
APP: “IL COMUNE FACCIA CHIAREZZA SUL CANONE PARCHEGGI DI PIAZZA CITTADELLA. LA SOCIETA’ NON PAGA DAL 2020”

Ha ricevuto il voto unanime del consiglio comunale la mozione presentata dai consiglieri di Alternativa per Piacenza Stefano Cugini e Luigi Rabuffi sull’emergenza ambientale di Roncaglia. Un voto responsabile che si concretizza nell’impegno da parte della politica piacentina, fino a dove gli è concesso, di mettere mano ad una frazione dove inquinamento, traffico pesante ed espansione della logistica rendono davvero difficile la vita ai residenti.
900 mezzi pesanti al giorno, inquinamento ambientale oltre che sonoro, mancanza totale di marciapiedi per la sicurezza dei pedoni, roncaglia è tagliata in due da strada caorsana dove ogni giorno passano migliaia di veicoli per lo più camion.
La mozione che ha ottenuto il disco verde chiede di valutare la fattibilità di limitare il traffico pesante, operando affinché Anas adotti ogni intervento necessario, per poi ottenere dalla prefettura l’autorizzazione per l’autovelox fisso.
Un’interrogazione e una mozione dedicate alla memoria di Daniele Ciolli, scomparso il 30 settembre scorso, instancabile attivista di Alternativa per Piacenza. I consiglieri Cugini e Rabuffi hanno depositato gli atti che hanno per oggetto il censimento delle barriere architettoniche al fine di contribuire alla pianificazione e alla realizzazione progressiva di una città senza barriere.
In particolare nell’interrogazione si chiede alla giunta se esiste un censimento dei marciapiedi, degli impianti semaforici e della loro conformità rispetto all’accessibilità fisica e sensoriale per persone con disabilità; se esiste un censimento degli uffici pubblici, delle aree verdi/giardini fruibili da tutte la categorie di cittadini; se Acer è in grado di fornire un censimento dei patrimonio ERP già riqualificato con specifica attenzione all’eliminazione delle barriere architettoniche e quanto incida sul totale degli alloggi in gestione al Comune di Piacenza.
Nella mozione si chiede alla giunta di impegnarsi a valutare e ricalcare il percorso virtuoso intrapreso dal Comune di Reggio Emilia dal 2015, teso al superamento delle barriere architettoniche (tutto ciò che ostacola la mobilità delle persone con disabilità fisica) e mentali (cioè gli ostacoli di natura comportamentale e culturale), sul modello già sperimentato di Porta Galera 3.0; e approntare un piano finanziario delle più che ingenti risorse necessarie a fare di Piacenza una città senza barriere e ad indicarne un orizzonte temporale indicativo per intervenire sugli ambiti che ne necessitano maggiormente.
I consiglieri di ApP, Cugini e Rabuffi, tornano sulla questione Piano Urbanistico Generale che ha occupato gran parte dell’ultima seduta di consiglio comunale; in particolare sulla bocciatura della mozione Percorso PUG partecipato depositata da Alternativa per Piacenza nel luglio scorso.
Ecco il testo del comunicato
Come Alternativa per Piacenza non possiamo rimanere silenti di fronte al quadro preoccupante emerso ieri in consiglio comunale durante il dibattito sulla mozione urgente, presentata dai nostri due rappresentanti, circa lo stato del percorso per la redazione del Piano Urbanistico Generale che
ricordiamo essere, come riconosciuto da tutti, lo strumento strategico di disegno del volto della città dei prossimi anni.
Sorprendente, in primis, la critica dell’assessore all’Urbanistica e di qualche consigliere di maggioranza sul carattere di urgenza attribuito alla mozione, specie quando per voce dello stesso assessore si è appreso che il percorso partito nel 2019 e che doveva oggi essere avviato alla sua conclusione, si trova invece “allo stato embrionale”.
Anziché cogliere l’occasione per inchiodare la precedente giunta alla responsabilità di non essere nemmeno riuscita a produrre il c.d. “quadro conoscitivo”, ovvero la fotografia attuale della città, si è preferito riversare su ApP il risentimento per la lesa maestà di doversi confrontare.
