A PIACENZA LA DIFFERENZIATA NON SFONDA. A TUTTO TONDO

A Piacenza la raccolta differenziata non sfonda. Il dato oscilla tra il 56-57% e cresce di un solo punto percentuale all’anno. In provincia alcuni comuni arrivano al 70%. Ma per l’amministrazione un discorso così complesso non si può basare solo su dati numerici, perchè il cambiamento delle abitudini va introdotto gradualmente e le tariffe non si devono alzare. Bene, abbiamo fatto un viaggio tra cassonetti, campane di raccolta della città e abbiamo trovato non poche sorprese. Ad esempio in alcune zone esiste ancora il cassonetto verde della indifferenziata, ma accanto ci sono anche le campane di plastica, vetro, lattine e il bidone marrone dell’umido. Una contraddizione?

E se della riqualificazione delle aree militari si occupassero giovani professionisti? Ci hanno provato, partecipando ad un concorso indetto dal comune, tre studenti di architettura del Politecnico di Milano che hanno elaborato un masterplan sul recupero del Laboratorio Pontieri, in particolare sull’area della caserma Nino Bixio recentemente passata dalla Difesa al Demanio.

Il fatturato cresce, seppur di poco, e questo fa ben sperare. Quello che invece non va nella direzione giusta è la mancanza di fiducia degli imprenditori. Il 49% ha una pessima opinione del futuro che blocca di fatto la realizzazione degli investimenti. Lo confermano i dati sull’indagine congiunturale del centro studi di Confindustria relativi al secondo semestre 2015. Altro dato che fa riflettere l’aumento del fatturato interno e il calo dell’estero.

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TRENO VELOCE MILANO – PIACENZA, LO STOP DEL PIRELLONE

E’ una corsa ad ostacoli quella che hanno affrontato in questi mesi Comune, Provincia e Confindustria per ottenere un collegamento ferroviario di qualità tra Milano e Piacenza. Un collegamento efficiente in vista di un evento di portata mondiale quale è Expo 2015 che, a sei mesi dall’avvio, non c’è ancora. O meglio ci sarebbe stato se il progetto, di cui si parla da tre anni, non avesse subito stop forzati in particolare dalla regione Lombardia. Il rischio? Quello di ospitare i visitatori di Expo su treni che oggi hanno 50 anni, carrozze di vecchia concezione, parecchio datate, che segnarono una vera svolta nel mondo ferroviario, ma negli anni 60.  A luglio sindaco dosi, presidente Trespidi e presidente Bolzoni erano convinti di essere arrivati ad una proposta di giusto compromesso che prevedeva: il coinvolgimento dell’azienda ferroviaria regionale Tper, l’utilizzo di due nuovi treni noleggiati dalle ferrovie svizzere, l’aggiunta di 7+7 corse al giorno verso Milano Centrale con arrivo a Rogoredo in circa 35 minuti, la sostituzione di tutti i treni del 1965 con altri meno vecchi, più efficienti, più capienti prima di Expo e per sempre dopo Expo e l’esecuzione di questo servizio per 12 mesi. Tutto questo però è stato completamente messo in discussione nell’incontro del primo agosto scorso alla regione Lombardia: 4 corse in più in una direzione con treni noleggiati, 8 corse sempre con treni noleggiati in sostituzione dei vecchi esistenti, mantenimento di 12 corse con i mezzi del 1965, servizio fatto solo per il periodo dell’Expo e quindi solo 6 mesi, percorso lento con fermata in tute le stazioni e tempo di percorrenza di 50 minuti, cancellazione dell’impegno espresso dall’assessore lombardo Del Tenno per una partecipazione ai costi. Proposta semplicemente irricevibile.

E adesso cosa si devono aspettare i piacentini? Una ennesima proposta al ribasso? Salutare per sempre l’idea di avere a disposizione dei 2700 pendolari una linea ferroviaria di qualità al pari di altre città del nord distanti dal capoluogo lombardo come Piacenza? Il presidente Trespidi punta ai vertici di Expo con cui bisogna aprire una fase di dialogo e al comune di Milano.

