VIA SBOLLI, NUOVO POLO PER L’INFANZIA

Via Sbolli diventerà un polo avanzato per l’infanzia. A completare questo quadro sarà il nuovo servizio sperimentale per l’infanzia da 1 a 6 anni, attivo dal prossimo gennaio, che andrà ad affiancare la biblioteca comunale L’elefante che legge e il centro per bambini e genitori L’elefante variopinto. Si tratta di un progetto a forte vocazione sociale e aggregativa per la promozione e l’integrazione formativa di genitori e bambini. Due in particolare gli aspetti innovativi: il metodo di lavoro basato sul gruppo aperto di età mista 2-6 anni che faccia dell’integrazione fra bambini lo strumento privilegiato per favorire l’autonomia del singolo, la collaborazione e l’aiuto fra bambini più grandi e più piccoli; e l’offerta formativa, fin dalla prima infanzia, della lingua inglese. Il servizio ospiterà 34 bambini, tra la sezione nido e infanzia; avrà a disposizione spazi esterni ad uso esclusivo del servizio con una superficie pari a 580 mq, cucina attrezzata per la preparazione dei pasti e impiegherà 6 educatori professionali. L’accesso al servizio avverrà sulla base dei criteri previsti dal Regolamento Comunale in corso di approvazione, basato su un sistema di graduatorie a punteggio che misurano, sotto forma di indicatori, il bisogno delle famiglie che dà luogo al diritto di precedenza. Le aree di bisogno individuate sono: la condizione di disabilità del minore, la condizione occupazionale dei genitori, il carico e il disagio della famiglia.

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ANNA: “OGGI LA MIA CASA E’ IN AFRICA”

Da quattro anni l’Africa è diventata la sua casa. Anna, 64 ani piacentina dopo aver vissuto per 40 anni a Gossolengo, è partita con il marito Ibu per il Senagal e lì si è stabilita. Vivono a Petit Mbao, un villaggio di 3mila abitanti a 15 chilometri da Dakar. Anna è l’unica italiana, nonostante questo la convivenza non si è mai dimostrata difficile. Si dice spesso che dell’Africa ci si innamora facilmente, quel famoso mal d’Africa, quella sorta di nostalgia di chi deserta tornarci. Per Anna non è andata proprio così, alcune cose ancora oggi fatica a comprenderle. Ecco la sua storia

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CRISI DEI RIFUGIATI E DIGNITÀ, ESPERIENZE A CONFRONTO

Si è parlato di rifugiati, richiedenti asilo e dignità. La crisi migratoria e’ un banco di prova per la solidarietà degli Stati membri dell’U.E. e per l’attuazione dei diritti umani. A livello comunitario la risposta in questo senso è abbastanza fallimentare: l’ha commentata l’avvocato Nicola Canestrini, presidente della Camera Panale di Trento. “Le leggi dovrebbero tutelare gli immigrati – ha detto – accade davvero così?” Nei bombardamenti in Siria, dal 3 ottobre del 2013 ad oggi sono morti 10.823 persone. “Quel 3 ottobre fu giornata di lutto nazionale, ce ne siamo forse dimenticati?” Si è domandato Canestrini. “Chi dice aiutiamoli a casa loro sa che per la cooperazione internazionale l’Italia spende lo 0,16% del Pil nazionale? Ci sembra abbastanza?. La risposta italiana e’ quella di costruire reti, cancelli e muri”.

Più positiva è l’esperienza locale raccontata da Davide Tacchini, presidente della coperativa L’Ippogrifo che ha aderito, su indicazione del Comune di Piacenza, al progetto Sparar (protezione richiedenti asilo rifugiati), il sistema di riferimento che dal 2011 ha messo a disposizione 3mila posti, oggi 20 mila, al 2017 si pensa di arrivare a 40mila. “All’accoglienza lavora un’equipe multidisciplinare- ha detto- questa è la vera potenzialità, secondo un’impostazione pro attiva non assistenziale. Solo la cultura, la conoscenza e l’informazione lottano contro la xenofobia”. Anche la Caritas diocesana ha preso spunto dal progetto Sprar e ad oggi accoglie 33 persone. In Italia sono mille i comuni eh hanno aderito su 8mila, in provincia di Piacenza solo uno.