Meglio sarebbe stato, per esempio, chiedersi se si è pagato qualcosa al gruppo incaricato nel 2019 di redigere il PUG e se sì, a fronte di quali obiettivi raggiunti, dato che parliamo di soldi pubblici.
Imbarazzante, altrimenti non si può definire, la bocciatura della richiesta di opporsi a eventuali perequazioni per il consumo di terreno, vale a dire la possibilità fra Comuni, compensandosi a vicenda, di pianificare utilizzi di suolo superiori al limite imposto dalla legge regionale, che ribadiamo essere uno dei temi maggiormente critici. Sappiamo bene che la questione si decide sul
piano provinciale, ma era una chiara indicazione politica quella che chiedevamo di esporre ai cittadini. Che dire poi del richiamo fatto più volte da giunta e maggioranza al coinvolgimento dei portatori di interesse nell’ambito del percorso partecipato, da tutti riconosciuto dover essere non
solo a parole? In tema di VALSAT (Valutazione Strategica Ambientale e Territoriale) abbiamo sentito parlare molto di sviluppo economico e solo in seconda battuta di salvaguardia ambientale, che dovrebbe invece essere la priorità assoluta, non solo un efficace bandierina da campagna elettorale. Vaga anche la risposta sui termini di decadenza degli accordi operativi, che valgono certo per i progetti autorizzati e da convenzionare, ma non per quelli rigettati, che quindi devono decadere, come del resto evidenziato nella mozione. Sembra noiosa burocrazia, inutili tecnicismi per addetti ai lavori. Ma dal PUG dipende molto del futuro di Piacenza.
Ricapitolando, l’intera maggioranza ha bocciato l’atto presentato da Luigi Rabuffi e Stefano Cugini, in uno strano equilibrio tra i punti condivisi, la conferma che il documento ricalca le indicazioni di legge e il problema di un voto favorevole, che avrebbe fatto “dettare l’agenda” da ApP, come specificato dal capogruppo del Partito Democratico e rinforzato dall’assessore, con il suo “non ho colto nella mozione l’urgenza e il senso di dettare il ritmo alla giunta. Lasciateci lavorare per arrivare alla nuova scadenza in modo più sereno”.
Peccato, il senso della mozione era, al contrario, quello di appoggio e sostegno. L’invito a non disturbare il manovratore, è la seconda volta che ci tocca farlo notare, contrasta con il ruolo dei consiglieri comunali eletti dai cittadini, che meritano rispetto per il loro impegno e la dovuta considerazione delle loro sollecitazioni quando sono, come in questo caso, argomentate e di
enorme interesse generale.
La sensazione di una stroncatura politica perché la proposta è arrivata
dalla minoranza di Alternativa per Piacenza lascia davvero l’amaro in bocca
I consiglieri comunale di Alternativa per Piacenza commentano la perdita del finanziamento da svariati milioni di euro destinati all’ex pensionato albergo all’interno di ASP che avrebbe creato 90 nuovi posti per anziani fragili in una struttura interna del Vittorio Emanuele.
Ecco la nota
“La scelta di archiviazione di INAIL in merito alla pratica del finanziamento dell’ex pensionato albergo all’interno di Asp grida vergogna”. Così i consiglieri di ApP Stefano Cugini e Luigi Rabuffi commentano la notizia che ieri ha comunicato in consiglio comunale il vice sindaco Marco Perini.
Sono anni che si parla di questo progetto, al quale sia il Comune che Asp tenevano moltissimo perché avrebbe dato la possibilità di avere 90 nuovi posti destinati agli anziani e a categorie fragili in una struttura interna al Vittorio Emanuele, con una sensibile riduzione delle liste di attesa e nuove risorse per l’azienda servizi alla persona. Apprendiamo con sconcerto che si è preferito buttare via cinque anni di lavoro e mediazione, perdendo un finanziamento da svariati milioni di euro. Un conto è fare una scelta, un conto è subirla – ribadiscono Cugini e Rabuffi.
