano i cittadini, l’amministrazione non ha proceduto con una Valutazione di Impatto Ambientale? “Sarebbe bastato un atto di coraggio – incalza Laura Chiappa presidente di Legambiente – e questo non è accaduto. L’intento di un’amministrazione non dovrebbe essere quello di perseguire il bene della collettività?” si domanda. Secondo il comitato sussisterebbero evidenti errori ed imprecisioni nella documentazione prodotta dalla ditta proponente la CCPL quali “il lacunoso studio sulla valutazione della ricaduta inquinanti” – chiarito da Giuliano Rasparini del Comitato, durante l’ultima assemblea pubblica – “o lo studio sul bilancio dei transiti di automezzi pesanti”. La battaglia dunque prosegue con azioni concrete: sono state raccolte oltre 1200 firme in una decina di giorni, e altre se ne stanno raccogliendo anche attraverso la petizione on line, oltre 700 adesioni. “Non si può dimenticare – ha ricordato Toscani – quando nei mesi scorsi il Comitato veniva definito uno sparuto numero di pagliacci, ebbene oggi questi pagliacci si sono trasformati in una comunità che saprà affrontare la sfida di un ricorso doveroso al Tar per far valere le proprie ragioni”.

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