ECCE HOMO, PERCHE’ NON TRASFERIRLO ALLA NUOVA GALLERIA DELL’ALBERONI?

La querelle sul mancato trasferimento dell’Ecce Homo dalla Galleria Alberoni al padiglione Italia di Expo 2015 occuperà ancora per molto tempo le prime pagine dei giornali; così almeno avrebbe promesso di andare in fondo a questa vicenda Vittorio Sgarbi, con la  verve che gli propria. Piccata la replica del Collegio Alberoni. Ma polemiche a parte, andiamo oltre. Condividiamo e riproponiamo la proposta dell’architetto piacentino Matteo Faroldi che cerca di dare una risposta alla domanda: perchè non offrire visibilità all’opera di Antonello Da Messina, pur restando a Piacenza? Si potrebbe pensare di trasferire l’Ecce Homo dal Collegio alla Nuova Galleria  riallestendo una delle sale perimetrali al grande salone degli arazzi. La Nuova Galleria progettata dall’architetto Vittorio Gandolfi, spiega Faroldi, è una “dependance” accessibile, senza barriere architettoniche ed è potenzialmente indipendente dal Collegio. Ha un’architettura sobria, pensata, elegante e funzionale dove hanno trovato degna ed importante collocazione gli arazzi ed altre collezioni. Un nuovo allestimento, scrive l’architetto piacentino, in una sala di dimensioni ridotte, in una zona del complesso dove il flusso turistico limiti il disturbo all’attività del Collegio, già dotati di atrio/biglietteria/book shop, con parcheggi nelle immediate vicinanze. Pensate solo alla sala degli arazzi come “sala d’attesa” per poter entrare nel nuovo “scrigno” dell’Ecce Homo. Dato che la sala è già dotata di moderne tecnologie insieme agli arazzi potrebbero essere proiettati in loop approfondimenti sull’opera in diverse lingue, anticipando al visitatore le nozioni e gli spunti critici per entrare preparato. Ci chiediamo: ci ha mai pensato qualcuno fino ad ora?

PIACENZA IN ARANCIONE CONTRO IL RAZZISMO

Il Comune di Piacenza si veste d’arancione in occasione della 11°edizione della Settimana di azione contro il razzismo. Il 21 marzo si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale contro il Razzismo, indetta dalle Nazioni Unite in ricordo del massacro di Sharpeville del 1960, la giornata più sanguinosa dell’apartheid in Sudafrica: durante una pacifica manifestazione di protesta contro l’introduzione dell’Urban Areas Act, ovvero il provvedimento che imponeva ai cittadini neri di esibire uno speciale permesso nelle aree riservate ai bianchi, la polizia sudafricana aprì il fuoco sulla folla dei dimostranti, uccidendo 69 persone. Il comportamento della polizia venne denunciato da una speciale commissione d’inchiesta come eccessivo impiego della forza contro una folla disarmata e l’operato del Governo sudafricano venne ufficialmente condannato dalle Nazioni Unite. Si comincia mercoledì 18 marzo con il mediometraggio Zakaria, giovedì 18 la marcia contro i pregiudizi e sabato 21 dalle 13 pranzo insieme al kaprasquare, giochi per i più piccoli ai giardini Margherita e alle 17 il lancio dei palloncini contro il razzismo.

settimana contro razzismo

CASTELL’ARQUATO: “I PROFUGHI NON LI VOGLIAMO”

Castell’Arquato ha detto no, non ospiterà i profughi in arrivo sul territorio piacentino. Un rifiuto portato avanti soprattutto dai Giovani Padani e dal consigliere di maggioranza Umberto Boselli. Si riapre, dopo alcuni mesi, il dibattito intorno all’ospitalità dei richiedenti asilo. I sindaci dei comuni non erano stati in grado trovare una posizione unitaria sul tema; al contrario si venne a creare una netta divisione tra i comuni amministrati dal centrosinistra e quelli portacolori del centrodestra. La palla passò nuovamente alla prefettura che, ad oggi, ha l’ultima parola su come e dove alloggiare i profughi. A Castell’Arquato sembra sia andata diversamente.