Il deficit di bilancio di Asp “è ampiamente in perdita” per usare le parole del vice sindaco Perini, sfiora i 680 mila euro. Alla guida, dal 2019, c’è Eugenio Caperchione che firmò un piano di risanamento commissionato proprio nel corso dell’amministrazione Dosi e affidato a Marco Perini che rivestiva, allora, il ruolo di amministratore unico, sostituito poi da Caperchione.
Ieri è arrivata la conferma che quel piano è lontano dall’essere rispettato, i numeri del bilancio sono in profondo rosso, il progetto per il pensionato albergo è sfumato.
A questo punto ci domandiamo quali conclusioni vorranno trarre l’amministratore unico, rispetto ai risultati impietosi letti nero su bianco, e la nuova giunta comunale, posto che in ballo c’è la fascia più debole della popolazione, gli anziani, le loro famiglie sempre più in difficoltà nella gestione quotidiana.
E’ stata intensa l’attività consiliare di Alternativa per Piacenza ad un mese e mezzo dall’insediamento del nuovo consiglio comunale. Il mese di agosto non ha smorzato la produzione di atti concreti, per lo più mozioni e interrogazioni, da discutere in consiglio. Un’attività di sostanza, densa di contenuti che richiamano i temi del Libro Giallo, il programma di ApP in campagna elettorale.
In tutto sono state depositate 29 mozioni, 9 interrogazioni e una risoluzione. Tre questi documenti due riguardano il tema delicato della parità di genere e il cosiddetto Codice Rosso, la legge contro la violenza sulla donne.
Oggi, 7 settembre, nel doloroso anniversario che riporta l’intera città al giorno di tre anni fa in cui fu ritrovato il corpo di Elisa Pomarelli, Alternativa per Piacenza ha voluto ricordare quel dramma con un gesto concreto, attraverso gli strumenti che la politica locale ha a disposizione, ovvero la discussione e il voto in consiglio comunale.
Dopo il tentato stupro avvenuto pochi giorni in via Scalabrini, Alternativa per Piacenza ha deciso di presentare un’interrogazione affinché si vada al nocciolo del problema e le proposte escano dal Consiglio comunale. «Servono percorsi individualizzati da svilupparsi con tempo e costanza, di aiuto a eliminare le cause scatenanti della condotta deviata, in una logica di giustizia riparativa. Perché possiamo parlare all’infinito, ma finché una povera donna alle sei di mattina o alle otto di sera non sarà libera e sicura di andare per strada, non potremo illuderci di vivere in una società civile».
ecco il testo della nota stampa
Talmente grave quel che è successo domenica in via Scalabrini, che Alternativa per Piacenza ha scelto di non concorrere alla ridda di comunicati stampa che è seguita, per concedersi quel di più di riflessione, evitando “parole poco pensate che portano pena”. Ci siamo uniti, a caldo, al breve post del nostro capogruppo Stefano Cugini, per la dovuta vicinanza alla vittima e il ringraziamento a chi ha fatto il suo dovere civico, permettendo l’arresto di un delinquente violentatore.
Abbiamo infine deciso di esprimerci con gli atti, perché delle parole resti traccia e un voto nella sede più indicata, quel consiglio comunale dal quale devono uscire proposte e soluzioni utili alla città e a chi la vuol vivere in modo civile, rispettoso e sicuro. Battiamo la strada meno comoda, senza raccogliere la provocazione di chi è in perenne campagna elettorale, partendo dallo spunto di Pietro Visconti, quando su Libertà sostiene che “all’errore di criminalizzare tutti non va contrapposta la sottovalutazione dell’urto sociale legato all’arrivo di tanti immigrati privi di percorsi di lavoro e integrazione”, perché “da qui vengono le mine vaganti che agitano i nostri sonni e che mettono in pericolo soprattutto i più deboli”. Secondo noi la prospettiva va ribaltata. Non è il
grave fatto a essere figlio della scarsa integrazione ma è quest’ultima, con tutti i suoi perché, il capro espiatorio perfetto di simili drammi, purtroppo sempre esistiti, senza correlazione con la provenienza dell’aggressore.
