ALTERNATIVA PER PIACENZA: DALL’AFFONDO ALLA RISALITA? IPOTESI PRIMARIE SEMPRE PIU’ VICINA

Dall’affondo alla risalita. Potrebbe essere questa l’immagine che oggi caratterizza Alternativa per Piacenza? Chissà, sembrerebbe decisa l’assemblea del prossimo 3 febbraio in cui sul tavolo ci sarà soprattutto un nome, quello di Massimo Castelli, rivelato dal quotidiano Libertà, che potrebbe ricomporre il clima costruttivo andato in frantumi solo la settimana scorsa. Basterà un nome? O sarà proprio lui per le caratteristiche che incarna, uomo di sinistra che piace anche ai più moderati, ad aprire di nuovo il cantiere in vista delle elezioni? Certamente c’è da correre perché i tempi stringono.

Castelli, che si detto a disposizione in attesa di un’offerta credibile e unitaria, potrebbe addirittura essere l’unico candidato di ApP se l’assemblea lo indicasse come tale. Sullo sfondo invece ecco ricomparire le primarie che, stavolta, potrebbero piacere anche ai nove che, la scorsa settimana, sono usciti da ApP. E potrebbe essere proprio Stefano Cugini, capogruppo PD in consiglio comunale, l’altro nome a contendersi il titolo di candidato sindaco con Castelli. E’ opportuno pensare, a questo punto, che potrebbero esserci altri nomi a concorrere alla corsa. Resta da capire quali saranno le regole definitive per la celebrazione delle primarie e se la partita sarà nuovamente giocata da tutte le anime di ApP.

 

DA PD E CENTRO SINISTRA APPELLO ALL’UNITA’. E LA PALLA PASSA AI “DISSIDENTI” DI APP

L’esperienza della plenaria di Alternativa per Piacenza è troppo importante per finire in nulla, pur prendendo atto delle differenti vedute soprattutto su alcuni temi chiave per la città. È da queste premesse che il centrosinistra piacentino fa un nuovo passo avanti di apertura verso i nove che hanno lasciato il gruppo la scorsa settimana. Una nuova apertura, l’ultima, dopo la quale ognuno prenderà la sua strada. A prendere la parola, per primo, Silvio Bisotti, segretario del Pd, che ha posto l’accento su tre ordini di problemi per trovare la strada comune insieme ai cosiddetti “dissidenti”: regole, contenuti e confronto con la città.

Alla plenaria di giovedì 3 febbraio il pd e gli altri componenti di ApP, proveranno a ricomporre la frattura, se entro la metà del mese non si convergerà sui contenuti e sul nome del candidato, allora si riproporranno le primarie e, c’è da pensare, ognuno andrà per la sua strada.

CENTRO SINISTRA: SI LITIGA ANCHE SUL “COME” E’ FINITA

Sembra di assistere ad una separazione mal gestita, dove ognuna della parti dà la sua versione dei fatti e chi ascolta ha davanti a sé due film diversi. C’è da immaginare che nessuno in Alternativa per Piacenza avrebbe voluto finisse così. Ma c’è da litigare anche sul come è finita: per chi è rimasto ha parlato una nota stampa che riporta ancora il logo ufficiale del gruppo in cui il portavoce dimissionario scrive che “nella plenaria del 20 gennaio da alcuni interventi è emersa la constatazione dell’impossibilità nell’andare avanti con l’unità
immaginata, ma anche un invito ai compagni di viaggio che hanno lasciato il tavolo politico di ApP a ripensarci. Nel prendere atto che ciò non è avvenuto nel corso dell’incontro, con la speranza che si possa ricomporre in futuro, si è contestualmente deciso, infine, di proseguire in nuove forme il cammino di rilancio del progetto politico alla base del campo riformista e progressista. La speranza per un’alternativa è un dritto di tutti, un’idea che si porterà avanti con forza e unità, ma per onestà intellettuale e chiarezza politica va detto che quella #casacomune che si era immaginata con Alternativa per Piacenza non c’è più”. 