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“VOGLIAMO DAVVERO COMBATTERE LE MAFIE?”

Sono passati 31 anni dalla strage di Pizzolungo: era il 2 aprile del 1985 quando un’autobomba destinata al giudice Palermo uccise Barbara Asta, i figli Giuseppe e Salvatore. Gli esecutori furono incredibilmente assolti, condannati all’ergastolo invece i mandanti. A raccontare quello che accadde dopo l’attentato il magistrato Carlo Palermo, sopravvissuto, Margherita Asta figlia e sorella della vittime e il magistrato Gian Carlo Caselli. “Sono oltre 20 anni che ho preferito perseguire il silenzio su questa vicenda – ha detto Palermo – perchè avevo perso le speranze di trovare risposte alla domande. Oggi qualcosa sta cambiando, c’è una nuova consapevolezza, per questo ho deciso di parlare della strage”. Margherita Asta prosegue il suo impegno nella lotta contro la mafia grazie all’associazione Libera di cui è referente settore area Centro – Nord.

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CIBO: QUANTO IL CONSUMATORE E’ CONSAPEVOLE?

I consumatori sono consapevoli di ciò che scelgono in campo alimentare? Se lo sono chiesti relatori dell’incontro organizzato da Caffexpò Consumo di cibo: la dignità di una scelta consapevole nel mercato odierno, appuntamento inserito all’interno del programma del Festival del Diritto. “Il livello di sicurezza alimentare, oggi, è altissimo – ha detto Agostino Macrì – perchè il produttore è costretto a controlli rigorosissimi su ciò che produce. Però da parte del consumatore non c’è altrettanta consapevolezza. Il nuovo regolamento dell’Unione Europea impone che vengano riportate in etichetta alcune informazioni utili ai consumatori: come i valori nutrizionali, la quantità di sale negli alimenti, allergeni presenti nei cibi”. Donatello Sandroni è intervenuto sulle modalità di comunicazione ai cittadini. “Il livello di sicurezza è molto alto – ha confermato – ma quanti lo sanno? Ci sono informazioni molto fuorvianti che, spesso, indicano ciò che un alimento non contiene piuttosto che quello che contiene. Da qui è facile creare allarmismi e paure ingiustificate tra i consumatori”.

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IANNACONE”PER RACCONTARE BISOGNA SPORCARSI LE MANI”

Raccontare storie solo apparentemente secondarie: è questa l’essenza del mestiere del giornalista. Lo ha detto Domenico Iannacone, giornalista di Rai 3, per anni nella redazione di Ballarò ed ora reporter di Presa Diretta con Riccardo Iacona. Ha partecipato all’incontro organizzato da Svep Quando il giornalismo racconta la vita rispettando la dignità insieme ai redattori di Radio Shock e al dott. Emanuele Guagnini. Come si raccontano le storie e come si trasmettono al pubblico televisivo, avendo cura di rispettare le persone di cui si parla? “Raccontando con serietà senza giudicare quello che si vede, ascoltando le persone” quello che Iannacone mette in pratica ogni volta che scrive e monta un’inchiesta che verrà trasmessa in tv. “Per raccontare bisogna sporcarsi la mani” ha detto, nel senso che bisogna ascoltare le storie, le persone, sedersi al tavolo con loro. Da che sguardo parte il suo giornalismo? gli hanno chiesto. “Guardando dove non guardano gli altri” ha risposto “con uno sguardo empatico che mette in sintonia giornalista e intervistato”. Come è accaduto con lo speciale “L’ultimo giorno” dove Iannacone ha raccontato l’ultimo giorno alla Mivar, azienda specializzata nella produzione di televisioni. Lo stesso sguardo empatico che anima la redazione di Radio Shock, da dieci anni impegnato nella scommessa, decisamente vinta, di sdoganare la malattia mentale contro lo stigma.