Ciò non di meno, se è vero che non conta il colore di chi delinque, vale altrettanto che non si può sminuire il già citato “urto sociale” procurato alle vittime e alla comunità dal verificarsi di reati o violenze. La doverosa accoglienza umanitaria ha bisogno di un impianto normativo più serio, che
aiuti a non generalizzare, riservando tout court alla categoria dei richiedenti asilo i comportamenti criminali di una minoranza. In Italia la certezza della pena è una chimera: i cittadini sono frustrati ed esasperati di vivere ogni giorno la sgradevole sensazione di impunità che deriva da una giustizia
bizantina, in costante carenza di risorse e personale.
Termini come “noto alle forze dell’ordine”, “a piede libero”, o “l’imputato ha lasciato liberamente il tribunale/la centrale della polizia”, suscitano l’idea di un sistema impotente, che invece di proteggere, è esso stesso in balia di chi delinque. Urge tornare a dimostrare un vero presidio contro l’insicurezza, reale e percepita. Comune, Prefettura, Questura e ogni altro soggetto competente in materia hanno il compito di rassicurare sulla sinergia delle loro azioni per la presa in carico di certi soggetti, in funzione del livello di “allarme” che questi sono in grado di attivare sul territorio. Si tratta di persone che, oltre a “essere note” a forze dell’ordine e servizi sociali, vanno in qualche modo mantenute in una dimensione di contatto periodico, tale da non farle finire tra i c.d. “invisibili”, per riemergere solo per nuovi reati/violenze. Pensiamo, e per questo abbiamo presentato un’interrogazione e preparato una mozione, che servano percorsi individualizzati da svilupparsi con tempo e costanza: di aiuto a eliminare le cause scatenanti della condotta deviata, in una logica di giustizia riparativa, nei casi di indigenza, marginalità, fragilità, povertà culturale. Di primaria tutela delle vittime, effettive e potenziali, attraverso irrevocabili provvedimenti di allontanamento, quando è invece manifesta l’attitudine più o meno incorreggibile alla delinquenza. Perché possiamo parlare all’infinito, ma finché una povera donna alle sei di mattina o alle otto di sera non sarà libera e sicura di andare per strada, non potremo illuderci di vivere in una società civile.
Il lavoro dei consiglieri di Alternativa per Piacenza è instancabile a suon di mozioni anche in pieno agosto. Stefano Cugini e Luigi Rabuffi hanno depositato una serie di documenti su tematiche fondamentali come la riorganizzazione del Polo Logistico anche da un punto di vista sociale oltre che ambientale, l’affaire Terrepadane, la qualità della vita degli abitanti delle frazioni tra cui Roncaglia, l’introduzione del bilancio partecipativo, la situazione grave del pronto soccorso di Piacenza denunciata più volte dagli stessi operatori sanitari. L’elenco è lungo e non si esaurirà in poche settimane. L’obiettivo è di rendersi occhio attento e di far da cassa di risonanza all’interno del consiglio comunale.
Da poche ore, sulla pagina Facebook, sono evidenti anche alcune novità che riguardano la grafica, in particolare del simbolo. Resta la freccia, che ha caratterizzato tutta la campagna elettorale stavolta sfumata nei colori arcobaleno, ma svuotata di ogni scritta, come ha segnare un percorso che si riempirà passo dopo passo. Cambio anche per l’immagine di copertina: resta il giallo con papavero e girasole sullo sfondo con il claim le forze giuste, che al singolare che ha accompagnato tutta la campagna elettorale.
I consiglieri di Alternativa per Piacenza Stefano Cugini e Luigi Rabuffi commentano, in una nota, la posizione espresse dalla prima cittadina Tarasconi al termine della seduta del consiglio comunale di lunedì dove, a suo parere, si sarebbe parlato di tante cose poco inerenti alla seduta oggetto, definendola “liturgia politica, ma i cittadini si aspettano di vedere i fatti”.
Stoccata a cui hanno risposto i consiglieri di ApP “Chi pensasse il consiglio come una scatola vuota in cui si schiacciano i bottoni per dire “signor si” a decisioni assunte altrove, commetterebbe il più grave degli errori.