E’ scritto chiaramente: ApP non  esiste più e chi vorrà andare avanti (in vista delle comunali ndr) lo dovrà fare “in nuove forme” che tradotto significherebbe in modo indipendente, con un proprio candidato/a. Perché è proprio su questo nodo che il percorso si è inceppato, sulle modalità per arrivare a scegliere chi rappresentare alla competizione elettorale, senza contare che la disponibilità di Stefano Cugini è stata messa in discussione, e rifiutata, proprio dal suo stesso partito, il PD.

Dall’altra parte è emersa la volontà da parte di alcuni componenti di ApP di rilanciare un appello all’unità, chiarendo ai cittadini che “una parte consistente di chi ha partecipato e condiviso questo percorso non si riconosce nelle ricostruzioni dell’ultimo passaggio avvenuto giovedì scorso. La tensione unitaria del percorso di ApP non si è arrestata”. I firmatari di questa nota hanno dato vita ad una raccolta di firme per tenere in vita l’assemblea e appellarsi all’unità. Un ultimo tentativo a vuoto prima del De Profundis, che per una parte sarebbe già avvenuto?

E poi c’è la posizione del nove fuoriusciti dal gruppo che hanno motivato la scelta con una conferenza stampa qualche giorno fa, che oggi hanno scritto: “Giovedì in molti siamo rimasti esterrefatti dalla conclusione volutamente monca della riunione, in cui non si è permesso di tirare una riga sul confronto avvenuto, in verità ricco di spunti, preferendo la lettura di un comunicato preconfezionato con cui si è sciolta unilateralmente l’assemblea, così come conosciuta da un anno a questa parte, e congelato l’utilizzo del logo, rimandando a un futuro incontro la nascita di una nuova versione della plenaria. Per noi quest’ultimo punto è dirimente. Non esiste ragione al mondo per sopprimere l’assemblea, quella delle tante serate al Trieste 34, a meno di non voler delegittimare le persone che nella stessa e nei gruppi di lavoro si sono impegnate e, al tempo stesso, mettere alla porta i “disobbedienti”.

Ci dica senza tentennamenti, il tavolo politico, che é disponibile a rimediare, tornando sui propri passi e rinunciando a tracciare un così netto confine tra un prima e un dopo. Dia a tutti garanzia che quella assemblea, figlia delle origini, é viva e vegeta e non verrà liquidata. Se così sarà, troverà in noi gli stessi appassionati partecipanti al progetto di casa comune di questi mesi, disposti in modo costruttivo a provare a sciogliere i nodi politici tuttora aperti, senza ultimatum e a condizione non si snaturi un percorso tanto apprezzato da aver prodotto, “dal basso”, un documento così spontaneo di richiamo all’unità”.

Ma se ApP, così come era intesa alle origini, non esiste più, come è pensabile che il tavolo politico possa tornare sui propri passi? Un prima e un dopo è, evidentemente, già stato segnato che verrà suggellato dalla scelta di un candidato proprio che nascerà in “quelle nuove forme” a cui si faceva riferimento nel comunicato a firma Tavolo Politico ApP.

 

“IN APP SONO VENUTE MENO LEALTA’, RISPETTO E DIGNITA’ “

Pari dignità, rispetto reciproco e lealtà: sono le basi di Alternativa per Piacenza che i tre fondatori hanno dato al movimento ormai 15 mesi fa. Requisiti che oggi sarebbero venuti meno e che hanno portato alla decisione di staccarsi dal gruppo. Certo il progetto di creare un grande laboratorio di centro sinistra fino ad arrivare alle elezioni comunali con un unico candidato era davvero ambizioso, ma allora le premesse e il tempo c’erano tutti, oggi certamente meno e l’idea di andare uniti è per lo più un miraggio.

