SOGIN NON E’ UNA SCATOLA VUOTA

Sogin non è una scatola vuota, all’interno si lavora per mantenere in sicurezza il sito e i depositi e per il completamento della delicatissima fase del decommissioning. E’ ciò che i delagati rsu dell’azienda insieme ai sindacati di categoria hanno voluto riferire alla stampa dopo gli aticoli comparsi sulla stampa nazionale relativi ai lunghi tempi del decommissioning e dei relativi costi. Polemiche strumentali secondo i lavoratori che ogni giorni operano nel sito di Caorso garantendo le massime condizioni di sicurezza per sè e per la popolazione. Da quando è iniziata l’attività di decommissioning sono state portate in fonderia oltre 10 mila tonnellate di materiale da smantellare. Oggi a Caorso rimangono ancora alcune parti contaminate e depositi in cui sono stoccati rifiuti. Ogni pezzo viene misurato e controllato in modo che abbia tutte le caratteristiche per essere allontanato. Non è più presente invece il combustibile spedito in Francia per ritornare in italia nel 2025 in un deposito nazionale. “A Caorso ogni giorno – spiega Gian Emilio Balzarini delegato Rsu – controlliamo l’impianto, ciò che viene prodotto per garantire che nulla di dannoso esca dal sito”. Il sito di Caorso conta un centinaio di dipendenti, in tutto un migliaio comprese le sede centrale di Roma e le altre otto sparse sul territorio nazionale. Il 24 novembre a Roma si terrà un incontro con i vertici nazionali.

[videojs mp4=”http://www.zero523.tv/filmati/sogin.mp4″ webm=”http://www.zero523.tv/filmati/sogin.webm” poster=”http://www.zerocinque23.com/wp-content/uploads/2015/11/Sogin-sindacati.jpg” preload=”auto” autoplay=”false” width=”640″ height=”360″ id=”movie-id” class=”alignleft” controls=”true” muted=”false”][/videojs]

COMUNE- SINDACATI, IL DIALOGO PROSEGUE SU PARTECIPATE E TASSE

Partecipate ed entrate comunali ovvero Imu e Tasi. Sono i temi su cui poggia il dialogo tra amministrazione e organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil previsto dal protocollo d’intesa siglato in occasione dell’approvazione del bilancio 2015. Il vicesindaco e assessore allo Sviluppo economico Francesco Timpano ha presentato un quadro della situazione attuale, richiamando gli elementi positivi derivanti dal piano industriale approvato da Iren nei mesi scorsi cui si sta dando attuazione in questi mesi, che includono investimenti sul territorio e una ristrutturazione organizzativa importante mirata alla semplificazione e a una maggiore efficienza. Riguardo al trasposto pubblico locale Timpano ha richiamato come sia stato avviato il percorso per arrivare alla nuova gara, mentre si è appena insediato il nuovo cda nel quale si intende accrescere il ruolo dei territori nella gestione della società. L’assessore Timpano ha poi sottolineato come l’aumento di capitale sociale di Piacenza Expo renda possibile un periodo di maggiore tranquillità per la società in attesa che si ridisegni il panorama regionale del sistema fieristico. La situazione delle Farmacie piacentine è certamente positiva, perché l’azienda continua a crescere e a fornire servizi importanti ai cittadini. Un giro di orizzonte è stato fatto anche su Tutor, Piacenza Infrastrutture e l’Asp Morigi. Il secondo incontro è stato dedicato ai temi delle entrate e ha visto la presenza dell’assessore al Bilancio Luigi Gazzola che ha aggiornato in particolare sull’applicazione delle previsioni di bilancio su Imu e Tasi, in particolare sottolineando il processo in atto di revisione dei regolamenti comunali finalizzati alla semplificazione dei rapporti tra Comune e contribuenti anche con l’introduzione di servizi di compilazione on-line delle dichiarazioni. Sulla Tari l’attività si sta orientando anche sulla migliore individuazione dei criteri di definizione di assimilazione dei rifiuti e di introduzioni di agevolazioni tariffarie per categorie specifiche di contribuenti. L’assessore ha poi descritto le azioni con riferimento alla sostituzione di Equitalia per la riscossione coattiva e quelle finalizzate al recupero dell’evasione Ici/Imu/Tasi da cui si sono incassati circa 500 mila euro nel 2015 e del recupero Tares/Tari con l’accertamento di circa 2 milioni di euro per la Tares 2013.