Ecco la nota diffusa dal Movimento Giovani Padani:

“A Castell’Arquato non arriverà nessun clandestino delle operazioni “Mare Nostrum” e “Triton” – esordisce il coordinatore provinciale MGP Luca Zandonella – e questo grazie al grande impegno e lavoro sottotraccia del consigliere comunale di maggioranza Umberto Boselli. La prefettura, infatti, voleva scavalcare la volontà popolare tramite un accordo con un privato, fregandosene del secco no ricevuto dal Comune. Da oltre due settimane però Boselli stava lavorando per trovare una soluzione per non farli arrivare, incontrando direttamente sia il privato che il comitato di cittadini che si opponeva all’arrivo. Grazie quindi alle molte pressioni ricevute e vedendo il malcontento dei cittadini di Castellarquato, il privato per fortuna ha cambiato idea. Ma questo non sarebbe stato possibile senza il continuo interesse e la perseveranza del nostro consigliere, che ha ottimamente rappresentato i Giovani Padani nelle istituzioni: questo è un chiaro caso di concretezza nel risolvere un potenziale problema, cioè il classico “passare dalle parole ai fatti”. I cittadini arquatesi ringraziano”. Sul tema interviene anche il consigliere regionale Matteo Rancan: “Come già successo nel mio paese, Cortemaggiore, grazie all’impegno della Lega Nord in amministrazione comunale i finti profughi non sono arrivati sul territorio. I comuni che stanno ospitando gli immigrati a nostre spese sono governati dalla sinistra, il PD insieme al prefetto si preoccupa di trovare alloggi a persone sbarcate ieri mattina, dimenticandosi che prima di loro ci sono tanti piacentini colpiti dalla crisi che godrebbero volentieri delle stesse condizioni riservate a loro. Visto che sono così generosi, perchè non li ospitano anche direttamente nelle stanze inutilizzate della prefettura e nelle sede del PD? Ricordo che tutto ciò ovviamente è possibile “grazie” agli ordini del governo Renzi, che sta permettendo una autentica invasione di massa; perfino il ministro spagnolo Fernandez Diaz ha lanciato l’allarme secondo il quale nel 2015 “in Italia sbarcheranno più di 200mila clandestini”: la Spagna difende giustamente i confini, la coppia Renzi-Alfano invece aiuta gli scafisti. La Lega Nord si continuerà ad opporre senza se e senza ma a questa gigantesca vergogna. A Castell’Arquato abbiamo dato una piccola dimostrazione di che pasta sono fatti i Giovani Padani”

PAGNONCELLI: “CITTADINI VERI ATTORI DEL CAMBIAMENTO”

Sostenere che investire sulla cultura è fondamentale per far ripartire il nostro paese è praticamente una banalità, il concetto, dunque, va ampliato. Il vero problema è far prendere consapevolezza del ruolo sociale e delle responsabilità del cambiamento di questo paese. Nando Pagnoncelli, CEO IPSOS Italia, ospite del Dies Academicus dell’Università Cattolica, ha allargato il discorso al ruolo individuale dei cittadini nel processo di trasformazione. “Occorre che i cittadini prendano coscienza del ruolo che hanno; a questo proposito la formazione finalizzata ad un lavoro è riduttivo per far ripartire l’Italia, le famiglie in questo assumono un ruolo fondamentale”. A Pagnoncelli che i sondaggi li fa di mestiere ed ha un quadro della situazione ben delineata, abbiamo chiesto l’indice di gradimento degli italiani verso le politiche della scuola dell’attuale governo. “Il gradimento è sempre rischioso perchè presuppone aspettative che se disattese, portano delusioni”.