Stefano Cugini, Luigi Rabuffi e Sergio Dagnino si sono presentati alla stampa accompagnati da altri membri del gruppo, per spiegare le motivazioni che hanno impedito loro di proseguire il cammino con la serenità che oggi non c’è più. Domani sera la plenaria che decreterà ufficialmente lo strappo consumato.

ALTERNATIVA PER PIACENZA PERDE NUOVI PEZZI. ESCONO ANCHE M5S E SINISTRA RADICALE

Sembra che alla fine qualunque tentativo di trovare una mediazione sia fallito, così da far naufragare il progetto politico del centro sinistra unito Alternativa per Piacenza, In verità unito non lo era più ormai da settimane: Rifondazione Comunista aveva già salutato il progetto qualche tempo fa: oggi insieme a lei ci sarebbero anche il Movimento 5 Stelle, la componente ambientalista e Pc in Comune. “Non c’è la serenità per andare avanti” scrivono alcuni componenti, tra loro Davide Bastoni, Enrico Caruso, Giuseppe Castelnuovo, Sergio Dagnino, Stefano Forlini, Luigi Rabuffi, Giovanni Toscani, Milvia Urbinati, Davide Vanicelli. “Dopo lungo e sofferto confronto, siamo arrivati alla conclusione che, al momento, – affermano – non esistono le necessarie condizioni. Manca a tutti, causa gli sviluppi dell’ultimo mese, la dovuta serenità per andare avanti”. In particolare si riferiscono alle primarie per la scelta del candidato sindaco su cui invece il PD ha puntato nell’ultimo mese tutti gli incontri.

La frattura più insanabile è proprio con il Partito Democratico, che insieme ad Art.1  ha caldamente appoggiato le primarie di coalizione, da celebrare con regole aperte per agevolare la più ampia partecipazione dell’elettorato di centrosinistra. Per contro, i movimenti della sinistra radicale e altre personalità di estrazione civica invece hanno chiesto di proseguire nel confronto solo interno alla plenaria (composta da circa 120 persone) per decidere il candidato, oppure di stabilire regole più stringenti per la consultazione e la selezione dei candidati.

Oggi questi due gruppi costituiscono di fatto la spaccatura del movimento. I secondi continueranno a chiamarsi Alternativa per Piacenza? Presenteranno un candidato o una candidata? Forse riproporranno Stefano Cugini, lo stesso che era stato rifiutato dal PD? Domani mattina è convocata una conferenza stampa proprio per spiegare le motivazioni dell’uscita.

ALTERNATIVA PER PIACENZA: IPOTESI SCISSIONE ALL’ORIZZONTE?

Quella di domani sera sarà la riunione decisiva e potrebbe anche essere l’ultima. Il tavolo politico di Alternativa per Piacenza deciderà il destino del grande contenitore che finora ha ospitato le diverse anime del centro sinistra in vista delle elezioni comunali. O meglio, ha cercato di ospitare, considerato che Rifondazione Comunista è uscita dal gruppo e che ci sono parecchi mal di pancia per nulla celati.

Lo scenario che si presenta potrebbe anche essere la scissione se non si arriverà ad una soluzione che suona più come un compromesso. Da una parte c’è il Partito Democratico che propone le primarie allargate per arrivare al candidato sindaco, dall’altra c’è il nucleo originario di ApP, cioè quello che ha fondato il movimento ormai un anno fa. L’auspicio è che si arrivi ad un punto di incontro, anche se le due parti sembrano piuttosto convinte delle loro ragioni. Il discrimine è sulla scelta delle primarie a cui una parte di ApP si è opposta perché non sarebbe stata contemplata come possibilità, proposte invece dal PD dopo il no alla candidatura del notaio Massimo Toscani, della dottoressa Stefania Calza, dell’oncologo Luigi Cavanna e del passo indietro volontario di Stefano Cugini, la cui disponibilità non è stata accolta di buon grado dal suo stesso partito, il Partito Democratico.