COMUNE

ALBERGO ROMA: ACCORDO RAGGIUNTO PER I 14 LAVORATORI

Il cerchio si è chiuso attorno alla vertenza  dell’Albergo Roma. 14 lavoratori su 25 saranno riassunti dalla nuova gestione della famiglia Incerti alle stesse condizioni economiche. La nuova proprietà entrerà nella struttura di via Cittadella a partire dalla seconda settimana di agosto e non è escluso che già da quella data possa riaprire le porte al pubblico. L’accordo è stato raggiunto al termine di un vertice durato alcune ore tra i delegati sindacali di Cgil, Cisl e Uil, la nuova proprietà e Cementirossi. L’obiettivo principale delle parti sociale era garantire il posto di lavoro a tutti i dipendenti della struttura: “i livelli retributivi sono stati garantiti per i 14 dipendenti – ha spiegato Francesca Benedetti della Cisl – per i restanti, che non erano assunti a tempo indeterminato ma avevano collaborazioni in scadenza si è arrivati ad un accordo consensuale tra le parti per la risoluzione del contratto. E’ stato un risultato eccellente – lo ha definito Benedetti – per come erano le premesse non si poteva sperare nulla di buono, le variabili erano troppe per sperare in un risultato come questo”. Per garantire ai lavoratori gli ammortizzatori sociale dal 30 giugno alla nuova riapertura, in Provincia è stata firmata la cassa integrazione in deroga.

rp_albergo-roma-300x231.jpg

BILANCIO, SINDACATI: “COSI’ NON C’E’ ACCORDO”

Un passo avanti e due indietro. Potrebbe riassumersi così il faccia a faccia tra amministrazione a parti sociali sul tema del bilancio 2015. La maggioranza ha trovato la quadra: scongiurato il tanto temuto aumento dell’Irpef, l’amministrazione recupererà il denaro per chiudere il bilancio dalle seconde case, una manovra che colpirà 4 mila con contribuenti. In particolare l’Imu sulle abitazioni in comodato d’uso, ma anche aumento delle rette dei centri diurni per disabili e passaggio di una parte dei nidi alla gestione privata. I sindacati però, dopo il positivo incontro di un paio di giorni fa, sono in forte dissenso e chiedono un nuovo tavolo di confronto territoriale al più presto.

Questa la nota dei sindacati Cgil, Cisl e Uil: “Dopo il fruttuoso incontro del 12 maggio, registriamo con molta preoccupazione che oggi, 13 maggio, queste organizzazioni sindacali sono impossibilitate ad arrivare ad un accordo sul bilancio del Comune di Piacenza. Per questo esprimiamo tutte le nostre perplessità e preoccupazioni su alcune scelte prese dall’amministrazione che non possono che vederci contrari ad un accordo. Queste Organizzazioni sindacali hanno richiesto l’aggiornamento del tavolo di confronto territoriale al più presto”. “Rimangono alcune note positive, ma troppe le carte in tavola cambiate da ieri e che hanno portato a scelte sui servizi che non condividiamo e pertanto – concludono le parti sociali – se qualcosa non cambierà rispetto a quanto prospettato oggi, non sussistono i margini per un accordo”.

COMUNE

ALBERGO ROMA, NODO OCCUPAZIONALE. PRATI: “SALVARE POSTI DI LAVORO E’ LA PRIORITA’ PER UN IMPRENDITORE”