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BUZZI UNICEM – CARBONEXT: DOVE E’ FINITA LA POLITICA? SE NE PARLA A TUTTO TONDO

Prima ancora che esplodesse sulla stampa la vicenda della Buzzi Unicem e del combustibile Carbonext erano già un caso. Un caso nel quale si intrecciano interessi economici e la salute dei cittadini. Da una parte ci sono le ragioni del cementificio, corredate da due conferenze dei servizi e da uno screening che confermerebbero la non pericolosità per la salute dell’utilizzo del combustibile, dall’altra la voce della gente, delle amministrazioni, peraltro divise a loro volta e dei medici che chiedono una valutazione dell’impatto sulla salute che potrebbe avere il Carbonext bruciato nel cementifico della val d’Arda. Ma il cammino sembra tortuoso e destinato ad arrestarsi.

Si chiamano celle aperte, spazi nei quali i detenuti sono liberi di nei corridoi della propria sezione. Come occupare questo tempo? L’ideale sarebbero percorsi strutturati che vanno dall’apprendimento di un mestiere alla scrittura, nella direzione di rielaborare l’esperienza della detenzione. Oggi al carcere delle Novate il vero problema non è più il sovraffollamento ma tenere occupati i detenuti. La rivista Sosta Forzata, che oggi rischia di essere sospesa nella pubblicazione, andava proprio in questa direzione.

Sentire parlare chi ha visto la morte accanto, giorno dopo giorno, fa sentire enormemente piccoli. Sentire il giornalista Domenico Quirico raccontare la sua esperienza nelle mani di jihadisti per 150 giorni, con estrema lucidità, fa capire, ancora di più, che la minaccia dell’isis rappresenta davvero il vero e unico male del mondo. Il Grande Califfato, il titolo del suo libro, è un progetto di espansione mondiale.
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TIBALDI MONTENZ: “CERCO MOTIVAZIONI PER RIMANERE IN FONDAZIONE”

Per portare avanti seriamente un impegno che si è assunto ci vogliono motivazioni, ancora di più se questo impegno è nei confronti della città. Milena Tibaldi Montenz, consigliere della Fondazione di Piacenza e Vigevano, sta vivendo un forte disagio che la porta a mettere in discussione il suo ruolo. “La Fondazione con l’elezione del presidente Toscani – spiega Tibaldi – ha vissuto una restaurazione aurea sia dal punto di vista della comunicazione che della trasparenza. La forma è ineccepibile. Nonostante ciò – continua – mi sento fondamentalmente inutile”. Parole pensanti soprattutto se a pronunciarle è una donna votata al pragmatismo e all’operatività come Milena Tibaldi Montenz. Si tratta di un disagio personale che porta Tibaldi a riflettere e a cercare motivazioni per continuare a sedere all’interno del consiglio generale e della commissione cultura. Dimissioni in vista nel parlamentino di via Sant’Eufemia? Un disagio frutto, probabilmente, di una mancanza di partecipazione nelle decisioni prese dal cda o una scarsa considerazione delle proposte avanzate dal consiglio. Solo ipotesi.

fondazione sede

EX ENEL: IL MERCATO GOVERNA ARCHEOLOGIA E URBANISTICA?