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LEGAMBIENTE: “SULL’INCENERITORE LA POLITICA E’ ASSENTE”

La campagna di sensibilizzazione di Legambiente contro l’inceneritore parte da un sit in davanti alla Provincia proprio mentre all’interno era in corso la conferenza dei servizi. Gli ambientalisti chiedono che l’impianto di Borgoforte vada a dismissione entro il 2020, come prevede la legge regionale, e che non vengano conferiti rifiuti da fuori provincia come invece ha chiesto Iren.
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LA LOGISTICA DI CUI NON ANDARE FIERI

Nel primo giorno di sciopero, l’indomani della fumata nera dopo il confronto tra il sindacato Usb e Gls, in via Riva i colleghi e amici di Abd Elsalam sono in picchetto permanente lì davanti ai cancelli in attesa che si sblocchi la situazione. Tra i pochi presenti nessuno ha voglia di parlare, dicono che solo i dirigenti sindacali possono rilasciare dichiarazioni in questa fase molto delicata di una trattativa che, a dire il vero, sembra barricata sue due fronti mai allineati.

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MORCONE: “I SINDACI NON POSSONO DIRE NO ALL’ACCOGLIENZA”

“I sindaci non possono dire no all’accoglienza, si rendano protagonisti del territorio”. Suona come un monito quello che il prefetto Mario Morcone rivolge ai sindaci che si sono rifiutati, negli ultimi anni, di ospitare i richiedenti asilo nei loro comuni. E’ troppo facile dire no, insomma, al contrario si rendano protagonisti dei propri territori. Si parla di equa distribuzione, di responsabilità degli enti locali e di aspettative dei cittadini nell’incontro organizzato dalla Provincia. Ma quello che più viene contestato è un sistema accoglienza che non funziona. Nel senso che il richiedente asilo dovrebbe essere seguito, impegnato nel corso della sua permanenza, in modo da essere soggetto attivo della vita del territorio che lo ospita e nel contempo poter contare su un appoggio anche una volta terminato il percorso.

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FACCHINO UCCISO A MONTALE: E’ LA LOGISTICA CHE VOGLIAMO?

Ma che razza di logistica è questa? E’ la prima domanda che viene da porsi ripercorrendo la cronaca dei fatti avvenuta davanti ai cancelli della ditta Gls a Montale. Un operaio che muore schiacciato da un camion mentre è in corso un presidio. E già a questo punto della vicenda ci sono le due versioni: quella del tragico incidente per la Procura della Repubblica di Piacenza e dall’altra quella del sindacato Usb secondo cui il camion avrebbe forzato il presidio. L’intenzione dei lavoratori è di organizzare una manifestazione nazionale della logistica, l’ennesima forse è vero, ma questa volta è morto un uomo, padre di cinque figli. Un episodio che mette in luce ancora una volta le contraddizioni di un comparto che spesso Piacenza vanta come valore aggiunto, ma che di tutto ciò, almeno in questa circostanza ha ben poco. I picchetti, la rabbia dei lavoratori, il ruolo dei sindacati, la supremazia delle aziende appaltatrici sono tutti attori di un sistema di cui c’è poco da vantarsi. Perché probabilmente è proprio il sistema così come è che non funziona, e questo evidentemente anche a Piacenza. Dove sta la dignità del lavoro? Certo i camion devono partire altrimenti la multinazionale di turno abbandona il territorio e porta via il magazzino, ma chi ci deve rimettere in tutto questo? Al momento le risposte ognuno le ha nella sua testa e nella sua coscienza, nulla di più. La nota congiunta di Cgil Emilia Romagna, Cgil Piacenza, Filt Emilia Romagna e Filt Cgil Piacenza denuncia come “negli appalti, dopo le intimidazioni e lo sfruttamento, si muore”; anche la Diocesi di Piacenza Bobbio interviene sui fatti “non possiamo non esprimere la nostra preoccupazione per la situazione dei lavoratori in particolare quelli impegnati nel comparto della logistica spesso segnato da conflitti, vertenze sindacali, diritti dei lavoratori non rispettati. La vicenda deve diventare occasione per la riaffermazione del significato umano del lavoro”.

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