Piero Prati dell’albergo Roma come di una sua creatura, che ha cresciuto insieme al padre prima, e alla sorella Elena da 29 anni.  È passato dal Croce Bianca al Roma, la sua vita è questa. Oggi a tre mesi dall’uscita di scena le parole sgorgano libere, nessun rimpianto ma solo un auspicio verso coloro che prenderanno in mano la gestione della struttura, che si tratti di una grande catena alberghiera o di un imprenditore locale. “Vorrei che questo albergo – risponde Prati – venisse gestito con lo amore e con la stessa cura con cui l’abbiamo gestito noi. Auguro a chi entrerà tutto il bene e la fortuna del mondo e spero nel buonsenso di rispettare i dipendenti fondamentali per la gestione di un’azienda”. Costi di gestione fissi troppo alti in rapporto ai prezzi variabili. Affitto, tasse, balzelli vari che a fine anno ammontano a svariate migliaia di euro, hanno costretto a dire basta. Oggi il pensiero va ai 22 dipendenti che vedono il loro futuro lavorativo appeso ad un filo e temono le scelte di una nuova gestione. I fratelli Prati, verso di loro, sono stati chiari fin dal primo giorno, da quando cioè hanno saputo che avrebbero terminato la gestione il 30 giugno prossimo. “E’ giusto che lo sapessero fin dal primo giorno – ha spiegato – la salvaguardia del posto di lavoro, secondo me, è la priorità per un imprenditore”. Amore e cura nella gestione di una struttura, proprio come un padre parla rivolto ad un figlio. Conservare l’anima di questa struttura costruita nel 1958 dall’architetto Magistretti di proprietà della Cementirossi. Un edificio compatto, con molti servizi, compresi due seminterrati per i posti auto, in pieno centro, una struttura che in molti vengono a visitare proprio per queste caratteristiche. Certo il periodo sfavorevole, il commercio che soffre hanno condizionato moltissimo la scelta di Piero ed Elena; l’albergo Roma non è altro che un’azienda che offre servizi alle persone. Niente da recriminare rispetto alle amministrazioni che si sono succedute, ma un’idea ben precisa di come dovrebbe cambiare la parte nord della città, Piero Prati ce l’ha, in particolare sull’utilizzo del campo Daturi e sui parcheggi. “La crisi ha influito moltissimo sulla moria del commercio locale, il Roma non è altro che un grosso negozio che offre servizi, siamo nel settore del commercio. Anche la mancanza di un parcheggio in Piazza Cittadella è assurdo. E’ un’assurdità scavare quando si potrebbe pensare di utilizzare il campo Daturi per un parcheggio. Lo hanno fatto in altre città, dobbiamo sempre essere l’ultima ruota del carro?” Intanto la trattativa sindacale prosegue: il grande albergo Roma continuerà ad essere tale, ma con una nuova gestione, su cui però gravano ancora parecchie incognite. Le voci che parlavano di una grande catena alberghiera non sono affatto confermate, così come l’interessamento di alcuni imprenditori locali. La prossima partita ora è tutelare in toto l’aspetto occupazionale. “L’auspicio è consegnare questa squadra al nuovo imprenditore o alla catena che subentrerà all’attuale gestione ” spiega Fiorenzo Molinari della Filcams Cgil. “Stiamo facendo pressioni sia sulla proprietà che sulle amministrazioni comunale e provinciale – conferma Vincenzo Guerriero della Uiltucs Uil – affinchè vengano stabiliti paletti e condizioni ben ferme per conservare in toto il gruppo di lavoratori”.

Il servizio con le interviste nella prossima puntata di A Tutto Tondo 

albergo roma

 

SANDVIK, “LICENZIATI PER TROPPA EFFICIENZA”

Da oggi i cancelli della Sandvik di San Polo si sono ufficialmente chiusi. È il bilancio del braccio di ferro tra azienda, istituzioni e sindacati dopo l’annuncio, lo scorso aprile, della chiusura dello stabilimento da parte della direzione. Su 57 lavoratori, 8 sono stati ricollocati, alcuni con profili allineati ai precedenti, altri in un contesto di vendita, altri specialisti di area. Per questi la sede principale sarebbe Milano; San Polo dovrebbe diventare la sede distaccata per 2, 3 persone, ma ad ora non è ancora operativa. Per i restanti lavoratori il futuro è la cassa integrazione, una decina ha fatto domanda per la mobilità. Altri, quelli prossimi alla pensione, hanno chiesto ed ottenuto incentivi all’esodo. Buoneuscite cospicue, che pero’ non pagano la delusione e l’amarezzadi aver perso il lavoro in un’azienda leader nel settore e in ottima salute. “Ci hanno licenziato per troppa efficienza” dice qualche lavoratore deluso e amareggiato per come si è conclusa la storia decennale della Sandvik.