Viene da chiedersi: se lo scenario fossero i due gruppi, Cugini da che parte si porrebbe? “Con il nucleo originario di ApP – ci ha risposto – ho un milione di difetti ma tengo molto alla mia coerenza e da me, chi rispetta le regole, avrà sempre pieno sostegno, a prescindere che sia sul carro del vincitore o tra la polvere degli sconfitti”. Resta certamente la speranza da parte di Cugini che i due attori riescano a trovare un punto d’incontro, “mi sono tolto dal tavolo politico proprio perché la mia presenza non provocasse imbarazzi e per consentire un confronto franco” ci ha detto.

Se invece Alternativa per Piacenza si scindesse, sia da una parte che dall’altra, tutto si rimetterebbe sul piatto, nomi e candidature comprese.

 

DAGNINO: “IN APP TROPPI ATTORI SI SONO MOSSI SENZA FARSI VEDERE”

Suona un pò come un ultimo appello quello che pentastellato Sergio Dagnino scrive sul suo profilo Facebook. Un messaggio accorato a non disperdere quello che di buono si è fatto finora. Il “buono” si riferisce al percorso che Alternativa per Piacenza ha costruito dal settembre del 2019, in particolare insieme a Stefano Cugini e Luigi Rabuffi, a cui poi nel corso dei mesi si sono aggiunti tanti altri, talmente eterogeneo che, scrive Dagnino, prima di sedersi intorno al tavolo di ApP si guardavano in cagnesco e che, pare, abbiano invece trovato punti d’incontro. A poche ore dalla nuova plenaria, rischia tutto di tornare come prima, con visioni profondamente diverse proprio sul metodo di scelta del candidato sindaco.

“Dopo un percorso bello ed entusiasmante” scrive Dagnino “qualcosa si è inceppato. Vecchie dinamiche che quando si comincia a parlare di nomi e ruoli si sono ripresentate puntuali, con attori che si muovono senza farsi vedere, ma pretendono (e spesso ci riescono) di mettere le mani “sul giocattolo”, una volta visto che lo stesso ha delle chance”.

Il riferimento nella parole di Dagnino par chiaramente rivolto al PD, che ha proposto le primarie aperte all’esterno per arrivare a scegliere il candidato. Ma sono “gli attori che si muovono senza farsi vedere” che gettano una brutta ombra su ApP, come se ci fosse una regia che domina su tutto. Altro che partecipazione aperta a tutti! Altro che nuova politica!

Il post di Dagnino si chiude con un ultimo invito affinché tutti diano, nuovamente, i massimo delle forze e dello sforzo per salvare il progetto inziale. Alla conta dei fatti, in un futuro neanche troppo lontano, ognuno si farà un esame di coscienza.

RIFONDAZIONE: “IL PREVALERE DEL PD CI HA PORTATO FUORI DA ALTERNATIVA PER PIACENZA”

Il problema è il Partito Democratico. Senza usare troppo giri di parole, Rifondazione Comunista accusa l’area dem di aver portato troppo al centro tutto i buoni propositi con cui Alternativa per Piacenza si stava per presentare agli elettori in vista delle prossime comunali.

Troppa moderazione, alcuni temi difficili da affrontare, insomma un’azionista di maggioranza il PD che, in quanto tale, avrebbe monopolizzato l’intero movimento. La decisione delle primarie, ora congelate in vista della plenaria del 5 gennaio, sarebbe solo la ciliegina sulla torta di una certa insofferenza mal sopportata da settimane.

ALTERNATIVA PER PIACENZA: PRIMARIE IN STAND BY. TUTTO RIMANDATO AL 5 GENNAIO

Si sono dati tempo fino al 5 gennaio, data in cui sarà convocata un’altra plenaria con voto per decidere il percorso che porterà al candidato/a del centro sinistra piacentino in vista delle elezioni comunali. Questo è quanto  emerso, in sintesi, dall’ultima assemblea di Alternativa per Piacenza svolta alla Camera del Lavoro.