Nel primo Consiglio comunale di lunedì scorso la parola maggiormente usata è stata “astensionismo”. Giusto così, non solo in quanto conferma di una tendenza ormai consolidata anche a Piacenza, ma soprattutto perché è fondamentale tenerne conto nella casa comune di tutti i cittadini, come sintomo di democrazia malata.
La seduta di insediamento è filata via senza intoppi, con i punti all’ordine del giorno (convalida degli eletti, giuramento del Sindaco, elezione di Presidente e Vicepresidente del Consiglio, presentazione degli assessori) risolti dalle 16 alle 20, un lasso di tempo ben lontano dalle sedute fiume tipiche del bilancio o di provvedimenti di analoga portata.
Ciò nonostante, nella sua chiosa conclusiva, la nostra Sindaca – a cui vanno i più sinceri auguri di buon lavoro – si è sentita in dovere di azzardare un nesso causale tra il tempo degli interventi in aula dei consiglieri (una liturgia, l’ha definita) e la disaffezione alla politica, facendo notare come alle 16 la zona riservata ai cittadini fosse piena e alle 20 desolatamente vuota. Non paga si è auto celebrata quale esempio virtuoso, giocando il carico da novanta dell’esperienza personale e dei suoi pochi interventi in 7 anni da consigliere regionale, centellinati a dir suo in base alla effettiva necessità.
Pronti-via dunque, ecco la prima tirata d’orecchi a chi in Consiglio comunale ama spaziare e associare argomenti e criticità, credendo ancora che l’aula sia il luogo deputato al dibattito e al confronto di merito, sulla spinta della passione politica, senza peraltro lo stimolo dei soldini che vanno in tasca a Sindaco, assessori e Presidente del Consiglio.
Abbiamo scelto di non replicare seduta stante, anche se non sarebbero mancati gli argomenti per pareggiare la bacchettata. Tutti sosteniamo la Sindaca quando dice che i piacentini si aspettano i fatti. Anche noi ce li aspettiamo, da lei e dalla sua giunta. L’aula è appunto la sede in cui si argomenta e si giudicano le cose fatte, quelle da fare, le promesse mancate, cercando di creare, attraverso il confronto, le condizioni per collaborare il più possibile a beneficio di tutta la città. Chi la pensasse come una scatola vuota in cui si schiacciano i bottoni per dire “signor si” a decisioni assunte altrove, commetterebbe il più grave degli errori.
Una reazione meno ponderata della nostra punterebbe il dito sull’idea sconclusionata del Consiglio comunale come fastidio necessario ma mal sopportato, una perdita di tempo che limita l’operatività della giunta: stortura che nessuno di noi può permettere, retro pensiero di cui nemmeno l’ombra può insinuarsi.
Non dimentichiamoci, tutti insieme, che il Consiglio comunale non è al servizio dell’esecutivo. Trattasi di organo autonomo, con proprie prerogative e con regole di funzionamento consolidate e modificabili solo dallo stesso Consiglio. Piaccia o non piaccia, il Sindaco è un consigliere al pari degli altri, accomunati dall’appartenenza a un’istituzione che merita rispetto.
Lunedì come Alternativa per Piacenza abbiamo più volte parlato dell’impegno che metteremo per proporre un’opposizione competente, per migliorarci noi e di conseguenza aiutare sempre meglio chi poi deve tramutare in fatti le decisioni dell’aula, vero cuore pulsante della democrazia locale.
Ci permetta la Sindaca di aiutarla, capendo che le critiche, quando non fini a se stesse, possono essere molto più utili di certa servile accondiscendenza e che il tempo passato ad ascoltare e scambiarsi punti di vista non è mai buttato.
Ora chi ha vinto le elezioni dimostri di sapere governare, rendendo fatti le parole spese in campagna elettorale. E’ una chiamata alla concretezza quella che il consigliere di Alternativa per Piacenza Luigi Rabuffi rivolge alle neo sindaca Katia Tarasconi e alla sua futura squadra di governo. Passata la sbornia elettorale, scrive Rabuffi in una nota, ed è questo ormai il tempo, la necessità della nuova amministrazione è di affrontare sul serio i bisogni dei piacentini, anche dei tanti che hanno deciso di disertare le urne.