Il consigliere di Fratelli d’Italia Tommaso Foti esorta gli amministratori ad un gesto eclatante come le dimissioni di massa, ecco il testo: E’ assurdo e, al tempo stesso, vergognoso: Piacenza, nonostante la sua vicinanza a Milano, rischia di continuare a non avere un collegamento veloce con il capoluogo lombardo. Eppure di Piacenza per Expo ci sarà bisogno, eccome. Di fronte ad atteggiamenti dilatori, nonostante la piena disponibilità piacentina, ribellarsi è giusto “, lo sostiene Tommaso Foti, consigliere comunale di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale.” Il presidente Trespidi, il sindaco Dosi e il presidente di Confindustria Bolzoni hanno fatto bene a continuare ad insistere per avere il collegamento. Ora – continua la nota – va posta in essere qualche clamorosa azione per obbligare anche il Governo ad intervenire. Le ferrovie sono degli italiani, che le mantengono con le proprie tasse, e – quindi – anche dei piacentini, non certo delle Regioni. Tanto più che il federalismo ferroviario fa veramente pena.” ” Expo 2015 a Milano non è frutto del caso, ma dell’impegno e delle risorse stanziate dai Governi che, negli ultimi anni, si sono succeduti. Piacenza – aggiunge Foti – non può continuare a restare l’ultima provincia dell’impero per l’Emilia-Romagna e la figliastra per la Lombardia. Certo, se fossimo collocati in quest’ultima Regione, il problema non sussisterebbe. Ma il fatto che non sia così non è una buona giustificazione per tenerci nell’isolamento.”” Di essere solo ascoltati i piacentini sono stufi: o qualcuno interviene e consente, seppure in una situazione di grave ritardo, che il collegamento veloce Piacenza-Milano sia istituito – conclude l’esponente di Fratelli d’Italia- Alleanza Nazionale – oppure dimettiamoci tutti in massa: sindaci, consiglieri comunali ed assessori. Una volta tanto, facciamo una battaglia per Piacenza a testa alta.”

MAGICA BULA, L’ASILO NIDO DELLA SILICON VALLEY PIACENTINA

Dopo un paio d’anni l’idea del presidente di Confindustria Emilio Bolzoni è diventata realtà. L’idea di un asilo nido a servizio delle mamme e dei papà che lavorano in azienda oggi non è più solo sulla carta, si chiama Magica Bula e si trova a Gariga di Podenzano. La struttura, inaugurata 11 anni fa, ospita 32 bambini da 0 a 3 anni, 7 posti sono riservati ai bambini dei Casoni. A questi, nella primavera del 2015, si aggiungeranno altri 12 posti nella palazzina a lato oggi in fase di costruzione avanzata. Questi 12 posti saranno riservati ai bambini i cui genitori lavorano nella zona industriale di Gariga. Un vero e proprio nido aziendale, ma c’è una novità in più che da alla struttura un primato nazionale. 

I bimbi dei lavoratori delle aziende dei Casoni che aderiranno all’iniziativa, residenti nei Comuni di Podenzano, Piacenza, San giorgio e Carpaneto, potranno fare domanda di ingresso all’asilo nido. Il Comune di Podenzano si è infatti impegnato a riservare 12 posti ai dipendenti delle aziende del territorio. Le tariffe saranno agevolate anche per le mamme e i papà delle aziende di gariga che risiedono in comuni differenti da Podenzano. Le aziende, su base volontaria, contribuiranno ad abbattere la quota che i loro lavoratori dovranno sostenere.

L’ESPRESSO SU FONDAZIONE:”HANNO SBANCATO PIACENZA”

Nel titolo c’è già tutto: Hanno sbancato Piacenza.Sul numero in edicola oggi, L’Espresso guida il lettore in una delle vicende che stanno sconquassando il quieto vivere dei piacentini. Perchè volenti o nolenti, l’affaire Fondazione sta catturando l’attenzione proprio di tutti. L’autore dell’articolo Roberto Di Caro ha intervistato tutti i personaggi che gravitano attorno all’ente, ricostruendo i fatti delle ultime settimane che hanno visto un presidente sfiduciato dal cda che lui stesso aveva scelto, l’annuncio delle dimissioni e la scelta tribolata del nuovo presidente. Ciò che viene messo più volte in evidenza è che dal 2006 ad oggi il patrimonio dell’ente si è paurosamente assottigliato tra investimenti in Gibuti, quote in Banca Monte Parma e contratti finanziari con Jp Morgan rivelatisi disastrosi. Meno soldi in cassaforte – si legge – uguale meno elargizioni sul territorio: che infatti sono crollate da 9 milioni del 2011 ai 5 e mezzo del 2013. Se si aggiunge – scrive Di Caro –  che altri 60 milioni prima investiti in obbligazioni bancarie sono stati blindati in titoli di stato con scadenza al 2044 e risultano indisponibili per un paio di generazioni, i rivoli di denaro sembrano destinati a prosciugarsi sempre di più. E mentre i finanziamenti per la vita cittadina crollano i vertici si rimpallano le responsabilità. Nel pezzo si parla di atmosfera curiale, nel senso che la geografia del potere ne è lo specchio. Dal sindaco Dosi di formazione cattolica da sempre vicino alla curia, il Presidente della Provincia Trespidi ciellino, parte di Confindustria, il grosso del volontariato, vari sindaci dei Comuni rappresentati in consiglio generale. Insomma – tira le somme l’autore – quasi tutti i fili finiscono a palazzo vescovile. Il vescovo Ambrosio replica che in Fondazione la Diocesi ha solo un seggio su 25 e che lo sforzo della Curia è quello di trovare una sintesi per il bene della collettività. Ma Francesco Scaravaggi è chiaro, così come è stato nelle ultime settimane togliendosi non pochi sassolini dalle scarpe: la proposta della presidenza gli arrivò da un laico mandato dalla Curia. I nomi del cda? Arrivarono da Diocesi, Confindustria e vigevanesi. E sul vice Beniamino Anselmi? Scaravaggi ammette: mi sono fidato, io di finanza non capisco niente. Ma venivo a sapere solo il mercoledì ciò che lui aveva fatto il martedì.  Pronta la replica di Anselmi che dice di non aver avuto alcun ruolo negli investimenti rischiosi come l’acquisto del 15 per cento di Monte Parma e di non aver mai travalicato il presidente Scaravaggi. E domani è confermato il consiglio generale quello della svolta, quello che dovrebbe portare alla nomina del nuovo presidente il notaio Massimo Toscani, sempre che gli venga confermata la maggioranza dei voti, sempre che il cda si dimetta senza ulteriori scossoni.