Se ci si aspettava un sì o un no alle primarie si è rimasti delusi; il tavolo politico ha deciso di riunirsi nuovamente il 28 dicembre, poi il 5 gennaio 2022 quando “il Tavolo – si legge nella nota –  porterà le sintesi al voto finale per arrivare così in tempi congrui a scegliere la candidatura vincente contro le destre a palazzo Mercanti. A disposizione i consueti canali di partecipazione già attivi in ApP, a partire dai 4 gruppi di lavoro e dalla casella email alternativaperpiacenza@gmail.com per far valutare al Tavolo politico tutte le ipotesi in campo. Di certo, se si sceglieranno le primarie come strumento di consultazione popolare, queste saranno celebrate con regole e valori condivisi basati sul lavoro programmatico fatto in questi 12 mesi da ApP”.

Quindi, ad oggi, primarie congelate, in attesa che vengano scelte o meno come strumento privilegiato dalla maggioranza. Ma cosa potrebbe cambiare da qui a una decina di giorni? Se le perplessità su questo strumento erano forti tra gli attivisti di ApP, perché dovrebbero cambiare proprio ora? Per senso di responsabilità? In ogni caso, per rispetto alla città e agli elettori di centro sinistra, una sintesi convinta a credibile è più che auspicabile.

“Gli obiettivi di App sono tre – hanno ricordato in avvio i coordinatori Caterina Pagani e Davide Bastoni – proporre un modo diverso di fare politica coinvolgendo i cittadini e dare loro una concreta possibilità di incidere sulle scelte; unire le forze di centrosinistra ed elaborare una  visione di città che dia risposte ai bisogni, e presentarsi alle prossime elezioni comunali con una proposta credibile e vincente per una discontinuità di governo netta rispetto all’attuale Giunta. Siamo convinti che, per quanto la possibilità di ricorrere alle primarie non sia stata preventivata inizialmente, le modalità con cui decideremo a riguardo saranno coerenti con quanto ci siamo impegnati a realizzare per la città e siamo fiduciosi che la partecipazione attiva e condivisa a questa importante decisione porterà al miglior risultato possibile rispetto agli obiettivi di ApP”. C’è da augurarselo davvero.

 

ALTERNATIVA PER PIACENZA: SARANNO LE PRIMARIE A SCEGLIERE IL CANDIDATO?

Ancora niente di fatto. Il cerchio intorno al nome del candidato sindaco di Alternativa per Piacenza non si chiude, e questo non senza tensioni e discussioni. Il limite temporale di metà dicembre per presentare il nome da contrapporre al sindaco uscente Barbieri non è stato rispettato, “nonostante – si legge in una nota di ApP – Le aspettative di arrivare a sintesi erano alte, ma nel rispetto delle dinamiche democratiche sia di ApP sia dei soggetti che la compongono, nel corso delle ultime riunioni del Tavolo non è stato possibile avere quell’accelerazione che potrebbe arrivare in una “fase 2”, che rimetta al centro la partecipazione attiva dei cittadini, anche con una consultazione ampia come le primarie, con regole condivise e chiare e soprattutto con un orizzonte programmatico e di valori che accomuna, oggi più che mai, i soggetti che si riconoscono in Alternativa per Piacenza”. 

Uno stallo che dovrebbe portare ad una riflessione seria e profonda delle anime che compongono ApP, soprattutto del Partito Democratico che è “l’azionista di maggioranza” del gruppo. Con il ritiro di Stefano Cugini che si era messo a disposizione del movimento come candidato, a cui si aggiungono il “no grazie” di Stefania Calza e Massimo Toscani, il percorso riparte in salita, almeno questa è la visione che se ne percepisce.

La prospettiva quindi sono le primarie, con la speranza di arrivare a quella “fase 2 che rimetta al centro la partecipazione attiva dei cittadini con regole condivise e chiare” che verranno confermate nel corso della plenaria di giovedì 23 al teatro Trieste 34 a cui sono invitati tutti i cittadini.