La rivolta contro il palazzo sale e, forse, arriverà anche in Comune. Dopo la petizione presentata da associazioni ambientaliste, culturali e liberi cittadini, contro la struttura che sorgerà al posto dell’ex Enel, in rete e sui social l’asticella compaiono nuovi post condivisi da un numero di cittadini sempre maggiore. Vittorio Melandri, occhio attento della realtà locale da molteplici punti di vista, sul profilo Facebook ha pubblicato un post intitolato A Piacenza una “scoria nucleare” grossa come una casa. Partendo dal fatto che in Italia le scorie nucleari sono difficili da smaltire, Melandri scrive che “a Piacenza è in bella vista una “scoria nucleare” grande come una casa, che invece di essere smaltita, tutte le cosiddette “autorità” investite del caso, hanno deciso di lasciare proprio dove da più di trent’anni è sempre stata”. Dopo un lungo excursus storico ripercorrendo le tappe più significative dalla costruzione di Palazzo Enel, Melandri arriva all’oggi “a bruttura abbattuta, e a cantiere aperto dall’ultima proprietà, “Società Immobiliare Campo della Fiera” per edificare quello che l’artista William Xerra ha definito un nuovo “insulto a Palazzo Farnese”. A cantiere aperto, e molto celere a quanto pare, un gruppo di associazioni e cittadini, anche se “armati” di speranze fragili, hanno deciso di provare ad opporsi al dispiegarsi ultimo di questo “insulto” a Palazzo Farnese e al bene comune di una intera città, ed hanno articolato una serie di domande che attendono risposte sollecite, esaurienti, documentate, trasparenti che hanno posto ai soggetti coinvolti: Comune, Soprintendenza ed ENEL.  A fronte del mitico “mercato” che sembra sia l’unico governatore di archeologia e urbanistica, associazioni e cittadini, intendono provare a battersi per le proposte che hanno avanzato, confidando in un sussulto di dignità, in un saggio ripensamento dei propri amministratori”. Ci riusciranno?

ex enel cantiere dall'alto

PALAZZO EX ENEL, “PRONTI ALLA PROTESTA SOTTO AL COMUNE”

L’intenzione è quella di bloccare il cantiere, nonostante proceda a ritmo serrato, pensando, perchè no, ad una manifestazione di protesta pacifica, magari proprio sotto palazzo Mercanti. Stiamo parlando di ciò che sorgerà sulle ceneri di palazzo ex Enel di viale Risorgimento, ovvero un palazzo dove troveranno spazio residenziale, uffici e una palestra per gli studenti del liceo gioia, ribattezzata, da insegnanti e studenti, “palestrina” per la esigue misure di 15 metri per 15. Intorno al cantiere le voci di dissenso non sono mai mancate; comitati, associazioni, gruppi di ricerca, anche cittadini hanno aspramente criticato l’intervento approvato dall’amministrazione, denunciando soprattutto la parzialità nelle procedure di approvazione della variante e del rilascio dell’autorizzazione archeologica, l’insufficiente trasparenza nelle modalità di alienazione dell’immobile e il mancato coinvolgimento della cittadinanza. Tutti gli step della vicenda del tormentato cantiere, dal cambio di destinazione d’uso, alla lievitazione del valore economico ad oggi quasi 10 milioni di euro, dal rischio di abbandono dei reperti archeologici sotto il solettone di cemento, all’impatto ambientale che la nuova struttura avrà su palazzo Farnese, alla preoccupazione per le scelte urbanistiche, sono stati raccolti in una petizione accompagnata da oltre 280 firme che si vanno ad aggiungere alle oltre 400 raccolte on line. “Abbiamo inviato il documento a tutti gli enti competenti, dal Comune di Piacenza alla Soprintendenza, per avere le risposte che non abbiamo ricevuto. Sappiamo che i tempi sono molto stretti – conferma l’architetto Stefano Benedetti – stiamo pensando anche ad una manifestazione pubblica sotto il Comune perchè sappiamo che tanti cittadini sono contrari a questo progetto”. Una conferenza stampa che ha preso le sembianze di un incontro pubblico dove in molti hanno preso la parola preoccupati per l’impatto che l’opera avrà sul palazzo Farnese, chiedendo che l’area resti libera, così come testimoniano i documenti del 1862; e ancora l’attenzione ai reperti di indubbio valore storico come testimoniano le dichiarazioni dei sovrintendenti Calvani nel 1981 e Minoia nel 2014. Il filo del ragionamento che sottende tutto il documento è molto semplice: quali sono i bisogni dei cittadini in quella parte di città? Servizi per le scuole vicine che hanno un disperato bisogno di spazi per l’attività sportiva, certamente. Nuovi alloggi, con un sfitto che a piacenza oscilla tra 7 e 8 mila unità? Uffiici, spazi commerciali? La risposta vien da sé. Insomma l’impressione è che questa volta si voglia arrivare in fondo a chiarire questioni che, da mesi, sono state poste sul tavolo a cui nessuno ha mai risposto. “Insieme alle criticità – spiega Manrico Bissi dell’associazione Archistorica – facciamo alcune proposte, ad esempio la permuta che possa offrire alla proprietà un’altra zona dove costruire. Nel nostro documento/petizione – conclude – chiediamo una progettazione più ampia e partecipata”.