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CONFINDUSTRIA: MERCATO INTERNO ANCORA TROPPO DEBOLE

Nonostante in poche settimane abbiamo assistito alla chiusura della Sandvik e al fallimento della Rdb Terrecotte, qualche dato incoraggiante emerge dall’indagine congiunturale elaborata da Confindustria riferita al primo semestre del 2014 su un campione di aziende per un  totale di 9 mila addetti e un fatturato di 3 miliardi di euro. Dopo due rilevazioni negative consecutive nel 2013, il manifatturiero ha registrato un +2.48%. Un risultato frutto, da una parte, del mercato interno fermo che non va oltre lo 0.33% e, dall’altra, dell’export che tiene e arriva al 5.65%. La sfida sta proprio qui, nel rendere più solido il mercato interno perchè solo così un’azienda ha la forza di guardare all’estero. Bene il settore alimentare con un fatturato del 7.42% , segno che probabilmente le aziende piacentine stanno puntando ad Expo 2015 . Sta lentamente rialzando la testa anche il settore dei materiali edili con + 9.52%.

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LAVORATORI SANDIVIK:”CI STANNO TOGLIENDO LA SPERANZA”

La speranza di salvare il posto di lavoro sembra ormai persa. C’è una triste rassegnazione nei volti dei 57 dipendenti della Sandvik di San Polo. L’azienda ha praticamente azzerato gli ordini e le commesse una decina di giorni dopo l’annuncio della chiusura. Oggi la speranza è di poter ottenere un’offerta economica vantaggiosa per farsi da parte.

Tra loro ci sono veterani come Valerio 41 anni che lavora a San Polo da 33 anni. A novembre ha ricevuto il premio anzianità dall’amministratore delegato per l’Italia Fabrizio Resmini colui che, il 16 aprile scorso, ha annunciato la chiusura dello stabilimento. “E’ come perdere la famiglia – ci dice – a me mancano 4 anni alla pensione, devo ricollocarmi, ma come?”

Giovanni è stato assunto alla Sandvik 6 anni fa con un contratto a tempo indeterminato e la prospettiva di poter crescere professionalmente. Oggi si ritrova con due figlie di 3 e 7 anni e la moglie senza lavoro. “Sei anni fa ho lasciato una ditta che oggi va bene e io mi ritrovo praticamente senza lavoro con  due figlie piccole e un’auto da pagare”.

La prospettiva potrebbe essere il ricollocamento di alcune professionalità negli stabilimenti di Como e Trento, ma pare che i profili professionali richiesti non siano quelli di operaio.

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SANDIVIK, LA PROTESTA PUO’ ARRIVARE IN SVEZIA

Mentre a Confindustria si riuniva il tavolo di concertazione tra rappresentanze sindacali, rsu e azienda, fuori si consumava una nuova protesta. I lavoratori della Sandvik non abbassano la guardia, la posta in gioco è troppo alta, in ballo c’è il posto di lavoro. I dipendenti hanno indossato maschere con il volto di alcuni dirigenti, hanno fatto volare in cielo palloncini azzurri presentandosi con le catene ai polsi. Intanto ai piani alti si discuteva del loro futuro. Praticamente per tutti sembra certa la procedura di mobilità ma anche uno spiraglio che consiste nel ricollocamento di una decina di lavoratori in altre sedi tutt’ora operative. “Uno spiraglio più concreto rispetto ai precedenti incontri – ha dichiarato Giuseppe Ragone rsu – speriamo non si rivelino false speranze”. Per il personale restante si profila l’ipotesi di indennizzo. “L’azienda sta incominciando a prendersi le sue responsabilità, è un primo passo” ha concluso Ragone. Sta di fatto che da una settimana il lavoro è calato, le commesse sono diminuite, una condizione che ha abbassato il morale e le motivazioni dei 57 dipendenti. Nonostante ciò la protesta non si ferma, si sta pensando a due uscite una in Inghilterra, per fare fronte comune con un sito che sta vivendo un momento di difficoltà, e in Svezia sede della casa madre di Sandvik.

 

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