RDB, IL MINISTERO APRE UN NUOVO BANDO DI GARA

Il Ministero dello Sviluppo economico ha concesso l’apertura di un nuovo bando grazie al quale gli imprenditori interessati potranno pubblicare la loro offerta.  Sindacati ed rsu hanno portato a casa un buon risultato dal viaggio a Roma per il gruppo Rdb. Il bando rimarrà aperto fino al 7 agosto data entro la quale verranno raccolte tutte le offerte. Nella fattispecie ci riferiamo agli stabilimenti Rdb Spa di Pontenure e Monticelli per cui le offerte finora presentate non sono state giudicate idonee. Scongiurato, per ora dunque, il rischio di una svendita del marchio. Discorso diverso invece per il ramo Hebel per cui rimane valida l’offerta di Volla. Preoccupante la situazione di Terrecotte; il 15 luglio è fissata una nuova udienza in cui il tribunale darà un nuovo parere sul futuro dei siti di Cadeo e Borgonovo per i quali non aveva concesso la proroga del piano di amministrazione straordinario.

rdb sciopero2

RDB, DOMANI A ROMA SI DECIDE SUL FUTURO DEL GRUPPO

È carico di aspettative l’incontro di domani a Roma al Ministero dello Sviluppo Economico per i dipendenti del gruppo Rdb. I commissari Renato Camodeca, Paolo Cevolani e Giorgio Zanetti insieme ai sindacati territoriali, nazionali e rsu, scenderanno a Roma per trovare una soluzione con il Ministero. In particolare l’obiettivo è di indire una nuova asta per poter permettere a nuovi 

di acquisire il marchio senza il rischio della svendita. Questa procedura deve concludersi entro la fine agosto, termine che ha dato il tribunale a seguito della proroga del piano di amministrazione straordinario. Questo discorso vale per gli stabilimenti di Pontenure e Monticelli. Il tribunale infatti, nei giorni scorsi, ha negato la proroga a Terrecotte di Cadeo e Borgonovo, perché non era arrivata alcuna manifestazione di interesse. I sindacati si augurano che il Ministero possa intervenire su questa decisione del tribunale, concedendo la proroga anche a Terrecotte. Se così non fosse, la situazione per

27 lavoratori e le rispettive famiglie sarebbe tutt’altro che rosea cin il rischio concreto di fallimento degli stabilimenti.

rdb sciopero

RDB: LAVORATORI CONTRO LA SVENDITA DEL MARCHIO

Sono arrivati a Piacenza da Napoli, Bari, Caserta, Verona. In 500 hanno sfilato in corteo per chiedere chiarezza su un futuro lavorativo che sembra appeso ad un filo. Un filo sottile che rischia di spezzarsi per la seconda volta, come accadde nel 2011 dopo l’esplosione della crisi del mattone che Rdb pagò pesantemente. Ma da quella brutta situazione il gruppo, che ha stabilimenti in tutta Italia, uscì dignitosamente dopo una lunga trattativa con il piano di amministrazione straordinaria gestito dai commissari. In un paio d’anni la macchina è lentamente ripartita, si parlava di rilancio aziendale, passando dal blocco delle attività alla ricostruzione di una rete di vendita che ha permesso di acquisire 22 milioni di euro in ordini. Oggi quella macchina, un tempo fiore all’occhiello del settore edile e orgoglio nazionale, ha subito una brusca battuta d’arresto; dietro si nasconde lo spettro di una vendita o meglio di una svendita del marchio storico.   Il Ministero della Sviluppo Economico, a maggio, aveva espresso parere favorevole ad una richiesta di proroga del programma di amministrazione straordinaria che però, ad oggi, non è stata concessa. Sindacati e lavoratori, insieme alle istituzioni allo sciopero ha partecipato anche l’onorevole De Micheli in rappresentanza del governo, hanno chiesto al prefetto che si faccia tramite per la proroga del piano di amministrazione straordinario e la riapertura del bando per la selezione di altri soggetti o imprenditori intenzionati a rilevare il marchio per proseguire l’attività e mantenere i posti di lavoro. 