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QUIRICO: “IL CALIFFATO E’ L’UNICO MALE DEL MONDO”

L’unico vero male del mondo è il progetto del Califfato, molto più del debito greco e della percentuale del Pil. Parole di Domenico Quirico, l’inviato de La Stampa che ha conosciuto direttamente il fondamentalismo islamico perchè per 150 giorni è stato nella mani dei jihadisti in Siria. Era il 2013, dopo questa esperienza in cui è entrato in contatto con il male vero e proprio ha scritto un libro “ll grande Califfato”. Un contatto diretto, giorno dopo giorno che ha portato il giornalista ad avere idee più chiare rispetto al fenomeno Isis, l’autoproclamato stato islamico che sta conquistando velocemente sempre più territori a ridosso dell’Occidente. Ad ascoltarlo a palazzo Gotico c’era anche il piacentino Daniele Vallisa, per 4 mesi ostaggio in Libia. Esperienza terribile che tuttavia non porta Quirico a parlare di paura: “la cosa che colpisce più di tutti chi ha incontrato un  jihadista è l’ossessione di realizzare il sogno del Califfato” ha spiegato. Rientrato in Italia Quirico si rese conto della pericolosità del nuovo Califfato e lo denunciò pubblicamente, ma il suo grido d’allarme è stato inascoltato “sottovalutato – conferma Quirico – perchè scambiato per una prosecuzione di al Qaeda, ma non era così”. 

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CARCERE NOVATE: LA SFIDA E’ MOTIVARE I DETENUTI, “SOSTA FORZATA” E’ UN ESEMPIO

Il vero problema all’interno del carcere delle Novate non è più il sovraffollamento ma tenere occupati i detenuti, occupargli la giornata, dargli una motivazione. Un problema, per certi aspetti più difficile da risolvere, ora che il penitenziario piacentino si è dotato di un nuovo padiglione che può ospitare fino a 200 detenuti. Si chiamano celle aperte dove i detenuti sono liberi nei corridoi della propria sezione. Un’opportunità? Certo, a patto che sia ben sfruttata attraverso percorsi strutturati, più che semplici corsi di intrattenimento condotti da volontari, che possono andare dall’apprendere un mestiere fino alla scrittura, nella direzione di rielaborare l’esperienza della detenzione.

Arrivare alla consapevolezza di aver commesso un reato per il quale si stanno scontando anni di galera, per un detenuto, non è affatto scontato. E’ un punto d’arrivo al quale non tutti e non sempre si arriva, spesso con difficoltà. Il pentimento, ad esempio, è un percorso lungo, tortuoso. Il detenuto, la maggior parte della volte, pensa di essere dietro le sbarre ingiustamente, l’obiettivo è contare i giorni che mancano all’uscita premio o all’udienza per gli arresti domiciliari.

Il giornale Sosta Forzata, fin dalla sua prima uscita, è un laboratorio di scrittura, una possibilità per i detenuti di raccontare la loro esperienza e di assumersene la responsabilità. Su Sosta Forzata non si leggono notizie, ma vite intere, gioie, dolori, sofferenze ma anche speranze e obiettivi. Ad oggi Sosta Forzata rischia fortemente di essere sospeso nella pubblicazione.

Il servizio completo con l’intervista ad Alberto Gromi, Garante dei detenuti, sarà visibile nella prossima puntata di A Tutto Tondo 

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