SINDACATI: “IL COMUNE INTERVENGA SULLA FONDAZIONE”

I sindacati piacentini si espongono in modo unitario sulla situazione della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Lo fanno attraverso una nota nella quale chiedono al Comune di intervenire urgentemente per un rapido rilancio di tutti gli organismi di governance dell’ente e di promuovere un confronto pubblico aperto alla città. Proprio a conferma di questo, secondo i rappresentati di Cgil Cisl e Uil, non si deve fare “tabula rasa” o dare un colpo di spugna rispetto a quanto accaduto, ma al contrario parlarne perchè tutto venga  a galla. Solo così, forse a fatica, si riuscirà a girare pagina.

Di seguito la nota integrale dei sindacati:

La Carta delle Fondazioni, approvata nel 2012 della Assemblea dell’Acri, apre con le seguente affermazione: “Le Fondazioni rappresentano un bene originario nelle comunità locali e realizzano in responsabile autonomia i propri scopi istituzionali, secondo le proprie determinazioni, operando prevalentemente nell’ambito dei territori da cui hanno avuto origine”. Anche in nome di questa autonomia le organizzazioni sindacali in questi anni hanno seguito con attenzione le vicende della Fondazione di Piacenza e Vigevano, chiedendo che essa esercitasse un ruolo più attivo per la valorizzazione del territorio, evitando però intromissioni nell’attività. Pensando però agli ultimi sviluppi divenuti di dominio pubblico, vengono i brividi a vedere la distanza con lo spirito che ne dovrebbe informare l’operato, ed è impossibile non intervenire a tutela dell’integrità di questo particolare “bene originario”, uno dei pochi che sono rimasti in un territorio sempre più fragile e debole da un punto di vista socio economico. Poiché la Fondazione non è patrimonio privato di chi siede in Palazzo Rota Pisaroni, in primo luogo appare necessaria una radicale “operazione verità” che informi con precisione le comunità stesse (Piacenza e Vigevano) sulla effettiva, residuale, consistenza del patrimonio della Fondazione. Per renderla possibile, sarebbe utile che tutte le personalità coinvolte nella sua gestione facessero un passo indietro, a partire dallo stesso Consiglio di Amministrazione che non sembra avere la lucidità nè di controllare l’operato della Fondazione nè di assicurarne una solida leadership. Tutte le istituzioni che sottendono la Fondazione si attivino per trovare una soluzione di netta discontinuità con qualunque passato (l’insuccesso conclamato e le gravi perdite per l’Istituto e per Piacenza nessuno le può negare) che alla cittadinanza assicuri competenza e visione strategica. Sarebbe poi opportuno che la comunità venisse messa in grado di capire che cosa è successo, al di là di uno sterile ping-pong di accuse e controaccuse, in particolare da coloro che non più tardi di un anno fa hanno votato la fiducia al Presidente e che ora la ritirano proprio nel momento in cui il Presidente chiede un cambio di passo. Quindi non si tratta di fare “tabula rasa”, di dare un colpo di spugna, anzi questo ci appare proprio il momento di approfondire, di uscire dal generico e, parlando di quanto è avvenuto negli ultimi anni, proporremmo di iniziare a valutare il valore dell’impatto economico e sociale dei singoli interventi. Forse così sarà possibile una nuova fase, davvero più trasparente dell’attuale. La Fondazione è troppo importante per essere lasciata a sé stessa e alle lotte intestine che vi si sono sviluppate. Nel marasma conclamato, Comune, Diocesi, università… colgano finalmente l’occasione per riflettere meglio su quale debba essere il ruolo della Fondazione: munifica elargitrice di contributi a una ampia platea di beneficiari non sempre interessati alla qualità e al senso degli investimenti che essa compie o non piuttosto attrice consapevole del benessere collettivo, anch’essa quindi impegnata in prima linea nel contrasto di quella crisi economica per cui sono sempre più indispensabili interventi sul fronte del lavoro, del sistema di welfare, delle relazioni familiari e comunitarie, dei sistemi turistici e culturali. Per dare un segnale concreto chiediamo al Comune di Piacenza di intervenire urgentemente per un rapido rilancio di tutti gli organismi di governance della Fondazione e di promuovere un confronto pubblico con la cittadinanza sull’operato della stessa e sul suo futuro; questo affinché la Fondazione torni ad essere “bene originario della nostra comunità“.

Per CGIL CISL UIL Zilocchi Molinari Borotti

fondazione sede